lunedì 30 aprile 2012

la sfera d'oro: scrivere secondo e.l. doctorow

Ecco come funziona: mi alzo alle dieci o dieci e mezza. Faccio colazione, leggo i giornali, e intanto si è fatta l’ora di pranzo. Poi magari un pisolino dopo pranzo, una seduta in palestra e prima che me ne accorga è l’ora dell’aperitivo.


chi è
si legga la biografia dell’adorabile cialtrone su wikipedia.

giovedì 26 aprile 2012

israele, sessantaquattro anni, una festa a milano

CLICK ON THE PIC
domenica 29 aprile alla guastalla, milano. shall we dance?

liberazione, ieri

manifestazione del 25 aprile, ieri a milano. amici nella parte del corteo dedicata alla brigata ebraica. in piazza san babila abbiamo avuto l'onore di essere insultati da un manipolo di figuri inneggianti alle dolcezze della vita a gaza.

william, battezzato oggi a stratford-upon-avon

solo lui.
 
Aaron Lewis Scamihorn detto Ronlewhorn, Ritratto di William Shakespeare. Il blog dell’autore è qui
solo una lettura su di lui.

cose da libretti: perlina numero uno

riccardo duranti, autore della prima perlina, è traduttore dal 1974. per un elenco dei suoi lavori e una sua fotografia, si vada dai colleghi di oblique, qui. la prima perlina di cosedalibri, Haikats, si può prelevare qui. buona lettura/visione, e alla prossima perlina.

mercoledì 25 aprile 2012

cose da libretti: sono in arrivo "le perline"


Con Haikats, gli haiku felini di Riccardo Duranti, si apre la collanina delle Perline: piccoli grani di editoria illustrata offerti ai lettori di cosedalibri, in formato pdf, da prelevare gratuitamente seguendo un link. La collanina è curata da Anna Albano; le illustrazioni e il progetto grafico sono di Raffaella Valsecchi. Questi piccoli libri sono stati pensati per offrire il bello; li curiamo e li illustriamo perché abbiamo scoperto che anche in età (parecchio) adulta si può tornare a provare, molto intensamente, il grande piacere di vedere realizzata l'armonia tra parola e immagine. I lettori di cosedalibri troveranno il link per la prima Perlina in un post di domani: un bel modo per festeggiare il giorno in cui fu battezzato William Shakespeare.

ella, ella, ella

 Il 25 aprile di novantacinque anni fa nasceva Ella Fitzgerald, di cui mi piace ricordare l’interpretazione di You’re the Top di Cole Porter, lo swing più letterario, artistico e culinario, e insieme più pop, mai dedicato a una persona amata. Leggete il testo sotto il video.
You're the Top
Cole Porter
At words poetic, I’m so pathetic
That I always have found it best,
Instead of getting ‘em off my chest,
To let ‘em rest unexpressed,
I hate parading my serenading
As I’ll probably miss a bar,
But if this ditty is not so pretty
At least it’ll tell you
How great you are.
You’re the top!
You’re the Coliseum.
You’re the top!
You’re the Louvre Museum.
You’re a melody from a symphony by Strauss
You’re a Bendel bonnet,
A Shakespeare’s sonnet,
You’re Mickey Mouse.
You’re the Nile,
You’re the Tower of Pisa,
You’re the smile on the Mona Lisa
I’m a worthless check, a total wreck, a flop,
But if, baby, I’m the bottom you’re the top!
Your words poetic are not pathetic.
On the other hand, babe, you shine,
And I can feel after every line
A thrill divine
Down my spine.
Now gifted humans like Vincent Youmans
Might think that your song is bad,
But I got a notion
I’ll second the motion
And this is what I’m going to add;
You’re the top!
You’re Mahatma Gandhi.
You’re the top!
You’re Napoleon Brandy.
You’re the purple light
Of a summer night in Spain,
You’re the National Gallery
You’re Garbo’s salary,
You’re cellophane.
You’re sublime,
You’re turkey dinner,
You’re the time, the time of a Derby winner
I’m a toy balloon that’s fated soon to pop
But if, baby, I’m the bottom,
You’re the top!
You’re the top!
You’re an arrow collar
You’re the top!
You’re a Coolidge dollar,
You’re the nimble tread
Of the feet of Fred Astaire,
You’re an O’Neill drama,
You’re Whistler’s mama!
You’re camembert.
You’re a rose,
You’re Inferno’s Dante,
You’re the nose
On the great Durante.
I’m just in a way,
As the French would say, “de trop”.
But if, baby, I’m the bottom,
You’re the top!
You’re the top!
You’re a dance in Bali.
You’re the top!
You’re a hot tamale.
You’re an angel, you,
Simply too, too, too diveen,
You’re a Botticelli,
You’re Keats,
You’re Shelly!
You’re Ovaltine!
You’re a boom,
You’re the dam at Boulder,
You’re the moon,
Over Mae West’s shoulder,
I’m the nominee of the G.O.P.
Or GOP! But if, baby, I’m the bottom,
You’re the top!
You’re the top!
You’re a Waldorf salad.
You’re the top!
You’re a Berlin ballad.
You’re the boats that glide
On the sleepy Zuider Zee,
You’re an old Dutch master,
You’re Lady Astor,
You’re broccoli!
You’re romance,
You’re the steppes of Russia,
You’re the pants, on a Roxy usher,
I’m a broken doll, a fol-de-rol, a blop,
But if, baby, I’m the bottom, You’re the top!

