lunedì 19 novembre 2012

bookcity due

In attesa davanti alla Sinagoga. La manifestazione è cominciata con trenta minuti di ritardo a causa dei necessari controlli di sicurezza
Nell’ambito di Bookcity, sempre domenica 18 novembre, si è svolta una giornata di incontri alla Sinagoga centrale di Milano, a partire dalle 15, sotto il titolo Jewish and the City – L’ebraismo a portata di libro. Qui sotto il programma:

Ore 15.00 – Saluti di Alfonso Arbib (rabbino capo), Daniele Cohen (vicepresidente della comunità ebraica di Milano), Shulim Vogelmann (casa editrice Giuntina).
Ore 15.15 – David Bidussa: Libri, lettori, identità. Il mondo ebraico in un catalogo.
Ore 16.00 – André Ruth Shammah: “Scrivere dopo per scrivere prima”. Riflessioni sulla scrittura ebraica.
Ore 16.30 – Visita guidata a cura di Daniela Di Veroli.
Ore 17.15 – Walter Mariotti: Angeli e uomini. Tra fascinazione, psicologia e spiritualità
Ore 17.45 – Giulio Giorello: Arte. L’ebreo e l’ebraismo nell’opera di Rembrandt.
Ore 18.15 – Stefano Levi Della Torre: LTI. Klemperer e la manipolazione del linguaggio.
Ore 18.45 – Daniel Vogelmann. Umorismo. Le mie migliori barzellette ebraiche.

Daniele Cohen, vicepresidente della Comunità ebraica milanese
Giornata sommamente soddisfacente, piena di stimoli al pensiero. 
Rav Arbib ha posto la questione della divulgazione: è un problema o un’opportunità di comunicare? Se la traduzione è un tradimento, meglio non tradurre o cercare di comunicare adattandosi al contesto? E questo vale sia per i testi sia per le comunità come quella ebraica: se l'ebraismo spiega sé stesso nel contesto in cui via via si viene a trovare, finisce per tradire la propria natura?
Rav Alfonso Arbib
David Bidussa, nel parlare del criterio di scelta che informa il catalogo di Giuntina, cita Gobetti e il suo editore ideale:

“Penso un editore come un creatore. Creatore dal nulla se egli è riuscito a dominare il problema fondamentale di qualunque industria: il giro degli affari che garantisce la moltiplicazione infinita di una sia pur piccola quantità di circolante. Il mio editore ideale che con una tipografia e un’associazione in una cartiera controlla i prezzi; con quattro librerie modello conosce le oscillazioni quotidiane del mercato, con due riviste si mantiene a contatto coi più importanti movimenti d’idee, li suscita, li rinvigorisce, non ha bisogno di essere un Rockefeller. La sua forza finanziaria deve esser tutta nella sua capacità di moltiplicare gli affari.
Il mio editore stampa collezioni, trova i competenti dove sembra che non ci siano, può creare una storia universale, un’enciclopedia...”

E parla dello sforzo di pensiero di Giuntina, del suo rifuggire il pantano del concetto di memoria come immobilità: bisogna considerare la memoria, dice Bidussa, come ipotesi di investimento sul futuro, memoria per crescere e non solo per celebrare.
David Bidussa
Di un libro di Giuntina, Scrivere dopo per scrivere prima di Giacoma Limentani, ha parlato Andrée Ruth Shammah, così riflettendo sulla responsabilità della scrittura e della lettura: io porto la mia essenza nella scrittura; quando scrivo rischio l’interpretazione di chi legge, che in questo modo si assume la responsabilità di quanto ho scritto. E quando si parla, se non ha nessuno che la ascolti la parola muore, e la responsabilità di chi parla si somma alla responsabilità di chi ha o non ha ascoltato. Nelle parole di Limentani: “Grande, immensa è la responsabilità di chi è chiamato all’ascolto”, e aggiunge Shammah: “Grande è la responsabilità di chi legge un libro”, poiché chi legge si assume la responsabilità di comprendere e ritrasmettere e modificare il pensiero di chi ha scritto attraverso le varie interpretazioni. Tu, leggendomi, cambierai, modificherai, distruggerai quello che ho detto. E la trasmissione, il ragionamento continuano e si arricchiscono sempre.
Andrée Ruth Shammah
Infine Daniela Di Veroli, specializzata in viaggi brevi e densissimi nei fondamenti della cultura ebraica, splendida divulgatrice, così ha spiegato la costante presenza della luce nelle sinagoghe, persino nel medioevo: la luce serve ai fedeli per leggere, quindi per partecipare.
Daniela Di Veroli


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