lunedì 2 aprile 2012

la sfera d’oro 1: scrivere secondo giulio mozzi

 Scrivere secondo Giulio Mozzi
Dieci trucchi per inventare
1. Quando ti vengono le migliori idee? Mentre fai la doccia? Mentre passeggi? Al supermercato?
La domenica mattina, quando sei ancora in pigiama? Allora non esitare: fa’ spesso la doccia, passeggia molto, sta’ dei pomeriggi al supermercato, impigrisciti senza ritegno tutte le domeniche mattine.
Non sai perché funziona, ma funziona. Il tuo corpo sa perché funziona.
2. Hai una buona idea, ecco, dov’è la penna? No, aspetta. Non scrivere. Scriverai domani, dopodomani. Lascia che l’idea ti giri per la testa. Pensaci mentre fai la doccia, mentre passeggi, al supermercato, la domenica mattina. Spesso una scrittura troppo immediata isterilisce l’idea. L’idea, girando nella mente e nel corpo, s’ingrassa, diventa più ricca, si completa.
3. Hai l’abitudine di scrivere molto. Non ne puoi fare a meno. Allora compera molti quaderni ad anelli e molti pacchetti di fogli. Non scrivere mai due cose diverse sullo stesso foglio. Di tanto in tanto, rileggi. Dividi i tuoi fogli in diversi quaderni: in un quaderno le cose di un tipo, in un altro quaderno le cose di un altro tipo? Ogni tanto rileggi, con in mano un evidenziatore: segna tutte le frasi che ti sembrano importanti. Poi ricopiale in un altro quaderno. In questo modo il materiale che la tua mente produce – sempre eccessivo, spesso confuso – si selezionerà e ordinerà.
4. Non scrivi quasi mai. Bene. Non è un problema. Non pensare che dovresti scrivere. Scriverai un’altra volta. Intanto pensa, fantastica, leggi libri, guarda il mondo, chiacchiera.
5. Sono tre ore che stai su un racconto, e non ti viene in mente niente. È come se delle corde strettissime avvinghiassero il tuo cervello. Hai presente, come succede a volte, che il nome di un conoscente non ti viene, sai benissimo chi è, ce l’hai in punta di lingua, ma non ti viene? Poi pensi ad altro, e all’improvviso ti ricordi. Bene, è la stessa cosa. Devi pensare ad altro. Compila la denuncia dei redditi, fa’ un cruciverba, cucina una torta, litiga con qualcuno. Il tuo cervello si disavvinghierà.
6. Ti accorgi che in ciò che scrivi ci sono delle cose che tornano. Un certo tipo di paesaggio, una donna che si comporta in un certo modo, una certa situazione, una casa arredata così e così, certe parole che ti vengono fuori continuamente. Bene: se succede così, vuol dire che c’è qualcosa sotto.
Siediti sotto un albero e fatti delle domande. Perché hai sempre in mente un certo paesaggio? Perché immagini sempre donne fatte in un certo modo? Perché certe situazioni ti appassionano? Non è importante che tu trovi delle risposte vere. Basta che tu trovi delle risposte, più risposte possibile. Ti serviranno.
7. Fa’ leggere quello che scrivi, anche se non è finito, anche se non ti piace. Procurati un’amica o un amico di cui ti fidi: cioè che siano sinceri. Non domandare mai: “Allora, ti è piaciuto”?. Domanda invece: “Che impressione ti fa?”. Prendi nota delle impressioni, e poi domanda: “Quando dici che ti commuove, sapresti dirmi dov’è esattamente che ti commuovi, e perché?”; “Quando dici che non capisci che cosa succede, dov’è esattamente che non capisci?”; “Quando dici è buffo, mi fai vedere quali sono esattamente le parole buffe?”. Così imparerai molte cose sugli effetti che ciò che scrivi produce in chi legge, e sul perché produce questi effetti. Questo è importantissimo.
8. Usa ancora l’amica o l’amico fidati. Racconta loro la tua storia, a voce, anche se l’hai già scritta.
Fa’ con loro un patto: che devono continuamente interromperti con domande. Così sarai costretta a completare la tua immaginazione, a trovare tutti i particolari, a motivare ogni singolo avvenimento della storia. Se ti fanno poche domande, cambia amica (o amico). […]
9. Di nuovo, ti senti senza idee. Il tuo racconto è là, fermo a metà. Prendi in mano un libro a caso, aprilo a caso, leggi una frase a caso: “Non una visione, stavolta, ma un ascolto”. Che frase sibillina!
Prova a trovare un legame tra la frase e il tuo racconto: come se fosse un consiglio che ti viene dato.
 “Non una visione, stavolta, ma un ascolto”. Che cosa può voler dire? Chi lo sa. Ma se ci penserai seriamente, ti verranno in mente delle cose. Magari non cose utili, ma probabilmente cose nuove. (La frase viene da: Paolo Attivissimo, Internet per tutti, edizioni Apogeo, pagina 141. Ma quasi ogni frase va bene).
10. Un testo è come un nastro: si legge dall’inizio alla fine. Ma non tutti i libri, per dire, si leggono dall’inizio alla fine: pensa ai dizionari, alle guide turistiche, ai manuali per navigare in Internet.
Prova a immaginare: come sarebbe, la tua storia, se fosse un dizionario? O una guida turistica? O un manuale? O un libro di ricette? O una pubblicità? O un cartello stradale? O una legge? O una canzone? O un saggio? O un articolo di quotidiano? Bene: tu, alla fin fine, scriverai probabilmente un racconto; ma immaginando non tutti (che è impossibile), ma il maggior numero possibile di modi per raccontare la tua storia, quasi di sicuro sentirai zampillare nella mente nuove idee.
(dall’e-book Corso di scrittura condensato di Giulio Mozzi, La Tela Nera, 2004; il corso si può prelevare integralmente su vibrisse, qui).

