domenica 27 febbraio 2011

riconoscersi in tram

nel tardo pomeriggio, sulla via di casa a bordo del tram numero trentatré e deliziata per i grandi affari libreschi appena conclusi, ho incontrato due signori con sacchetto del libraccio che guardavano i miei sacchetti del libraccio. io: "libraccio romolo". loro: "libraccio vittorio veneto". loro, apprestandosi a scendere: "arrivederci!". io, felice e gioviale: "arrivederci!".

venerdì 25 febbraio 2011

Senza portar barbazzale: pensiero positivo postunitario, altro che Tony Robbins

Il 1° novembre 1862, a unità d’Italia compiuta, per i tipi di Giuseppe Mariani, a Firenze, fu pubblicata la dispensa prima del Tesoretto: Raccolta periodica di cognizioni utili per il popolo, nell’intenzione dei compilatori una “serie di scritti indirizzati alla vera e propria istruzione popolare”. E sentite con quanto ottimismo si comunica la possibilità del cambiamento individuale attraverso l’istruzione: l’estensore delle due parole al popolo è un autentico motivatore ante litteram, senz’altro assimilabile – fatti salvi periodo e contesto – al guru dei motivatori, dei positivopensanti, quel Tony Robbins che sarebbe nato novantotto anni dopo.

DUE PAROLE AL POPOLO

AMICI POPOLANI!
Mettete una mano sulla coscienza, e parliamoci schietto! Vedendo che ci è tanta gente che va in carrozza, mentre voi andate a piedi, che è ben vestita, mentre voi avete appena di che coprirvi, che abita in sontuosi palazzi, mentre voi state in povere casipole, che vive senza far nulla, mentre voi siete costretti a arronzarvi la vita, non vi è qualche volta scappato un movimento d’invidia, non vi è venuta in bocca una bestemmia alla Provvidenza? Or bene! sentite ciò che vi dice un vostro amico: questi sentimenti non sono né giusti, né buoni a nulla. Le cose in questo mondo vanno come vanno, e non possiamo impedire che ci sieno dei poveri e dei ricchi; tali differenze esistono per la medesima ragione che Paolo è gobbo e Nanni va diritto come un fuso, che Pietro, poveretto, ha la rachitide, e Bobi è forte come un leone. Però corre un certo divario fra queste due specie di disuguaglianze che potete vedere negli uomini. Ecco: la gobba o la rachitide, nessuno ce la può torre da dosso. Invece chi è ricco può diventare povero, e chi è povero può diventar ricco. Le son cose che succedono tutti i giorni.
Dunque invece di sentire invidia o bestemmiare la Provvidenza perché Tizio o Cajo hanno il vento in poppa, e voi nò, dovete pensare che se essi posseggono dei beni al sole, è perché se li son guadagnati, o i loro vecchi li hanno guadagnati per loro; e dovete sentire nascere in voi una santa ambizione di giungere al medesimo grado, o almeno di mettere i vostri figli a mezza strada.
Perché, credete a me, non è mica tutto caso quello che regola il mondo; anzi il caso ci ha la menoma parte; e quel grand’omaccione di Dante Alighieri, nostro concittadino, c’insegna nella sua Divina Commedia, che la ricchezza va e viene secondo l’occulto intendimento del Signore, che è sempre diretto al nostro meglio .... Ma alla volontà della Provvidenza bisogna anche aggiungerci la nostra; purché si voglia davvero e si abbia capacità, non c’è nulla che non si possa fare.
Ve lo dico dunque sul serio; il mezzo di diventar signori sta nelle vostre mani. Non basta però il lavoro e l’onestà, ci vuole l’istruzione. L’uomo, diceva un filosofo italiano che aveva la barba lunga, l’uomo tanto può quanto sa. Educatevi, istruitevi, vi son aperte le vie. — Un tempo, e forse qualcuno dei vostri vecchi se ne potrà ricordare, chi era nato contadino, doveva vivere e morir contadino: ed i figli, dovevano far come il babbo; tutto al più avevano la brutta risorsa di rinchiudersi in un monastero, ed era peggiore il rimedio del male! Ma ora le cose sono mutate; non c’è aristocrazia privilegiata, non ci sono più feudi né maggiorascati; libera è la terra, e libero è l’uomo; tutti i cittadini sono uguali dinanzi alla legge; e tutti i figli di Adamo sono riconosciuti pari e fratelli tra loro. Chi ha più ingegno e istruzione viene più facilmente a galla, e può lasciare ai suoi morendo, un po’ di patrimonio.
Ma non son mica queste favole da raccontarsi a veglia; son fatti di cui non mancano esempi chiari e lampanti. Ho conosciuto il figlio di un contadino della Valdinievole che oggi fa lezione all’Università di Pisa; un altro povero ragazzo, la cui famiglia stentava a campar la vita, avendo mostrato disposizione a imbrattar la carta col carbone, s’è istruito e tirato sù a poco alla volta, tanto che adesso è diventato un pittore coi fiocchi, famoso in tutta Italia e fuori ; e non lo nomino solo per discretezza. Di questi esempi ce ne sono a centinaia, e chi mi legge ne avrà forse veduti coi suoi propri occhi. E sapete perché non cd ne sono molti più? Non è mica che scarseggi l’intelligenza nel popolo, anzi si è sempre detto che vanno di conserva scarpe grosse e cervello fino; ma è la voglia d’istruirsi (bisogna confessarlo) quella che manca, ai più e impedisce loro di farsi innanzi.
Direte forse che difettano i mezzi, e che, con la miglior volontà del mondo, non si fa nulla senza maestri e libri? Questo poteva esser vero nei tempi passati, quando i governi avevano paura che il popolo educandosi sfuggisse al giogo della tirannia e della superstizione. Ma adesso non è più così; chi fa la legge fra noi è la nazione, o almeno la parte più colta di essa, che la rappresenta. E la nazione vuole che per opera di savie riforme tutti i cittadini giungano a godere di quei sacri diritti impartiti loro dalla natura. Ora essa non può concedere l’esercizio di tali, diritti a chi non ne possiede la capacità; precisamente come non si possono dar le armi da fuoco a chi non le sa trattare.
Dunque è interesse comune, e non minore per le classi più fortunate che per le agricole od operaje, di diffondere a larga mano l’istruzione, in modo che nessuno, in un paese libero, debba rimanere estraneo alla vita politica. Di qui viene che è ufficio e obbligo dei municipi l’aprire scuole serali, biblioteche popolari, e facilitare tutti i mezzi per accrescere la coltura. Né perciò i privati vorranno restarsene inoperosi; ma le associazioni e gl’individui concorreranno nella misura delle loro forze.
Ed anche noi ci siamo messi per questa strada ispirati non dal desiderio di sciorinare cognizioni e far gemere i torchi, impancandoci da maestri e pedanti, ma solamente dal vivo amore che portiamo al bene del popolo e della patria. Parleremo schiettamente come sentiamo, senza far piaggerie a nessuno, e senza portar barbazzale*. Cercheremo di usare quella lingua e quel buon senso, che è tutta cosa del nostro popolo, e racchiude nella sua spontaneità i germi di quanto v’ha di buono, e grande nel mondo. Solo vi aggiungeremo ciò che la natura non può dare senza lo studio e l’arte; cioè quelle utili scoperte della scienza, quei racconti curiosi del passato, quegli studi dilettevoli ed istruttivi sull’uomo, sulle leggi, sulle società, su tante cose insomma che ci stanno d’intorno e ci pajono quasi a prima vista tanti punti d’interrogazione. Tutto ciò faremo alla buona e senza sussiego; se pure vi piacerà di starci a sentire e di tenerci dietro, — se la nostra voce che si parte dal cuore giungerà ai vostri cuori; – se vedrete in noi dei fratelli maggiori che istruiscono in ciò che sanno i minori fratelli!

