domenica 30 agosto 2009

scusate il ritardo

a me la campagna della presidenza del consiglio dei ministri - dipartimento per l'informazione e l'editoria, con tutto quel bianco, ricorda molto la pubblicità del caffè lavazza con san pietro, paolo bonolis e luca laurenti. quei biancovestiti con l'aura paiono tutti morti, soprattutto quando sussurrano "passaparola". a parte il becero richiamo al claim di perlaniana memoria (ma il copy aveva la crisi della pagina bianca e tale l'ha lasciata?), dov'è la vitalità, il fascino, l'abitare nella pagina? e cosa è quella specie di abbecedario che legge la bambina sull'altalena? non è un po' grande, la piccina, per quel libro cartonato con le letterone? e dov'è roald dahl?

martedì 25 agosto 2009

spam_le belle storie si raccontano da sole

è con una certa preoccupazione che ho letto questo messaggio mail, pervenutomi da una certa lisa, che non ricordo di aver mai conosciuto, ma che deve averla combinata grossa: intanto si è dedicata alle rotture di cuori fuori dalla russia, e questo, lo riconosco, potrebbe essere veniale. la cosa terrorizzante, tuttavia, è la confessione contenuta nella frase successiva: non può più vivere lì, da dove è tornata, dopo aver buttato il suo ex. ma in nome di dio, dove l’avrà buttato? e le pare il modo di confessare un omicidio? certo che nella foto sembra la sorella bionda e appena un po’ meno gonfia di nina moric. e poi francamente sono un po’ seccata per quella faccenda delle due lettere, in cui mi fa apparire come una specie di pervertita, che avrebbe scritto una lettera normale e una anonima dai contenuti un po’ ambigui: ma per chi mi ha presa? e comunque, lisa, mi pare inutile sperare in un futuro e anelare a un alito di vita: l’interpol è già sulle tue tracce. forse anche la buoncostume.



“Salve! Non so come iniziare questa lettera, ma comunque ho deciso di scrivere voi. Ho appena arrivati da un altro paese in Russia trovato il mio vecchio computer e ha deciso di vedere forse anche controllare la posta elettronica. Ho aperto la mia posta e vedo solo il tuo indirizzo e-mail e un altro lettera anonima. Quando ho aperto la lettera anonima, mi ha molto impressionato. È stato un dono, perche sorrisi e parole dolci. Ho pensato che questa e anche la tua lettera, ma semplicemente come romantica come signore. in modo piacevole per ogni ragazza per me, ma non tutti saranno risposta e-mail che non puo ricordare. E penso di necessita sapete dire il motivo per cui ho scrivere a voi. Ora e molto importante perche se e onesto, sono tornato in Russia a causa di rotture di cuori. Io non sono piu in grado di vivere li dopo aver buttato il mio ex. E ora sto molto peccato, e di cuore, perche mi e stato non molto tempo fa. E con questa lettera come un dono che mi ha mostrato che la vita e ancora felice. Non ho potuto rispondere immediatamente a una lettera anonima che, e mi avete dato risposta nella mia casella di posta, ho visto solo tu. e mi auguro davvero che sia il tuo dono, ma comunque gia i tanto dire al riguardo, e questo e gia piacevole per me. Questo e cosi romantico e mi fa sorridere. Infatti, se mi sbaglio si puo essere sorpreso perche sto scrivendo a voi, quali rivelazioni nella prima lettera. Solo perche ora ho bisogno di sperare in un futuro e una sorpresa per me come un alito di vita.

Grazie e ricordare adesso, attendo con impazienza la sua risposta.

Lisa”



lunedì 24 agosto 2009

l'ombra dell'angelo, il gioco del vento


una rispettabile coppia borghese alla feltrinelli di corso buenos aires, lei tubino marrone di lino, lui camicia celeste ben stirata su pantaloni in nuance, davanti a una pila di Marina di Carlos Ruiz Zafón.

Lui: “Chi è?”

