lunedì 31 maggio 2010

non aprite quella porta

come si può evincere da una serie di indizi, chi scrive è una persona molto interessata alle librerie e ai librai, tanto da aver imbastito un libro su quelli di milano. durante l'indagine propedeutica alla confezione dell'aureo libretto, e anche a posteriori, parecchi sono stati i tipi umani nei quali l'osservatrice si è imbattuta. non tutti i librai sono tipi innamorati del loro lavoro, dei libri, della gente che li compra. non in tutti la peculiarità del prodotto che vendono fa discendere un'inclinazione alla diffusione delle idee. alcuni, au contraire – senza scomodare indebitamente dickens e il suo scrooge – somigliano a certi loschi figuri in cui ci si potrebbe imbattere nel corso di una passeggiata a diagon alley, in un film di harry potter. magari uno di quei goblin della gringott bank con le mani adunche, le unghie giallastre e lo sguardo non proprio limpido. è questa l'agghiacciante sensazione che si prova varcando la soglia del trovalibro, in viale montenero a milano. il libraio renato non accoglie. il libraio renato respinge. il libraio renato è forse untuoso con qualche cliente promettente, ma è sprovvisto di un animo gentile. il suo sorriso da alligatore ricorda quello di filippo penati nei meno riusciti dei suoi manifesti elettorali. il libraio renato è animoso, ce l'ha con i colleghi più grandi che praticano sconti selvaggi. ricevere notizie purchessia da altri colleghi librai lo irrita, poiché, dichiara, ciò rappresenta per lui solo un inutile intasamento della casella di posta elettronica. questo atteggiamento inquina il suo approccio nei confronti dell'esterno. recrimina, si lagna; si rinchiude, sospettoso, a zappettare l'erbetta nella sua piccola libreria, sognando la grande vendetta che potrà consumare quando sarà arrivato il giorno in cui anche in italia avremo la LEGGE SUL LIBRO. ah, la france!
io credo che persone siffatte dovrebbero cambiare lavoro. magari fare gli scrivani, quelli che il pubblico non vede mai, come quelli al servizio del marito della procuratrice coquenard, amica di porthos nei Tre moschettieri: incolori impiegati in attesa della fine della giornata e degli avanzi della mensa dei padroni, gli avari par excellence*. non è retorica pensare che uno, quando entra in una libreria, si aspetti – se richiesto – un gradevole consiglio da una persona di buon carattere.
perciò io dico: non aprite quella porta, non varcate quella soglia: sappiate che le librerie, a milano, sono più di cento. non c'è alcun bisogno di avere a che fare con persone poco generose di sé che, al contrario di zio paperone, non fanno neanche ridere. in caso di necessità recatevi, non so, al libraccio di viale vittorio veneto, dove trovate gente che sa quel che dice, disponibile a cercare per e con voi. o recatevi alla più vicina feltrinelli dove almeno, se non avrete la ventura di incontrare un libraio formato da romano montroni, c'è la forte possibilità che vi imbattiate in un qualche sconto. i libri, signori, costano, e si deve almeno acquistarli con piacere.

* "La signora Coquenard sorrise, e a un suo segno tutti si sedettero in fretta.
Padron Coquenard fu il primo a esser servito, poi Porthos: in seguito la signora Coquenard riempì il suo piatto e distribuì le croste senza brodo agli scrivani impazienti. ...
 
Dopo la minestra, la domestica portò un pollo lesso, magnificenza per cui le palpebre dei convitati si dilatarono tanto da sembrare prossime a fendersi. ...
Il povero pollo era magro, e lo rivestiva una di quelle pelli grosse e irte di penne, che le ossa non riescono a forare nonostante i loro sforzi; certo, era stato cercato a lungo prima che lo scovassero sul bastone da pollaio sul quale si era ritirato a morir di vecchiaia.
'Diavolo!', pensò Porthos, 'ecco una cosa molto triste: ìo rispetto la vecchiaia, ma non l'apprezzo molto lessata o arrostita'.
E si guardò attorno per vedere se la sua opinione era condivisa: ma, tutt'al contrario di lui, non vide che occhi fiammeggianti, i quali divoravano in anticipo quel sublime pollo, oggetto del suo disprezzo.
La signora Coquenard trasse il piatto a sé, staccò con destrezza le due grandi zampe che pose nel tondo di suo marito; tagliò il collo che mise in disparte per sé con la testa; levò l'ala per Porthos, e riconsegnò l'animale alla domestica che l'aveva portato ..."

