L'eleganza del riccio* è proprio un bel libro. Ha in sé molte cose che ne fanno un autentico piacere da portare in borsa: senso dell'umorismo, tanti riferimenti a opere dell'ingegno umano di varia natura, dai libri ai film alla musica, e una serie di considerazioni che inducono a meditare, come questa sulle porte. L'io narrante Renée si dichiara "affascinata dallo spazio vitale giapponese e dalle porte scorrevoli che rifiutano di fendere lo spazio in due e scivolano dolcemente su guide invisibili. Giacché, quando noi apriamo una porta, trasformiamo gli ambienti in modo davvero meschino. Offendiamo la loro piena estensione e a forza di proporzioni sbagliate vi introduciamo un’incauta breccia. A pensarci bene, non c'è niente di più brutto di una porta aperta. Nella stanza dove si trova, introduce una sorta di rottura, un parassitismo provinciale che spezza l’unità dello spazio. Nella stanza contigua provoca una depressione, una ferita aperta e tuttavia stupida, sperduta su un pezzo di muro che avrebbe preferito essere integro. In entrambi i casi turba i volumi, offrendo in cambio soltanto la libertà di circolare, la quale peraltro si può garantire in molti altri modi. La porta scorrevole, invece, evita gli ostacoli e glorifica lo spazio. Senza modificarne l'equilibrio, ne permette la metamorfosi."
* Muriel Barbery, L'eleganza del riccio, e/o, Roma 2007.
3 commenti:
Prima o poi lo leggerò anch'io, dato che anche una mia compagna di università me ne ha parlato molto bene :-)
E.
יום הולדת שמח אנה
14 Elul 5771 !!!
m.m.
chi sei, fratello o sorella m.m.?
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