mercoledì 10 settembre 2008
infinite scintille - l’anno prossimo a gerusalemme
domenica 7 settembre (7 elul 5768) è stata la giornata europea della cultura ebraica, il cui tema era "musica e parole". le sinagoghe erano eccezionalmente aperte al pubblico e in via della guastalla, a milano, si respirava uno stimolante miscuglio di urgenza e di allegria. c’era la polizia, c’era l’esercito, c’era una serie di smilzi ragazzi con la kippah e l’auricolare, credo volontari, che rappresentavano la sicurezza. nel giardino retrostante il tempio si trovava un allestimento di banchetti con informazioni, libri, musica, cibo. nell’attesa della visita guidata al tempio, rimandata di un’ora e mezza, vado a sentire il rabbino capo, rav alfonso arbib, che parla dell’importanza della musica nella tradizione ebraica. il titolo del suo intervento è e ora scrivete per voi questa cantica. il rabbino invita ad accostarsi alla cultura ebraica (ma è un invito valido comunque) evitando di lasciarsi catturare solo dalle suggestioni e dalle emozioni, che tengono incatenati alla superficie impedendo l’approfondimento: ad accostarsi alle cose con mente e cuore.
un signore davanti a me, “repubblica” e “sole 24ore” sul banco e vecchio cellulare nokia in mano, compone faticosamente un sms. usa il t9, toglie il t9, salva, riprende a scrivere. non si sta distraendo: invia a qualcuno lacerti dal discorso di rav arbib, che recitano “shofar segreto della voce come suono del profondo dell’anima… e non parole… affettività contro logos…”. mi scuso con l'anonimo vicino per aver ficcato il naso.
l’oratore introduce il microconcerto per clarinetto di amit arieli sottolineando la somiglianza del suono dello strumento alla voce umana. la sinagoga è colma di persone quando amit comincia a suonare un incanto di note arcaiche che fanno pensare a una richiesta. mi viene in mente un uomo solo in un deserto, ma un deserto benigno. la miniselezione di pezzi termina trionfalmente con hava nagila. non è necessario alcun incitamento da parte del musicista: tutti, dico tutti cominciano immediatamente a tenere il tempo battendo le mani. rav arbib tamburella compostamente sul legno del suo scranno.
finalmente la visita guidata ha inizio, ma non visitiamo la sinagoga: il nostro cicerone, daniela di veroli, ci introduce all’ebraismo. è incredibilmente esatta e appassionata; in meno di un’ora tocca i punti salienti della questione, senza che le sue parole appaiano superficiali. mi esalto quando racconta che nessun ebreo può inginocchiarsi davanti a un altro uomo, in quanto l’unica cosa considerata sacra è la torah. e a proposito di torah e di parole, riporto un brano dall’opuscolo Ebrei in Italia, che si poteva trovare presso il tempio (non ne cito l’autore poiché non è riportato): “I maestri hanno insegnato che la Torah ha settanta volti (“Shivim panim laTorah”); ogni parola può avere settanta significati: la parola può essere trattata come una roccia da cui, al solo colpirla, scaturiscano infinite scintille. Più la si batte, più scintille scaturiranno.”
l’opuscolo è stato realizzato a cura del dipartimento informazione e relazioni esterne dell’unione delle comunità ebraiche italiane, il cui acronimo, quanto mai appropriato, è DIRE.
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