stamattina, sul tram numero due, la mia vicina esibisce sullo schermo del suo cellulare un messaggio di benvenuto che recita “l’importante è vivere”. è una signora rivestita di tessuti artificiali, tra cui un’interessante maglietta turchese con maniche di tulle a motivi serpentati. porta tacchi vertiginosi, altissimi e sottilissimi. mi chiedo come faccia a ottemperare al dettato del suo telefonino: si può vivere su tacchi simili?
la mia dirimpettaia legge Henning Mankell, L’uomo che sorrideva; è tutta di cotone, camicia e pantaloni, e porta basse scarpe maschili allacciate. accanto a me c’è una ragazza in ballerine d’oro che legge i messaggi sul suo cellulare: ha le labbra carnose e quell’espressione di chirurgico sussiego proprio di chi teme che il suo viso si squarci da un momento all’altro. mi sposto, un po’ per paura un po’ perché voglio ficcare il naso nel libro in inglese di un giovanotto in camicia nera: legge, intento da quando è salito, Tom Rob Smith, Child 44, timbrato Biblioteca Tiraboschi Bergamo. una ragazza legge, di Debra Adelaide, La manutenzione della vita vera: porta delle scarpe bianche con una punta inverosimile, tutte cosparse di fiori in tinta applicati sulla tomaia, e siede accanto a un barbuto settantenne, molto elegante nella sua mise sportiva nei toni del beige e del blu, che tiene spiegata davanti a sé “la nazione” (ma esiste ancora?). mentre compio le mie operazioni di bibliospionaggio, un tale di fronte, identico a tom hanks in The Terminal, mi fissa insospettito: il suo sguardo non mi infastidisce, perché è serio, intento, con quel tanto di rigidità proprio alla gente di solidi principi. non sono riuscita a scoprire, infine, il segreto di una signora con un cerchietto sui capelli grigi tagliati a scodella, dimessa, occhiali spessissimi. legge un libro ricoperto di carta di Firenze bianca e verde, con un segnalibro coordinato, e sfugge, la dispettosa, a ogni tentativo di intrusione.
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