sabato 15 maggio 2010

madeleine (anzi, oro saiwa)

ho abitato molto a casa dei miei nonni materni. mio padre era quello che si dice un “trasfertista”, un operaio specializzato in cose da fare internazionalmente, e in quegli anni era a chimbote, in perù, a costruire non so quale impianto industriale. mia sorella, che ancora non andava a scuola, era con lui e mia madre. io, che a scuola invece ci andavo già, ero rimasta in italia coi nonni, a rodermi di invidia e di malinconia. al tempo non usava intrattenere i bambini, i quali cercavano di distrarsi per conto proprio, come potevano. io, sentendomi come jo delle Piccole donne nei suoi giorni di noia, mi aggiravo per la casa dei nonni aprendo credenze e buffet, che immaginavo colmi di segreti e invece contenevano servizi di piatti e libri: tra gli altri, il già citato Piccole donneUna pagina d’amore di zola, entrambi pubblicati da cino del duca in una collana rilegata in tela bianca, con i risguardi stampati a motivo di trina; e poi, in altre edizioni, Fausto e Anna di carlo cassola e Il cappello del prete di emilio de marchi (non mi si chieda perché questi libri stessero in una credenza e non in una libreria, ché non conosco la risposta). oltre a ciò, in casa di mia nonna non mancava mai “Sorrisi e canzoni”, perciò la sera si sapeva sempre cosa guardare alla tele: ed era gino cervi in Maigret, con luigi tenco che ne cantava la sigla Un giorno dopo l’altro, ora che ci ripenso assai appropriata e in armonia col resto (chissà se pure la canzone l’aveva scelta camilleri): anche con le lunghissime pause, che risulterebbero intollerabili al telespettatore di oggi. al tempo, per  combattere la sensazione di essere stata abbandonata al di qua dell’oceano dal resto della mia famiglia, che immaginavo sollazzarsi alle mie spalle nelle americhe, mi dedicavo alla sperimentazione di nuovi snack. fu così che una sera, al suono di tenco e in preda alla nostalgia, inventai gli oro saiwa ripieni di salame. una specialità giudicata vomitevole dai miei due avi, che molto aspramente mi rimproverarono per averne verificato la commestibilità.

epilogo: nel 1970, in seguito a uno dei più grandi terremoti mai verificatisi in perù, i miei dovettero rientrare precipitosamente in italia per non più ripartire. con mia enorme, maligna soddisfazione.

Nessun commento: