esistono individui i quali, di fronte a qualsiasi cosa si proponga, qualsiasi nuova idea si esponga, qualunque fantasticheria si condivida, rispondono invariabilmente “no”. non il dignitoso e tragico “preferirei di no” dello scrivano, ma “no, è impossibile, non si può fare, non riuscirà”. “proviamo?” “è inutile, tanto non…” è l’imbarazzante schiatta dei naysayers, termine anglosassone che sintetizza in maniera eccellente la locuzione “coloro i quali oppongono un diniego a qualsiasi tentativo di modificare lo status quo” e sostituisce la traduzione, di tono decisamente puerile, “signornò”. queste persone, che si possono trovare anche tra i nostri amici, sono dei tarpatori di professione: specialisti nel dissolvimento di qualunque proiezione positiva, di qualunque slancio verso un cambiamento purchessia. vagamente arcigni, anche quando si travestono da ragionevoli, sono come bambini cui sia stata rivelata troppo presto l’inesistenza di babbo natale, che pervicacemente si compiacciono di rovinare il sogno ai loro compagni più piccoli. qualche tempo fa, nel corso di un laboratorio d’arte per bambini al quale avevo accompagnato mia figlia, il povero animatore cercava di imbastire una storia mostrando delle immagini di cose che non si trovano in natura. uno dei bambini, a malapena seienne, s’incaponiva: “non esiste, è fatto col computer”. “sì, ma facciamo finta che…” “non esiste. si prende una foto e si fa col computer, lo fa anche mio padre”. e non si placava. trovo che questo strenuo, nevrotico attaccamento alla realtà, a quella che si può toccare, verificare, quella in cui tutti i conti tornano, sia profondamente invalidante. credo che, per chi è legato al concetto di incessante sviluppo individuale, per coloro che desiderano passeggiare in libertà nello spazio che è dato tra sé stessi e l’esterno, e oltre – ma quanto esterno, se poi lo apprezziamo comunque con i nostri occhi? –, sia necessario evitare questi tristi figuri. e i loro cugini, gli yesbutters, quelli che ti oppongono un invariabile, noiosissimo “sì, ma”.
immagine: cravatta The Nay Sayer, courtesy www.zazzle.com
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Everybody needs an editor
gli illustratini di "cose da libri"
concepite al tavolino di un bar da anna albano, che fa l'editor, e raffaella valsecchi, che fa l'illustratrice. cercate "le perline" tra i post, prelevate e gustate
Matteo Grimaldi, "La vita delle cose che amiamo"
è arrivato il terzo grano di editoria illustrata gratuita di "cose da libri"
misteriose storie di editing in corso
cosa è un marchio? una marca, un brand? ce lo spiega attraverso più di cento esempi illustrati un noto designer milanese.
editor indipendente e traduttrice, anna albano lavora in ambito editoriale dal 1990. è titolare del microservice editoriale "faccio testo". lavora con gli autori che desiderano migliorare i loro manoscritti per presentarli agli editori. opera sull'equilibrio complessivo della struttura, sull'efficacia di ogni parte del testo, tagliando e riscrivendo di concerto con l'autore dove è necessario.
scrive principalmente sul tram numero due, dove elabora tra l'altro i brani dedicati ai lettori itineranti che pubblica su questo blog.
è l'autrice di "milano città di libri - guida alle librerie e ai librai indipendenti di milano", pubblicata nel 2010 per i tipi di nda press, nonché di una serie di apprezzate quarte di copertina.
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