domenica 24 aprile 2011

eccezionalmente mediocre

Grafia e sigillo di Samuel Pepys. Immagine courtesy nationalarchives.gov.uk

Nato nel 1633, Samuel Pepys fu per tutta la carriera un funzionario statale al servizio della corte d’Inghilterra. Lavorò nell’Ufficio della Marina e fu segretario dell’Ammiragliato, fu amico del duca di York e presidente della Royal Society. Ciò che più conta, ci ha lasciato un diario, cominciato nel 1660 e interrotto nel 1669, voce non mediata (il diario non era destinato alla pubblicazione) di un uomo vissuto durante il regno di Carlo II e durante la Grande peste. Ampi stralci dal suo diario furono pubblicati nel 1941 presso Bompiani a cura di Milli Dandolo. Riporto dalla prefazione di Guido Almansi: “I diari esercitano un’attrazione particolare, forse piccante e perversa, nonostante il loro tono medio che, per sua natura tende alla monotonia, alla ripetizione, alla noia. Un diario può continuare per centinaia e centinaia di pagine a forza di minuzie, di notazioni marginali, di dettagli di scarso significato. […] L’annotazione del diario è naturalmente effimera e fatua: la letteratura diaristica si sforza di trasformare l’effimero nel durevole, il fatuo nel memorabile. Leggere un diario è quasi sempre operazione letterariamente ingiustificabile, moralmente reprensibile, intellettualmente umiliante e solo in rarissimi casi esteticamente gaudibile. […] Se questo è vero per ogni sorta di diari, ancora più peculiare deve essere la motivazione di lettura nel caso di Samuel Pepys perché il suo non è mai il diario di un uomo eccezionale ma costantemente il diario di un uomo qualsiasi. […] Il suo grande merito è quello di essere felicemente, stupendamente, beatamente mediocre: non mediocremente mediocre, ma eccezionalmente mediocre, pietra di paragone di ciò che è la mediocrità. Pepys è un po’ come il suo lettore medio il quale non può non essere un uomo qualunque: il diarista è il Doppelgänger di tutti noi lettori dell’autobus e della metropolitana. I pensieri di Pepys sono banali; le sue passioni comuni; la sua sensualità quella dell’homme moyen; la sua moralità dubbia ma non eccezionalmente tale; i suoi difetti e le sue meschinità e piccinerie e vizietti e manie sono tutti di una travolgente normalità. A volte Pepys non si lava; gli capita di prendere i pidocchi; non paga tutte le tasse; si veste come un damerino; sveglia la moglie col suo russare; forse puzza; va a puttane; si arrabbia e picchia il servo, prende a calci la cuoca, tempesta la schiena della sguattero a colpi di scopa (e poi si lamenta perché si è slogato un pollice mentre lo bastonava); ogni volta che c’è una donna, nei paraggi, tocca tutto quello che può; beve troppo; mangia ancora di più; in chiesa, invece di pregare il Signore, insidia le ragazze; si dà ai bagordi ma eccede in modo non eccezionale; accumula denaro in maniera discretamente disonesta; legge seri trattati ma non ci capisce niente; spende troppo per i suoi vestiti; è vanesio e pettegolo; va spesso a teatro ma non gli piace Shakespeare; è capace di commozione ma anche di cinismo, di generosità ma anche di avarizia”.
Ed ecco cosa annota Samuel il 24 aprile del 1663 e del 1668, esattamente trecentoquarantotto e trecentoquarantatré anni fa: “24 aprile 1663. Stamattina ho dovuto frustare il ragazzo con tanta forza da sentire due o tre volte il bisogno di riposarmi per prendere fiato. Temo però di non riuscire a nulla. Speravo di fare di lui un galantuomo, perché gli sono veramente affezionato, ma è inutile sperare”. “24 aprile 1668. A White Hall dal duca di York. Ho saputo da lui che Hollis e Temple si propongono di portare una petizione contro sir Coventry. me ne dispiace e spero che finisca per uscirne libero. Più tardi sono andato dal libraio, che mi ha permesso di sfogliare un certo numero di libri spagnoli, acquistati dalla libreria di Foucquet. Ho comprato Los illustroes Varones e ho tentato di rivedere la graziosa donnina che ho baciato nelle tenebre qualche giorno fa. L’ho trovata sola nel negozio ma non ho avuto il coraggio para aller à elle. E così ho perduto il mio tempo. Sarà per un’altra volta. Dopo pranzo sono andato dai Mitchell, e ho visto Betty, ma l’ho vista soltanto. Essa è troppo timida o troppo sciocca oppure suo marito non ha voglia di lasciarmi vedere sua moher. Di lì a White Hall dal duca di York poi a teatro, poi a cena da sir Pen dove mi sono trattenuto a lungo. Gli occhi mi dolevano troppo e non volevo andare a casa a leggere”.

A distanza di un anno Pepys avrebbe interrotto il diario a causa di una malattia agli occhi. Per eventuali fan sfegatati di Sam segnalo l’esistenza dell’Official Samuel Pepys Club, qui.

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