mercoledì 26 maggio 2010

le hanno voluto bene

questa mattina, sul tram numero due, sedevo accanto a una leggiadra intenta alla lettura dell'Isola del tesoro di Robert Louis Stevenson, in edizione feltrinelli. dalle pagine, a certo punto, è uscito svolazzando un segnalibro, finito per terra e da me prontamente recuperato. era quello che pubblicizzava la recentemente trascorsa giornata della lettura, quella del "se mi vuoi bene regalami un libro". perciò, rifletto tra me e me, l'ignoto donatore ha deciso di esprimere i suoi sentimenti con un bel classico. questa recente stevensoniana porta due orecchini-spot, cuori d'argento che recano incisa la seguente didascalia: "please return to tiffany & co."; ai piedi brilla un paio di di quelle bizzarre ballerine tanto en vogue, fatte interamente in gomma: non v'ha pregiudizio, mi chiedo io, per i poveri piedi inguainati nell'irrespirabile involucro? cuori si aprono anche nell'anello della mia vicina, un'alta fascia intagliata con le sagome stilizzate di questo nostro ondivago organo, e un cuore pende da una catenella al collo della bella, una ragazza con l'arcata superiore deliziosamente sporgente, alla quale i genitori, grazie a dio, non hanno evidentemente applicato uno di quei conformisti apparecchi per i denti. di fronte a me un signore di solida complessione in gilè rosso  di prada legge con attenzione Calma la mente! di Robert Ellwood. evidentemente la mente da calmare è quella di qualche amico o congiunto: a me l'uomo è parso alquanto tranquillo. la signora in basso a destra legge, di Muriel Barbery, L'eleganza del riccio: porta ballerine di pelle celeste, l'avveduta, e al braccio ha una borsa di vuitton che suscita in me un'asperrima invidia. infine, una ragazza nerovestita che legge Brisingr di Christopher Paolini ed è quasi alla fine. poi, purtroppo, sono dovuta scendere.

albanacco_john wayne

"Incipriati, pupa. Ti porto a spasso". John a Lauren Bacall in Oceano rosso, 1955

oggi è il compleanno di marion robert morrison, per tutti john wayne, nato 103 anni fa a winterset, iowa.

il nostro bisogno di consolazione

l'uomo di spalle è distinto e ben vestito (indossa la canonica giacca beige richiesta dalla stagione). fuma la pipa, passeggia con calma in via torino. è fermo, molto appropriately, davanti al negozio di pipe "al pascià" (forse ha in animo di cambiare la sua). sulla camicia, davanti, l'uomo porta attaccato un cartello in formato a4 sul quale è scritto: "vuoi ascoltare un messaggio di felicità? chiedi".
io dovevo entrare in una riunione di lì a poco, altrimenti un messaggio di felicità l'avrei chiesto senz'altro, all'inusuale gentiluomo.

"Il mondo è dunque più forte di me. Al suo potere non ho altro da opporre che me stesso – il che, d’altra parte non è poco. Finché infatti non mi lascio sopraffare, sono anch’io una potenza. E la mia potenza è temibile finché ho il potere delle mie parole da opporre a quello del mondo, perché chi costruisce prigioni s’esprime meno bene di chi costruisce la libertà". 
Stig Dagerman, Il nostro bisogno di consolazione, Iperborea, Milano 1991.