* barbazzale (ant. barbozzale) s. m. [der. di barbozza]. – 1. Catenella che si mette dietro la barbozza del cavallo, fissandola per i capi ai due occhi del morso. 2. fig., non com. Freno, pastoia: non sopportar b.; non portar b. a nessuno, non avere riguardo per nessuno. 3. Ciascuna delle due appendici cutanee pendenti ai lati del collo di alcune razze di capre, detta anche pendente o tettola o ciondolo.
Fonte: Treccani.it

giovedì 24 febbraio 2011

con la speranza di rivedere il mattino_memorie di adriano

e no, non lo leggeva per dovere scolastico, questo adolescente non alla moda con deliziosi calzini a righe, perché sul retro della copia di Memorie di Adriano nella quale era beatamente immerso c'era il classico rettangolino Feltrinelli, quello che serve a coprire il prezzo quando si regala un libro. il tutto sul tram numero trentatré.

boe sull'abisso_anselm kiefer

Anselm Kiefer, The High Priestess, 1986-1989. © Tore H. Røyneland
Desidero segnalare una bella intervista concessa da Anselm Kiefer all'"Express.Fr", sezione cultura, qui.
Di seguito un frammento del colloquio tradotto da chi scrive:


Lei ha numerosi compagni di strada, più scrittori, poeti, filosofi che artisti. Li evoca nelle sue opere, talvolta guarnite di citazioni. Perché questo attaccamento alla parola?

Ho sempre avuto una passione per la letteratura, soprattutto per la poesia. Amo Céline, Rimbaud, Mallarmé, Genet… Per me le poesie sono come boe collocate sull’abisso, nuoto dall’una all’altra. Senza poesia sarei perduto. D’altra parte leggo tutte le mattine, è la prima cosa che faccio. Scendo nella mia biblioteca e prendo un libro, quasi alla cieca. Avrei potuto diventare uno scrittore. A diciassette anni ho vinto un premio per un diario che avevo scritto. Ho esitato a seguire questa strada. La cosa non si è realizzata, poiché nella vita non si possono fare bene due cose alla volta, ma ho continuato a scrivere il diario. Quando sono bloccato su un’opera, la scrittura mi è di ispirazione.
 
Anche voi leggete tutte le mattine come prima cosa?

albanacco_steve jobs

Un giovane Steve Jobs con mela lucente e capelli. Ricorre oggi il suo compleanno e ciò mi dà l'occasione per ribadire che senza i prodotti Apple proprio non si può vivere con stile. Segnalo pure l'imminente uscita di Steve Jobs – L’uomo che ha inventato il futuro, biografia del genio edita da Hoepli.

martedì 22 febbraio 2011

slave to the reader

Lettore su e-reader. Milano, piazza della Repubblica, fermata del tram numero 33
intanto preciso che il ritmo che accompagna la lettura del titolo di questo posto è da intendersi uguale a questo. e poi desideravo lagnarmi un pochino, perché come si fa a spiare la copertina dei libri letti dai lettori itineranti se questi marrani leggono sul kindle?

