 da sinistra, in senso orario: la ragazza in bianco legge Povera ragazza ricca di Lesley Lokko; la signora in giacca rossa, beatissima e concentrata, ha davanti a sé L'albero delle lattine di Anne Tyler; il ragazzo attaccato al sostegno è completamente immerso nella lettura del Giovane Stalin di Simon Sebag Montefiore. proprio accanto a me siede un estimatore della "Settimana enigmistica" alle prese con l'Appendice della sfinge. mi fa pensare al mio temibile nonno materno, martino, che ci faceva ri-uscire di casa e ri-suonare il campanello se, entrando, non avevamo salutato ("solo gli asini non salutano quando entrano in una casa"); ci terrorizzava se facevamo chiasso e pareva fossilizzato là, seduto a capotavola, nella cucina della casa di mia nonna, un lapis (come lo chiamava lui) in mano, il settimanale che vanta innumerevoli tentativi di imitazione davanti a sé e, sulla credenza a lato, il suo immancabile barattolo di citrosodina. operaio presso l'arsenale di taranto, a un certo punto martino fu promosso capo operaio, avanzamento che festeggiammo con un vassoio di paste e lo spumante dolce. martino, che tornava periodicamente nella sua santa maria di leuca per procurarsi l'olio e il vino – un rosso che, terminato, lasciava nel bicchiere un denso strato vermiglio –, non sospettava neanche l'esistenza del passito di pantelleria.
da sinistra, in senso orario: la ragazza in bianco legge Povera ragazza ricca di Lesley Lokko; la signora in giacca rossa, beatissima e concentrata, ha davanti a sé L'albero delle lattine di Anne Tyler; il ragazzo attaccato al sostegno è completamente immerso nella lettura del Giovane Stalin di Simon Sebag Montefiore. proprio accanto a me siede un estimatore della "Settimana enigmistica" alle prese con l'Appendice della sfinge. mi fa pensare al mio temibile nonno materno, martino, che ci faceva ri-uscire di casa e ri-suonare il campanello se, entrando, non avevamo salutato ("solo gli asini non salutano quando entrano in una casa"); ci terrorizzava se facevamo chiasso e pareva fossilizzato là, seduto a capotavola, nella cucina della casa di mia nonna, un lapis (come lo chiamava lui) in mano, il settimanale che vanta innumerevoli tentativi di imitazione davanti a sé e, sulla credenza a lato, il suo immancabile barattolo di citrosodina. operaio presso l'arsenale di taranto, a un certo punto martino fu promosso capo operaio, avanzamento che festeggiammo con un vassoio di paste e lo spumante dolce. martino, che tornava periodicamente nella sua santa maria di leuca per procurarsi l'olio e il vino – un rosso che, terminato, lasciava nel bicchiere un denso strato vermiglio –, non sospettava neanche l'esistenza del passito di pantelleria.
martedì 13 aprile 2010
letture in tram con madeleine finale
 da sinistra, in senso orario: la ragazza in bianco legge Povera ragazza ricca di Lesley Lokko; la signora in giacca rossa, beatissima e concentrata, ha davanti a sé L'albero delle lattine di Anne Tyler; il ragazzo attaccato al sostegno è completamente immerso nella lettura del Giovane Stalin di Simon Sebag Montefiore. proprio accanto a me siede un estimatore della "Settimana enigmistica" alle prese con l'Appendice della sfinge. mi fa pensare al mio temibile nonno materno, martino, che ci faceva ri-uscire di casa e ri-suonare il campanello se, entrando, non avevamo salutato ("solo gli asini non salutano quando entrano in una casa"); ci terrorizzava se facevamo chiasso e pareva fossilizzato là, seduto a capotavola, nella cucina della casa di mia nonna, un lapis (come lo chiamava lui) in mano, il settimanale che vanta innumerevoli tentativi di imitazione davanti a sé e, sulla credenza a lato, il suo immancabile barattolo di citrosodina. operaio presso l'arsenale di taranto, a un certo punto martino fu promosso capo operaio, avanzamento che festeggiammo con un vassoio di paste e lo spumante dolce. martino, che tornava periodicamente nella sua santa maria di leuca per procurarsi l'olio e il vino – un rosso che, terminato, lasciava nel bicchiere un denso strato vermiglio –, non sospettava neanche l'esistenza del passito di pantelleria.
da sinistra, in senso orario: la ragazza in bianco legge Povera ragazza ricca di Lesley Lokko; la signora in giacca rossa, beatissima e concentrata, ha davanti a sé L'albero delle lattine di Anne Tyler; il ragazzo attaccato al sostegno è completamente immerso nella lettura del Giovane Stalin di Simon Sebag Montefiore. proprio accanto a me siede un estimatore della "Settimana enigmistica" alle prese con l'Appendice della sfinge. mi fa pensare al mio temibile nonno materno, martino, che ci faceva ri-uscire di casa e ri-suonare il campanello se, entrando, non avevamo salutato ("solo gli asini non salutano quando entrano in una casa"); ci terrorizzava se facevamo chiasso e pareva fossilizzato là, seduto a capotavola, nella cucina della casa di mia nonna, un lapis (come lo chiamava lui) in mano, il settimanale che vanta innumerevoli tentativi di imitazione davanti a sé e, sulla credenza a lato, il suo immancabile barattolo di citrosodina. operaio presso l'arsenale di taranto, a un certo punto martino fu promosso capo operaio, avanzamento che festeggiammo con un vassoio di paste e lo spumante dolce. martino, che tornava periodicamente nella sua santa maria di leuca per procurarsi l'olio e il vino – un rosso che, terminato, lasciava nel bicchiere un denso strato vermiglio –, non sospettava neanche l'esistenza del passito di pantelleria.
 










 
 
 
 





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