certo, quando suona giovanni te ne stai lì, a volte un po’ in sofferenza, a volte colto, come lui, da un’energia incontenibile – quando pesta sui tasti e sembra che lo steinway stia per scassarsi si sente salire un gorgo inarrestabile, si ha la sensazione che tutto sia positivo e nulla di brutto possa accadere: una sorta di urgenza vitale.
epperò ieri, al blue note, l’urgenza che si avvertiva era di un altro tipo. una leggera urgenza di concludere (dopo quello delle nove c’era il concerto delle undici), un entusiasmo a termine, inchini e ringraziamenti visibilmente cronometrati e un vago presagio di omologazione.
non siamo ingenui, lo showbiz ha le sue norme, bisogna battere il ferro, trarre il massimo profitto col minimo impiego. l’impiego di allevi, però, non è minimo: giovanni, ribellati. noi, sciarpa arancione o no, ti vogliamo bene.
p.s.: io desidererei che qualche alleviano mi spiegasse un mistero. ieri, prima del concerto, sono stata seguita alla toilette da una ragazza molto in ansia, che ha voluto donarmi una confezione di candeline da compleanno, sottili, colorate, che mi ha invitato ad accendere durante il concerto. quasi tutti avevano queste candele, la copertura dei tavoli era quasi totale. però non è successo nulla, non una fiammella si è levata: data l’organizzazione capillare dei distributori, mi chiedo perché.
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