lunedì 21 febbraio 2011

perle di genere_giù le mani dai bambini

sempre da blog di signore incazzose ma di buona volontà – ma non è che poi il ragazzino cresce un pochino disturbato? non fosse che per la prosa un po' criptica, su cui chi scrive non ha praticato editing di sorta: "Al di la dello stupro, di cui appunto per motivi già detti preferisco non commentare - anche io come PaoloS ritengo sempre opportuno evitare di stringere lo sguardo alla sociologia del fenomeno - mi piacerebbe molto che si strutturassero dei progetti di riflessione sui generi e sulle declinazioni possibili, come sulla problematizzazione che questo implica, fuori dai contesti abituali nostri, fuori dai convegni fuori dalle riviste - nelle scuole ma anche in altri contesti. Mi sembra importante riflettere sulla questione maschile e creare delle aree di dibattito dove i giovani uomini possano interrogarsi sulle proprie rappresentazioni di se - anche permettendo che certi stereotipi siano ripercorsi e solo parzialmente smantellati. Sospetto che l’aggressione di petto all’immagine stereotipica, porti a reazioni difensive, tanto più granitiche quanto sono granitiche le convinzioni sessiste. So anche che, in psicologia più c’è flessibilità nell’interpretazione dei ruoli più c’è maturità psicologica, al contrario la rigidità combacia con tutta una serie di difficoltà che in quella rigidità trovano uno scudo. Da madre di bambino maschio - penso che sia saggio concedere una piattaforma stereotipica - il modo di vestire - alcuni giochi, che il bambino avverta come solida per le sue relazioni e sulla quale lavorare per una interpretazione del genere più flessibile e saggia. Avverto anche che in questi piccoli stereotipi mio marito - quando per esempio lo veste, e sceglie i vestiti - ha un modo di trasmettere al figlio la sua concezione identitaria.
Importante poi mi sembra - anche quando una non lavora - ISTIGARE il compagno alla collaborazione, al farsi vedere nella flessibilità di genere. E farsi vedere che ci sta comodo. Non sempre è facile ma, da le sue soddisfazioni.
Postato lunedì, 21 febbraio 2011 alle 2:11 pm da zauberei"

piattaforme stereotipiche?

immagine courtesy makeupworld.it 

le mie poppe di donna

Quanto è bello leggere in tram: il percorso oggi era di quelli lunghi, così ho potuto gustare ancora una volta le parole di quel maschiaccio di Lady Macbeth: "Venite, spiriti arbitri dei pensieri di morte: dissessuatemi; e dai piedi alla fronte riempitemi fino al trabocco, della più sorda crudeltà. Fatemi il sangue denso; chiudetemi ogni accesso, ogni tramite  al rimorso; né ritorno di pietà naturale scuota il mio feroce intento né ponga tregua tra quello e l'azione. Eccovi le mie poppe di donna; prendetevi il mio latte per altrettanto fiele, ministri d'assassinio, ovunque siate, invisibili sostanze, per servire ai misfatti della natura. Vieni, notte densa, ammantata nel fumo dell'inferno più compatto; non veda il mio affilato pugnale la ferita che apre: né il cielo scruti attraverso la coltre di tenebra, per gridarmi: 'No, no!'".
William Shakespeare, Macbeth, nella traduzione – creativa, elegante, inarrivabile – di Cesare Vico Lodovici, Einaudi, Torino 1964.


immagine courtesy missbimbo.com

albanacco_raymond queneau

"Il venticinque settembre milleduecentosessantaquattro, sul far del giorno, il Duca d'Auge salì in cima al torrione del suo castello per considerare un momentino la situazione storica. La trovò poco chiara. Resti del passato alla rinfusa si trascinavano ancora qua e là. Sulle rive del vicino rivo erano accampati un Unno o due; poco distante un Gallo, forse Edueno, immergeva audacemente i piedi nella fresca corrente. Si disegnavano all'orizzonte le sagome sfatte di qualche diritto Romano, gran Saraceno, vecchio Franco, ignoto Vandalo. I Normanni bevevan calvadòs".

È l'incipit dei Fiori blu di Raymond Queneau, del quale ricorre oggi il centottesimo compleanno.

immagine courtesy biografiasyvidas.com

sarà che su facebook si scrive in fretta

c'è, su vibrisse di giulio mozzi, un bel post del 20 febbraio intitolato ;, in cui si parla proprio del punto e virgola. mozzi ha pubblicato il link al post anche su facebook, sollecitando un profluvio di commenti e dichiarazioni. ne trascelgo il più inquietante, quello di valeria, docente di scrittura creativa: "alla mia scuola di scrittura è la prima cosa che insegno la punteggiatura. senza un uso intelligente non c'è letteratura. ma senza (totalmente) può esserci letteratura. la punteggiatura sbagliata determina il crollo del testo"
non so come insegni il resto, ma io, per imparare a usare la punteggiatura, al corso di valeria non mi iscriverei.

mercoledì 16 febbraio 2011

raffaele non li stima degni della pubblica luce

Cesare Ripa, Iconologia: la Biblioteca
Censore uno
Per ordine del Padre Reverendissimo Inquisitore ho letto attentamente il Primo Tomo dell’Opera intitolata Iconologìa del Cavaliere Cesare Ripa Perugino notabilmente accresciuta d’Immagini, d’Annotationi, e di Fatti dall'Abate Cesare Orlandi ec. né ci ho trovata cosa alcuna contra la Religione, i buoni costumi, ed i Principi: anzi ho ammirato I’ingegno, I’erudizione, e I’eleganza, non solo del primo Autore; ma del secondo ancora, il quale ci ha fatta sì considerabile aggiunta: e però, come utilissima alla Repubblica Letteraria, la stimo degna della pubblica luce. In Perugia. Di Casa questo di 25. Ottobre 1764.
Vincenzio Cavallucci
Dottore di Filosofia e Teologia, e Professore delle Matematiche in questa Università di Perugia. 