martedì 24 aprile 2012

Trois contes, oggi, 1877

oggi, centitrentacinque anni fa, Gustave Flaubert pubblicava i suoi  Trois contes. Qui sotto l'arrivo a casa del papagallo impagliato, da Un cuore semplice.
 
"Finalmente arrivò, splendido, dritto su un ramo d'albero, avvitato su uno zoccolo di mogano, una zampa all'aria, il capo inclinato, una noce nel becco, che l'impagliatore, per amore della grandiosità, aveva dorata.
Lo chiuse in camera sua.
Quel luogo, in cui faceva entrare poche persone, aveva insieme l'aspetto di una cappella e di un bazar, tanto era zeppo di oggetti religiosi e delle cose più disparate.
Un grande armadio impediva di aprire bene la porta. Di fronte alla finestra a strapiombo sul giardino, una finestrella ovale guardava sul cortile; su un tavolo, accanto alla branda, c'erano una brocca, due pettini, e un pezzo di sapone azzurro in un piatto sbrecciato. Si notavano contro le pareti rosari, medagliette, diverse madonnine, una acquasantiera in noce di cocco; sul cassettone, coperto da una tovaglia come un altare, la scatola di conchiglie che le aveva regalato Vittorio; poi un innaffiatoio e una palla, dei quaderni di calligrafia, il libro di geografia illustrata, un paio di stivaletti, e al chiodo dello specchio, appeso per i nastri, il cappellino di peluche! Felicita spingeva a tal punto questo culto che conservava una delle redingote del Signore. Tutto il vecchiume di cui la signora Aubain voleva disfarsi, lei lo raccoglieva per la sua stanza. E così aveva dei fiori artificiali sul cassettone, e il ritratto del conte di Artois nel vano dell'abbaino.
Per mezzo di una mensolina, Lulù fu sistemato su una parte del camino che sporgeva nella stanza. Ogni mattina, svegliandosi, l'intravedeva nel chiarore dell'alba, e ricordava allora i giorni passati, le azioni più insignificanti fin nei minimi particolari, senza dolore, colma di tranquillità."
 
 

lunedì 23 aprile 2012

libri fantasma ma verissimi

apprendo via sms da un mio inviato che sulla linea gialla della metropolitana, direzione comasina, un utente leggeva or ora su ebook Addio alle armi, di Ernest Hemingway. era arrivato a pagina 121 su 179 complessive.

cinque punto novanta newton compton

questa politica del basso prezzo mi piace: arrivano il 3 maggio gli insuperabili di newton compton.

cose curiose

cosedalibri oltreoceano.

florilegio mattutino

° libri vaganti a canicattì

° uno spettro si aggira sul design

° marcello marchesi

° classifica dei libri più venduti (aggiungo una curiosità: la libreria del corso di corso buenos aires a milano ha dichiarato che nelle ultime settimane il titolo più venduto in assoluto è stato La dieta del dottor Mozzi (Piero, non Giulio. anche se Piero, così come Giulio, ha scritto un libro di ricette)

° giuseppe granieri sul futuro della letteratura

la sfera d’oro 4: scrivere secondo william de witt snodgrass

 Scrivere secondo William De Witt Snodgrass


“Volevo scrivere per il teatro, ma i miei testi facevano schifo. L’unico modo per peggiorarli sarebbe stato seguire i consigli del mio insegnante.”

chi è
William De Witt Snodgrass (1926-2009), poeta, saggista e drammaturgo statunitense, cominciò a lavorare come impiegato presso un hotel e ausiliario in ospedale. Nel 1946 si iscrisse all’Iowa Writers Workshop, presso la University of Iowa (il programma di scrittura creativa, esistente dal 1936, frequentato per un anno anche da Raymond Carver, chde non lo concluse). Divenuto insegnante a sua volta, nel 1959 pubblicò il suo primo di poesie, Heart’s Needle, che l’anno successivo vinse il Pulitzer Prize for Poetry.