Lei: “Quello dell’angelo, del vento…”

Lui: “Quale angelo, quale vento?”

Lei: “Ma sì, quello che ci ha dato il Giovanni!”

Lui: “Ah, sì, quello del libro, a Barcellona”.

Lei: “Sì, non so neanche se ti era piaciuto”.

granaglie

volevo ricordare che sabato 22 è stato il compleanno di Maximilian Bircher-Benner, quel sant’uomo dell’inventore del müesli. il longevo dottore ha compiuto centoquarantadue anni: sarà merito della rustica mistura? io proprio non capisco chi gli svizzeri li considera con sufficienza.

giovedì 20 agosto 2009

ah, renato


Il pittore Renato Birolli all’amico Giuseppe Marchiori dopo aver letto sul “Tevere” che il suo dipinto Il caos veniva definito un esempio di arte “straniera bolscevizzante e giudaica" (“Il Tevere”, Roma, 24-25 novembre 1938): “[…] tra le fotografie, oltre a Carrà, De Chirico, Cagli (poveretto), Cingeri, Terragni e qualche astrattista, ci sono anch’io (il ‘Caos’). Devi procurarti il giornale per leggere lo schifo di questi delatori marci e cancerosi piglianculo”.

certo che a dar retta a renato e ai suoi omopregiudizi non avremmo potuto assistere alle nozze di sir elton john col suo diletto david furnish.

if she's old enough to bleed she's old enough to breed - dove cartesio non è passato


ieri sera, mentre attendevo al foraggiamento delle bestie, ascoltavo una nota emittente progressista milanese. l’argomento era il costume da bagno integrale da indossare in piscina se sei una signora musulmana. il conduttore aveva costruito la trasmissione proprio per dimostrare che le ragazze che indossano l’indumento si sentono libere di farlo e all’uopo aveva invitato in collegamento telefonico una ventenne con velo a rivendicare la modernità della propria famiglia, che nel suo seno ospitava: la ragazza in questione; una sorella senza velo con autentico bikini; un padre che aveva garantito libertà di scelta (ma il padre era vedovo? perché non è stata citata la madre?). il conduttore aveva specificato all’inizio che erano più gradite telefonate femminili perché, insomma, quella cose di femmine era (ma lui allora cosa c’entrava, non ce l’avevano una collega femmina?). alcune donne di buona volontà hanno telefonato per dire che ognuno è libero di mettersi quello che vuole e che quindi l’oscena muta poteva indossarsi senza nocumento alcuno per il libero pensiero e il libero uso del proprio corpo. uno sparuto gruppetto di signore, non dico mal tollerate ma si capiva che non erano funzionali alla tesi della trasmissione, ha dichiarato che a loro veli e sciammeriche non sembravano proprio frutto di libera scelta. e come si potrebbe pensare il contrario quando si vedono certe malcapitate, con quaranta gradi di caldo, avvolte in metri di tessuto? e certe velate bambine, come quella che ho visto sui pattini giorni fa in via melchiorre gioia? a me non è sembrata libera, ma, a una dozzina d’anni se non meno, priva del diritto di asciugarsi in santa pace il sudore, di mettere la testa sotto una fontana e già obbligata a dichiarare, muta, il peccato di possedere un corpo vivo per sé. dirò grezzamente: ma lasciatele giocare, ‘ste bambine. mi chiederò grezzamente: perché non è stato invitato a parlare il padre di qualcuna di loro? aggiungerò grezzamente: non mi piace, proprio non mi piace la repressione del libero pensiero, non mi piacciono i costumi integrali e non mi piacciono le scollature abissali. mi piacciono le ragazze felici e utopicamente libere dall’obbligo di piacere a chicchessia: questo non mi impedisce di andare dal parrucchiere e di occuparmi della mia (non comune) avvenenza. terminerò grezzamente: signori democratici, vi ficcate o no in testa che è comunque paternalismo ritenere o non ritenere giuste certe istanze di costume (è il caso di dirlo), di cultura? noi, qui, ed è la nostra caratteristica precipua, possiamo dibattere e discettare quanto ci pare. ci sono popoli che per storia, struttura sociale, religione ancora non ci sono arrivati, e non saremo certo noi con i nostri patetici dibattiti giustificazionisti a esportare la democrazia dove questa non è gradita.

