“Ligeia, l’amatissima, l’augusta, l’incomparabile, la sepolta. Mi rapivo, nel ricordo della sua purezza, del suo sapere, della sua eccelsa eterea natura, del suo appassionato idolatra amore. Allora veramente il mio spirito bruciò tutto e completamente libero di tutti i fuochi di lei, e oltre. Nell’eccitazione dei miei sogni oppiati (poiché ero ormai abitualmente incatenato ai ceppi della droga) io invocavo forte il suo nome nel silenzio della notte, oppure durante il giorno tra gli ombrosi recessi delle valli, quasi che, nella disperata angoscia, nell’austera passione, nel divorante ardore del mio desiderio per la donna scomparsa io potessi ricondurla sul sentiero che ella aveva abbandonato (ah, era mai possibile che fosse per sempre?) su questa terra.”
Bisogna
sapere che in casa di chi scrive c’è una paretina dedicata a Edgar Allan Poe
(rimando a questo post per una breve disamina del Poe teorico, in riferimento
alla forma del racconto). Ci sono la sedia Ligeia, una mensola, tre libri (altri se ne aggiungeranno
quando avrò finito di toglierli dai cartoni del trasloco) e un’elaborazione da
un ritratto di Edgar, che in virtù della posizione vigila su di noi anche
quando siamo in cucina. Così, se l’anima stanca di Ligeia desiderasse fermarsi
un momento a prendere fiato, la sua sedia dedicata è sempre disponibile.
Al
di là del flavor sepolcrale, in
realtà la paretina è concepita per
trasmettere energia e tensione positiva all’azione, all’uso strenuo della forza
di volontà – un’ispirazione dovuta al testo che Poe mette in esergo al suo racconto,
forse di Joseph Glanvill, forse a lui da Poe forzosamente attribuito:
“E lì è la volontà che non muore. Chi conosce i misteri della volontà e della sua forza? Poiché Dio altro non è se non una grande volontà che penetra tutte le cose per la natura stessa della sua forza. L’uomo non s’arrende agli angeli né alla morte interamente, se non per la sola debolezza della sua fragile volontà.”
Certo, bisogna anche averla, la sedia Ligeia. Chi scrive vi si è imbattuta per
un felice caso di serendipity, in un sito di annunci. Subito mi sono accertata
dell’origine del titolo e ho deciso di comprare l’opera dalla sua autrice,
Valentina Rondina, una giovane restauratrice e decoratrice di Arluno che dopo
gli studi classici si è specializzata in conservazione programmata dei
manufatti lignei e presenta i suoi lavori nel blog “caratteri mobili”.
E insomma, quando si entra in una casa nuova, appare
necessario impregnarla dello spirito che si desidera vi imperi.
3 commenti:
Curioso. Le sedie e un po' anche il tavolo assomigliano moltissimo a quelle della sala di casa mia,acquistata da mio nonno negli anni '20.
Bello cominciare a vedere scorci di casa tua.
E Poe vigila sempre (ricordo che ho rispolverato la mia serie sulla detective fiction grazie a quel tuo post...)
che bellissima idea!!! voglio anch'io un altare con i miei mostri sacri!
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