Censore due 
"Via delle biblioteche libri e opere degli scrittori che hanno 'firmato per l’assassino'. L'iniziativa di boicottaggio civile verso tutti gli uomini di lettere che nel 2004, quando fu arrestato in Francia, firmarono una petizione per la liberazione di Cesare Battisti, è stata lanciata ieri a Martellago da un consigliere del Pdl, Paride Costa, e da un cittadino, Roberto Bovo. Ma è stata subito sposata dall'assessore alla Cultura della Provincia di Venezia con delega alle Biblioteche, Raffaele Speranzon. 'Scriverò agli assessori alla Cultura dei Comuni del Veneziano perché queste persone siano dichiarate sgradite e chiederò loro, dato anche che le biblioteche civiche sono inserite in un sistema provinciale, che le loro opere vengano ritirate dagli scaffali: è necessario un segnale forte dalla politica per condannare il comportamento di questi intellettuali che spalleggiando un terrorista'. “Il Gazzettino.it”, 16 gennaio 2011
 

desideri femminili

Io non ho l'indole della lottatrice della Regina (nel senso di nome proprio di persona) del racconto di Giulio Mozzi. Epperò condivido e accolgo quel senso di divinità che descrive, nonché quello spudorato desiderio finale: "Ho lottato per togliere Matt a un'altra donna che non mi aveva fatto niente di male, mi sono sentita nel giusto quando l'ho incontrata e ci siamo insultate e graffiate, ho goduto del suo dolore, ho alzato brindisi contro di lei, ho fatto di tutto per trascinare Matt nel mio letto e tenercelo, e ci sono riuscita. Quando, dopo due anni di caccia e di lotta, finalmente ho sentito il sesso di Matt entrare nel mio, mi sono sentita divina. E ho desiderato di fargli cose tali, che il desiderio di nessun'altra donna potesse mai sfiorarlo." Mozzi, Lettera di conforto, in Fiction, Einaudi, Torino 2001

martedì 15 febbraio 2011

gioca con la cover girl_tanto per essere chiari

Narcisi
All'indomani delle manifestazioni che hanno coinvolto molte piazze italiane, in cui bigotte e mignotte si sono ritrovate insieme sotto il medesimo emozionante ombrello pro mulieris dignitate e antiberlusconiano, con desolante contorno di cartelli alludenti a nani e altre simili volgarità à la Grillo, i blog di femmine, di letterate, di femmine letterate, di uomini di buona volontà con il consueto codazzo di adepte/i ("grazie per questo post", "hai ragione", "concordo in pieno: è ora di finirla" e altre originalità) pullulano di sdegnati che indirizzano alte grida e lamenti ad "Affari italiani" per l'avvio sullo stesso della rubrica tenuta dalla tenutaria Nicole Minetti.

Premetto che aderisco in toto alla posizione espressa da Beppe Severgnini sul "Corriere della Sera": è davvero desolante constatare quanto vecchiume e quanta retorica di piazza e di genere siano stati espressi nei giorni addietro da persone e slogan. Non mi ha mai convinta sino in fondo questa cosa delle donne, donne fate sentire la vostra voce, finalmente le donne parlano – nel testo della guida all'erogazione dei contributi relativo alla legge 215/92 della Regione Lombarda, per dire, nell'ambito del Programma regionale per la promozione dell'impresa femminile, la categoria "donne" sta tra i "giovani" e i "soggetti svantaggiati".

In quanto persona, mi adopero da sempre per conoscere, sperimentare, inseguire i miei desideri di genere neutro. In quanto genitore, cerco di  comunicare alla personcina che accompagno alla maggiore età tre o quattro principi morali imprescindibili, insieme con l'invito alla pratica del libero pensiero. Questa ossessione della cura, questa lamentatio della cura di mariti, figli, anziani che grava esclusivamente delle donne è un leitmotiv molto sentito. Non credo si renda un buon servizio alle donne presentandole come riluttanti pilastri della società e dispensatrici di benevolenza, merendine e pannoloni: credo che sarebbe meglio far passare il concetto che si può, cambiando prospettiva, vivere diversamente. Molto, moltissimo passa per l'individuo.
Questo per dire che mi sembra molto puerile tutta questa atmosfera emotiva un po' rétro (dal blog di Loredana Lipperini: "Loredana, mi sento persino un po’ infantile, adolescenziale, scema insomma. Ma oh la gioia che mi ha dato la manifestazione di ieri! Non nel durante ma dopo! Quando mi sono ritrovata da sola ho detto: come sono contenta cavolo!"; "Già, la libertà di stampa, ma in quale paese democratico esiste un tg come quello di Fede, che ieri sera ha intervistato Anselma Dell’Olio, la quale ha dichiarato: diranno di essere il doppio di quello che sono realmente, e poi, insomma, un titolo così carico e importante per una questione di donne! Seguita da un montaggio di donne per strada che, intervistate, dichiarano di essere interessate ad altre notizie. Ma ho riso, perché si sente la paura, ne hanno tanta. Ieri Al Jazeera ci ha dedicato servizi lunghi e intelligenti" – Al Jazeera?, n.d.a.; "A Perugia, sia sabato che ieri, doppia catena umana per quasi un km su Corso Vannucci, carrozzine e passeggini compresi, e sì, i cartelli erano anche lo specchio delle parole di Loredana lette nei suoi libri e nel blog"; da Facebook: "Quando ho visto Piazza Castello e Via Dante mi sono emozionata, giuro!"; "Da Piazza del popolo. Care amiche, cari amici la manifestazione è terminata. A quei 'pochi' che non sono potuti venire vorrei trasmettere la grande emozione che abbiamo provato ritrovandoci tutti assieme. La consapevolezza che qualcosa si sia risvegliata in ognuno di noi. Una forma di orgoglio e di gioia. La speranza concreta in un paese migliore, per i nostri figli".

