sabato 25 giugno 2011

mesdames et messieurs...

...chi scrive si allontana un momento per andare a immergersi nella luce degli impressionisti. a tra un paio di settimane.

mercoledì 22 giugno 2011

deconcentrazione


nell’autunno tropicale di questi giorni, a milano, la lettrice in total black non si concentra. e sul tram numero trentatré volge il capo, inquieta, da un lato all’altro, senza decidersi ad aprire il suo libro.

addorne parole


Nella vetrina del chiosco di libri di piazza Mercanti, in questi giorni, fa bella mostra di sé una copia della Rettorica di Brunetto Latini, edito dalla tipografia fiorentina Galletti e Cocci nel 1915. La rettorica è una traduzione parziale del De inventione di Cicerone. Vi si dice, nell’argomento 2:
-Che è sapienzia. - Sapienzia è comprendere la verità delle cose sì come elle sono.
Che è eloquenzia. - Eloquenzia è sapere dire addorne parole guernite di buone sentenzie.
Ah, le addorne parole.

martedì 21 giugno 2011

protocohousing


Tra le iniziative di “Unexpected Israel” c’è, presso lo Urban Center della galleria Vittorio Emanuele e fino al 24 giugno, “Kibbutz. L’architettura della collettività”, una mostra la cui editio maior era stata presentata alla Biennale di Venezia del 2010. Ho adorato l’allestimento: una serie di fotografie in bianco e nero riprodotte sui pannelli informativi e poi, sul pavimento, mucchi di blocchi di carta in formato A3 e A4 da cui si potevano staccare le immagini per portarle con sé.

lunedì 20 giugno 2011

summertime_ken f. e corrado z.


quest’uomo – che se non fosse per la camicia a maniche lunghe senz’altro avrei scambiato per un mormone – ha appena compiuto un’azione galante, rimettendo in piedi, prima di salire sul tram numero trentatré, una stolta signora caduta dai suoi tacchi. tiene in mano una copia della Caduta dei giganti di Ken Follett, che non ho letto ma di cui trovo recensioni a iosa su ibs.it, refusi e tutto:

Chiaffredo (02-12-2010)
Ho letto a sforzo la prima parte, poi l'ho passato a mia moglie. E' un melodramma pomposo che ricalca i soliti metodi narratitivi di Follet in un guazzabuglio di personaggi che vorrebbero essere appassionanti ma che finiscono con l'essere noiosisssimi.

Tiziana (03-03-2011)
Avevo letto solo "Le gazza ladre" di Follett, gli altri libri mi spaventavano per la mole...Poi hanno regalato questo libro a mio marito e l'abbiamo entrambi divorato in pochi giorni, nonostante il numero di pagine (e due bambine sotto i 3 anni!!!). Bellissimo, uno dei libri coinvolgenti che abbia letto! Adesso credo che leggerò "I pilastri della terra", da tutti indicato come il suo capolavoro, ma non so se riuscirà ad appassionarmi di questo!

marta (14-02-2011)
E' un buon libro complessivamente, tuttavia l'ho trovato lento e a tratti noioso, forse potevano essere risparmiate un po' di pagine. Comunque Follet nel suo stile, da' un'affresco interessante del contesto storico, e quindi lo consiglio a tutti.

certo che Chiaffredo dev’essere proprio un bel tomo.
e comunque Ken Follett, per quanto non abbia mai letto un suo libro, mi ricorda una bellissima vacanza a rimini, trascorsa con il mio amico corrado z. quasi sempre a mollo nel bassissimo adriatico, a parlare – cosa non molto compresa dalla mia adolescentina e dalla di corrado moglie – di birra e pane fatti in casa, di genitori cattivi e di ricordi d’infanzia, della passione e del matrimonio, di ken follett (lo scrittore preferito di corrado z.), sull’onda di una deliziosa, profondissima superficialità estiva, coscienti che la sera ci attendevano le cene a buffet del nostro hotel, le passeggiate e le bancarelle con i monili finti, ovunque, sul lungomare.

