venerdì 31 luglio 2009

happy ending/libreria babele

e a proposito di librerie, tra quelle che chiudono ce n'è una che riapre (vedi anche post del 28 luglio, guasti della democrazia): la notizia è qui. chissà se antonio banderas sarà tra i clienti.

l'espressionismo astratto e la pistola di sonny

a parte tutto il resto, di cui hanno ampiamente discusso critici più competenti, miami vice è una grande storia di amicizia virile. le scene finali dell'ultimo episodio della serie sono strazianti, tutto uno scambio di sguardi e di "mi mancherai, amico". per non parlare dell'ultima stretta di mano, pelle scura e pelle chiara intrecciate sul tettuccio della ferrari immacolata, ricardo col classico completo di lino chiaro e sonny con un sobrio giubbottino bianco di raso, una maglietta dell'università e i jeans.
sempre nell'ultimo episodio una battuta di sonny crockett, rivolta al capo della polizia corrotto mentre, pistola in pugno, cerca di farsi rivelare dove una banda di trafficanti tiene prigioniero ricardo tubbs: "e se tu non mi dici dov'è il mio amico io farò diventare la parete davanti a te un bel dipinto espressionista".

immagine: Richard Pousette-Dart, Paesaggio notturno, 1969-1971, courtesy infow.net

giovedì 30 luglio 2009

dacci oggi il nostro pensiero quotidiano

molti anni fa – visitavo in beata solitudo qualche paesino della puglia –, mentre percorrevo una via a un certo punto mi resi conto che dovevo andare dalla parte opposta, perciò mi voltai e cominciai a tornare sui miei passi. aveva assistito al mio passaggio e ripassaggio un signore anziano, di bassa statura, secco, marrone, uno che poteva essere benissimo un nostro muratore, uno di quelli che costruiscono impeccabili case di pietra leccese e lavorano anche alla controra – nell’ora, vale a dire, più calda –, sulla testa un cappello di paglia oppure, come usava decenni fa, un fazzoletto bianco con le quattro cocche a costruire un copricapo.

mentre tornavo indietro il signore, che stava sulla soglia di casa sua, al pianterreno, mi chiese, in dialetto: “hai fatto pensiero?”, intendendo “hai cambiato idea?”.

ripensandoci, “fare pensiero”, produrre pensiero, e cambiare idea sono entrambi concetti legati al ragionamento: sì, allora, rispondo una seconda volta a quel muratore, ho fatto pensiero, fare e scambiare pensiero è tra le mie attività favorite.


immagine courtesy www.treccani.it



good morning

ricardo tubbs: "ti accendo la radio?"

sonny crockett: "non sono ancora pronto per il rock'n'roll stamattina".

mercoledì 29 luglio 2009

miami, lombardia

a proposito di lamentele per l'offerta riciclata della televisione estiva eccetera vorrei spezzare una lancia a favore di rete 4, che come ogni estate, da secoli, alle 8:30 manda l'immortale miami vice. nella puntata di stamatttina un giovane professore con sguardo allucinato e codino sosteneva che neanche i migliori libri del mondo avrebbero potuto apportare al mondo i benefici delle pillole la cui composizione lui andava sperimentando. meno male che poi sonny crockett e ricardo tubbs hanno messo tutto a posto e castigato il millantatore. come sempre mi sono esaltata e mi sono ricordata che vincenzone, il mio commerciante di abiti usati preferito (una volta è pure comparso, in tuta blu, in uno spot di sky, e presso il suo banco, al mercato, se n'è vantato per mesi), anni fa è riuscito a vendermi una fantasmagorica camicia hawaiana, che da allora riposa nell'armadio. in preda a un'infantile eccitazione sono corsa a indossarla e sono uscita per andare alla posta, cercando di imitare la sciolta andatura di sonny quando scende dalla ferrari bianca. nascondevano il mio sguardo un paio di persol vintage. quando sono andata a chiedere un modulo per la raccomandata, apparentemente saltando la fila, un signore mi ha fatto notare che gli stavo passando davanti. gli ho spiegato che volevo solo chiedere velocemente un modulo da compilare, ma dentro di me avrei voluto sfoderare la pistola che sonny custodisce sotto la giacca nella fondina di cuoio, quella attaccata al busto con le cinghie.

vita segreta di alessandro c.



ma se alessandro criscuolo (le cui spoglie riposano nel cimitero di taranto) amò, fu amato e di ciò rise nel sole, perché mai pianse in segreto?

martedì 28 luglio 2009

mangalemmi 43



pedicare: verbo che definisce la penetrazione anale.