E sempre dal blog di Loredana Lipperini, un brano del post di Lipperini stessa: "... Mi auguro che stia scricchiolando non solo un certo immaginario, ma anche il giornalismo alla Affari Italiani: che fosse urlato lo sapevo, che fosse miserabile si è rivelato ieri, con la rubrica affidata alla sventurata Nicole Minetti in cerca di autoassoluzione ... "; e in risposta (un po' delirante, à vrai dire): "Su Affari Italiani & CO: è ora che i media facciano un’assunzione di responsabilità nel perpetrare la nostra sottocultura volgare e sessista che ha contribuito a mantenerci in questa situazione. Segnalo pertanto che, con altre blogger, abbiamo lanciato una campagna che si chiama CHIEDIAMO COERENZA per iniziare quantomeno dalle testate che dicono di difendere la ns dignità." – ometto di pubblicare il link, ché di dignità ne abbiamo avuta abbastanza.
Mi chiedo: i signori scrittori e le signore scrittrici che stanno dalla parte delle bambine, che molto volentieri hanno concesso lunghe interviste e fatto parecchie marchette su "Affari italiani" (non ci vuole molto per comprendere che, in questa pubblicazione, il confine tra scandalismo e ignobiltà è sempre lì lì per essere varcato, se mai scandalismo e ignobiltà possono essere separati), non si sono mai accorti, i sepolcri imbiancati, che, da molto prima dell'avvento del favoloso mondo di Nicole, a destra del giornale campeggia ammiccante, sotto la colonnina delle notizie più gradite, l'invito su fondo rosso "GIOCA CON LA COVER GIRL?".

lunedì 14 febbraio 2011

piccola mostra_angus mcbean

Sir Robert Murray Helpmann

Sir Bruce Stirling Ingram

Walter James Macqueen-Pope

Peter Stephen Paul Brook

Ivor Novello

James Evershed Agate

(George) Emlyn Williams

Ivor Brown

Nancy Spain
Angus McBean, fotografo gallese nato nel 1904, è l'autore di questi ritratti, conservati alla National Portrait Gallery di Londra (il corpus completo ne comprende centosettantatré), che mi perdonerà se ne pubblico una decina. I soggetti che ho scelto abitano nelle immagini tra parole o libri di misura sproporzionata rispetto ai corpi. Anche il rispettabile naso di T.S. Eliot è fuori proporzione rispetto a quello, pure imponente, di una delle sue mogli.
Formalmente sposato con Helena, nel 1942 Angus fu condannato a quattro anni di prigione in seguito al ritrovamento in casa sua di materiale attinente all'omosessualità. Pare che il fotografo avesse avuto un affair con un ragazzo molto giovane e che la perquisizione avesse a che fare con questa relazione. Superata questa prova, Angus ebbe una vita molto felice con il suo fidanzato David Ball, testimoniata anche da una serie di bellissimi biglietti natalizi per i quali il gallese andava giustamente famoso. Angus è il mio beniamino, ucciderei per avere una gigantografia del suo Amleto seduto sulle opere complete di Sheakespeare. Enjoy!
Thomas Stearns Eliot, Valerie Eliot (née Fletcher)

domenica 13 febbraio 2011

piccole donne

questo è il parere dell'adolescentina sulla manifestazione del 13 febbraio in piazza castello: "non capisco perché dobbiate andare in piazza per parlare di questa cosa sul corpo delle donne. quelle che si vendono sono stupide, ma è loro diritto farlo e hanno libertà di scelta. andate piuttosto a buttare berlusconi giù dal suo piccolo trono". ho creato un mostro.

sabato 12 febbraio 2011

certezze: un'eterna amicizia

Parata per il Capodanno cinese: il gruppo delle adolescenti

oggi desideravo aggirarmi pigramente per il centro di milano, con una puntata al decathlon per l'acquisto di un attrezzo fitness (cosa che ho puntualmente eseguito. l'attrezzo fitness è costato euro quattro punto novantacinque: il nome del negozio decathlon, greco come l'origine della democrazia, è in sé una dichiarazione d'intenti) e una alla feltrinelli di corso buenos aires per completare la stesura di un progetto (questo secondo intento è miseramente abortito: oggi, sulle comode poltrone nere della libreria, tutti coloro i quali dovevan completare la stesura di un progetto mi hanno preceduta). uscita dal negozio mi sono imbattuta in un folto gruppo di cinesi che festeggiava il proprio capodanno. alla parata ha preso parte attiva anche un folto gruppo di italiani, alcuni dei quali costituivano addirittura il ripieno del tradizionale dragone (pare fossero studenti italiani di kung fu), e via via moltissimi passanti. si sono viste grandi dichiarazioni di amicizia tra italia e cina e una totale assenza di imbarazzo, da parte dei nostri concittadini cinesi, nel reggere la bandiera italiana a fianco della loro. del corteo facevano parte pure i bersaglieri della sezione luciano manara, che nel tripudio generale hanno suonato pure O mia bela Madunina. i festeggiamenti si sono svolti sino alla fine in letizia e gran bontà (in piazza duomo, a salutare, c'era pure il sindaco); era un piacere vedere tutti questi bambini e adolescenti eseguire ordinatamente le loro coreografie e tutto quel che c'era da fare. durante la parata non è mancato un piccolo mistero: un giovane di bell'aspetto in tricorno assisteva allo spettacolo, con l'aria di provenire da un'altra epoca.
piacevolmente pervasa da un leggero spirito patriottico, dopo l'effetto-bersaglieri, mi sono spinta errando fino alla stazione centrale, dove in via vitruvio c'era ben altra atmosfera. un gruppo di egiziani festeggiava la caduta di mubarak, eppure l'atmosfera aveva un che di teso, di separato dal resto; massiccia era la presenza di vigili urbani e polizia, come se ci fosse qualcosa da temere (ma cosa c'era da temere? festeggiavano i cinesi e festeggiavano gli egiziani, ma in largo cairoli non c'era manco un ausiliario della sosta, a garantire l'ordinato svolgimento); gli unici cittadini milanesi che partecipavano al tripudio, invero un pochino sgangherato (nessun traccia di ordinate coreografie), erano in uno sparuto gruppetto di umanisti e di proletari comunisti, che avevano provveduto a scrivere qualche striscione abbastanza banale. questi simpatizzanti inneggiavano alla rivoluzione araba che, nella loro visione delle cose, dovrebbe preludere a quella italiana. la triste sensazione è che questi malinconici figuri non aspettino che una piccola sommossa, un moto, una rivolta di piazza per tornare a sognare una barricata purchessia. non uno slogan ben concepito, un guizzo ironico, un ragionevole dubbio: sono i generici adoratori delle masse in rivolta e mi fanno venire i brividi.
L'amicizia tra Cina e Italia è per sempre

