certo che abitare proprio vicinissimo alla mecca del rock milanese ha i suoi vantaggi: quando si rientra tardi, dalle parti di casa mia, si comincia a sentire dall’isolato precedente un brusio che cresce progressivamente e prende ad avvolgerti come una sorda marea di voci indistinte. poi si comincia a vedere una macchia nerastra: è l’angolo tra le due vie che ospitano le vetrine (stupende, ciascuna con la sua brava citazione da gruppi rock storici serigrafata nel vetro) del rock’n’roll. decine di individui con maglietta nera di ordinanza e capelli corvini variamente acconciati, che rimandano un depurato sentore d’inferno, stazionano fuori dal locale fumando, bevendo birra e discorrendo. quando passi la folla si lascia fendere e ti accoglie come una rassicurante culla di bruma, per poi richiudersi e badare ai casi suoi. chi frequenta il posto vi è legato da un forte senso di appartenenza: il locale di david one è un punto di riferimento essenziale per giovani musicisti e anche anziani utenti di buon vecchio rock. c’è grande equilibrio tra la presenza del tempio rockettaro (tra l’altro, bellissimo, con i muri ricoperti di una specie di découpage fatto con riviste e una serie di memorabilia) e gli abitanti dei vicini edifici: merito della squisita educazione dei titolari david e maurizio, che solo un paio di giorni fa hanno esposto il cartello visibile nella foto. l’affermazione finale testimonia la vicinanza del posto a via gluck: tout se tient.
Nessun commento:
Posta un commento