domenica 22 aprile 2012

per favore, non chiamatela letteratura

L’idea di base è quella di una rete cittadina composta da librerie, biblioteche, teatri, scuole, università, centri sociali, piazze, androni, cortili, stazioni, tram… e ovunque ci venga concesso uno spazio nel quale fare incontrare la gente con la gente. La gente che scrive e quella che legge, la gente che recita e quella che assiste, la gente che canta, che s’incanta, che suona, che stampa, che disegna, che racconta, che soffre, che denuncia, che ammalia…

questa sarebbe l'idea di base del primo festival della letteratura milano. che conferma la vocazione un po' stracciona incoraggiata dalla nostra attuale giunta. nel programma, a tutt'oggi più che parziale, di questo sedicente festival milanese imperano il terzomondismo e tutte le insopportabili lagne che con la cultura e la letteratura nulla hanno a che fare (sfide che partono dal basso  – e che al basso, inevitabilmente, tendono –, gente che soffre, partecipazione collettiva). signori, se voglio vedere un po' di spostati che soffrono, gustare i tamburi del burkina faso e inebriarmi di un po' d'arte di strada vado al parco sempione.

scusate, ma una può essere una stronza in santa pace senza prendersi le reprimende delle signore "se non ora quando?"

courtesy vanityfair.it
onestamente il ministro fornero non mi suscita simpatia, e manco emma marcegaglia. meno ancora, però, la stanca solfa dell'articolo di marina terragni (che sarebbe potuto essere di lorella zanardo, di loredana lipperini, delle loro seguaci, insomma delle signore in sciarpa bianca luttuosa. a questo proposito, suggerirei un poco di aria nuova con le novità di brunello cucinelli per la stagione estiva 2012, ché le sciarpe bianche sono un po' tristi), nel quale si invitano le donne, una volta avuto accesso alla stanza dei bottoni, a "mantenere la loro peculiarità femminile". "Le personalità impegnate nella riforma del lavoro", si dice, "sembrano disconnesse dal fatto di essere donne. Tanto da non mettere sul tavolo un tema come l'organizzazione del lavoro". "Disconnesse dal fatto di essere donne" vorrebbe dire che non sono buone, accoglienti, più inclini a pensare agli asili nido aziendali invece che a qualche progetto più creativo e più scomodo per chi si aspetta che le femmine si assumano la cura del mondo? Quando cesseranno, queste signorine quote rosa, di essere ossessionate dai bambini, dai vecchi, dalla maternità (sì, vabbè, possiamo fare figli ma non è sempre strettamente necessario, né funzionale) e si concentreranno sui loro affari strettamente personali, ché forse, a concentrarsi bene, qualche risultato lo si ottiene?

quando il sindaco ha una carriera, forse, come cantante (e pure l'assessore all'ambiente, se si chiama così)

il sindaco di milano giuliano pisapia è un minchione. solo così può essere definito un signore che, rispondendo alla lettera di un cantante sull'abbattimento di quindici vecchi platani, dice che è indignato e che l'errore non deve ripetersi più. davvero l'indignazione come cappello a tutto ha stufato. cosa ti indigni, giuliano? dovevi vigilare. un platano può durare anche cinquecento anni, tu e la tua giuntella di biciclettari si spera entro il mese.

albanacco_immanuel kant

courtesy arcadiaclub.com
 Duecentottantotto anni fa nasceva in Germania Immanuel Kant. Per un suo esilarante ritratto ricorriamo alla penna di Giorgio Dell’Arti, che lo tratteggia sulla “Stampa” del 29 ottobre 2011 traendo a sua volta materiale dalla Vita sessuale diKant, scritta da Jean-Baptiste Botul, il filosofo immaginario creato da Frédéric Pagès e pubblicato nel 2011 da Il nuovo melangolo.

Anagrafe
Immanuel Kant, nato a Königsberg il 22 aprile 1724. Padre: Johann-Georg, sellaio. Madre: Anna Regina Reuter. Otto fratelli, di cui quattro morti bambini. Abitante a Königsberg, in via Prinzessinen. Professione: prima domestico, poi professore di filosofia. Altezza: un metro e cinquanta. Segni particolari: un petto alto e stretto, che lo predispone alla malinconia. Una nocetta flebile e a mala pena inudibile. Spalla sinistra un po’ troppo bassa. Ha approvato la Rivoluzione francese (1789). S’intende di qualsiasi cosa, ed è interpellato su tutto. Nel 1774, dovendosi montare un parafulmine in cima alla chiesa, vennero a chiedergli istruzioni.

Cattedra
No alle offerte di una cattedra a Halle, Jena, Erlangen, Mittau. Sua ossessione: vivere il più a lungo possibile. Tra le numerose pratiche da mettere in atto a questo scopo: non viaggiare. Non andò infatti mai oltre Pillau, a 40 chilometri di distanza, e campò in effetti ottant’anni.

Donne
Kant “non si innamorò mai, restò scapolo tutta la vita, non ebbe né amanti né mogli”. Impassibile davanti a un corpo di donna, come Newton e Robespierre.

Colazione
Ore cinque. Kant è già al tavolo della colazione. Due o tre tazze di tè, qualche tiro di pipa. Cinque soli minuti per passare dal letto alla tavola? Sì, perché “il ritorno alla dimensione umana può essere una trappola. […] Occorre sradicare il risveglio come un’erbaccia.