domenica 23 maggio 2010

adodo, dada e l'oulipo

in quel di bologna risiede fabio rizzoli, un amico editor che sta lavorando a un ambizioso ciclo di scritti miscellanei srotolantisi al trascorrere delle stagioni, uno per ogni giorno, di cui è stato dato pubblico assaggio nell'edizione di marzo di "linus", dove l'antipasto di fabio è stato servito nella rubrica dedicata agli esordienti curata da matteo b. bianchi. non credo che fabio mi biasimerà se pubblico un frammento dell'imponente corpus-to-be, che mi ha molto divertita:
"3 marzo
Mi fregio di essere un alfiere di una professione emergente, che sono convinto avrà una diffusione sempre maggiore. Il mio lavoro è quello del demotivatore. Dopo il boom degli anni Ottanta e Novanta, il periodo in cui non solo ogni manager ma persino qualsiasi casalinga doveva rafforzare l’autostima per essere pronta a tutto, dal camminare sui tizzoni ardenti a gestire una fusione di compagnie multinazionali, siamo finalmente entrati in un periodo di riflusso, in cui il low profile è sempre più apprezzato dalla società.
Le aziende mi chiamano per azioni di coaching specifiche, mirate ad abbassare il livello di motivazione dei membri del quadro dirigenziale. Mi trovo quasi sempre davanti a cocainomani che lavorano come invasati, si pongono obiettivi che trascendono la sana ambizione e mirano piuttosto all’onnipotenza.  Hanno alle spalle famiglie allo sfascio, una salute minata dallo stress, una vita personale che si riduce al momento in cui dicono “Il pieno, grazie” al benzinaio. E qui intervengo io." 
rizzoli ha letto perec e sicuramente non ignora l'oulipo, né l'ottimo max aub. dico questo perché, oltre alla saga stagionale che ha in grembo, fabio ha pubblicato, con un pugno di amici, qualche numero di "adodo", una rivista che presto diverrà rarissima sul mercato antiquario, nella quale gli scarsi redattori facevano tutto, all'insegna del falso, dell'invenzione, del pastiche, del grottesco. non solo alle avanguardie del novecento sembra debitore "adodo" (che un po', mi pare, è parente di dada), ma anche del più puro marenco anni settanta: nell'Epopea di Shazzir, labrano di Guandar, risuonano irresistibili gli echi di Alto gradimento: "Ugnolando, alzando la sbagarda in capo al suo esercito, Shazzir si getta con fredore e ardimento nella mischia". e marenco: "Chi si sveglia di mattina con un'inguercibile sgatoscio che gli ingromma il cardio, siede stroncamente sul burlo del giaculo, orando e occhia il Metrotempo" (da Lo scarafo nella brodazza). 
e dallo Zagabriale del numero 3: "... Ci teniamo a sottolineare che pubblichiamo esclusivamente ciò che riteniamo di alto livello ... Cataloghi di penne stilografiche, manuali di prefazione, lettere minatorie, sceneggiature di reality show: non ci sarà limite alla voracità di 'Adodo'. In questo numero vi presentiamo la lettera di dimissioni, un genere relativamente recente (nasce con la burocrazia), ma con una storia ben delineata e un ventaglio di sottogeneri. Non dimentichiamo che, anche per la lettera di dimissioni, ci troviamo in una fase per così dire postmoderna". tutto, in "Adodo", è inventato di sana pianta, gli autori, le loro biografie, i loro scritti, proprio come di sana pianta il già citato max aub inventò biografia, scritti e opere dell'immaginario artista contemporaneo di picasso jusep torres campalans. adodo è un bambino che somiglia al principe felice, epperò tristo, malmostoso e stralunato. "Adodo" è una pubblicazione di Raz Morieau e LaDonna Smith, presentata da Suki-ho-Rizomi. non so dove se ne possa reperirne un numero (non chiedetemi i miei), ma se fossi in voi mi metterei alla ricerca.

writers e copywriters

nello stesso giorno, ieri, trovo, su "donna moderna", la pubblicità antidiesel e, su un muro di via torino, la formidabile frase importata dai muri di barcellona, "la belleza es tu cabeza".

giovedì 20 maggio 2010

albanacco_honoré de balzac

"Filosofia, che vuoi da me?
Il tuo scopo è dimostrarci che il matrimonio unisce per tutta la vita due esseri che non si conoscono?
Che la vita è nella passione, e che niuna passione resiste al matrimonio?
Che il matrimonio è una istituzione necessaria al mantenimento della società, ma che è contrario alle leggi della natura?"
Honoré de Balzac, Physiologie du mariage, 1829

il saggio Onorato, come viene chiamato balzac da ignazio cantù nel suo Di Onorato Balzac e delle sue opere, nasceva oggi nel 1799.  e nel proemio del libro di ignazio troviamo conto della visita a milano dell'immenso caffeinomane (dalla quale il patriottico autore, come si vedrà, non ha tratto molta soddisfazione): "Si è veduto nello scorso inverno girare per le contrade di Milano uno straniero di aspetto singolare, con nerissima capigliatura, nerissime sopracciglia, sotto cui scintillavano due occhi di fuoco; perfetto nelle proporzioni del viso, ma tinto d'un colore olivastro, col labbro superiore velato da nerissimi mustacchi. Avea statura bassotta, tozza, ventre arrotondito, testa molto infossata nelle spalle, illeggiadra figura, che nulla migliorava sotto lo sfoggio della sua ricercatezza parigina, negli abiti, negli atti, e in tutte quelle piccole modificazioni che sono senza un nome proprio, ma che vengono tutte comprese nel vocabolo collettivo d'eleganza.
La fisonomia estranea e singolare di questo forestiero arrestava di leggieri gli occhi che si scontravano in lui, e fu questo uno dei motivi per cui, nelle poche settimane che rimase a Milano, procurò a moltissimi la compiacenza di conoscere di veduta il romanziere prediletto della Francia odierna.
Era questa la prima volta che il signor de Balzac veniva a vedere Milano, onde rincrebbe a molti che un sì valente dipintore della natura e della società non potesse vagheggiare, pei tempi rigidi e piovosi, le meraviglie del cielo che si inazzurra sui monti, sui poggi, sui piani, sui laghi di Lombardia, e che gli stranieri credono ideale quando lo mirano dipinto al vivo nelle tele dei grandi pittori; ma rincrebbe ancor di più che egli poco si curasse di conoscere le nostre glorie, i nomi che opponiamo a chi insulta al nostro sapere; e che assiepato da allegra gioventù, o festeggiato nelle sale e nei ritrovi, nulla si curasse di gabinetti, pinacoteche, biblioteche e degli uomini insigni che lo ricambiavano generosamente di stima. Onde è a temere, che venuto a visitarci ignaro d'ogni nostra cosa, ne sia partito egualmente ignaro; noncuranza con cui troppo sovente i cittadini di Parigi offendono quella nazione a cui sono legati da tanti doveri di affezione e di riconoscenza."
insomma, dal brano si ricava che onorato, in visita a milano, fu un tantinello supponente.