domenica 19 giugno 2011

tons of love_matteo b. bianchi

Quello che mi piace di Matteo B. Bianchi è la sua generosità e, nonostante abbia scritto e scritto, la sua totale, benedetta incapacità di fare parte di conventicole di autori italiani dolenti e farraginosi. Chi scrive lo conosce dai suoi esordi, con Generations of love presso Baldini & Castoldi (di cui rivide con immenso piacere il testo). Matteo B. Bianchi è un folletto dagli occhi curvati verso il basso (occhi meravigliosi che rimandano un po’ all’avita canzone, anche se non ho verificato la possibilità dell'uomo). Ha scritto di recente una piccola cosa pubblicata da Terre di mezzo, un libriccino dal gradevole formato mignon con copertina fosforescente intitolato Sotto anestesia – Furibonde avventure new wave di provincia, una sorta di “come eravamo” in cui dà conto del percorso che lo conduce (con un socio che da grande diventerà Tito Faraci) a mettere insieme la sua prima fanzine, “Anestesia Totale”, con annesso festival rock a Dorno, Pavia, e pornoavventura con manager disonesto a caccia di ragazzini. Non anticipo altro, ché Sotto anestesia va acquistato e letto (possibilmente associato a un libro più sostanzioso, ad esempio Apocalisse a domicilio, uscito da Marsilio nel 2010). Corredo la microreview con qualche scatto dalla presentazione di Anestesia alla terrazza dell’Hotel Gray, tenutasi il 16 giugno scorso. Enjoy.





 

ye old gentlemen

è vero, milano è piena di fastidiosissime biciclette, sensibilmente aumentate, pare, dopo la vittoria del nostro sindaco arancione. ma è vero anche che su una bicicletta si possono incontrare elegantissimi signori come quello del ritratto.

inutili idioti (che molto s'impegnano)

L'installazione multimediale per "Unexpected Israel", in piazza Duomo a Milano
Nell'attesa di partire

Vendita di magliette inneggianti al boicottaggio di Israele

Un manifestante, assisito dalla moglie, si denuda per indossare la maglietta


Unexpected Israel: il pannello sulla cultura (a dire il vero, non molto inaspettata)






Bandierina rosa della Sinistra critica e femminista

fino al 23 giugno, a milano, ci sarà la kermesse "unexpected israel", cominciata il 13 (il 13 giugno ricorrevano gli undici anni da quando, con un accordo di cooperazione siglato tra i rispettivi governi – la firma del primo accordo culturale risale al 1971 –, italia e israele tornavano a ratificare il loro comune cammino di progresso, impegnandosi a collaborare nel campo della ricerca e dello sviluppo industriale, scientifico e tecnologico, in settori strategici quali la medicina e la sanità pubblica, l’agricoltura, le biotecnologie, le risorse energetiche, l’ambiente, le comunicazioni). aziende israeliane hanno incontrato aziende italiane. è noto che israele è una knowledge economy e che l'italia, con il suo patrimonio di piccole e medie imprese, è il partner ideale per la fattibilità delle idee. le reciproche università collaborano, e non mi addentro ulteriormente. 
la kermesse è stata osteggiata sin dagli inizi da gruppi di filopalestinesi intenzionati a manifestare il proprio antisemitismo mascherandolo da preoccupazione umanitaria. queste persone hanno sfilato ieri per le vie del centro in un cupo corteo, il cui mortifero portato è stato accentuato da un cielo nuvolosissimo, che rendeva l'atmosfera ancora più inquietante. poche decine di personaggi miscellanei, tra cui non mancavano sbandati di incerta nazionalità e neanche il partito comunista dei lavoratori, che si dichiara contro uno "stato confessionale d'Israele nato dal terrore antiarabo" (stato confessionale? ma questi sono mai stati in iran?); per non parlare del gruppo BDS di padova (ma saranno degli adepti del Bondage Domination and Submission?), che in un volantino critica l'atteggiamento accogliente del nostro sindaco pisapia, accusandolo di aver definito la manifestazione israeliana come "una grande occasione per conoscere meglio israele ... per veicolare una cultura di dialogo e di pace". bene fa il nostro sindaco, che è figlio della buona borghesia, ad acquistare le sue giacche da gianni campagna.
la cosa più sorprendente da vedere era un cartello della sinistra critica, ecologica e femminista, in cui una signora esibisce un segno di vittoria sotto la scritta "egitto tunisia libia... 2011" (dove i tre puntini segnalano l'attesa del compimento di altre rivoluzioni; ma questi le ricevono, le notizie dalla siria?) e sopra la scritta "la rivoluzione è possibile". io chiedo: signore della sinistra critica e femminista, la rivoluzione è possibile anche con una pezza in testa? comunque, un diffuso puzzo di muffa pervadeva questa rozza riunione, piena di maschi non sbarbati e ad alta densità di anziani nostalgici. la comunicazione, signori: non si può pretendere attenzione se si dà avvio a una manifestazione su un camion scassato con una voce gutturale che urla rivendicazioni in una lingua sconosciuta. i milanesi hanno alzato leggermente un sopracciglio, vagamente sollecitati dall'attimo esotico, e poi si sono infilati chi da yamamay chi da footlocker. e gli slogan, e l'allure, e l'assoluta mancanza di creatività. ah, se il camion fosse stato una due posti scoperta, e se all'interno jasmine e il suo aladdin avessero dimostrato l'intelligenza, la consapevolezza e la dignità dei popoli arabi, che magnifico spot! e invece l'unico, inconsapevole alito di vita di questa trista manifestazione è stato un energumeno senza maglietta, purtroppo coperto da uno scialletto e dotato di raggelanti pantaloni a strisce colorate (non voglio parlare dell'anziano signore in temporaneo topless allo scopo di indossare la maglietta rossa "boicotta israele", hélas sostenuto dall'altrettanto boicottatrice consorte). fortunatamente, pochi metri più in là, matteosoltanto si dedicava con profitto all'arte, cantando munito di gibson acustica e voce di ampio respiro all you need is love, in quella via dante che ospita una mostra open air con immagini di luoghi turistici israeliani, sulle quali qualche imbecille ha applicato sistematicamente adesivi inneggianti alla seconda intifada. questa è gente alla quale impedirei fermamente l'ingresso in qualunque museo.


