giovedì 26 luglio 2012

so di espormi a un "chi se ne frega"

comunico tuttavia che "cosedalibri" interrompe le trasmissioni sino alla fine di agosto e tornerà a scrivere all'inizio del suo mese preferito, settembre.

domenica 22 luglio 2012

non si svela a un uomo felice che egli saltella_un romanzo di silvano calzini

courtesy archive.cfm.net
 
“Silvano Calzini, milanese, laureato in Scienze politiche, terminati gli studi ha iniziato a lavorare come redattore editoriale presso varie case editrici. Oggi si è lasciato alle spalle l'entusiasmo iniziale, ma non l'amore per le buone letture, Londra, certi silenzi e altro ancora”: così recita la biografia dell’autore dei Nani da leggere su Google Books. Si può aggiungere un riferimento alle recensioni nella sua Bacheca virtuale sul sito dell’elettroeditore Simonelli e la sua collaborazione a Quasirete, il blog letterario della “Gazzetta dello Sport”. Poi si può leggere, qui sotto, il suo romanzo breve (1679 battute, spazi inclusi), dedicato a un uomo sereno che sereno rimane finché qualcuno non decide brutalmente di definirlo nominando una sua azione preponderante.
Ringrazio moltissimo Silvano Calzini – autore di poche parole, un po’ segreto e talora spigoloso, con qualche squarcio di tenerezza da cercare tra le righe – per avermi messo a disposizione questa sua opera.

Oop, oop
(Romanzo in 10 capitoli tutti rigorosamente sotto le 140 battute)


Capitolo 1
Non era alto ma nemmeno basso, né grasso né magro, di un’età indefinita, non aveva niente di particolare, eppure era unico. Saltellava.

Capitolo 2
Mi sembra ancora di vederlo. Tutti i giorni, estate e inverno, passava con quella sua aria compunta mentre andava non si sa bene dove.

Capitolo 3
Gentile e cortese, si scappellava quando incrociava qualche vicino, ma era un tipo che non dava confidenze. Mai visto parlare con qualcuno.

Capitolo 4
Quando era da solo, si toglieva la giacca e oop, oop. Così, senza un perché, senza nessuna ragione precisa, cominciava a saltellare.

Capitolo 5
Per lui saltellare era un istinto del tutto naturale, come la fame, la sete o il desiderio sessuale. Il  senso della sua esistenza era tutto lì, in quell’oop, oop.

Capitolo 6
Scoprire gli ingranaggi mentali che stavano all’origine di questo suo comportamento era una cosa che non lo aveva mai minimamente interessato.

Capitolo 7
C’è chi nasce per fare il musicista, l’uomo d’affari, il calzolaio o qualunque altra cosa. Lui era nato per saltellare. Oop, oop. Punto e basta.

Capitolo 8
Poi un brutto giorno, un tipo che la sapeva lunga lo chiamò nel suo ufficio, lo guardò fisso negli occhi e gli disse a bruciapelo: “Lei saltella”.

Capitolo 9
Gli crollò il mondo addosso, ma lui non battè ciglio. Si alzò e uscì dalla stanza. Umiliato, con il cuore in tumulto, ma con grande dignità.

Capitolo 10
Arrivato a casa, si stese sul letto, chiuse gli occhi e fu a quel punto che ebbe uno spasmo. Oop, oop. Subito dopo rimase lì, morto stecchito.  

lunedì 16 luglio 2012

nel caso voleste ricordare,

courtesy carlosamat.ca
giulio mozzi desidera comporre un libro collettivo e invita, qui, a partecipare al suo progetto.

sempre di erotismo e di sfumature

courtesy the guardian
cristina taglietti sulla "lettura" in merito alla letteratura erotica per e di signore, qui.

per parlare solo di editing

cari lettori, autori, aspiranti: per parlare solo di editing, per leggere articoli specifici, per chiedere preventivi d'ora in poi c'è la pagina facebook di anna albano: everybody needs an editor.

domenica 15 luglio 2012

affogare nelle informazioni

courtesy smh.com.au
"In un'epoca di sovraccarico di informazioni ai lettori non serve avere di più, serve aiuto".
Peter Meyers, What Readers Need vs. What Devices Can Do, in A New Kind of Book, 10 luglio 2012

sabato 14 luglio 2012

evento epocale: la morte del critico

courtesy magiccitymade.com
anonimi amazon-lettori in quarta di copertina su un libro einaudi.

giovedì 12 luglio 2012

crystal clear, che titolo!

mi sono imbattuta per caso in un articolo di cronaca locale (alessandria) del quotidiano "la stampa" che racconta la morte per incidente stradale del prefetto della città. un anonimo ha regalato al giornale un titolo che nella sua didascalicità è uno dei più belli che abbia visto negli ultimi temi, nella sua linearità uno dei più commoventi: Il prefetto è morto in un incidente.