quasi dimenticavo: oggi è anche il compleanno di cherylin sarkisian lapierre, in arte cher, della quale non menzionerò l'anno di nascita e che sta al posto d'onore nel mio elenco di idoli, tra natalia aspesi e gustave flaubert.

martedì 18 maggio 2010

dove si apprende che sul tram numero due,

oltre a leggere, si scrive pure. sontuoso bottino, stamattina, sul tram numero due, di signore leggenti e scriventi di tutte le età, con due eccezioni maschili. le signore in alto a sinistra hanno scritto tutto il tempo, cacciando dalle borse matite ed evidenziatori, intentissime all'opra loro. la signora accanto a me, quella di cui si vedono solo una mano, una gamba e il libro, leggeva l'autobiografia di azar nafisi, Le cose che non ho detto. Questa saggia lettrice aveva sì ricoperto il proprio libro per proteggerlo dall'usura, ma di una plastica trasparente, così che è stato facilissimo, per chi scrive, individuarne il titolo. subito dopo aver scattato la foto in condizioni proibitive, la mia attenzione si è appuntata su un dettaglio del corpo di questa signora: un piede di inconsueta lunghezza, calzato di un paio di décolleté nere di gros grain dotate di tacchi inenarrabilmente alti, che non riuscivo a smettere di guardare. certo il rischio è stato elevato: come avrei potuto spiegare, se scoperta a fotografare, di non essere affato una feticista del piede ma una serissima professionista dell'editoria nazionale? e comunque, guardandomi intorno per cercare di sfuggire al pensiero dominante di quelle importabili calzature, ho individuato di fronte a me un signore dall'aspetto piuttosto delicato, con rayban a goccia e una veretta di diamanti attorno all'anulare sinistro (ma saranno stati veri?), che leggeva un certo tomazzo di argomento vampiresco di cui non sono riuscita a individuare il titolo ma solo un particolare raccapricciante: l'esile gentiluomo, per tenere il segno, fa le orecchie al libro. lo perdono ricordando le parole di rav alfonso arbib in un'intervista sull'ultimo numero di "pagine ebraiche": "... io concepisco il libro come qualcosa che accompagna e affronta insieme a me la vita quotidiana. E confesso che questa idea risulta evidente osservando come sono conciati i miei libri, tanto che a volte mi capita di ricomprarli per evitare di mostrare in giro volumi tutti sgualciti". la vera sorpresa di oggi, comunque, è la nuova generazione di lettori da tram che avanza: sul mezzo c'è anche una bambinetta abbarbicata al suo libro di barbapapà. subito dopo il gualcitore di libri sale un ragazzo con berretto rosso, che sfodera dall'ampio zaino Marina di carlos ruiz zafon e vi si accinge con gran gusto. infine, oggi sul tram numero due leggevo pure io: chi avesse voluto fotografarmi avrebbe visto nelle mie mani, di aldo buzzi, Cechov a Sondrio, un imperdibile paleoblog nutrito di centomila spunti letterari di cui emilio tadini dice nell'aletta di copertina: "Questo testo sembra dimostrarci che ogni più piccolo fatto, personaggio, gesto, ogni ricordo nostro o altrui, ogni parola pronunciata o scritta, ogni luogo e il suo opposto, si dispongono e agiscono in un unico sistema planetario di attrazioni e di influssi". la vita, allora, dev'essere un po' come il maiale, non si butta via niente.

sabato 15 maggio 2010

madeleine (anzi, oro saiwa)

ho abitato molto a casa dei miei nonni materni. mio padre era quello che si dice un “trasfertista”, un operaio specializzato in cose da fare internazionalmente, e in quegli anni era a chimbote, in perù, a costruire non so quale impianto industriale. mia sorella, che ancora non andava a scuola, era con lui e mia madre. io, che a scuola invece ci andavo già, ero rimasta in italia coi nonni, a rodermi di invidia e di malinconia. al tempo non usava intrattenere i bambini, i quali cercavano di distrarsi per conto proprio, come potevano. io, sentendomi come jo delle Piccole donne nei suoi giorni di noia, mi aggiravo per la casa dei nonni aprendo credenze e buffet, che immaginavo colmi di segreti e invece contenevano servizi di piatti e libri: tra gli altri, il già citato Piccole donneUna pagina d’amore di zola, entrambi pubblicati da cino del duca in una collana rilegata in tela bianca, con i risguardi stampati a motivo di trina; e poi, in altre edizioni, Fausto e Anna di carlo cassola e Il cappello del prete di emilio de marchi (non mi si chieda perché questi libri stessero in una credenza e non in una libreria, ché non conosco la risposta). oltre a ciò, in casa di mia nonna non mancava mai “Sorrisi e canzoni”, perciò la sera si sapeva sempre cosa guardare alla tele: ed era gino cervi in Maigret, con luigi tenco che ne cantava la sigla Un giorno dopo l’altro, ora che ci ripenso assai appropriata e in armonia col resto (chissà se pure la canzone l’aveva scelta camilleri): anche con le lunghissime pause, che risulterebbero intollerabili al telespettatore di oggi. al tempo, per  combattere la sensazione di essere stata abbandonata al di qua dell’oceano dal resto della mia famiglia, che immaginavo sollazzarsi alle mie spalle nelle americhe, mi dedicavo alla sperimentazione di nuovi snack. fu così che una sera, al suono di tenco e in preda alla nostalgia, inventai gli oro saiwa ripieni di salame. una specialità giudicata vomitevole dai miei due avi, che molto aspramente mi rimproverarono per averne verificato la commestibilità.

epilogo: nel 1970, in seguito a uno dei più grandi terremoti mai verificatisi in perù, i miei dovettero rientrare precipitosamente in italia per non più ripartire. con mia enorme, maligna soddisfazione.

panini alla porchetta ed evoluzione dello stile

il salone del libro era una fiera del libro, con tutto il bello e lo sgradevole che ciò comporta. c'erano lunghissime code all'orrendo ristorante "ciao" – quello che ha trasformato l'italia in un immenso autogrill dove tutto sa di autogrill, dalla lonza di maiale alla crostata di frutta, che sia al salone del libro di torino o nella mitologica roncobilaccio. certo, dopo una mattinata di scarpinamenti bisogna pur mangiare, ma è possibile che il salone non si possa convenzionare con compagnie un tantinello più raffinate, in modo che non aleggino su tutto i vapori della porchetta e dei lardelli? ernesto (ferrero), rolando (picchioni), fate qualcosa. e comunque: mi è piaciuto molto l'editore di roma 66thand2nd, nella persona di isabella ferretti, una raffinata signora liscioelungocrinita con gli occhi grandi, che ha saputo scegliere con molta cura grafici e illlustratori delle copertine dei suoi libri. è una casa editrice giovane giovane con pochi titoli ospitati in due collane di narrativa, "attese" – dedicata allo sport, "romanzi per chiunque ami la narrativa di qualità e riconosca nell’evento o nel personaggio sportivo la scintilla spesso privilegiata di emozioni e passioni" – e "bazar" – "dedicata a romanzi di autori di tutto il mondo
che vivono lontani dal paese d’origine o sono tornati in patria dopo aver trascorso parte della vita all’estero" (dal sito della casa editrice). gli autori sono, per ora, tutti non italiani. per i nostri compatrioti, dice l'appassionata ferretti, si può aspettare che alcuni contesti maturino.
per quanto concerne il versante gossip, invece, nel primo pomeriggio di ieri si è visto volteggiare un noto agente letterario milanese, di cui non rivelerò il nome onde non invaderne la privacy, con un po' di barba lunga – che fosse dovuta a un tentativo di rendersi più interessante adottando una qualche scapigliatura stile mickey rourke negli anni novanta del secolo scorso, o a una serie di estenuanti contrattazioni che non gli hanno lasciato neanche il tempo di radersi, questo lo ignoro –, a braccetto con un tale semicalvo, forse un autore, sul modello, per intenderci, di eraldo affinati. eppure, da quando lo conosco (ormai qualche lustro), l'uomo, l'agente, dico, è sempre stato irreprensibilmente rasato e abbigliato, unica eccentricità conosciuta fumare ogni tanto la pipa. la gente cambia.