guasti della democrazia


mi fa molto sorridere il post pubblicato ieri da carlo prevosti di 02 blog: a proseguimento di un meritorio censimento delle librerie tematiche milanesi, carlo si è occupato ieri della libreria babele, in odore di riapertura ma con qualche ritardo. mentre molto giustamente carlo si preoccupa della sgradita procrastinazione, alla fine del pezzo proprio non può trattenersi dal pubblicare una precisazione che evidentemente gli premeva nella viscere:

"Indipendentemente dal fatto che io possa essere fra i frequentatori (o meno) di questo ambiente, sono felice anche solo di sapere che una realtà come questa sia presente in città. Aspettiamo notizie sulla data dell’apertura definitiva."

tranquillo, carlo, anche antonio banderas si rifà le sopracciglia.

pop on the beach – birra raffo e olio johnson






sulle spiagge ultrapop della litoranea tarantina quest’anno impazzava il johnson’s baby oil. praticamente chiunque, allo scopo di abbronzarsi, attingeva a piene mani all’avita bottiglia col tappo color pastello: il risultato era una distesa di corpi fritti, scurissimi, pelli color cioccolato fondente come puoi vederne solo là. in particolare, nella spiaggia, l’ultrapop sconfinava nel reggae/hip hop e le giornate si snodavano all’insegna dell’immersione rituale nell’olio paraffinato (pare che faccia malissimo) e della cerimonia della birra raffo, che consiste nel berla dalla bottiglia e poi seppellire la stessa nella sabbia fino al collo, presso il proprio asciugamano (con lo sgradevole effetto collaterale del dimenticamento finale e conseguente progressiva vetrificazione dell’intera spiaggia), il tutto al suono della musica tarantina di ultima generazione, da zakalicious a fido guido. la sera, poi, la dolce vita della litoranea prevedeva, oltre ai classici tour de force da discoteca, al cinema all’aperto e alle serate etniche a base di pizzica, alcune performance di artisti locali – musica, pittura e letteratura mescolate in un unico luogo, un locale intitolato “villanova”, in cui hanno preso vita le espressioni della gente che a taranto è rimasta o ritornata e che dal punto di vista delle proposte culturali nemmeno pensa a darsi per vinta. hanno animato queste serate, purtroppo davanti a pochi spettatori, l’appassionato angelo losasso, musicista polistrumentista, videomaker e titolare dei panama studios, dove se sei un musicista o un artista multimediale puoi andare a elaborare le tue cose; shambhu, pittore, grafico e performer multimediale; il poeta e performer vladimiro passannanti. il luogo è ameno: vi si va a mangiare e bere, si assiste agli spettacoli tra fichi, olivi, banani, sotto le stelle. non esiste luogo migliore, nei dintorni, per guardare la luna. prende in consegna la tua macchina un parcheggiatore un po’ sciroccato, che sulla maglietta esibisce una targhetta con su scritto “impresario”.
per tornare alla spiaggia, quest’anno si godeva di giornate particolarmente spassose in virtù della partecipazione di una stella di prima grandezza: la TFT. La Tipica Famiglia Tarantina consta normalmente di un patriarca (figura maschile dominante non necessariamente in età), di sua moglie, dei loro fratelli e sorelle con rispettivi coniugi, dei figli e dei figli dei figli (il patriarca e sua moglie sono spesso nonni giovani). la TFT arriva in spiaggia nell’ora peggiore, intorno alle tre del pomeriggio, per prime le donne cariche di una quantità incalcolabile di borse frigo, poi gli uomini con tavolini, sedie e ombrelloni (loro arrivano dopo perché hanno chiuso la macchina e l’hanno accuratamente parcheggiata all’ombra). la famiglia si sistema in semicerchio: al centro, dove in un tempio antico starebbe la cella con la divinità, il tavolino con le vettovaglie, sormontato dall’ombrellone. cominciano animate discussioni, normalmente condotte dal patriarca (è lui il presentatore dello show), sugli argomenti più disparati, che vanno dal prezzo della frutta al mercato all’educazione che la figlia dovrebbe impartire alla nipotina sara (ci sono anche i nipotini denis, nicole e asia). mentre la discussione impazza, senza alcun riguardo né per la prossemica né per i decibel impazziti, le signore preparano e distribuiscono panini con la peperonata, stappano bottiglie di birra (a taranto la birra raffo è come la corona: si beve, come già detto, dalla bottiglia), riempiono, persino, coni di gelato multigusto per grandi e piccini. quando il dj della spiaggia interrompe il ciclo dell’hip hop/reggae targato taranto con una hit del momento, una delle adorabili matrone – sulla cinquantina, abbronzata, ridanciana, sovrappeso, strizzata incurantemente in un bikini – delizia la spiaggia tutta con un balletto sexy molto ben eseguito, uno spettacolo esaltante che malauguratamente non posso applaudire in quanto rischierei di espormi come ficcanaso e non potrei continuare a spiare. si svolgono così le loro giornate di vacanze a costo zero, direi in serenità perfetta: quella serenità un po’ aggressiva che è caratteristica distintiva di un certo tipo di tarantino, quello che affonda solide radici nella propria città, che non si sogna minimamente di cambiare abitudini in auge anche quarant’anni fa, quello in cui la natura prevale gioiosamente sulla cultura, nella cui famiglia nessuno è emigrato al nord per studiare o lavorare, tarantini interi e solidi come il guscio delle nostre cozze.

