mercoledì 28 novembre 2012

diciotto buoni motivi, più o meno letterari, per cui non mi metterò a dieta

courtesy literarytraveler.net

1. perché non potrei più andare alla feltrinelli di corso buenos aires, installarmi confortevolmente a un tavolo e mangiare un panino accompagnato da un bicchiere di prosecco svaporato mentre leggo un libro preso a caso da una pigna vicino al tavolo;

2. perché non potrei più mangiare una pizza unta di fronte a giulio mozzi che mangia una carbonara unta all’osteria del lazzaretto in via lazzaretto;

3. perché non potrei più trascorrere domeniche sul divano con enormi mug di caffè zuccherato e biscotti, mangiando velocemente i biscotti così posso tenere il mio libro in una mano e la tazza nell’altra;

4. perché non potrei più proporre a mia figlia “facciamo i pancakes?” e mentre prepariamo la pastella parlare di hermione granger e di ron weasley (un tempo) e di quanto è stato palloso una donna spezzata di simone de beauvoir (oggi);

5. perché non potrei più usare la ricetta della mamma dell’umorista tarantino cosimo grieco per fare la focaccia con i pomodorini e l’aglio vestito;

6. perché non potrei più leggere una piccola, buona cosa di raymond carver piangendo calde lacrime su una fetta di torta;

7. perché non potrei più discettare dell’agghiacciante fine riservata agli astici con lo scrittore astrale cletus alfonsetti;

8. perché non potrei più preparare i biscotti al mais secondo la ricetta della storica dell’arte attilia mazzola, che essendo un’autentica mulier ticinensis mette nei suoi elaborati gastronomici una quantità inenarrabile di burro;

9. perché non potrei più allestire una tavola fatata cosparsa di dolcetti e confettini colorati, per lo stupore dell’ospite;

10. perché non potrei più, durante le sere tristi, recarmi al supermercato più vicino per comprare il kit della felicità: aranciata zero san pellegrino, pane, salame di milano e madeleinettes con canditi;

11. perché non potrei più fermarmi al delikatessen per comprare bretzeln appena sfornati;

12. perché non potrei più accettare la pralina che mi offre il barista del caffè capitano rosso per farmi assaggiare le praline prima che io compri le praline;

13. perché non potrei più andare a comprare i barbapapà di zucchero colorato alla pasticceria lorini;

14. perché non potrei più andare a prendere il cioccolatte caldo da peck e incontrarvi luca argentero con sua moglie;

15. perché non potrei più fare colazione al bar, con caffè americano e croissants, e nelle pause tra le ondate di clienti chiudere gli occhi e sentirmi allo ye olde cheshire cheese con il dottor johnson;

16. perché non potrei più andare alla christmas fair della all saints church di via solferino per comprare biscotti e marmellate fatti in casa da garrule signore con la pappagorgia e le corna di renna in testa, né pranzare, nella stessa sede, con robusti piatti della tradizione inglese innaffiati con robusti rossi della tradizione italiana;

17. perché non potrei più telefonare, nel bel mezzo di viale piave, al ricercatore iconografico massimo zanella chiedendogli di elencarmi gli ingredienti del tiramisù, dato che sono arrivata all’esselunga ma non ho fatto la lista della spesa;

18. perché non potrei più andare a ristorarmi con le delizie di tuv taam.

1 commento:

pa ha detto...

mi sono appena resa conto che il racconto di carver sulla torta è anche contenuto nel film america oggi di altman che adoro. mi sa che ero rimasta l'unica a non saperlo!