massima serietà

da una bacheca di annunci a milano:


"Sono una donna di 36 anni con cultura universitaria ed una presenza signorile. Vorrei propormi come conducente di carro funebre. Massima serietà".


io certe proposte non vorrei accettarle. ma come le è venuto in mente? brrr.

domenica 16 agosto 2009

happy b-day brera

ieri gli invitati al compleanno della pinacoteca di brera erano numerosissimi, alcuni venuti anche da fuori; tutti hanno sfidato il caldo umido e il sole implacabile della milano di ieri, comprese alcune vecchiette munite, per affrontare la fila, di sgabelli pieghevoli. io ci sono andata, con grande soddisfazione, per rivedere il Ritratto del conte Antonio di Porcia di Tiziano e il Cristo morto di Mantegna, quel "famosissimo Cristo, grosso e grigio, coi piedoni avanti, e morto, morto senza speranza di resurrezione"*.
nel pacchetto ferragosto era compresa pure una visita all'orto botanico. orticello, direi, per la maggior parte mangiato dai bruchi o da qualche misterioso insetto orientale, un po' abbandonato, un po' triste. meno male che nella mente portavo ancora fresca la mercanzia splendidamente esibita della Fruttivendola di Vincenzo Campi.

* Luciano Bianciardi, La vita agra, Rizzoli, Milano 1980, p. 20.

venerdì 14 agosto 2009

dio conservi in eterno le anime di saul e di abe


sempre a proposito di amicizie virili (vedi post del 31 luglio), davvero adorerei intrattenerne una come quella tra chick e il professor abe ravelstein. ravelstein rispecchia l’approccio ideale a una vita feconda (certo, il grande professore sta morendo, ma la cosa è splendidamente secondaria). ravelstein è una lettura ideale per chi ha fatto le vacanze a luglio e, mentre al tavolo di lavoro ascolta il respiro della città momentaneamente decongestionata, aspetta il ritorno di qualche caro amico che è andato a farle in agosto.

qualche appetizer, e che il dio d’israele abbia in gloria l’anima del nostro amico saul:

“Nessuno, prima che diventasse ricco, aveva mai dubitato che Ravelstein avesse bisogno di vestiti Armani o di borse Vuitton, di sigari cubani introvabili negli Stati Uniti, di accessori Dunhill, di penne Mont Blanc d’oro massiccio o di bicchieri Baccarat o Lalique nei quali servire il vino o farselo servire. […] Ebbene, i suoi amici, colleghi, discepoli e ammiratori non avrebbero più dovuto allargare i cordoni della borsa per pagargli quelle lussuose abitudini. […] Ora Ravelstein era molto ricco. […] Aveva scritto un libro […] vivace, intelligente, bellicoso, che si era venduto e si vendeva ancora in entrambi gli emisferi e da ambo le parti dell’equatore. […] niente facili concessioni, né volgarizzazioni, né furbizie da intellettuale, né contrizioni, né arie aristocratiche. […] Il suo intelletto lo aveva reso milionario. Non è una cosa da poco diventare ricchi e famosi dicendo esattamente quello che si pensa: e dicendolo con le proprie parole, senza compromessi”.

“[…] eravamo amici intimi, i due amici più intimi che si potessero trovare. Ciò di cui ridevamo era la morte e, ovviamente, la morte affina il senso del comico”.

“Ci voleva il genio del capitalismo per trasformare pensieri, opinioni e insegnamenti in un prodotto di grande valore. Tenete presente che Ravelstein era un professore. Non era uno di quei conservatori che idolatrano il mercato libero. […] Era un educatore. Raccolte in un libro, le sue idee lo resero assurdamente ricco”.