lunedì 9 luglio 2012

oh, e se lo sposo cerca l'anello (cfr. post precedente)

quello appartenuto a jane austen va all'asta domani.

una melodia dietro le spalle_il mio grosso grasso matrimonio greco

al california bakery di viale piave si può ordinare un caffè seduti ai tavolini sul marciapiedi per un euro, servizio e caraffa d’acqua fredda compresi. è un luogo spesso popolato di insopportabili fighetti, ma l’altra mattina c’eravamo io, un tale in bermuda e due altri signori. sento una melodia dietro le spalle, un accento straniero noto, le parole “balotelli” e “fantasia al potere”. è un signore, in compagnia di un amico, che si rivolge scherzosamente a un cane di piccola taglia. gli parla in greco, perché è greco. all’età di dodici anni avevo un’amica greca che si chiamava tina. credo che suo padre lavorasse all’italsider. sua madre, nella mia fantasiosa memoria, era somigliantissima a maria callas. in casa sua regnava un costante odore di anice e di biscotto, i suoi genitori si amavano e se lo dimostravano. e insomma io avevo imparato a parlare il neogreco da quella bambina con quella casa così ospitale che tanto volentieri frequentavo. ho sempre amato la lingua prima e più della persona stessa; un tempo ho sposato un uomo perché ne amavo l’accento francese.
il signore greco e il suo amico greco e il cane di piccola taglia greco chiacchierano e si divertono. chiedono caffè a ripetizione, in italiano con accento greco, poi tornano a parlare tra loro nella loro lingua e pare di vederli in qualche bar ateniese o in una piazzetta di creta, con i loro caffè, la loro acqua fredda, un’ombra di ouzo. ridono molto, anche se davanti a loro scorre il traffico estivo di viale piave e non c’è il mare blu.
bisogna sapere che chi scrive ha deciso di sposarsi: in questa mia fase wedding-oriented, dopo il mio incontro al california, ho deciso che il mio sposo sarà greco, o niente (o, in alternativa, mi si rivolgerà in un greco perfetto). endaxì?

episodio accessorio: mentre sorbivo il mio caffè lungo e il mio orecchio si deliziava con l’eloquio straniero leggevo anche sul kindle. il tale in bermuda di cui sopra, un tipico milanese alternativo (per dire, pur avendo una quarantina d’anni ha concluso una sua telefonata nel seguente modo: “bella lì, a stasera”), mi ha chiesto informazioni sull’aggeggio, se facesse qualche altra cosa oltre a leggere, se fosse insomma un po’ come un’ipad. no, gli ho detto, poi gli ho snocciolato brevemente la mia teoria che sul kindle si legge bene anche perché non si è distratti dalla grafica. oh, e insomma grazie, mi ha detto, e si vedeva che avrebbe voluto proseguire la conversazione. io gli ho scritto su un foglietto il nome del device e dove poteva procurarselo e mi sono immantinente dileguata: non avevo alcuna intenzione di avviare una conoscenza con qualcuno che non provenisse almeno da santorini.

domenica 8 luglio 2012

come leggere un libro: ce lo dice virginia woolf

Virginia Woolf, Come leggere un libro, Passigli, 2012. Ne parla Luigi Mascheroni nella sua videorecensione.

venerdì 6 luglio 2012

la verità, vi prego, sulla letteratura

 
già il nome è sfigato: scrittori precari, ma dove si è mai visto? così si rischia davvero di rimanere precari a vita e di non diventare scrittori mai.
se poi aggiungiamo che gli scrittori precari, domenica 8 luglio, nell’ambito del festival dei blog letterari k.lit (che quasi di tutto parla tranne che di letteratura), hanno organizzato la seguente tavola rotonda:


Responsabilità civica e resistenza con la scrittura

Relatori: Gianluca Liguori
(scrittore e fondatore di Scrittori Precari)
Simone Ghelli
(scrittore e fondatori di Scrittori Precari)
Angelo Zabaglio (sceneggiatore)

uno si chiede: ma cosa vi volete responsabilizzare, cosa volete resistere? scegliete, prego: o la penna o la vanga. entrambe non funziona.

noi scrittori

 
scrittrice rosa con qualche pretesa strombazza su facebook:
  
“Oggi PESCARA e DOMANI MARATONA DEGLI SCRITTORI A FERRARA! 
sabato 7 luglio, dalle ore 16.00 
IO VADO A FERRARA  
città di cultura.città di lettura”

una seguace preocupata:
  
“ma fermati un attimo! nelle ultime foto hai l'aria parecchio stanca, Un abbraccio!”

scrittrice rosa con qualche pretesa:

nome, noi scrittori umilmente abbiamo accettato di fare una piccola maratona di lettura nella città ferita dal terremoto. doveroso rispondere “sì” non credi?”