p.s.: nel corso della giornata le matrone della TFT fanno periodicamente il giro dei parenti munite di sacchetti per la spazzatura: alla loro partenza, dei loro banchetti, non rimane traccia alcuna. la TFT in esame appartiene alla sottocategoria dei “pulitazzi”, come vengono localmente definite le persone pulite e civili.

lunedì 27 luglio 2009

informazione di servizio / wodehouse

è uscito un nuovo wodehouse:

Pelham G. Wodehouse, La mossa del vescovo, Guanda, Milano 2009, 206 pagine.

enjoy!

brutte sorprese

tornata dalle vacanze, abbronzata e ignara, scopro che vicino a casa mia il tram numero due non passerà più per oltre un mese. sul sito dell'atm trovo la seguente spiegazione:

Linee tram 1 e 2: modifiche di percorso

Modifiche provvisorie di percorso

Collegamento bus sostitutivi

Da sabato 11 luglio a venerdì 7 agosto (dall'inizio al termine del servizio)
Per lavori ai binari in via Turati, le linee modificano il percorso:

Linea 1 (effettua il servizio nella tratta via Martiri Oscuri e viale Lunigiana)
Linea 2 (effettua il servizio nella tratta piazzale Negrelli e piazza Castelli)

ma l'atm ha idea del danno che mi crea? dove andrò a cercare i miei lettori? in preda alla più amara saudade, vago tra stazioni di metropolitana e assolate fermate d'autobus.

domenica 5 luglio 2009

a presto

venerdì 3 luglio 2009

cose da copy / cuore matto

stamattina, obbligatoriamente flâneuse per le vie del centro milanese causa attesa per motivi di lavoro, mi sono spinta pigramente verso una profumeria di catena, attratta da una vetrina molto colorata. il mio sguardo, dopo aver vagato tra mollette per capelli a pois e cerchietti a quadretti vichy, tutto assai estivo, si è appuntato su quello che sembrava un cucchiaio da cucina con una terminazione superiore a forma di cuore. mentre mi chiedevo se fosse congruente l’albergare di un simile oggetto nella vetrina di una profumeria, ho letto la didascalia a corredo dello stesso: “Pubella – dep. intima artistica”, dove “dep.” sta per depilazione. in preda a un forte shock tricologico ho fatto una ricerchina, scoprendo che pubella esiste davvero, che è prodotta da un’azienda che si chiama brenta e che “si indossa come una mutandina, regolando l’elastico e posizionando la forma del cuore nella zona desiderata”. in sostanza, mi par di capire, un tanga da depilazione. il copy deve aver pensato che l’imperfetta crasi tra “pube” e “bella” potesse essere efficace, però quel nome, a me che sono francesista, ha immediatamente ricordato una spazzatura d’oltralpe.

mercoledì 1 luglio 2009

bad girls

"Gli uomini che mi amarono […] venivano colpiti dal fatto che ero così diversa dalle donne che avevano conosciuto. Dovevano immediatamente accorgersi che non accettavo i soliti limiti vecchio stile, alla libertà femminile, o il mito della donna bisognosa del sapere e della protezione maschile. Questo li confondeva e diventavano spesso stranamente furiosi, quando capivano di non poter cambiare il mio modo di vedere o dominarmi; ma nessuno, mai, mi lasciò; anzi, il mio problema fu come liberarmi io di loro.
La volgarità, l'ubriachezza e tutte le altre orrende abitudini che accompagnano il nostro genere, mi hanno sempre urtato. […] Le mie uniche infrazioni sono state di carattere personale e sessuale, ed in questo, secondo Kinsey, non ho fatto altro che seguire liberamente il mio naturale istinto. […] Non mi sono mai sentita una peccatrice e non ho mai commesso ciò che potrei definire un peccato. Anche se gli uomini che ho conosciuto hanno fatto del loro meglio per convincermene, le loro idee sul peccato mi parevano comiche".

Mae West, L'amante degli anni trenta, Edizioni del Borghese, Milano 1961 (titolo originale Goodness Has Nothing to Do With it, Prentice Hall, 1959)

good girls

stamattina questa ragazza, sul tram numero due, leggeva Il grande Gatsby. a un certo punto ha fatto un'affettuosa telefonata alla mamma.