giovedì 6 ottobre 2011

redenzione per tutti

Maurycy Gottlieb, Ebrei ashkenaziti in preghiera in occasione dello Yom Kippur, 1878. Tel Aviv, Museum of Art
Oggi mi scrive rabbi Zalman Shmotkin ed esordisce così: “Dipende tutto da te”. Mi dice che tutto, nel venturo Yom Kippur (la ricorrenza ebraica dell’espiazione, che comincerà venerdì notte), indica proprio me. Mi narra che un tempo, in occasione di questa festa, i sacerdoti si recavano al tempio per chiedere a Dio la redenzione per il mondo intero. Al giorno d’oggi una persona purchessia, girando la pagina del proprio libro personale, attraverso il compimento di una azione degna, o mediante il pronunciamento di un buon proposito, può cambiare per sempre il corso del mondo.
Perciò, continua rabbi Shmotkin, in questo Yom Kippur le chiavi del futuro del mondo sono mie: mio è il potere di far pendere l’ago della bilancia a favore dell’umanità. La mia buona azione, il mio pentimento, il grido originario che si leverà dalle profondità della mia anima attraverserà i Cancelli del Cielo e solleciterà la risposta di Dio.
Questa visione è figlia di quella di rabbi Menachem M. Schneerson, il fondatore del movimento Chabad, convinto che un’innata bontà risieda nell’animo di ogni essere, che nessuno sia insignificante o indegno di attenzione.
In giorni particolarmente densi, pieni di questioni da dipanare, congestionati al punto da non lasciare tempo per qualunque attività che non sia un lavoro matto e disperatissimo, ricordare di essere responsabili in prima persona della propria vita aggiunge allo stesso tempo peso e leggerezza.

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