Il giovane libraio si chiama Danilo Dajelli, e dico che è giovane per un motivo preciso: tra le vecchie e le vecchissime librerie della città non ne ho ancora trovata nessuna che mi dicesse “Entra”. La Gogol & C., invece te lo dice forte, amichevolmente, a cominciare dalla ariosa piazzetta su cui si affaccia: una piazza ancora senza nome, su cui governa per ora un condominio, in attesa che diventi affare del Comune. Collocata tra lo storico quartiere Giambellino, via Savona (ma non la parte fighettina) e, appena dietro, i Navigli, la Gogol è una libreria dal respiro europeo: fuori ci sono i tavolini e le seggiole in ferro battuto, come nei bistrot a Parigi; appena dentro, a sinistra, un angolo bar molto funzionale, con altri tavolini e poi, soprattutto, come si conviene a un luogo dove si legge, poltrone in pelle un po’ consunte, ampie, marroni.
E qui sembra invece di essere in Inghilterra, per la precisione a Bath, da Mr. B. (che sta per Bottomley), il libraio che vende delizie da leggere, un signore che ha fatto del servizio a tutto tondo ai clienti la sua filosofia permanente – che evidentemente paga, se ogni santo anno, da quando ha aperto, riceve un premio dalla British Book Industry Awards. La Gogol è un posto confortevole, dove si può leggere mangiare bere – tra questi piaceri supremi manca solo il sesso, ma quello ognuno può praticarlo a casa propria: non si può pretendere troppo, da una libreria – e, volendo, anche parlare. Sabato scorso chi scrive ha visitato la libreria intorno all’ora di pranzo, ed entrando ha respirato aria di quartiere: famigliole con bambini pranzavano, ragazzi più grandi giocavano al pallone nella piazza e prima di andare entravano per un saluto al proprietario.
Due altre meraviglie della Gogol sono 1. le persone che vi lavorano a vario titolo: può parere straordinario riportarlo, ma esse salutano e sorridono, e genuinamente – un atteggiamento che induce a ritornare; e 2. il bagno: non solo è assolutamente immacolato, ma al suo interno si trova una libreria con i libri, diciamo così, più commerciali – una giocosa dichiarazione di intenti che sabato scorso annoverava tra le sue vittime Federico Moccia con L’uomo che non voleva amare e Nora Roberts con L’amore ritrovato. Gogol compare nel titolo del negozio, in una vetrina completamente a lui dedicata e sulla porta del suddetto bagno, colto in bianco e nero durante un elegante momento scatologico. In giro, poi, si trovano novità selezionate, poesia e bellissimi libri per bambini selezionati da Tosca, la moglie di Dajelli. Al piano di sopra, ancora tavolini, un divano e una sezione di libri che attendono un ordinamento definitivo. Cosa si vende alla Gogol? Al 25 marzo primo in classifica era Senza passare per Baghdad, di Luigi Farrauto, secondo Francesco Piccolo con Momenti di trascurabile felicità e terzo Tutta colpa dell’innocenza di Fulvio Fiori; ma la sorpresa vera sono i Sillabari di Parise, amati dal libraio Dajelli che li consiglia, al tredicesimo posto.
Per concludere, chi scrive assegna a Gogol & Company il Cosedalibri Best Bookstore in Town Award 2011: auguriamoci che il pluritatuato, in apparenza sciamannato Dajelli faccia scuola, che tolga un po’ di polvere dagli scaffali dei suoi colleghi milanesi, senz’altro più antichi ma forse un po’ vecchi.
P.s.: tanto per non lasciare esoterismi nel titolo: alla Gogol c’è pure un cane, proprio come da Mr. B.
10 commenti:
ci DEVO andare!!!
E non dimentichiamo che da Gogol&Company i piccoli editori si sentono a casa loro e che, cosa non da poco, si beve anche dell'ottimo vino.
Gran bel posto, insomma.
Randa
insomma, il cosedalibri award è pienamente meritato, no?
Assolutamente sì.
e che dire della colazione? al mattino, fare colazione da gogol ti regala un momento di reale felicità: calma, odore di buon caffè, piccoli krapfen da farcire, una lista di marmellate che solo a leggerla sei già in paradiso, i sorrisi tranquilli della fanciulla dietro al bancone e un senso di altrove che ti entra dentro e si fa poesia. E poi...che dire dele scritte col gessetto bianco sui bordi degli scaffali? e della poltroncina in pelle nell'angolo dei libri per bambini? e chiuderei, per non esagerare e rendere questo commento un illegibile romanzo, che oggi bere da gogol un buon bicchiere di vino rosso alla fine di una pessima giornata è stato un vero balsamo per i miei provatissimi nervi :-)
rossana
ciao, rossana,
chi sei? formiamo una comunità degli adoratori della gogol?
Decisamente la prossima volta che verrò a Milano ci devo andare!! E' affascinante. Qui a Roma scarseggiano proposte di questo tipo, anche se qualche bel posticino c'è ma si potrebbe fare molto di più. Approfitto anche per ringraziarti per l'attenzione che hai verso il nostro blog, avrei voluto farlo in pvt ma non ho trovato una mail:)
Ti auguro una buona giornata!
Giusi
ciao, giusi, di quale blog sei?
aa
Sai che ti dico? A me questi ambienti non piacciono molto. Mi è venuta in mente una frase e l'ho cercata nel mio 'archivio':
"Era un locale piccolo […]. Senza la minima pretesa di stile. Eppure ci si stava bene. Non invadeva il tuo spazio, era questo il segreto. Era un bar che faceva il bar, senza voler essere niente di più."
Robert M. Pirsig, Lila
capisco l'understatement di pirsig, tuttavia, believe me, si può stare benissimo anche nei posti belli. e la libreria di danilo è un bel posto, da tutti i punti di vista.
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