libro acquistato al salone: A Dio spiacendo, di shalom auslander (di cui bisogna leggere anche il precedente Lamento del prepuzio), acquistato allo stand di israele.
gadget all'interno del quale è stato trasportato il libro di auslander: tote bag blu di hoepli.it – distribuita da matteo hoepli in persona con berrettino da boyscout a complemento di un correttissimo abito blu –, con scritta "io leggo libri!"
"non son degno di te" moment: presso lo stand del mio editore Milano città di libri era esposto accanto a un titolo su fernanda pivano.

libribookslivreslibros (in cinese non lo so)



nelle immagini, a milano: una libreria cinese in via sarpi (tra un vestito e l'altro, ci vuole). e poi alla feltrinelli di piazza duomo una addetta con fazzoletto sulla testa: i fazzoletti in testa non mi piacciono affatto, ma molto bene, ragazze, basta impregnarsi i vestiti col tanfo del kebab di fratelli e mariti, l'odore della carta è più salubre. e infine, sempre alla feltrinelli duomo, una famiglia di persone araboparlanti, con figli piccoli, scelgono con cura un dizionario. per ora.

giovedì 13 maggio 2010

domani

domani sarò là, se volete aderire sono qua.

mercoledì 12 maggio 2010

pechino chiama marrakesh

uscita insolitamente presto, oggi sono passata prima di tutto dalla panettiera fatima per una delle sua focaccine. varcata la soglia del panificio, in apparenza vuoto nel silenzio del mattino, sono stata investita dall'allegra melodia elettronica di London Bridge is Falling Down, diffusa da un affare cinese atto a segnalare la presenza di umani nei negozi. per la fati era troppo presto, così dal retrobottega è uscito ahmed: infarinato fino ai gomiti, leggero, ha accennato un passo di danza, mi ha dato il buongiorno e si è accinto a servirmi. certo, i cinesi la canzoncina avrebbero potuto riprodurla meno gracchiante, ma quanta letizia l'affare cinese col panettiere di marrakesh che ballava sulla melodia inglese che che che.

in sweet harmony

mentre desidero elevare la mia accorata protesta rivolta all'atm, la quale sempre più spesso manda in giro dei tram numero due che sembrano tram numero cinque (quelli più nuovi, orrendi, troppo lunghi), do conto delle letture mattutine di un paio di passeggeri. l'avvenente ragazzone legge appropriatamente La forza di chi è solo di Bryce Courtenay, mentre la signora è alle prese con Sometimes you just know, a giudicare dalla confezione una sorta di harmony filippino. bisogna dire che due lettori su cinque passeggeri è una buona media.

martedì 11 maggio 2010

cose da copy_venghino, siori, venghino

l'attuale pubblicità radiofonica del club med magnifica le destinazioni da sogno di questo paradiso dell'all inclusive: marocco, mauritius, messico, bahamas, candida sabbia e acque cristalline. e poi bambini. sì, perché al club med, dice lo speaker, i bambini sono gratuiti. ma il tribunale dei minori lo sa?

lunedì 10 maggio 2010

back to where we once belonged_i dubbi di cherubino





ieri domenica di grande scialo a "vecchi libri in piazza diaz" (coordinata dall'eccellente sergio malavasi), dove chi scrive ha provato il brivido di tenere in mano un autentico petrarchino per la grande gentilezza dell'amico angelo cigognini del muro di tessa. sempre ieri è ufficialmente cominciata la collezione di mini e microlibri, con due cose bellissime: il numero 33 e il numero 47 della "raccolta breviari intellettuali", editi a milano negli anni venti dall'istituto editoriale italiano, con i risguardi decorati da duilio cambellotti, grandi 9,5 x 6 centimetri. il numero 33 è L'assassinio come una delle belle arti di de quincey, il 47 le Lettere di voltaire. ora li voglio tutti, e tutti li avrò, con l'aiuto di biagio malvuccio, libraio senza libreria con magazzino in via savona. orazio ficilli di labirinto libri, invece (altro libraio senza negozio), mi ha venduto il Libro della terza classe elementare curato da grazia deledda, dove, a pagina 32, finalmente si fa chiarezza sulla definizione di comunista: "La mattina del 28 ottobre i fascisti avanzarono ed entrarono in Roma, perché Roma è sempre la testa dell'Italia, e purtroppo l'Italia, dopo la sua splendente vittoria nella Grande Guerra, era rimasta senza testa. "Chi gliel'aveva tagliata?", domandò Cherubino. "I comunisti". "Io ho sentito parlare dei comunisti, ma non so che cosa siano", disse Cherubino. ... "I comunisti", spiegò il signor Goffredo, "sono persone che non rispettano l'ordine, e l'ordine è il benessere non soltanto dell'individuo, ma anche della società umana; e soprattutto non comprendono i diritti altrui conquistati con il sacrificio".
e sulla via del ritorno, a piedi da piazza diaz, arrivata in corso buenos aires ho trovato che c'era una specie di fiera panregionale, affollata di bancarelle che offrivano prodotti italiani. credevo di essere in italia, in quell'italia uscita vittoriosa dalla grande guerra, così mi sono recata presso la bancarella di un altoatesino (dall'idioma, invero, alquanto zoppicante) presso la quale ho acquistato un po' di sachertorte, passione dell'adolescentina. mi sono tuttavia dovuta ricredere quando, di fronte a me, si è materializzata la signora col cappello bianco e nero ritratta nella foto: allora ho capito che eravamo ad ascot.

