mi convinco sempre più che la zona di milano in cui abito è trendy sopra ogni altra. a parte l’incontro di qualche tempo fa con lapo elkann, vicino a un solarium nei pressi della stazione centrale, a parte il tempio del rock milanese all’angolo di casa, a parte rosita celentano e paolo limiti all’esselunga di via cagliero, ieri, in un anonimo bar tabacchi di via melchiorre gioia, ho incontrato umberto galimberti. il professore, in compagnia di un signore che lo chiamava con deferenza “professore”, ha comprato cinque o sei pacchetti di sigarette che il tabaccaio gli ha sistemato in una bustina di carta bianca – la cosa mi ha fatto pensare a quelle signore eternamente nervose cui la sola idea di un tabaccaio chiuso che possa inserire un’interruzione tra una seduta e l’altra di fumo comunica un’angoscia invincibile e una compulsiva spinta all’acquisto all’ingrosso – e poi ha preso il caffè accanto a me. finito di bere, galimberti e il suo accompagnatore si sono scambiati un affettuosissimo abbraccio con relativo sfumato finale di mano che percorre il braccio dall’alto verso il basso prima della separazione fisica, poi l’accademico si è diretto verso una vecchia automobile e su quella è scomparso in direzione greco. io spero che la vicenda degli stralci di testo copiati da libri di colleghi non sia così come appare.
l'immagine di umberto galimberti è courtesy www.zam.it.
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