Passeggiata
Pranzo all’una, senza parlare di filosofia. “Sonnolenza postprandiale e sonno profondo sono nemici del filosofo. Bisogna difendersi. Per combattere contro il torpore pomeridiano l’unico rimedio è la passeggiata”. La famosa passeggiata. Sempre lo stesso percorso, da casa alla fortezza di Friedrichsburg, sempre alla medesima ora, tanto che vedendolo passare gli abitanti di Königsberg regolano gli orologi. Kant cammina lento, attentissimo a non sudare, perché il sudore fa parte di quegli umori del corpo che è necessario risparmiare. Waslawski: “Se in una notte particolarmente calda notava la minima traccia di sudore sul suo corpo ne parlava come di un incidente increscioso”.

Saliva Altro umore da trattenere: la saliva. “Sputare è un vero spreco”. Respirare possibilmente a labbra chiuse per risparmiare saliva. La saliva inghiottita è purgativa. […]

Sperma Idem per lo sperma. “La masturbazione è una pratica quasi suicida”. “Il cervello è solo midollo. Cos’è il midollo se non una riserva di sperma? […] Saliva, sudore, sperma: non si butta via niente. Conservare lo sperma fa bene alle corde vocali”.

[…]

Notte Sono le 22. Kant si corica. Borowski: “Innanzi tutto si sedeva sul letto e vi scivolava dentro, poi tirava un lembo della coperta al di sopra della spalla, dietro la schiena, fino all’altra spalla, sotto di lui e fino alla pancia. Così, avvolto come in un baccello, attendeva il sonno”. Nel buio, una corda gli fa da guida tra letto e bagno. Per addormentarsi ripete come un mantra il nome di Cicerone.

[…]

sabato 21 aprile 2012

almanacchetto dei libri in tour

 
°°° 20 aprile - 6 maggio 2012: Babel 2012, il festival della parola, Aosta

°°° 21-24 aprile 2012: Una nave di libri per Barcellona 

°°° 23 aprile - 23 maggio 2012: Maggio dei libri, Italia

°°° 28 aprile - 1° maggio 2012: Festa del libro ebraico, Ferrara (con mostra dedicata al cinquantesimo anniversario della pubblicazione del Giardino dei Finzi Contini)

°°° 10-14 maggio 2012: Salone del libro, Torino
°°° 16 maggio - 21 giugno 2012: Letterature, Roma
°°° 14-17 giugno 2012: I dialoghi di Trani, Trani

albanacco_charlotte brontë

La copertina della prima edizione di Jane Eyre
Charlotte Brontë nasceva centonovantasei anni fa a Thornton, nello Yorkshire, figlia di un reverendo un po' eccentrico che, come narra la vita della sorella Emily premessa all'edizione Garzanti di Cime tempestose del 1965, "svegliava i suoi bambini sparando ogni mattina un colpo di pistola fuori dalla finestra".
 Propongo di seguito, per festeggiare il genetliaco della figlia dell'ecclesiastico sparatore, un brano da Jane Eyre (Smith, Elder and Co., London 1847), da cui si evince che i libri possono anche fare molto molto male.
 

