martedì 22 maggio 2012

albanacco_arthur conan doyle

Basil Rathbone nei panni di Sherlock Holmes. L'attore britannico compirà 120 anni il 30 giugno
Compie oggi 153 anni lo scozzese sir Arthur Ignatius Conan Doyle. Arthur era figlio di un uomo violento e di Mary, appassionata di libri e suprema raccontatrice. Dice Arthur della madre: "Per quanto possa ricordare, le storie immaginose che mi raccontava da bambino erano talmente vivide che oscuravano i fatti reali della mia vita". Godiamoci le influenze di Mary su Arthur leggendo la descrizione che Watson ci fa dell'appena conosciuto Sherlock Holmes in Uno studio in rosso (1887):


Di statura, Holmes superava il metro e ottanta ed era così magro che sembrava più alto. Aveva gli occhi acuti e penetranti, salvo in quei periodi di torpore di cui parlavo prima; il naso, affilato e un po’ aquilino, conferiva al suo volto un’espressione vigilante e decisa. Anche il mento, squadrato e pronunciato, denotava salda volontà. Aveva le mani sempre macchiate d’inchiostro e di sostanze chimiche, eppure possedeva una straordinaria delicatezza di tatto, come avevo osservato vedendogli manipolare i suoi fragili strumenti. A costo d’essere giudicato un terribile ficcanaso, confesso che quell’uomo stuzzicava la mia curiosità nel più alto grado e che spesso tentavo di sfondare la barriera di reticenze dietro la quale si trincerava per la propria privacy. D’altra parte, non bisogna dimenticare quanto era vuota e senza scopo la mia vita e quanto poche fossero le cose che potevano attirare la mia attenzione. La salute cagionevole m’impediva di uscire quando il tempo non era più che clemente, e non avevo amici che venissero a farmi visita rompendo la monotonia della mia vita. In simili circostanze mi appassionavo sempre maggiormente al mistero che circondava il mio coabitante, e passavo buona parte del mio tempo tentando di risolverlo.
Holmes non studiava medicina. Egli stesso, in risposta a una mia domanda, aveva confermato l’opinione di Stamford in proposito. Non sembrava nemmeno che avesse seguito corsi per prepararsi a una laurea in scienze o per prendere una qualunque strada che gli consentisse di entrare nel mondo dell’alta cultura. Eppure, il suo zelo per certi studi era straordinario, e il suo sapere, entro certi limiti, era talmente vasto e profondo che spesso egli mi sbalordiva con le sue osservazioni. Non era possibile che un uomo lavorasse tanto assiduamente e si procurasse nozioni così minute senza avere in vista una meta ben definita. Chi legge sporadicamente su questa o quella materia, ben di rado brilla per la profondità delle sue cognizioni. E nessuno si rompe il cervello con particolari precisissimi, a meno che non abbia ottimi motivi per farlo.
La sua ignoranza era notevole quanto la sua cultura. In fatto di letteratura contemporanea, di filosofia e di politica, sembrava che Holmes sapesse poco o nulla. Una volta mi accadde di citare Thomas Carlyle. Mi chiese nel modo più ingenuo chi era e che cosa avesse fatto. Ma la mia meraviglia giunse al colmo quando scoprii casualmente che ignorava la teoria di Copernico nonché la struttura del sistema solare. Il fatto che un essere civile, in questo nostro XIX secolo, non sapesse che la Terra gira attorno al Sole mi pareva così straordinario che stentavo a capacitarmene.
“Sembra sbalordito”, disse Holmes, e sorrise osservando la mia espressione. “Ora che mi ha insegnato queste cose, farò del mio meglio per dimenticarle”.
“Per dimenticarle?”
“Vede”, mi spiegò, “secondo me, il cervello d’un uomo, in origine, è come una soffitta vuota: la si deve riempire con mobilia a scelta. L’incauto v’immagazzina tutte le mercanzie che si trova tra i piedi: le nozioni che potrebbero essergli utili finiscono col non trovare più il loro posto o, nella migliore delle ipotesi, si mescolano e si confondono con una quantità d’altre cose, cosicché diventa molto difficile trovarle. Lo studioso accorto invece, seleziona accuratamente ciò che immagazzina nella soffitta del suo cervello. Mette solo gli strumenti che possono aiutarlo nel lavoro, ma di quelli tiene un vasto assortimento, e si sforza di sistemarli nel miglior ordine. È un errore illudersi che quella stanzetta abbia le pareti elastiche e possa ampliarsi a dismisura. Creda a me, viene sempre il momento in cui, per ogni nuova cognizione, se ne dimentica qualcuna appresa in passato. Per questo è molto importante evitare che un assortimento di fatti inutili possa togliere lo spazio di quelli utili”.
“Ma qui si tratta del sistema solare”, protestai.
“Che me ne importa?”, m’interruppe impaziente Holmes. “Lei dice che noi giriamo attorno al Sole. Se girassimo attorno alla Luna non cambierebbe nulla per me o per il mio lavoro”.

Arthur Conan Doyle



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