Bandiera italiana esibita da cinesi milanesi


I bersaglieri della sezione "Luciano Manara" di Milano

Ancora bersaglieri

Bandiera italiana e bandiera cinese



L'inizio del corteo

Il gruppo delle bambine

L'esibizione delle bambine

Fumo di mortaretti, accesi per segnare l'inizio della manifestazione: un baccano d'inferno

Notabili cinesi

Adolescente sino-italiano very cool, con cappelluccio e borsa Guevara-Glamour


Un misterioso gentiluomo con tricorno assiste alla parata

venerdì 11 febbraio 2011

diciassette marzo duemilaundici

pare vi siano paesi in cui i tentennamenti patriottici sul nostro non esistono affatto.

viva l'italia.

mercoledì 9 febbraio 2011

amorosi paragoni e un mistero

Uno dei brani che fanno da sottofondo alla mia odierna giornata di lavoro è You're the top, una canzone di Cole Porter nella versione di Ella Fitzgerald. Sentite, nel testo, che fior di paragoni artistici e letterari si destinano all'amato:

...
You're the top! you're the Colosseum,
You're the top! you're the Louvre museum,

... A Shakespeare sonnet,
You're Mickey Mouse!

...
You're the Tow'r of Pisa,
You're the smile, on the Mona Lisa
!
...

 You're the National Gallery
...
You're an O'Neal drama, you're Whistler's mama  
...
 You're Inferno's Dante  

Il mistero è: perché Cole scrive "Inferno's Dante" e non "Dante's Inferno"? Forse perché teme che si pensi a un altro Dante?

E comunque: non vedo l'ora di fidanzarmi per scrivere, chessò, "Sei la Pinacoteca di Brera", o "Sei la mia Sormani".

immagine courtesy worldgallery.co.uk

domenica 6 febbraio 2011

dei diversi modi di avvicinarsi ai libri

Libri di legno scolpiti da Paul Peeters
Il modo di Jules Renard, nel 1890
"Si entra in un libro come in un treno, con qualche occhiatina indietro, con qualche esitazione e con la noia di cambiare luogo e idee. Come andrà il viaggio? Come sarà il libro?".
Jules Renard, Per non scrivere un romanzo, Serra e Riva, Milano 1980

Il modo di Walter Benjamin, nel 1938
"Allora aprivo la prima pagina e mi sentivo in uno stato d'animo solenne come chi mette piede in un nuovo continente".
Walter Benjamin, Lo scrittoio, in Infanzia berlinese, Einaudi, Torino 2007

Quale è il vostro modo?

immagine courtesy www.paul-peeters.be

sabato 5 febbraio 2011

questo amore è una camera a gas_saggezza spartana

"Per mantenere in lena l'amore, Licurgo ordinò che i coniugi di Sparta non potessero praticarsi che di nascosto, e che trovarli a letto insieme sarebbe stata una vergogna uguale a quella di trovarli con altri. La difficoltà degli appuntamenti, il pericolo delle sorprese, la vergogna del domani,

et languor, et silentium,
Et latere petitus imo spiritus*,

è ciò che dà il piccante alla salsa".

* "E il languore, e il silenzio, e i sospiri tratti dal profondo del petto". Orazio, Epodi, XI, 9-10.

Michel de Montaigne, Saggi, libro II, capitolo XV, Adelphi, Milano 1992.

immagine courtesy themightylayman.blogspot.com

venerdì 4 febbraio 2011

letture tailor-made (se si vuole una più gradevole assonanza, lettura su misura)

mi giunge notizia, tramite il sito booksblog (l'articolo è piuttosto critico nei confronti dell'iniziativa), di un corso di lettura che gian paolo serino e camilla baresani terranno al caffè letterario taveggia di milano dal 7 febbraio prossimo. pare che l'intendimento della coppia sia quello di orientare gli aspiranti lettori "tra i titoli proposti dalle classifiche e aiutarli così a leggere e interpretare le recensioni dei giornali, ma soprattutto a evitare romanzi inutili e invece a ricercare autori di riferimento adatti alle proprie vite, in grado, con le loro citazioni, di stimolare riflessioni sull'esistenza e sulla vita di tutti i giorni."

lettura fai-da-me, insomma.

e a proposito dell'attività in questione, desidero segnalare la chiusa di un libro di filippo la porta uscito l'anno scorso:

"Non so se è in grado di 'salvarci' o di renderci cittadini migliori, ma certo l'esperienza della lettura mi appare ancora come la migliore approssimazione a una esperienza reale. Ovvero: incontro perlopiù accidentale, avventuroso, di un individuo con qualcosa che non può controllare e che lo modificherà in modo irreversibile."
Filippo La Porta, Meno letteratura, per favore!, Bollati Boringhieri, Milano 2010.

immagine courtesy sartoriacrotti.it

carlo e la cassierina

si parlava, lo scorso 24 gennaio, di carlo dossi e degli occhi calamarenti della sua cassierina. ieri mattina mi è capitato di passare per casa sua, in via brera 11.