John non voleva molto bene né alla madre né alle sorelle.
Io poi gli ero antipatica; mi maltrattava e mi puniva, non due o tre volte la settimana, non due o tre volte al giorno, ma sempre; ognuno dei miei nervi aveva paura di lui, ogni brano della mia carne e delle mie ossa fremeva allorché egli si accostava a me.
Vi erano momenti in cui divenivo selvaggia per il terrore che mi ispirava, perché non sapevo a chi ricorrere contro le sue minaccie e le sue punizioni. I servi non avrebbero voluto prendere le mie difese per non offendere il loro giovine padrone, e la signora Reed su quell’argomento era cieca e sorda, ella fingeva di non accorgersi quando mi picchiava o m’insultava, benché egli ciò facesse spesso in presenza di lei, ma più spesso quando non c’era.
Essendo assuefatta ad ubbidire a John, mi accostai alla seggiola sua. Egli stette tre minuti a mostrarmi la lingua, allungandola quanto più poteva, sapevo che stava per picchiarmi e spiavo sulla sua brutta faccia il momento in cui la collera gli avrebbe fatto allungare la mano.
Credo che s’accorgesse del mio pensiero, perché a un tratto si alzò senza dir parola, e mi colpì duramente.
Barcollai e poi rimettendomi in equilibrio, mi allontanai di un passo o due dalla sua sedia.
— Questo è per l’impudenza con cui avete risposto alla mamma, — mi disse, — e per esservi nascosta dietro la tenda e per lo sguardo che avevate negli occhi poco fa, talpa!
— Assuefatta com’ero agli insulti di John, non mi venne neppur l’idea di rispondergli; ponevo ogni cura invece nel sopportare coraggiosamente il colpo, che avrebbe tenuto dietro all’insulto.
— Che cosa facevate dietro la tenda? — mi domandò.
— Leggevo.
— Fatemi vedere il libro.
— Mi diressi verso la finestra per prenderlo.
— Non c’è bisogno che prendiate i nostri libri; dipendete da noi, dice la mamma; non avete quattrini, vostro padre non vi lasciò nulla; dovreste andare ad accattare invece di star qui con noi, che siamo figli di signori, di mangiare i medesimi cibi che mangiamo e di esser vestita alle spese della mamma. Ora v’insegnerò a frugar nella mia biblioteca, perché questi libri sono miei, tutto mi appartiene in casa, o mi apparterrà fra pochi anni. Andate vicino alla porta, lontano dallo specchio e dalla finestra.
Ubbidii senza sapere che intenzione avesse; ma quando vidi che alzava il libro e far atto di gettarmelo contro, mi tirai istintivamente da parte, mandando un grido d’allarme. Non fui però abbastanza pronta; il volume volò per aria e mi colpì nella testa; io caddi e battendo nello spigolo della porta mi ferii.
La ferita sanguinava ed io provai un gran dolore: ma il terrore era svanito per dar luogo ad altri sentimenti.
— Perfido e crudele ragazzo! — dissi, — siete simile a un assassino, a un guardiano di schiavi, a un imperatore romano!
Avevo appunto letto la storia di Roma di Goldsmith e mi ero fatta un concetto di Nerone, di Caligola, che non credevo di dover esporre mai a voce alta.
— Come! Come! — esclamò. — Dice a me forse? L’avete sentita, Eliza, Georgiana? Vado a dirlo a mamma, ma prima...
Egli si slanciò contro di me, e mi sentii afferrare per i capelli e per le spalle con disperato furore. Io vedevo realmente in lui un assassino, un tiranno. Sentii scendermi dalla testa e cadere sul collo una o due gocce di sangue e provai un’acuta sofferenza; queste sensazioni per un momento dominarono la paura e mi resero furente.
Non so dire quello che io facessi con le mani, ma John mi chiamava: “Talpa!
Talpa!” e continuava a insultarmi. Egli fu subito soccorso.
Eliza e Georgiana erano corse a chiamar la mamma, che era salita al piano superiore. La signora Reed entrò durante quella scena, seguita da Bessie e da Abbot, la cameriera. Ci separarono ed io sentii dire:
— Dio mio, che orrore! Percuotere il signorino John!
— Avete mai visto una rabbiosa come questa?
Allora la signora Reed soggiunse:
— Portatela nella camera rossa e chiudetevela dentro.
Quattro mani mi afferrarono e io fui trascinata su per le scale.  

venerdì 20 aprile 2012

nel caso foste francofoni e vi piacesse il crimine

imperdibile numero di maggio del "Magazine Littéraire".

nel caso foste dei letterati drogati e voleste fare un figurone

adorabile snoop dogg.

Tutto in un’ora: Edgar Allan Poe e la short story

courtesy poemuseum.org
 
Il 20 aprile 1841 Edgar Allan Poe pubblicava sul “The Graham’s Lady’s and Gentleman’s Magazine” quella che è considerata la prima detective story, I delitti della rue Morgue. Colgo l’occasione per una breve riflessione sul racconto, teorizzato da Poe come forma di lettura moderna per persone frettolose.

Edgar Allan Poe, il magazine, la short story
Teorizzatore, se non iniziatore, della tradizione che vedeva il magazine come l’arena nella quale si giocava la comunicazione nell’ambito intellettuale statunitense è Edgar Allan Poe, il quale già negli anni quaranta dell’Ottocento propugnava la forma-magazine come l’espressione appropriata della cultura americana: una pubblicazione periodica ove far circolare il genere da lui ritenuto ideale, il racconto, per motivi tanto culturali quanto finanziari. Nel suo saggio sui Twice Told Tales di Nathaniel Hawthorne1, Poe teorizzava la superiorità del componimento poetico o del racconto breve su pezzi di prosa di lunghezza superiore. Raccomandava la brevità, scritti da leggere nella loro interezza entro lo spazio di un’ora, come unico modo, a suo parere, per generare un’impressione densa e totale sul lettore, per non diluire la sua attenzione a danno dell’effetto di organicità2. Nelle intenzioni programmatiche di Poe il racconto breve o il componimento poetico assumono tanta più forza d’urto sul lettore quanto più sono concentrati, e quanto più concentrato nel tempo è l’effetto che producono su chi li legge. Tra narratore e narratario si stabilisce perciò una corrente circolare di comunicazione che ha il suo fondamento di potenza nella potenza impiegata dal narratore per distillare quel concentrato di comunicazione di messaggi e atmosfere, quella forte impressione creata da uno “squadramento della parola” preciso e assoggettato unicamente all’adempimento dell’effetto cercato.
La motivazione che spinge Poe a elaborare la sua teoria è duplice: da una parte intellettuale, ma dall’altra anche acutamente cosciente del pubblico a cui si rivolge, con i suoi ritmi nuovi e le conseguenti nuove esigenze. Il lettore di Poe non può spendere più di un’ora nella lettura di un testo: vive nella nuova società mercantile, e il tempo e il ritmo della sua lettura devono fatalmente uniformarsi a quelli del nuovo assetto socio-economico3. Poe attua dunque un’acuta mediazione tra necessità di circolazione della cultura (con il conseguente ritorno economico) e disponibilità reale (di tempo e di denaro) del lettore medio. La rivista, una pubblicazione che può essere venduta a un prezzo accessibile, contiene il racconto, che può essere letto in un tempo ragionevole: i due elementi, nella visione dell’autore, sono complementari.

