sabato 24 settembre 2011

bookfast (writers for breakfast)_flaubert

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 Ricominciarono i giorni terribili di Tostes. E adesso lei si riteneva ancor più infelice: aveva l’esperienza del dolore, aveva la certezza che non avrebbe mai finito di soffrire.
Una donna che si era imposta sacrifici così grandi, poteva pur concedersi qualche capriccio. Si comprà un inginocchiatoio gotico; spese in un solo mese quattordici franchi di limoni per pulirsi le unghie; ordinò a Rouen un vestito di cachemire turchino; scelse la più bella sciarpa di Lheureux; la portava annodata intorno alla vita sopra la vestaglia; dopo aver chiuso le imposte, prendeva un libro e se ne restava sdraiata sul divano, così, in quello strano abbigliamento.
[…]
Volle imparare l’italiano: acquistò dizionari, una grammatica, una provvista di carta bianca. Tentò letture impegnative, storia, filosofia. La notte, a volte, a Charles capitava di svegliarsi di soprassalto, credeva che lo venissero a chiamare per un malato.
“Vengo”, balbettava.
E invece era il rumore di un fiammifero strofinato da Emma per riaccendere la lampada. Ma alle sue letture toccava la stessa sorte dei suoi ricami, che, appena incominciati, riempivano l’armadio, le abbandonava presto, passava ad altro.
Aveva crisi nel corso delle quali avrebbe potuto facilmente arrivare a qualche stravaganza. Un giorno, tanto per dar torto al marito, sostenne che sarebbe stata in grado di bere un mezzo bicchiere d’acquavite, e, poiché Charles fu tanto stupido da accettare la sfida mandò giù l’acquavite sino all’ultima goccia.
Nonostante la sua aria svanita (questa parola usavano le borghesi di Yonville), Emma non appariva certo allegra, aveva quasi sempre agli angoli della bocca quella immobile contrazione che segna la faccia delle vecchie zitelle, degli ambiziosi delusi. Era tutta pallida, livida come un cencio lavato; la pelle del naso le si stirava verso le narici, i suoi occhi ti guardavano in modo vago. Si scoprì tre capelli grigi sulle tempie e allora cominciò a parlare dl vecchiaia.
Spesso era assalita da capogiri. Un giorno sputò persino sangue, e, poiché Charles era impressionato e lasciava apparire la sua inquietudine, disse: “Bah! cosa importa?”.
Charles andò a rifugiarsi nel suo gabinetto; si mise a piangere, con i gomiti sul tavolo, seduto nella sua scranna da ufficio sotto la testa frenologica.
Allora scrisse a sua madre, la pregò di venire. Ebbero lunghi consulti a proposito di Emma.
Che partito prendere? Cosa fare dal momento che lei si rifiutava a ogni cura?
“Sai cosa ci vorrebbe a tua moglie?”, ripeteva la vecchia Bovary. “Ci vorrebbe un’occupazione, un bel lavoro manuale! Se come tante altre fosse costretta a guadagnarsi il pane, non avrebbe mica tanti fumi per la testa. Sai da dove le vengono? Da quel mucchio di idee balorde, dal troppo ozio in cui vive.”
“Eppure qualcosa fa”, diceva Charles.
“Fa? Ma cosa? Legge romanzi, legge cattivi libri, legge opere contrarie alla religione, prese in giro dei preti con ragionamenti presi in prestito da Voltaire. Tutto questo ha per forza delle conseguenze, povero ragazzo mio. Ricordatelo: chi non ha religione finisce sempre male!”.
E così dunque venne deciso che si sarebbe impedito a Emma di leggere romanzi. Certo l’impresa non pareva facile. A ogni modo la vecchia se ne assunse ogni responsabilità: passando da Rouen si sarebbe presentata al libraio comunicandogli che Emma rinunciava al suo abbonamento. Non avrebbero avuto il diritto di ricorrere alla polizia nel caso che il libraio avesse nonostante tutto persistito nel suo mestiere di avvelenatore?

2 commenti:

pa ha detto...

"Si comprò un inginocchiatoio gotico; spese in un solo mese quattordici franchi di limoni per pulirsi le unghie": geniale!

aa ha detto...

mi fai venire in mente che devo pulirmi le unghie anch'io: un po' di succo di lime andrà bene lo stesso?
le foto di nick sono splendide.