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come doveva accadere al
dottor johnson con londra, mi piace respirare con la città, idealmente con gli abitanti della città, un respiro corale che si amplifica e si espande nelle mattine presto d’estate, quando i portinai hanno appena lavato le porzioni di marciapiedi antistanti i palazzi, i molti cani di milano non hanno ancora lordato le strade e può anche accadere di provare un’ingannevole frescura. respirare in comunione, dicevo, ma idealmente, senza venire a contatto con nessuno, ché spesso la città è più che bastevole all’esercizio del pensiero del
flâneur.
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