go for it, tommy!

nella puntata di sabato scorso dell’Ispettore Barnaby (Gli smeraldi di Haddington) sir freddy butler, facoltoso aristocratico schiattato per il troppo cibo, finanzia l’apertura della “cover to cover”, libreria della sua figlioccia jenny. quando, morto sir butler, il sergente scott interroga la ragazza, che è figlia della cuoca di casa, il dialogo è il seguente: scott – “lei lavora qui da molto tempo?”. jenny – “no, io ho una bella libreria al centro del paese”. molte sono le scene in cui la libreria è presente, e molte sono le scene in cui barnaby e scott sono al lavoro nella biblioteca della magione di freddy. proprio non si può vivere senza barnaby.

giovedì 6 maggio 2010

albanacco_gaston leroux

oggi è il compleanno di gaston leroux, rubicondo leguleio prestato al giornalismo e padre, tra gli altri, del Fantasma dell'Opera.

immagine: Lon Chaney nel Fantasma dell'Opera, 1925.

mercoledì 5 maggio 2010

musthave 6_se fossi una sovrana lettrice

se fossi una sovrana lettrice avrei diritto alla macchina per leggere conservata a napoli presso la biblioteca nazionale vittorio emanuele III, costruita nel 1792 da Giovanni Uldrich. sentite qua: "Questo leggio rotante, in coppia con il suo pendant anch’esso conservato nella sezione Palatina della Biblioteca Nazionale di Napoli, è un raro esempio di mobile meccanico settecentesco, che rinnova in stile neoclassico la tipologia delle Bücherlesemaschinen di origine medievale, particolarmente diffuse nelle biblioteche monastiche dell’Europa centrale. Entrambi i mobili sono stati identificati grazie a un opuscolo del 1826, che li descrive accuratamente, come appartenenti a Maria Carolina d’Asburgo, la quale era solita utilizzarli durante le sue letture nella sua biblioteca privata nella Reggia di Caserta. Secondo la fonte ottocentesca, essi erano costituiti di 'una bellissima tavola rotonda di diametro di circa palmi 12, tutta lavorata di legni stranieri', e possedevano un meccanismo girevole, consistente in 'una bellissima macchinetta anche di mogano a somiglianza di una gran ruota verticale poggiante sopra due graziosi piedi con tanti piccoli leggii attorno, per situarci senza incommodo i libri', così da consentire alla sovrana di non doversi alzare per poter accedere ai volumi (Patturelli 1826 [rist. anast. 1972], p. 85).

dalla scheda relativa all'oggetto in Magnificenza e progetto - 500 anni di grandi mobili italiani a confronto, Skira editore, Milano 2009.




albanacco_karl marx

oggi è il compleanno di karl marx (5 maggio di 192 anni fa).

un inizio: "Uno spettro si aggira per l'Europa – lo spettro del comunismo. Tutte le potenze della vecchia Europa, il papa e lo zar, Metternich e Guizot, radicali francesi e poliziotti tedeschi, si sono alleati in una santa caccia spietata contro questo spettro.
Quale è il partito d'opposizione, che non sia stato tacciato di comunista dai suoi avversari che si trovano al potere? E quale è il partito d'opposizione, che, alla sua volta, non abbia ritorto l'infamante accusa di comunista contro gli elementi più avanzati dell'opposizione o contro i suoi avversari reazionari? ... Il comunismo è ormai riconosciuto come potenza da tutte le potenze europee".

una fine: "I comunisti sdegnano di nascondere le loro opinioni e le loro intenzioni. Essi dichiarano apertamente che i loro scopi non possono essere raggiunti che con l'abbattimento violento di ogni ordinamento sociale esistente. Tremino pure le classi dominanti davanti a una rivoluzione comunista. I proletari non hanno nulla da perdere in essa fuorché le loro catene. E hanno un mondo da guadagnare. Proletari di tutti i paesi, unitevi!".