postcards from milan

una coppia sbuca dalla galleria vittorio emanuele in piazza duomo. camminano a braccetto, vengono (a giudicare dall'accento) dal meridione d'italia, probabilmente in gita di piacere. lei a lui, con occhi stellanti di gioia rilassata: "ecco il duomo. imponente, no?".

immagine courtesy minorcosto.it

giovedì 3 febbraio 2011

voyage autour de ma salle de bain

chi scrive ha nella stanza da bagno una tenda che protegge il pavimento da eventuali schizzi d'acqua durante i lavacri della famiglia. insomma, nel suo bagno c'è una tenda da doccia. è una tenda banale acquistata in un negozio banale, ma con un fondo azzurro turchese che simula benissimo il mare, popolato di delfini dall'aria benevola che guizzano e si incrociano su tutta la superficie, di pesci giallo vivo marezzati di nero e di blu, di attinie dalla chioma ondeggiante poggiate su rocce. stamattina, poi, la luce entrava dalla finestra e batteva su tutta la tenda, rendendo il paesaggio, se possibile, ancora più verosimile, epperò sicuro perché mai si sarebbero date inaspettate presenze, poniamo, di squali affamati.  è la natura preferita da chi scrive, che insomma, stamattina, dalla doccia, non voleva uscire più.

mercoledì 2 febbraio 2011

storia offresi

certo che il mio avvocato è proprio un bel tipo. mi assiste da tempo immemorabile (e ancora non ne veniamo a capo) per una causa presso il giudice di pace, ma in realtà lui pratica il diritto penale duro ed è sovente a contatto con gente della peggior specie, di cui talvolta si compiace di narrarmi. tra le tante, ho scelto quella che segue e ho deciso di offrirla al volenteroso che vorrà svilupparla. per quello che mi riguarda:

- ho pensato a un titolo:
"Color polipo"

- ho pensato al protagonista
un avvocato milanese di massiccia presenza, appassionato di boxe e di whisky torbati, di nome Antonio Alma.

- il mio amico avvocato ha pensato ai nomi della vittima e dell'assassino:
Malika e Andrea

- ho pensato a un possibile incipit
"Il torbato della Maida era sempre il torbato della Maida, anche se i Navigli non erano più i Navigli. E avere di fronte a sé Matilde, tardi la sera, dopo la boxe, per quei minuti – trenta minuti? quaranta, quarantacinque? – era una piccola, buona cosa.
L’avvocato Antonio Alma teneva a bada le proprie inclinazioni pericolose a suon di pugni, in palestra".

- ho pensato a un principio di trama:
 "L’avvocato milanese Antonio Alma viene contattato da Andrea Sessi, un sessantenne in carcere con l’accusa di omicidio. Sessi avrebbe ucciso la moglie, una donna marocchina di trent’anni più giovane, seppellendone poi il corpo nei pressi della frontiera franco-spagnola, sulla via per il Marocco. Qui si sarebbe presentato un giorno per chiedere notizie dell’eventuale scoperta di un cadavere. La guardia di confine si sarebbe ricordata in seguito di quell’uomo, rendendo testimonianza per le indagini.
Sessi aveva incontrato la futura moglie durante un viaggio in treno per Milano, dove lui andava a trovare sua sorella e lei, in provenienza dalla Sicilia, era diretta da una cugina, presso la quale avrebbe trovato una base per la ricerca di un lavoro.
Malika era fedele di una particolare setta, quella dell’incrollabile fiducia nel potere di riscatto economico dei paesi occidentali. Il corredo rituale degli adepti prevedeva, prima di tutto, il Telefono Cellulare: l’oggetto che ci si procurava non appena messo piede sulla terra promessa, l’oggetto transizionale cui affidare la ricerca di un lavoro, le trattative amorose, le discussioni con un pappone. Il telefono di Malika era simile a quello di molti immigrati: spesso, di apparenza solida e quasi carnosa, carnosa come le sue labbra, su cui un rossetto di colore inadeguato andava sbiadendo. Ne rimanevano i contorni, una rifinitura un po’ chiassosa che la collocava istantaneamente, pensò Sessi, tra le donne accessibili a lui.
Andrea Sessi era solo da quando, una decina d’anni prima, la sua legittima consorte aveva spiccato il volo dall’ultimo piano, il settimo, del palazzo al centro di… Sulla scorta di una serie di referti del Pronto Soccorso – molte cadute, molti bizzarri incidenti, molti stipiti sporgenti in casa dei coniugi Sessi – e di qualche cauta testimonianza dei vicini, la Magistratura aveva avviato le indagini per sospetto omicidio, poi arenatesi poiché i fatti in cui era coinvolto Sessi erano vagamente sordidi, vagamente loschi, ma troppo vagamente illegali. Come quando un tale gli aveva intestato un appartamento in provincia, a partire dalla vendita del quale Sessi aveva avviato una serie di speculazioni immobiliari che avevano considerevolmente rallentato la sua attività di muratore. Le dita delle mani massicce avevano cominciato a sfinarsi mentre il portafogli si gonfiava e lui diventava sempre più insofferente alle domande della moglie, che non si placava ancora di fronte al mistero di quella prima donazione. Così come mai cessava di chiedersi il motivo dei sempre più frequenti rientri a tarda ora del marito". 

