in quel di bologna risiede fabio rizzoli, un amico editor che sta lavorando a un ambizioso ciclo di scritti miscellanei srotolantisi al trascorrere delle stagioni, uno per ogni giorno, di cui è stato dato pubblico assaggio nell'edizione di marzo di "linus", dove l'antipasto di fabio è stato servito nella rubrica dedicata agli esordienti curata da matteo b. bianchi. non credo che fabio mi biasimerà se pubblico un frammento dell'imponente corpus-to-be, che mi ha molto divertita:
"3 marzo
Mi  fregio di essere un alfiere di una professione emergente, che sono  convinto avrà una diffusione sempre maggiore. Il mio lavoro è quello del  demotivatore. Dopo il boom degli anni Ottanta e Novanta, il periodo in  cui non solo ogni manager ma persino qualsiasi casalinga doveva  rafforzare l’autostima per essere pronta a tutto, dal camminare sui  tizzoni ardenti a gestire una fusione di compagnie multinazionali, siamo  finalmente entrati in un periodo di riflusso, in cui il low profile è sempre più apprezzato dalla società.
Le  aziende mi chiamano per azioni di coaching specifiche, mirate ad  abbassare il livello di motivazione dei membri del quadro dirigenziale.  Mi trovo quasi sempre davanti a cocainomani che lavorano come invasati,  si pongono obiettivi che trascendono la sana ambizione e mirano  piuttosto all’onnipotenza.  Hanno alle spalle famiglie allo sfascio, una  salute minata dallo stress, una vita personale che si riduce al momento  in cui dicono 'Il pieno, grazie' al benzinaio. E qui intervengo io." 
rizzoli ha letto perec e sicuramente non ignora l'oulipo, né l'ottimo max aub. dico questo perché, oltre alla saga stagionale che ha in grembo, fabio ha pubblicato, con un pugno di amici, qualche numero di "adodo", una rivista che presto diverrà rarissima sul mercato antiquario, nella quale gli scarsi redattori facevano tutto, all'insegna del falso, dell'invenzione, del pastiche, del grottesco. non solo alle avanguardie del novecento sembra debitore "adodo" (che un po', mi pare, è parente di dada), ma anche del più puro marenco anni settanta: nell'Epopea di Shazzir, labrano di Guandar, risuonano irresistibili gli echi di Alto gradimento: "Ugnolando, alzando la sbagarda in capo al suo esercito, Shazzir si getta con fredore e ardimento nella mischia". e marenco: "Chi si sveglia di mattina con un'inguercibile sgatoscio che gli ingromma il cardio, siede stroncamente sul burlo del giaculo, orando e occhia il Metrotempo" (da Lo scarafo nella brodazza).
e dallo Zagabriale del numero 3: "... Ci teniamo a sottolineare che pubblichiamo esclusivamente ciò che riteniamo di alto livello ... Cataloghi di penne stilografiche, manuali di prefazione, lettere minatorie, sceneggiature di reality show: non ci sarà limite alla voracità di 'Adodo'. In questo numero vi presentiamo la lettera di dimissioni, un genere relativamente recente (nasce con la burocrazia), ma con una storia ben delineata e un ventaglio di sottogeneri. Non dimentichiamo che, anche per la lettera di dimissioni, ci troviamo in una fase per così dire postmoderna".
tutto,  in "Adodo", è inventato di sana pianta, gli autori, le loro biografie, i  loro scritti, proprio come di sana pianta il già citato max aub inventò  biografia, scritti e opere dell'immaginario artista contemporaneo di  picasso jusep torres campalans. adodo è un bambino che somiglia al  piccolo principe, epperò tristo, malmostoso e stralunato. "Adodo" è una  pubblicazione di Raz Morieau e LaDonna Smith, presentata da  Suki-ho-Rizomi. non so dove se ne possa reperirne un numero (non  chiedetemi i miei), ma se fossi in voi mi metterei alla ricerca.

 










 
 
 
 





2 commenti:
Quanto mi piace il tuo blog, Anna! ps giovedì ero alla libreria di via Tadino dove presentavano l'ultimo numero di "Ulisse" e un'amica e altri autori leggevano loro poesie. Ho trovato in bella vista, vicino alla cassa, un congruo numero del tuo libro. Evviva! (da ottobre full-immersion in poesie, poete e poeti) Ciau M
Ciao, amico o amica, chi sei?
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