mi ricordo di aver letto proprio ieri una frase dell’impareggiabile editor del “New Yorker” Gardner Botsford:

“Si può capire se si è in presenza di un cattivo scrittore prima di aver letto una singola parola del suo manoscritto se quello usa l’espressione ‘noi scrittori’”.

giovedì 5 luglio 2012

il mio vicino e dante

 anuar e io siamo vicini di casa da almeno quattro anni. abitiamo sullo stesso pianerottolo, io con l’adolescentina ormai iena patentata e lui con una serie di amici. anuar porta sempre vestiti orrendi impeccabilmente stirati e un profumo inqualificabile. un giorno, mentre scendevamo insieme in ascensore, senza alcun tipo di remora mi ha chiesto che lavoro facessi, perché mi vedeva spesso salire e scendere con pacchi di carta dall’aspetto misterioso. io gliel’ho detto, e lui si è illuminato tutto, poi mezzo in inglese mezzo in italiano mi ha snocciolato le sue preferenze letterarie. be’, degli italiani dante, mi fa. è carino, commenta (proprio così, in italiano, “carino”). poi tutti i comunisti, mi fa: tolstoj, cecov, puskin. poi rimango secca, perché aggiunge “e poi shelley, i can’t remember…”. chiedo “percy bysshe shelley?”, mentre mi si presentano alla mente vaghe reminiscenze di liceo. anuar si illumina: “yes”. poi mi fa: “lei come si chiama?” “anna, e lei?” “anuar”. mi tende la mano tutto felice e mi dice “piacere. buona giornata, signora anna” (io quelli che mi chiamano signora + nome di battesimo li ammazzerei, ché sento odor di servitù della gleba). non posso rispondere “anche a lei, mr. + cognome”, poiché non conosco il suo cognome, perciò viro su un “allora a presto” + sorriso.
perciò, rifletto, ha letto dante in bengalese (o in inglese), non sembra il feroce saladino, impesta l’ascensore di profumo, sta sempre con maschi. magari sarà gay ed è venuto in italia per starsene in pace senza correre il rischio di essere giustiziato nella sua nazione a forte maggioranza musulmana. non mostra l’arroganza con penchant delinquenziale di molti giovani nordafricani con giubbotto di pelle finta, felpa con cappuccio e grosse scarpe da ginnastica bianche démodé, sempre alla ricerca di qualcosa; è vivace e non presenta i tratti depressivi del musulmano disadattato in Occidente; ti guarda negli occhi, ti sorride e ti dà pure la mano. possiamo essere blandamente amici.

se ti serve un editor, anna albano lavora con te

Anna Albano, che cura "cose da libri", valuta manoscritti, redige schede di valutazione e pratica, a seconda delle necessità discusse con l'autore, un editing leggero o sostanzioso sui testi che le vengono sottoposti.
Collabora dal 1997 con un'agenzia letteraria di Milano, presso la quale ha affinato la propria esperienza, e lavora in autonomia con gli autori che a lei si rivolgono per verificare e migliorare i propri testi. 
La lunga consuetudine con diverse case editrici nel ruolo di redattore editoriale le ha consentito di acquisire dimestichezza con testi di narrativa, di arte, di management. Da qualche tempo lavora con chi richiede la sua opera per pubblicare in proprio libri ben fatti.







Qui sotto Anna propone qualche riflessione di un collega blogger sul self publishing e sulle forme di collaborazione, che stanno emergendo in forma nuova, tra autori e editor.


È una triste verità, quasi subito evidente ai più, che le opere autopubblicate possono essere immediatamente liquidate in virtù delle loro origini. Lettori, blog, librerie accolgono spesso la parola “autopubblicato” con una smorfia e un sospiro. […] Cosa possiamo fare per evitarlo?
In breve, una delle ragioni di questo marchio d’infamia risiede nel gran numero di opere di bassa qualità, autopubblicate frettolosamente. La grande maggioranza dei lettori è spietata con libri che non sono stati sottoposti a editing o con una copertina fatta in Word. […] È difficile scuotersi di dosso una cattiva reputazione. I lettori che hanno già provato a leggere qualche libro di produzione indipendente e ne sono rimasti ripetutamente delusi difficilmente ripeteranno l’esperienza. Lo stesso vale per i recensori.
Se combiniamo il tutto con il pregiudizio che l’autopubblicazione equivale a mera vanity press, all’ultima spiaggia per autori rifiutati, e che per questo non devono essere molto bravi a fare ciò che fanno, otteniamo una comunità di lettori che valuta come prodotti scadenti tutti i libri pubblicati in proprio. Chi comprerebbe un libro da un autore spazzatura?Questo, unito a una reputazione già malferma, ha indotto molti lettori, critici, giornalisti e librerie a chiudere la porta, molto spesso per sempre.
[…] Cosa facciamo, a fronte di queste considerazioni? […] La risposta è molto semplice: puntiamo alla qualità.
[…] Gli autori indipendenti che emergono sono quelli che si alleano con editor indipendenti, quelli che imparano cose nuove e pagano per i corsi, quelli che lavorano fianco a fianco con grafici che hanno fatto esperienza nella case editrici, quelli che si servono di persone esperte di marketing. […]