Mostra fotografica in via Dante, a cura del ministero del Turismo israeliano: ogni immagine è stata deturpata mediante l'applicazione di adesivi filointifada






Matteosoltanto, in via Dante




Un sexymanifestante, purtroppo totalmente inconsapevole delle norme che regolano l'abbigliamento maschile

lunedì 13 giugno 2011

delicatezze coniugali

Courtesy oneinfocus.org

La preghiera di Michael e Lea

Un amore profondo legava Michael a sua moglie Lea. Le preghiere che Michael rivolgeva al cielo, riempivano di tenerezza il cuore di Lea, e scendevano fin nel profondo del suo animo. Sicché Lea era sempre accanto a suo marito, quando questi pregava, ed insieme pronunciavano le benedizioni, che ogni ebreo rivolge al Cielo, nelle prime luci dell’alba.
Nel momento in cui Michael, secondo quanto i Maestri hanno prescritto, pronunciava le parole “Benedetto Tu Signore che non mi hai creato donna” e Lea sussurrava “Benedetto Tu Signore che mi hai creato secondo la Tua volontà”, Michael si faceva triste, ed aveva la chiara sensazione di procurare dolore a sua moglie.
Sentiva inoltre che stava dicendo qualche cosa che non corrispondeva alle sue intenzioni.
Decise allora, d’accordo con sua moglie, che dal mattino seguente qualcosa sarebbe cambiato nelle loro preghiere. E all’indomani, mentre il sole cominciò ad inondare con una luce possente il cielo, Michael disse: “Benedetto Tu Signore che mi hai creato uomo”, e all’unisono Lea ad alta voce, come mai aveva fatto fino allora, pregò: “Benedetto Signore che mi hai creato donna”.
Le parole di Michael e di Lea s’intrecciarono e si unirono, nel salire verso il cielo, e gli Angeli dissero che in Cielo “era arrivata una sola benedizione, quella di una coppia riunita in una sola carne”.

Aldo Sonnino, Racconti chassidici dei nostri tempi, Midrash 21, Beniamino Carucci Editore, Assisi-Roma 1978.

intimità

Nella borsa di una collega, sulla sua scrivania presso prestigiosa casa editrice milanese: Orgoglio e pregiudizio e Marlboro Lights.

accessori indispensabili

desidero con tutta me stessa un gilet multitasche come quello del signore che legge il giornale sul tram numero trentatré. c'è spazio per tutto: penne, matite, evidenziatori, occhiali da sole e dollari, il minimo indspensabile per lo scrittore itinerante. però io lo voglio nero, ché il mio idolo di stile è kelly cutrone di people's revolution.

sabato 11 giugno 2011

anonimo lettore batte nichi

ieri sera, invitato a otto e mezzo della 7, nichi vendola, richiesto di una previsione su qualcosa, ha risposto così: "non ho la palla di vetro". non è la prima volta che sento pronunciare questa espressione al posto della più elegante "sfera di cristallo". 
sempre ieri, un anonimo, raffinatissimo lettore del "corriere della sera", in calce a un articolo che dava conto della presenza di molte donne nella giunta comunale presentata da giuli pisapia, così esprimeva il suo commento: 


"10.06|17:04
Lettore_16845
Mi pare un'assoluta normalità. Se si tratta di amministrare una città ci vorranno indubitabilmente i due generi che compongono l'identità umana, mica potrà essere rappresentata una civiltà dimidiata, un corpo tagliato a metà. Leggo una serie di stranissimi commenti che usano la parola totem “meritocrazia”. Immagino che meritocrazia significhi le capacità e le competenze che una persona è in grado di esprimere. Come ci possano essere delle capacità e delle competenze senza che ci sia l'identità della persona, mi rimane del tutto oscuro."

dimidiata... già lo/la adoro.

the spirit of (st.) louis

questa mattina, come direbbe bertie wooster al fido jeeves, mi sento in cima al mondo con un arcobaleno sulle spalle. arrivata al bar munita di carrello per la spesa, mentre sorbivo un eccellente espresso lungo (un'anomalia tutta italiana, me ne rendo conto), ho ascoltato il seguente dialogo:
avventore al proprietario del bar, dopo aver bevuto un cappuccino: "grazie, stelassa!"
proprietario del bar all'avventore: "ciao, bela gioia!"
all'esselunga, dove mi sono recata per fare la mia spesa scarsdale-oriented (devo perdere i dieci chilogrammi accumulati dopo aver smesso di fumare: è come avere sempre addosso un bambino di media taglia. la dieta scarsdale mi toglierà il bambino di dosso in quindici giorni, mi si dice. sono entusiasta: finalmente potrò poi fidanzarmi), dicevo, all'esselunga, mentre pesavo le carote scarsdale-indispensabili, ho assistito alla seguente scena con conseguente dialogo. un'anziana signora tenta senza successo di accedere a una confezione di macedonia pronta. un ragazzo molto alto, tutto vestito di blu, con una confezione di banane biologiche in una mano, le si rivolge galante: "ma signora, la aiuto io!". la signora, di rimando: "grazie, è gentile!". e il giovane galant: "ci mancherebbe, signora! ha bisogno di qualcos'altro?". nel procedere verso i formaggi, vedo un'altra signora inerpicata su una scaletta alla ricerca di un prodotto. un addetto del supermercato, con camice bianco e sorriso più bianco ancora le dice: "signora, mi dica pure, posso aiutarla?". what a wonderful world.

lunedì 6 giugno 2011

cose che con gli e-book non si possono fare

se c'è una cosa che mi piace da pazzi è guardare le repliche di Passepartout su rai5. philippe mi piace per molte ragioni, non ultimo il fatto che possiede una sua peculiare sensualità, perché è abbondante e perché come arrotonda lui la boccuccia non la arrotonda nessuno. e poi, dio onnipotente, i suoi vestiti: non potrei sposare alcuno che non si vestisse come lui. chi scrive è una patita dello scozzese, di cui philippe fa uso copioso nei suoi spettacolari completini. quando non rotola per mostre o architetture phil sta nello studio della rai e dà le spalle a un'opera di anna rosa gavazzi che si intitola Expédition nocturne autour de ma chambre, una pagina elaborata dell'opera di Xavier de Maistre, tutta cancellata a eccezione della frase "je dois apprendre aux curieux".
Will Ashford, Experience
quest'opera mi fa pensare a quelle di un altro artista che lavora sulle pagine di vecchi libri, will ashford, che così descrive il suo lavoro: "Io salvo, recupero e riciclo le parole degli altri.
Will Ashford, Doing Art Is An Act of Self-Possession

Vado alla ricerca di vecchi libri che possano interessarmi, preferibilmente di scarto, curiosando nei mercatini e  nei negozi di libri usati. Quando trovo un buon candidato, lo esploro pagina per pagina. Come un archeologo, vado alla caccia di parole che mi parlino con un significato nuovo. Intuitivamente, una parola alla volta, esse si trasformano in una sorta di haiku o di poesia filosofica di cui posso dire che mi appartiene.
A un dato, imprevedibile punto lungo il cammino, nella mia mente le immagini cominciano a inventarsi da sole. Per dare vita all’immagine di quell’invenzione uso pergamene traslucide, grafite o inchiostro di china,  con i quali evidenzio oppure nascondo le mie parole. Per quanto mi sforzi di rendere ogni foglio visivamente attraente, scopro che attribuisco più valore alle parole che al resto" (dall'Artist's Statement sul sito di will, la traduzione è mia). le opere di ashford mi piacciono moltissimo; è sua anche l'immagine di copertina di questo blog.
Will Ashford, The Spontaneous Grouping of Art

sabato 4 giugno 2011

esteticamente riprovevole, ma talvolta

Il "Fatto quotidiano" è un giornale orrendo. Non ha la assodata paciosità del "Corriere della Sera", la sobria eleganza della "Repubblica" o quel flavor di eterna sperimentazione della forma proprio del "manifesto". Per non parlare del fascino della prima pagina dello "Spectator". Tra i quotidiani è un parvenu dalla grafica incerta, con la sua messa in pagina affastellata, l'accrocchio delle font e l'agghiacciante accostamento dei colori. Il suo inserto culturale "Saturno" è ugualmente bruttarello. Eppure nel numero di ieri del detto supplemento ho trovato un ameno pezzetto di Nanni Delbecchi, Il nome della prosa, che recensisce Le Alpi nel mare di Winfried G. Sebald ed esordisce così: "Come lettore, ho un debito di riconoscenza nei confronti di Winfried Sebald. La prima volta che presi in mano, quasi per puro caso, un libro di questo straordinario scrittore mi trovavo sulla banchina di una stazione della metropolitana milanese; il treno tardava ad arrivare, e per ingannare l'attesa cominciai a sfogliare Austerlitz. Quando poco dopo il convoglio arrivò non lo presi, così come non presi quello successivo; non avevo voluto, o potuto, interrompere la descrizione del 'Nocturama' dello zoo di Anversa, che si adattava in modo misteriosamente perfetto alla mia situazione di lettore sotterraneo. All'improvviso, Sebald mi aveva restituito un piacere che nella mia vita si va facendo sempre più raro, il piacere della lettura, e a questo piacere non era estranea una sottile suspense, la mia incapacità di capire che genere di libro stessi leggendo ... Una volta qualcuno glielo chiese: che cosa scrive, Mr. Sebald: saggi oppure romanzi? 'Scrivo prosa', fu la risposta illuminante. Magistrale interprete degli sradicati, Sebald è autore di una prosa a sua volta perfetta nel suo essere sradicata, alla ricerca di un equilibrio impossibile ma necessario tra il racconto di viaggio, l'autobiografia, l'invenzione, la riflessione saggistica che sconfina nell'erudizione". Non ho mai letto nulla di Sebald. Questa recensione me ne ha fatta venire una gran voglia, e per questo credo sia molto centrata: bravo Delbecchi e bravo l'inserto bruttarello del bruttarello quotidiano.

venerdì 3 giugno 2011

chiedi alla polvere

se gli scaffali di casa mia potessero parlare direbbero di quel 2 giugno 2011 in cui, pur udendo le loro urla di terrore, sempre più fievoli a mano a mano che la polvere avanzava soffocandoli, indifferente al loro destino io trascorrevo l'intero pomeriggio immersa nel mio Crime Classification Manual.

John Fante, Chiedi alla polvere, Einaudi, Torino 2004.

giovedì 2 giugno 2011

pensiero per un oggetto inanimato

Courtesy collectorsquest.com
ogni volta che cade una matita, immagino la sua anima di grafite che si spezza,  una visione che mi provoca un subitaneo senso di lutto.

mercoledì 1 giugno 2011

ah, be', allora

scrittori di prestigio svelano la genesi del loro lavoro.

più realisti del re

il discorso di nichi vendola in piazza duomo dopo la vittoria di pisapia metteva i brividi, e bene ha fatto giuli a distanziarsene. accade spesso che il peggior difetto dei candidati siano i loro sostenitori.