lunedì 17 settembre 2012

leggero, veloce e ben scritto_ la scelta del detective marvin hanson

Joe R. Lansdale. Courtesy kingsroad.it
"Riempì d'acqua il bicchiere e lo mise nel lavello accanto alla ciotola, poi infilò la forchetta nel bicchiere e ripose pane e latte, rimpiangendo troppo tardi di non avere infilato una fetta di formaggio nel panino. Spense la luce in cucina e andò in salotto. Era una stanza pannellata in mogano rossiccio, per quel poco che c'era da vedere. Quasi tutte le pareti erano coperte da librerie. Forse era nato e cresciuto povero, forse aveva vissuto nel ghetto, ma il nonno gli aveva insegnato a leggere e ad amare i libri. Da bambino Marvin Hanson aveva un tesoro più prezioso degli altri, la tessera della biblioteca. Era un inferno andarci, ma quando ce la faceva prendeva sempre il massimo dei volumi concessi al prestito. D'estate praticamente viveva dietro uno di quei lunghi tavoloni di legno, un mondo ben serrato tra le dita, un mondo di carta, inchiostro e immaginazione.
Suo fratello Evan non sapeva nemmeno leggere e scrivere il proprio nome. Aveva fatto il pugile, con poca fortuna. Non era un brocco, ma nemmeno bravo, solo uno di seconda categoria. Dovevo fare il pugile, pensò, avevo le mani, il mento e il cuore adatti. Suo fratello solo quello aveva, il cuore. Un cuore da stallone.
In un vicoletto poco lontano da dove avevano trovato Bella, un delinquentello imbottito di neve aveva ficcato un serramanico in quel cuore da stallone per 3 dollari e 47 cent. Fine della recita per Bubba 'The Kid' Hanson. Un altro negro morto stecchito con una lama nel miocardio.
Morte. Ce l'aveva proprio in testa stasera, come se di colpo la calotta cranica si fosse riempita di tutta la morte che poteva contenere e adesso traboccasse come un cesso intasato. Venti anni nel corpo di polizia, e stasera si sentiva alla canna del gas.
Forse erano stati tutti quegli anni passati a credersi un eroe che arrestava la feccia e il giorno dopo la vedeva a piede libero grazie a qualche avvocato da sbarco con gli scrupoli di un agente della Gestapo. Sì, forse era per quello, e forse doveva mandare tutto affanculo.
Almeno per il momento era esattamente quel che stava per fare. Vaffanculo tutto quanto.
S'aggirò nella stanza passando le dita sul dorso dei libri. Cosa leggere? Ci voleva qualcosa di leggero, qualcosa che risucchiasse l'autolesionismo, qualcosa di riposante. Sfiorò Il grande sonno di Chandler. No, troppo reale per oggi. Poi i polpastrelli carezzarono The Glory of the Hummingbird di Peter De Vries. Ci siamo. Leggero, veloce e ben scritto. Scelse la poltrona di pelle accanto alla finestra, apri leggermente le tende prima di sedersi e poi reggendo il libro alla luce vivida iniziò a leggere. Lesse fino a quando le parole iniziarono a giocare a cavalluccio e il volume cadde dalla sua grande mano inerte."

Joe R. Lansdale, Atto d’amore, Fanucci, Roma 2004

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