“Diceva agli studenti che erano venuti all’università per imparare qualcosa, e ciò significava che dovevano disfarsi delle opinioni dei loro genitori. Li avrebbe indirizzati verso una vita più nobile, ricca di varietà e diversità, governata dalla razionalità: tutto tranne l’arida natura”.

“Ciò che, secondo Ravelstein, rendeva l’adulterio un peccato veniale era il fatto che la pena delle nostre passioni c’incalza e ci sprona senza pietà”.

[…] la campagna non gli piaceva. Sosteneva, ripetendo l’opinione di Socrate nel Fedro, che un albero, così bello da vedere, non diceva una parola, e che la conversazione era possibile solo in città, tra gli uomini. […] Mangiava volentieri un’insalata, ma non vedeva l’utilità di meditarvi sopra”.

“Come ho detto, era il nostro sense of humor che ci univa, ma questa sarebbe un’interpretazione anemica e sbiadita. Il tonico che ci ringalluzziva era una sorta di profonda intesa, una chiassosa allegria, un ‘immenso giubilo’: e cercargli una definizione più precisa sarebbe cosa vana”.

“‘Tutte le persone istruite commettono lo stesso sbaglio, credono che la natura e la solitudine gli facciano bene. La natura e la solitudine sono un veleno’, disse Ravelstein. ‘Il povero Battle e sua moglie sono depressi dai boschi’”.

“Molto semplicemente, Gilda Flood e suo marito si amavano. Ravelstein apprezzava questo ingenuo ma indispensabile sentimento più di ogni altro impulso umano”.

“Era considerato, per usare una parola del passato, un invertito. Non era 'gay'. Disprezzava l’omosessualità giocherellona e aveva una pessima opinione dell’‘orgoglio gay’”.

“‘Questo è un posto bellissimo e tranquillo, te lo concedo’, disse Ravelstein. ‘Ma puoi spiegarmi cosa c’entra la natura con te, che sei un tipico ebreo di città? Tu non sei un neo-trascendentalista’”.

duecentosessanta pagine di – come direbbe il mio amico ray carver – “pure cream”.

mercoledì 5 agosto 2009

all the way up to the clouds_morte di un idolo


qualche giorno fa, a los angeles, è morto reverend ike (frederick j. eikerenkoetter II), il predicatore della ricerca del potere divino dentro l'uomo, uno dei primi, insieme con pat robertson, a usare la televisione come platea. ike non predicava la povertà, anzi era completamente a favore della ricchezza, che incoraggiava a perseguire. si dice che abbia dichiarato: "se è difficile per un ricco entrare nel regno dei cieli, pensate a quanto dev'essere terribile per un povero, che non ha neanche un soldo per corrompere il portiere". clap your hands and say yes.

martedì 4 agosto 2009

il professore non beve latte

sì, certo, è un caro amico e l'altro giorno, a casa mia, abbiamo svolto con profitto una buona quantità di lavoro. però è tornato un professore universitario un po' spocchioso quando, alla mia offerta "vuoi un bicchiere di latte", mi ha irrisa rispondendomi "ma ti pare che uno beva latte a ora di pranzo?". be', sì, mi pare, dato che io lo faccio. senza contare tutti i magnifici derivati del latte, i galattolemmi "lattaiolo", "latteggiare", "lattemiele", "latteo", "lattoso", "lattivendolo" e il più bello in assoluto, "lattescente".

shall we dance? neo memento mori

stamattina in via cesare correnti, su quello che era il percorso del tram numero due (e che tornerà a esserlo dall' 8 settembre), all'interno di un furgone bianco (lo si vede qui sopra, oltre il parabrezza, con tanto di cintura di sicurezza) era collocato uno scheletro. interrogato, non ha saputo precisare se fosse appena tornato dalla sua danse macabre o in attesa del favore delle tenebre per andare a praticarla.