chi è
Giulio Mozzi è nato il 17 giugno 1960. Abita a Padova. Si è diplomato presso il Liceo-Ginnasio “Tito Livio”. Ha svolto il servizio civile alternativo al servizio militare presso la Casa del fanciullo di Padova. Dal 1982 al 1989 ha lavorato nell’ufficio stampa della Confartigianato del Veneto. Dal 1989 al 1996 ha lavorato come fattorino-magazziniere presso la Libreria internazionale Cortina di Padova. Dal 1996 al 2001 ha campato essenzialmente di corsi e laboratori di scrittura e narrazione. Dal 1997 al 1999 ha collaborato con la casa editrice Theoria. Dal 2001 ai primi mesi del 2009 è stato consulente per la narrativa italiana di Sironi Editore. Nel 2006 ha dato vita, con un gruppo di generosi amici, alla casa editrice in rete vibrisselibri. Dal 2008 è consulente di Einaudi Stile Libero. Dal 2009 collabora con l’Istituto per la sperimentazione didattica ed educativa (Iprase) della provincia di Trento. Nel 2010 ha iniziata una collaborazione amichevole con Laurana Editore.
(la biografia qui sopra è copiata dal sito di Mozzi, vibrisse, a cui si rimanda per il curriculum completo e le pubblicazioni)

3 commenti:

MatteoG ha detto...

Sono consigli utilissimi quelli di Giulio Mozzi collocati però in una vita libera da affaticamenti fisici e mentali. Mettici dentro un lavoro stancante, che risucchia forze e riempie la testa di suoni, voci, questioni fastidiose. E' un po' complicato arrivare alla sera e trovare un albero sotto cui sedersi a pensare.

Mia Euridice ha detto...

Perché qualcuno usa ancora carta e penna?
Forse Mozzi dovrebbe aggiornare i consigli e ricordarsi che in tanti ormai scrivono solo con un pc.

aa ha detto...

euridice: tra qualche settimana pubblicherò il parere di denise levertov sulla funzione della scrittura a mano.