Ben Galley, Is the Stigma of Self-Publishing Finally Gone?, in “Live Write Thrive”, 2 luglio 2012

La traduzione è di chi scrive; il testo integrale dell'articolo si trova qui.





da mariarosa a walter, passando per george e louise

 
dunquedunquedunque: sabato scorso sono tornata a scuola per frequentare il workshop di revisione di testi tradotti condotto dall’ottima mariarosa bricchi di bruno mondadori, meritoriamente organizzato dalla rivista online “la nota del traduttore”.
nel corso delle dense ore del laboratorio si è parlato molto della sconsigliabile tendenza di alcuni traduttori a rendere più bello il testo sinonimizzando, con esempi da kafka e letture da kundera, coetzee, nabokov. è emersa come esiziale la tentazione di innalzare il registro, dell’overtranslating, mediante il quale il traduttore paga un tributo di rispetto al testo allo stesso tempo tradendolo. 
e poi si è girovagato per l’antilingua di calvino, la vita agra, l’accademia della crusca e la grammatica del serianni: una bella ripassata lavorando su piccoli esempi concreti e la possibilità di confrontarsi con colleghi provenienti da ambiti diversi.
e insomma, dopo aver tanto discettato di testi in altre lingue, verso la fine qualcuno ha chiesto a bricchi quali autori italiani contemporanei apprezzasse e lei ha risposto che non legge volentieri gli italiani, che negli ultimi quindici anni ha apprezzato moltissimo solo walter siti con i suoi Troppi paradisi, e forse, sì, scrive benino anche lagioia.
la pletora di scrittorelli che operano in direzione del proprio ombelico – questo, concordavamo bricchi e io, è uno dei loro difetti principali –, con relativo pollaio su litblog e facebook, è poco interessante per chi scrive, che però nella sua antitalianità si era persa pure siti. finito il workshop, ho deciso che avrei avuto Troppi paradisi senza por tempo in mezzo, e il vicino libraccio è servito all’uopo. e, signori, se mariarosa aveva ragione! ne ho lette centocinquanta pagine e dalla prima riga ho gustato un testo che usa le esatte sacre parole che si devono usare per dire ciò che vuole dire. che in pagine dichiaratamente finte colloca verità molto mediocri e dolorose in cui ci si può specchiare.

“Mi chiamo Walter Siti, come tutti. Campione di mediocrità. […] Se non fossi medio troverei l’angolatura per criticare questo mondo, e inventerei qualcosa che lo cambia.” (p. 3).

E sulla famiglia, sulle vecchie serie televisive:

“[…] la televisione è il mio centro di calore, la distributrice di emozioni. Le situation comedy, soprattutto, sono la famiglia che avrei voluto avere; genitori spiritosi, molti figli, battute che riescono sempre e villette isolate col giardino. Qualche volta, un cane rompicoglioni che però non abbaia di notte – le tensioni si scioglieranno per forza cinque minuti prima della fine, che è prossima perché il tutto dura mezz’ora. I genitori a letto commentano, i figli crescono bene, l’esterno non è più minaccioso, spenta la luce faranno l’amore perché nonostante l’età lo fanno ancora volentieri. I Jefferson, i Robinson, i Keaton, la famiglia Bradford. Oppure qualche madre divorziata, che però funge da madre e da padre.”

la stazione televisiva k2 propone sei giorni se sette, da una certa ora in poi, la Seratissima Jefferson. chi scrive non se ne perde una. i due ex ragazzi di harlem, la pepata domestica florence, l’evidente intimità ancora in circolo tra george e louise “weezy”, il gruppo dei vicini-amici: tutto rimanda energia, amore e affetto. ebbene, se parliamo di jefferson, io sono con walter: e adesso scusate, ma devo sintonizzarmi sul mio canale preferito.

della felicità generata dagli sconti newton compton (solo per possessori di e-reader)

perché come si fa a non essere felici adesso che l'estate è ufficialmente arrivata, se si possiede un kindle e se si approfitta dell'offerta speciale di newton compton zeroquarantanove, per acquistare, tra i tanti titoli, uno dei più estivi di tutti i tempi?

mercoledì 4 luglio 2012

israele start-up nation

La Provincia di Roma organizza la quarta edizione delle Giornate della Creatività e dell'Innovazione: Israele è protagonista come Start-up Nation emergente.