- riporto la prima e la seconda comunicazione dell'avvocato, nelle quali egli aggiunge particolari che non mi aveva fornito durante i nostri colloqui:
  
Prima comunicazione dell’avvocato  xx
Per quanto riguarda mister x le aggiungo già ora qualche nota e, in particolare le mie impressioni quando lo conobbi in carcere.
Mi scrisse poiché fui a lui consigliato da un altro detenuto recluso nel braccio dei protetti, ovvero in quella parte delle carceri (ogni istituto ne ha una) ove sono reclusi coloro i quali si sono macchiati dei crimini più abbietti (in genere sessuali) contro donne e bambini e gli "infami", ovvero quelli che fanno la spia.
Quando lo vidi indossava una tuta da ginnastica in acetato. Impeccabile a suo modo: sbarbato e pulito.
Io sono ben piantato ma Mister x è davvero imponente. Non muscoloso ma grasso di quella grassezza insana, gonfia data dall'ozio, dal cattivo cibo e dall'assenza di movimento.
Ha un faccione largo e dei capelli bianchi un po' crespi con un principio di calvizie. Sui cinquanta. È pallido e credo che abbia qualche cicatrice di un’acne giovanile particolarmente feroce.  Il naso è grosso.
Ora, non voglio fare della retorica ma davvero gli occhi mi colpirono per due particolari: il colore ed il movimento.
Sono grigi ma di un grigio che dire spento è dire poco. Mi viene in mente il grigio di certi polpi pescati da un po'; davvero un colore indefinibile.
Sembrano rivestiti da una patina ma sfido chiunque a farsi 15 anni di galera ed avere gli occhi vispi.
La pupilla è di un giallo tenue. Non bianca. Anch'essa velata. Il movimento però è impressionante. Non  stanno mai fermi. Anche quando ti guardano si muovono un po' di qua e un po' di là. Poco; ma si muovono sempre.
Il quadro è completato da una bell'unghia lunga un centimetro al mignolo sinistro. Vezzo che molti carcerati di una certa età hanno.
Si è presentato al colloquio tranquillo. Abbiamo parlato del suo caso (ha una voce profonda, nessun accento particolare anche se parla insistendo un po' sulle doppie e sulle "p" e le "t"), poi però è successo qualcosa che ha alterato l'equilibrio. Gli ho posto una serie di domande relative al processo di merito e alle scelte difensive (che mi sembravano un po' azzardate e difatti si è preso l'ergastolo).  Apriti cielo. Il suo incarnato ha cambiato colore. E' diventato rosso acceso.
Non nego di aver avuto paura che gli venisse un infarto. Si è lanciato in una filippica contro "quel bastardo del suo avvocato e quei bastardi di tutti gli avvocati". Poi si deve essere reso conto che lo ero anche io ed ha aggiunto, calmatosi, "esclusi i presenti ovviamente". Ovviamente, ho aggiunto io.
Dal quel giorno ho cercato di fargli meno domande possibili sul passato processo.
Ecco, questo è stato il primo incontro.

Seconda comunicazione dell’avvocato xx
Per quanto riguarda il resto devo dirLe che il nome di mister x, il nome vero, sarebbe quello più adatto! Ha un suono che sembra un sonaglio. In ogni caso lo chiamerei Andrea Sessi. Nome banale come è banale il male che richiama vagamente la natura sessuale (appunto) del suo delitto. Le piace? Altrimenti credo che Lei sia davvero più abile di me e mi rimetto alla Sua arguzia.
Volevo aggiungere che Sessi (per ora lo chiamo così) è benestante poiché aveva (ed ha) degli immobili in affitto. In passato è già stato (ma siamo negli anni 70) al centro delle cronache poiché adescava marinai e giovani militari con i quali consumava rapporti omosessuali a pagamento ed anche per un altro motivo anche più grave (la verità è davvero peggio della finzione a volte....).
La prima moglie infatti si suicida cadendo da un balcone ed alcune ombre si addensano sul coniuge tanto da far ritenere gli investigatori che la signora "sia stata suicidata" con il vecchio ma infallibile sistema della defenestrazione. Purtroppo sul cadavere non vennero mai trovate tracce incompatibili con il suicidio e le indagini (siamo ancora molto lontani dai mezzi di ricerca della prova di questi anni) non portarono a nulla.
L'idea della ragazza che ha un amante marocchino è, a mio avviso, azzeccatissima.
Effettivamente nemmeno io conosco molto i tratti della vittima.
Posso dirle però che si trattava di una ragazza con dei saldi legami familiari, con una immensa voglia di riscatto, pronta a lasciare la sua terra (o, meglio, disposta a tutto per lasciare la miseria della stessa) benché avesse alcuni parenti in Francia che avrebbero potuto accoglierla.
Decide però di seguire quell'uomo maturo che conosce in Marocco durante una vacanza (di lui) e che trasuda disponibilità economica (o, perlomeno, quella che può impressionare una ragazzina).
La differenza di età è molta e lui chiede insistentemente "la prova d'amore"; lei temporeggia, lo fa stare sul filo del rasoio poiché l'attrazione fisica è praticamente nulla. Concede poco o nulla di sé.
Come stratagemma continua a ripetere che non può avere rapporti sessuali prima del matrimonio e che comunque lui si deve convertire altrimenti non è possibile né il matrimonio né altro.
Detto fatto. Sessi si converte e sposa la giovane.
Purtroppo nulla o quasi cambia. La ragazza si concede poco, pochissimo e – mi scusi la trivialità - male. Il resto, la conoscenza di un giovane ragazzo del suo stesso paese e della sua stessa età anche lui trapiantato in Italia, fa il resto.
Questo è un capitolo che corrisponde alla realtà e quindi io mi fermo rimettendomi a Lei.
(per la cronaca Sessi uccise la moglie - almeno questo  venne fuori al processo - perché la stessa non si concedeva).

à vous.

martedì 1 febbraio 2011

albanacco_clark gable

Clark Gable e Carole Lombard. Immagine courtesy carolelombard.org
oggi è il compleanno di clark gable, che nasceva centodieci anni fa nell'ohio. per l'elenco delle sue cinque mogli e il resoconto della sua romanticissima storia d'amore con carole lombard, fate clic qui.