franco brevini mi sembra un professore piuttosto pop. un cerino nel buio è una ricognizione del nostro presente mediatico nel corso della quale brevini riflette sulle nuove forme di comunicazione, produzione e trasmissione del sapere, che, lungi dallo scandalizzarlo o dall’ispirargli nostalgia per la cultura com’era, gli appaiono come l’annuncio di “una nuova stagione segnata dall’affacciarsi di nuovi saperi, di nuovi pubblici e di nuove dinamiche”. redatto in forma di saggio affettuoso, nel quale l’autore dispone accanto alla trattazione degli argomenti frammenti di cronaca accademica e anche familiare, il libro di brevini parla di editoria di massa, di blog, di quotidiani. nel primo capitolo illustra con una commendevole chiarezza come e perché il culto dei classici diventa fondamento per l’esistenza del liceo; a conclusione dell’ultimo, scrive una riflessione sulla difesa del volgare da parte di dante, “un uomo desideroso di non chiudere gli occhi di fronte al mondo che cambia”.
nell’indice dei nomi trovano posto graziadio isaia ascoli, ernesto calindri, truman capote, maurizio costanzo, johnny rotten, william shakespeare e diana spencer: decisamente un libro pop.
posologia: leggere le 194 pagine di un cerino nel buio come un romanzo.
effetti benefici: elimina i pregiudizi.
franco brevini, un cerino nel buio, bollati boringhieri, torino 2008
per l'editore: per favore, scrivete correttamente il nome di marilyn monroe (pp. 55, 72, 193).
Nessun commento:
Posta un commento