Karl Marx, Friedrich Engels, Manifesto del partito comunista, 1848.

martedì 4 maggio 2010

bookalicious_un posto al sole

chi scrive non può vivere senza Un posto al sole, che segue da nove anni suonati. è una soap che più sdolcinata, melensa, politically correct non potrebbe essere. nel giorno della memoria parla del giorno della memoria, a pasqua si festeggia la pasqua e a natale il natale. dal momento della nascita, nel glorioso 1996, i personaggi adottano scugnizzi in difficoltà, sposano signore che hanno sfiorato le spire della camorra, salvano dall'aborto giovani sventate che hanno dimenticato di prendere la pillola, occupandosi anche di trovare onesti genitori affidatari. come in ogni feuilleton che si rispetti, nel Posto al sole assistiamo a sposalizi (ma la fuga dall'altare è uno hit), crisi matrimoniali, delitti e agnizioni. non mancano, nella soap della rete culturale della rai le cui vicende ruotano attorno a palazzo palladini, i riferimenti ai libri. a casa di franco boschi le pareti sono foderate di volumi; spicca, in un angolo, un vecchio delly, segno che la biblioteca è di antica costituzione. nell'immagine in alto a destra, luisa incontra raffaele dopo aver riempito l'attesa leggendo il libro che si vede sul tavolino. il luogo dell'appuntamento è un altro centro nevralgico di questa favola per adulti, il caffè vulcano, all'interno del quale la proprietaria, silvia graziani, ha allestito un punto di bookcrossing.

giornate ideali

sono, come quella di oggi a milano, quelle in cui la primavera sembra ancora lontana e si nutre l'illusione che l'inverno resisterà ancora per molto. giornate in cui uno starebbe sul divano a leggere all'infinito e, posto che per qualche imperscrutabile motivo lo avesse ottenuto in prestito dal rijksmuseum di amsterdam, a contemplare ogni tanto questo Paesaggio invernale con pattinatori di Hendrick Avercamp, maestro olandese attivo nei primi decenni del Seicento, detto a causa di una sua menomazione "il muto di Kampen".

lunedì 3 maggio 2010

pubblicità (meritatissima)

massimo gatta è uno con cui si corrisponde volentieri. potrebbe essere facilmente un destinatario di limerick: "c'era un bibliotecario di campobasso..." (sì, gatta fa il bibliotecario all'università del molise). ma soprattutto gatta partecipa all'impresa di una delle case editrici più appetitose che ci siano in giro, la biblohaus di macerata, la quale sforna a ripetizione piccole e grandi meraviglie di libri sui libri. io esco da un'esperienza dalla quale in realtà non sarei mai voluta uscire, vale a dire la lettura, di gatta medesimo di Librai e librerie di ieri e di oggi - una bibliografia. cosa non vi si trova, che acquolina! cito dall'introduzione dell'autore: "Amo da sempre le bibliografie, che considero opere aperte e incompiute, cantieri in attività permanente [e Cantieri è anche il titolo della splendida newletter bimestrale di biblohaus, n.d.a.], manufatti artigianali ma anche vortici ossessivi. Mi piace la loro forma di utensile da lavoro rigoroso e sobrio, adatto allo scopo, senza fronzoli. [...] Il suo carattere operaio di opera dinamica, di ponte che unisce, mi ha sempre affascinato. Il bibliografo come un muratore, un mattone dopo l'altro, una scheda dopo l'altra, una notizia da verificare, un'altra da correggere. Nello stesso tempo, in quanto opera incompiuta, rivela la sua caratteristica principale: la modestia, l'essere migliorabile e aggiornabile comunque". qualche musthave, tra i volumi citati nell'arco emporale che va dal 1539 al 2007: Charles Nodier, Le Bibliomane; Arthur Conan Doyle, The Adventure of the Empty House; Lawrence Block, Il ladro che studiava Spinoza; A. Giulivi, R. Trani (a cura di), Arturo Schwarz. La Galleria 1954-1975; M. Zusak, La bambina che salvava i libri.
tra gli altri gioielli,
Nostalgia del grigio di oliviero diliberto: dopo l'introduzione di marco santoro e un'Elegia per la vecchia BUR dello stesso diliberto, e prima di Luigi Rusca e Paolo Lecaldano artefici della mitica BUR grigia del nostro massimo gatta, il libro contiene le riproduzioni di 908 copertine, tante quanti sono i vecchi bur pubblicati, dalla collezione diliberto. chapeau.


cattive abitudini

sul tram numero due, stamattina, la signora a destra leggeva, di Martin Suter, L'ultimo dei Weynfeldt; la dispettosa nel riquadro, invece, coltiva la cattiva abitudine di mascherare le copertine dei libri con una fodera di carta autoprodotta.