martedì 28 luglio 2009
pop on the beach – birra raffo e olio johnson
sulle spiagge ultrapop della litoranea tarantina quest’anno impazzava il johnson’s baby oil. praticamente chiunque, allo scopo di abbronzarsi, attingeva a piene mani all’avita bottiglia col tappo color pastello: il risultato era una distesa di corpi fritti, scurissimi, pelli color cioccolato fondente come puoi vederne solo là. in particolare, nella spiaggia, l’ultrapop sconfinava nel reggae/hip hop e le giornate si snodavano all’insegna dell’immersione rituale nell’olio paraffinato (pare che faccia malissimo) e della cerimonia della birra raffo, che consiste nel berla dalla bottiglia e poi seppellire la stessa nella sabbia fino al collo, presso il proprio asciugamano (con lo sgradevole effetto collaterale del dimenticamento finale e conseguente progressiva vetrificazione dell’intera spiaggia), il tutto al suono della musica tarantina di ultima generazione, da zakalicious a fido guido. la sera, poi, la dolce vita della litoranea prevedeva, oltre ai classici tour de force da discoteca, al cinema all’aperto e alle serate etniche a base di pizzica, alcune performance di artisti locali – musica, pittura e letteratura mescolate in un unico luogo, un locale intitolato “villanova”, in cui hanno preso vita le espressioni della gente che a taranto è rimasta o ritornata e che dal punto di vista delle proposte culturali nemmeno pensa a darsi per vinta. hanno animato queste serate, purtroppo davanti a pochi spettatori, l’appassionato angelo losasso, musicista polistrumentista, videomaker e titolare dei panama studios, dove se sei un musicista o un artista multimediale puoi andare a elaborare le tue cose; shambhu, pittore, grafico e performer multimediale; il poeta e performer vladimiro passannanti. il luogo è ameno: vi si va a mangiare e bere, si assiste agli spettacoli tra fichi, olivi, banani, sotto le stelle. non esiste luogo migliore, nei dintorni, per guardare la luna. prende in consegna la tua macchina un parcheggiatore un po’ sciroccato, che sulla maglietta esibisce una targhetta con su scritto “impresario”.
per tornare alla spiaggia, quest’anno si godeva di giornate particolarmente spassose in virtù della partecipazione di una stella di prima grandezza: la TFT. La Tipica Famiglia Tarantina consta normalmente di un patriarca (figura maschile dominante non necessariamente in età), di sua moglie, dei loro fratelli e sorelle con rispettivi coniugi, dei figli e dei figli dei figli (il patriarca e sua moglie sono spesso nonni giovani). la TFT arriva in spiaggia nell’ora peggiore, intorno alle tre del pomeriggio, per prime le donne cariche di una quantità incalcolabile di borse frigo, poi gli uomini con tavolini, sedie e ombrelloni (loro arrivano dopo perché hanno chiuso la macchina e l’hanno accuratamente parcheggiata all’ombra). la famiglia si sistema in semicerchio: al centro, dove in un tempio antico starebbe la cella con la divinità, il tavolino con le vettovaglie, sormontato dall’ombrellone. cominciano animate discussioni, normalmente condotte dal patriarca (è lui il presentatore dello show), sugli argomenti più disparati, che vanno dal prezzo della frutta al mercato all’educazione che la figlia dovrebbe impartire alla nipotina sara (ci sono anche i nipotini denis, nicole e asia). mentre la discussione impazza, senza alcun riguardo né per la prossemica né per i decibel impazziti, le signore preparano e distribuiscono panini con la peperonata, stappano bottiglie di birra (a taranto la birra raffo è come la corona: si beve, come già detto, dalla bottiglia), riempiono, persino, coni di gelato multigusto per grandi e piccini. quando il dj della spiaggia interrompe il ciclo dell’hip hop/reggae targato taranto con una hit del momento, una delle adorabili matrone – sulla cinquantina, abbronzata, ridanciana, sovrappeso, strizzata incurantemente in un bikini – delizia la spiaggia tutta con un balletto sexy molto ben eseguito, uno spettacolo esaltante che malauguratamente non posso applaudire in quanto rischierei di espormi come ficcanaso e non potrei continuare a spiare. si svolgono così le loro giornate di vacanze a costo zero, direi in serenità perfetta: quella serenità un po’ aggressiva che è caratteristica distintiva di un certo tipo di tarantino, quello che affonda solide radici nella propria città, che non si sogna minimamente di cambiare abitudini in auge anche quarant’anni fa, quello in cui la natura prevale gioiosamente sulla cultura, nella cui famiglia nessuno è emigrato al nord per studiare o lavorare, tarantini interi e solidi come il guscio delle nostre cozze.
p.s.: nel corso della giornata le matrone della TFT fanno periodicamente il giro dei parenti munite di sacchetti per la spazzatura: alla loro partenza, dei loro banchetti, non rimane traccia alcuna. la TFT in esame appartiene alla sottocategoria dei “pulitazzi”, come vengono localmente definite le persone pulite e civili.
1 commento:
ci vorrebbe proprio una birra con questo caldo!! :-)
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