Un aggiornamento
Di polverizzazione del tempo (e conseguente necessità di una “letteratura breve”) e di necessità del contenimento dei costi parla, in un’intervista ad “Affari italiani” del 13 aprile 2012, l’editor di Einaudi Paola Gallo4.

1 Edgar Allan Poe, Complete Poems and Selected Essays, a cura di Richard Gray, London 1993, pp. 245-252.
2 “Se dovessi dire come il più alto genio potrebbe essere impiegato nella maniera più vantaggiosa per mettere in risalto al meglio i suoi poteri, risponderei senza esitazioni: nella composizione di un poema rimato la cui lunghezza non ecceda quanto può essere letto in un’ora […] in quasi tutte le categorie della composizione l’unità di effetto o di impressione è un punto di grande importanza. È inoltre chiaro che questa unità non può essere interamente preservata in produzioni la cui lettura non possa essere completata in una sola seduta […] il comune romanzo è biasimevole, per la sua lunghezza […]. Poiché non può essere letto in una seduta, esso è deprivato, naturalmente, dell’immensa forza che deriva dalla totalità. Nel racconto breve […] all’autore è consentito di realizzare la pienezza della sua intenzione”. Edgar Allan Poe, op. cit., p. 247 (la traduzione è di chi scrive).
3 “[…] Poe postulava a priori l’esistenza di un pubblico che sarebbe stato troppo indaffarato per prestare un’attenzione più che passeggera  all’arte e alla letteratura”. Andrew Levy, The Culture and Commerce of the American Short Story, Cambridge 1993, p. 24 (la traduzione è di chi scrive).
4 Antonio Prudenzano, “L’Arcipelago” di Einaudi, collana decennale che si scopre attualissima. L’editor Paola Gallo: “A giugno il libro di Michela Murgia”, in “Affari italiani”, 13 aprile 2012: http://affaritaliani.libero.it/culturaspettacoli/l-arcipelago-di-einaudi-ne-parla-l-editor-paola-gallo020312.html?refresh_ce

cose che accadono quando le vuoi

ho mangiato un uovo kinder e ho trovato barbotine.

giovedì 19 aprile 2012

no news good news?

vorrei chiedere a rainews24: che notizia è, questa?

mercoledì 18 aprile 2012

i mercoledì del piacere: giuseppe maria de lalla

 
qual è l’idea di piacere durante le pause dall’attività produttiva per chi lavora in ambito creativo? ecco quella di giuseppe maria de lalla, penalista milanese creativo in ambito legale.

I miei piaceri intellettuali non possono prescindere dall’utilizzo della manualità con un discreto impegno di fisicità. Il motivo è che il mio lavoro implica un continuo sforzo intellettuale più che fisico, tanto che quando non lavoro mi gratifica impegnare oltre che la mente anche il corpo: passeggiare con il cane, cacciare, andare a pesca, andare in palestra, cimentarmi nel fai da te o nel semplice riordino del box dove stipo tutte le mie attrezzature. Ma se devo scegliere uno di questi piaceri, che io definirei senz’altro intellettuale, scelgo la pesca in compagnia di un amico (vado sempre con gli stessi).
Il piacere comincia dalla sera prima, durante la quale fantastico sulle catture e riordino mentalmente l’attrezzatura. Sono anni che vado a pesca, ma la notte prima fatico sempre ad addormentarmi e mi sveglio prima del suono della sveglia. Poi la mattina mi piace alzarmi quando tutti dormono e prepararmi senza fare rumore con vestiti comodi adatti all’ambiente. Mi piace fare colazione in qualche bar che apre quando ancora tutto è chiuso ed arrivare sul luogo di pesca quando non è ancora giorno ma non è già più notte. E poi chiacchierare mentre si cammina o si lancia. Parlare di tutto: del lavoro, di donne, dei figli, della vita. Catturare non importa: tutto il resto è già appagante.

