Il professore Paolo Parigi di San Benedetto del Tronto ha scritto Contro la lettura, un saggio preannunciato da un'intervista sul "Quotidiano.it" che si può leggere qui, e pazienza se l'intervistatorino è un po' ruspante (oppure al "Quotidiano.it" non fanno l'editing sui testi). Paolo Parigi spara provocatoriamente contro chi legge e pure contro chi scrive (poi, si scopre, ha 5526 libri su anobii). Di scrittori, preannuncia, si occuperà più puntualmente nel suo prossimo scritto.
Per motivi di pura serendipity chi scrive ha acquistato ieri, al Libraccio di viale Vittorio Veneto a Milano (dall'adorabile libraio Michele), Gli scrittori inutili, di Ermanno Cavazzoni (Guanda, Parma 2010; sempre sia lodato, tra i rari italiani che gradisco). Ecco, sfogliandolo, cosa ho trovato alla fine*:
Congedo dal libro
In conclusione sembra che l'attività spirituale del leggere sia sommamente malsana; e induca ad una più celere putrefazione dei corpi. La visione di una sala di lettura produce un leggero ribrezzo nel cittadino normale, come vedere una corsia d'ospedale o un dormitorio di pubblica carità, dove dei poveretti depositano il corpo, dotato ancora di vita, seppure in forma attenuata.
Se le biblioteche fossero all'aperto, nei prati, e i lettori si spargessero per la campagna, tra i pascoli; se stessero coi piedi nell'acqua corrente e si tenessero rinfrescata la testa, ci sarebbe molta più sanità e il personale professerebbe una filosofia più ottimista. Ci fosse anche un venticello perpetuo, leggero, che muova le pagine e spazzi la forfora e i capelli caduti, sarebbe una sorta di paradiso terrestre, una specie di aprile perpetuo.
Purtroppo non si conosce nessun paradiso bibliotecario; nessuno l'ha immaginato. Nel paradiso in genere, mi spiace dirlo, ci sono pochi libri, anzi sembra ci sia un grado elevato di analfabetismo.
Tuttavia bisogna riconoscere che l'esperienza continuativa della biblioteca è in prospettiva un vantaggio per l'essere umano; perché prepara più profondamente al cimitero e alla morte; ossia prepara in una certa maniera all'aldilà. Infatti posso asserire che il purgatorio, se c'è (ed è probabile), somiglia molto, moltissimo, ad una biblioteca antiquata. Lo si può descrivere: è un luogo un po' triste, molto vasto, rivestito di legno; con luce scarsa e artificiale; dove appunto si va per emendarsi. Si sta seduti ad un tavolo, per secoli, con altri derelitti, coi quali però non si parla. Mai. Vietato. E dai quali promana un odore leggero di cadaverina, e di fumo di sigaretta, indelebile. In genere in purgatorio si sta lì e si aspetta un libro; non si sa quale con precisione. ...
Nei primi mesi di attesa generalmente si scalpita e viene fame. Circolano allora sotto i banchi, illegalmente, dei panini al salame. In purgatorio non sarebbero ammessi; soprattutto non è ammesso il salame.
*scusa, o Guanda, per la lunga citazione: però un pochino di knowledge dissemination male non può fare.
2 commenti:
Che bello vedere che Cosedalibri apprezza Ermanno Cavazzoni.
Che bello Ermanno Cavazzoni.
Che bello Cosedalibri.
Che bello.
Randa
ciao, amico mio. oggi si balla con lo chaud boulet!
aa
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