chi è
Dopo una lunga esperienza quale dipendente di una affermata agenzia investigativa milanese, l’avvocato de Lalla si laurea presso l’Università Statale di Milano con una tesi in medicina legale dal titolo “Cocaina: produzione, traffico, trattamento riabilitativo e legislazione”. L’intero corso di studi si orienta fin dall’inizio della carriera universitaria verso il diritto penale, la procedura penale, il diritto penitenziario, la medicina legale e la criminologia. Precedentemente all’esame di Stato – superato nemmeno ventottenne presso il distretto della Corte di Appello di Milano – il difensore superava anche l’esame di abilitazione e svolgeva la pratica professionale in proprio.
Partecipa a corsi di specializzazione in tema di:
• Indagini investigative difensive;
• Diritto dell’immigrazione;
• Tecnica dell’esame e del controesame;
• Difesa del minorenne;
• L’interpretazione e l’acquisizione della prova scientifica.

martedì 17 aprile 2012

biblioteca dei girolamini

ricevo dall'amico massimo gatta e, dopo aver aderito, più che volentieri diffondo questa petizione a favore della salvezza della biblioteca dei girolamini, che trovate qui.

qualche info in più in questo articolo del "corriere della sera" online.

lunedì 16 aprile 2012

istruzioni per leggere su un divano in posizione semisupina, sotto una coperta di pile, un libro di paolo ferrucci

courtesy drawninblack.com
Quando si intende eseguire una sessione di lettura secondo le modalità indicate nel titolo è necessario che ci sia una finestra aperta, atta a consentire che si rimanga vigili perché non completamente confortevoli (per quanto possa proteggerci la coperta, per leggere dovremo tenere almeno una parte degli avambracci e delle mani fuori, esposti alla bassa temperatura che si insinua attraverso la finestra). Sono quei piccoli brividi a mantenere desti il corpo e l’attenzione. E che fortuna che la primavera non ne voglia sapere di arrivare, che fortuna l’umido e il freddo di questa settimana che allontanano i pericoli della bella stagione, i rischi che qualche vicino si faccia cogliere da improvviso entusiasmo per i ritmi latini, complice la calura (per non parlare dell’impennata degli omicidi, direttamente proporzionale, pare, all’aumento della temperatura), e che questo entusiasmo filtri attraverso i vetri aperti. Come lasciava intendere George Steiner in un controverso, condivisibilissimo articolo di qualche anno fa, è preferibile che i giamaicani, e per estensione tutti i popoli con qualche predilezione per la musica primitiva, esprimano le proprie preferenze in un contesto fisicamente distante da quello in cui dimora chi è più incline alla contemplazione. Qui e qui il contenuto dell’articolo, qui e qui qualche reazione.

Che pomeriggio, signori
Chi scrive ha proprio ieri gustato una lunga seduta di lettura “sotto-la-coperta-con finestra-aperta”. Gustato, perché Paolo Ferrucci è proprio uno di quegli scrittori holdeniani che “quando hai appena finito di leggere il suo libro senti tuo amico e che vorresti chiamare al telefono” eccetera. Mistero etrusco, si chiama il volume, inattuale perché la sua pubblicazione risale al 2007 e forse promosso un po’ troppo spartanamente dalla casa editrice Sylvestre Bonnard. Un sito archeologico a Fiesole funestato da inesplicabili frane, un ricercatore gallese, accademici ambigui, un antiquario disonesto, un contadino psicopatico dal grilletto facile, una studentessa inquieta e la grande biblioteca della sua famiglia in una villa di campagna, reperti da tenere celati a ogni costo e due morti ammazzati: è il contesto nel quale si trova a indagare la questura di Firenze e suo malgrado anche Lester Howe, paleografo dell’università di Cardiff in trasferta al Museo Archeologico fiorentino.
A Paolo Ferrucci la provincia riesce proprio bene. Ne aveva dato prima egregia prova nel thriller alchemico Omicidi particolari, 2000, scritto con Giacomo Leonelli e ambientato nei dintorni di Rimini; nel caso di Mistero etrusco, ambientato a Firenze e nei pressi, ritorna la sua capacità di tratteggiare le personalità più disparate, riunite tuttavia sotto una coltre comune di sfacciata lentezza che in una vicenda ambientata a Milano non potrebbe darsi.
Si riconferma e si eleva, rispetto al libro del 2000, la capacità di Ferrucci di mostrarsi al tempo stesso erudito e accattivante, di non far sentire mai a chi legge il lavoro che ha preceduto la stesura del testo. Che fluisce, detto testo, mirabilmente. Ogni personaggio nel suo congruente registro, con qualche ossessione dell’autore che di tanto in tanto fa capolino ora in questo ora in quello – i libri antichi, il gusto del ragionamento, una tensione sensuale sempre contenuta eppure palpabile, lo scemo del villaggio pieno di dignità. Ferrucci studia tanto e si vede. A Ferrucci piacciono le parole: le sceglie con molta cura e ne pubblica di desuete. Ha un’anima da nomenclatore: non è infrequente, in Mistero etrusco, imbattersi in elenchi di nomi quali “[…] le catene, i tendicatena, le corone, i pignoni, le pedaliere, i parafanghi, le ruote raggiate, i sellini. E i reggisella, le forcelle, le moltipliche, le staffe e i cavetti con le guaine. E anche i copertoni e le camere d’aria. E anche i parafanghi […]” (p. 74), oppure “[…] stipiti e cornicioni, alette, piedritti e archi, con nicchie, vani e strombature […] piccoli atri e vestiboli” (p. 130). Forse le righe in cui più traspare la sua vocazione sono quelle che seguono, dedicate al personaggio Vanessa Romanelli, protagonista della parte romantica del dénouement finale del romanzo: “Il fatto era che le piaceva la pagina vissuta, colorata da una rete di percorsi che ne testimoniasse l’esplorazione ragionata, legata a un periodo e a uno scampolo di vita. E che le permettesse di orientarsi nel testo, di sentirne lo spazio, con un Oriente e un Occidente, un sopra e un sotto, una destra e una sinistra. Un luogo, insomma, dove non potersi mai perdere”.
Il libro è disponibile su ibs, dove a comprarlo si risparmiano pure due punto settanta euro sul prezzo di copertina; non si dimentichi di integrarlo con la lettura, dal sito di Ferrucci, della parte in cui l’autore dichiara il suo debito con la Donna della domenica di Fruttero & Lucentini, dando conto della scelta di inserire nel sommario del volume gli incipit di ciascun sottocapitolo del testo.
E senti, Paolo, pubblica ancora.

florilegio mattutino

° in caso di poesie nel cassetto

° in caso di bimbi bibliofili (scusate il titolo della fonte)

° solo per anglofili: il prequel di trainspotting e il fan truzzo di irvine welsh

° indro montanelli on stage

°

sempre bello da rileggere, giuseppe pontiggia sul comprare libri

 Sull’acquisto dei libri


1. Non acquistare i libri per leggerli questa sera. Ma acquista solo quei libri che, anche questa sera, avresti voglia di sfogliare. A volte ho acquistato libri pensando che in futuro mi avrebbero interessato. E me ne sono pentito. Da allora penso sempre alla ipotesi della sera.

2. Fidati degli aspetti cosiddetti superficiali: la copertina, la grafica, l’impaginazione, il titolo. Parlano come certe etichette sobrie di vini nobili. Mi è accaduto, seguendo le apparenze, di scegliere al buio e di scoprire per questa via autori, libri, editori. Sono solo i superficiali, diceva Wilde, che non si fidano della prima impressione.

3. Tra un libro di Einstein e un libro su Einstein scegli il primo. C’è più da imparare dalla oscurità di un maestro che dalla chiarezza di un discepolo. Gli scopritori di continenti hanno disegnato contorni sempre imprecisi delle coste, che oggi qualsiasi agenzia turistica è in grado di correggere. Preferisco chi ha scoperto i continenti.

4. Se un libro di attira veramente, non badare al prezzo. È il modo più sicuro di fare debiti, ma anche per evitare le recriminazioni di una vita. Il rammarico per un acquisto sbagliato è niente in confronto all’angoscia per un acquisto mancato.

5. Rinvia i propositi di moderazione alla chiusura di ogni mostra, asta, e occasioni simili, così come i propositi di dieta alla fine di ogni pranzo. E parti da un progetto di spesa più elevato del ragionevole, così avrai la sensazione di aver risparmiato.

6. Non indugiare nell’acquistare i libri che ti interessano. Ogni bibliomane sa che proprio quei libri ti vengono sottratti, mentre guardi altrove, da mani occulte e rapaci, che l’edizione nel frattempo si è esaurita e sarà difficile trovarne una copia anche in antiquariato.

7. Fidati del risvolto di copertina. Quanti sono i libri che non ho preso dopo averlo letto.

8. Scegli quei libri che farai vedere a un altro come te, perché possa condividere il tuo piacere o provare una tonificante invidia. Queste fantasie non si realizzano quasi mai, ma orientano spesso le scelte dei bibliomani.

9. Quando il prezzo ti turba, pensa alla parola magica, alibi di tutti gli affari irreali: investimento.

10. Quello che Forster auspicava per i personaggi dei romanzi, l’espansione, pensalo per la tua biblioteca.

Giuseppe Pontiggia, Le sabbie immobili, Il Mulino, Bologna 1991

aggiornamenti dei classici (ed è anche un paese per vecchi)

courtesy fibonacci.it
cosa intenderà gam editore quando scrive, tra l'altro, in un suo annuncio di ricerca di autori "Cerchiamo inoltre giovani scrittori per ristesura in chiave moderna dei grandi romanzi classici, se hai un'idea scrivici!"?

c'è da dire che gam, pure nella sua esile pagina facebook, dichiara di essere alla ricerca di autori anche non giovani.