mercoledì 23 dicembre 2009

non vaneggio, era proprio lui

era sul passante che mi portava da repubblica a piazzale dateo, ieri pomeriggio. avevo chiesto indicazioni per la discesa a un signore in apparenza bengalese, che me le aveva date con molta cortesia, invitandomi a scendere quando fosse sceso lui, ché pure lui andava là. a un certo punto, mentre guardavo distrattamente verso un'altra carrozza, è comparso santa claus in carne e ossa, con molta carne e un inappuntabile vestito da santa claus. in preda all'emozione mi sono voltata verso il mio informatore stradale e gli ho detto con voce strozzata: "c'è babbo natale!". ebbene, lui non mi ha detto "cara signora occidentale, pensi alle cose serie, l'africa ha fame, il bangladesh pure e boicottiamo i prodotti israeliani", no. lui si è alzato e, in preda a un entusiasmo pari al mio, è venuto a vedere da vicino il vecchio signore in rosso. il quale, prima di dileguarsi alla fermata porta venezia, ha benevolmente avvertito una bambinetta di stare attenta allo spazio tra il treno e la banchina.

merry xmas everybody, torno tra un pochino.

domenica 20 dicembre 2009

vertigine della coppia

libreria feltrinelli di corso buenos aires, milano, sabato pomeriggio, ultimo prima del santo natale.

signora impellicciata a signore con husky verde: "vediamo se c'è quello di eco, l'ultimo di eco: te lo potrei regalare".

signore con husky verde a signora impellicciata, per nulla aggressivo: "sai dove puoi mettertelo, l'ultimo di eco?"

signora impellicciata a signore con husky verde: "no, ma perché..."

signore con husky verde a signora impellicciata, sempre soave: "c'è bisogno che ti dica dove metterti il libro di eco?"

si allontanano in lenta dissolvenza discorrendo di notai e amministratori di condominio, mentre la voce della signora impellicciata pronuncia, sempre più flebile: "tu non mi ascolti mai...". rimane da appurare il motivo di tanto livore nei confronti del professore di alessandria.
un altro signore, nel settore libri illustrati, dà un occhiata a 30,000 anni di arte, volumone pubblicato da phaidon. lo apre e commenta all'indirizzo di sua moglie: "stampato in cina. adesso anche i libri fanno, in cina?".
una madre e una figlia, sulla medesima poltrona, circondate da libri e dvd, valutano l'acquisto di un altro tomazzo di terry brooks del ciclo di shannara.
un avvenentissimo signore barbuto tiene in mano tra un atto e l'altro di virginia woolf mentre sceglie altri libri. reprimo l'impulso di chiedergli un autografo: ha tutta l'aria di un profeta beat, una sorta di allen ginsberg un pochino più saggio. in un'altra poltrona, intanto, un altro signore consulta comodamente il dizionario di psicologia di umberto galimberti.

giorgio armani e la pasta e fagioli_cose che accadono sul tram numero due

collocato in attitudine riflessiva sul sedile di uno sferragliante tram numero due, mentre si passa per via manzoni provenienti da piazza della scala, un vecchio signore sostiene che la signora moratti non sa neanche cosa sia un tombino, che ella non ha idea di cosa sia l'acciaio fuso. invece, dice, il vicesindaco di corato lo sa. le donne, dice, non sanno nulla non hanno idea di cosa sia un'acciaieria, o una fonderia. lamenta, in via manzoni, l'assenza di un negozio che venda la pasta con i fagioli, aggiungendo che giorgio armani è un piccione perché ha fatto un negozio di vestiti invece che una rivendita di cibarie. tuttavia, aggiunge, questo contraddittorio asceta, non si dovrebbe mangiare mai, oppure bisognerebbe farlo una volta ogni due giorni, come ai suoi tempi. tutti vestiti, tutti vestiti, nessuno mangia niente. le nota lui, a settantasette anni, queste particolarità, come facciamo a non farlo noialtri, si chiede l'attento passeggero. in giro ci sono solo cellulari, ma i cellulari non si mangiano. squilla un telefono con suoneria vintage e il signore interrompe il suo monologo per avvisare "telefono!; il telefono dei miei tempi...". infine scende, il nostalgico, invocando il perdono del signore mondapeccati su tutti noi.

martedì 15 dicembre 2009

free press_l'evoluzione due

dalla rubrica "messaggi e pensieri d'amore" del free press "leggo":

"per una signora che quest'estate alla feltrinelli di piazza piemonte mi ha consigliato 'la legge dell'attrazione': grazie! da ragazza bionda".

free press_l'evoluzione uno

dalla rubrica "messaggi e pensieri d'amore" del free press "leggo":

"ad amans da amans: c'è una struttura chiastica che ci unisce... ti adoro!"

lunedì 14 dicembre 2009

meglio i piatti arancioni_un libro a milano

"un libro a milano", l'evento pomposamente pubblicizzato come "il primo salone dell'editoria indipendente" e appena conclusosi, ha avuto luogo nella sede fighetta di superstudio più, in via tortona 27. è stata in realtà poco più di una sagretta tristemente allestita su banchetti di compensato ricoperti di asettici drappi blu, uguali per tutti gli editori partecipanti. lessi una volta su "donna moderna" che chi vuole tenere a bada l'appetito deve dotarsi di piatti blu, colore che secondo il cromoparere dell'estensore dell'articolo fungerebbe da respingente. ebbene, devo dire che questo saloncino, per respingere l'interesse dei lettori, ce l'ha messa proprio tutta: banchetti ricoperti da freddissimi drappi, dicevamo, e un malassortimento di volumi dalle copertine in maggioranza brutte, davvero cheap, guardando le quali l'espressione "veste grafica" si svuotava di contenuto (e di conseguenza di forma) in maniera deprimente.
quasi immancabilmente un operatore triste e invadente si intrufolava tra te e l'oggetto che stavi esaminando, fornendo notizie non richieste (non mi è dispiaciuto, comunque, apprendere che esistono i romanzi del traduttore di conan doyle in cinese, che sul modello di sherlock ha creato il suo proprio investigatore, huo sang. l'autore si chiama chen xiaoqing e la casa editrice è la obarrao). tra le rare menzioni d'onore, quella alle edizioni la vita felice, con il loro paleocatalogo pur sempre interessante e la grafica sobria, e all'excelsior 1881, che si distingue per i contenuti assai chic. un tocco di pittoresco si poteva vedere al banco delle edizioni round robin, che proponevano libri in un packaging ricalcato su quello della carne al supermercato: vassoi di polistirolo o materia simile, con pellicola di plastica a chiusura e prezzo sul bollino incollato. tra gli imperdonabili orrori, un banchetto esoterico che esponeva libri di osho e profumi per la casa, incensi e altra roba da meditazione, opportuna alla fiera di sinigaglia ma alquanto fuori luogo nel contesto. il minuscolo angolo di catering era squallido quanto il resto. io non so se il folle allestimento dei piccoli e medi editori indipendenti dipendesse dalla loro povertà di denaro o non piuttosto da un poverismo di maniera, peraltro in voga ormai qualche anno fa, tuttavia anche quest'anno, come accadeva l'anno scorso alla bovisa, dove si era organizzata una manifestazione consimile, nessuno ha preso in considerazione l'importanza delle luci: anche questa volta erano fredde e squallide. nessuno ha previsto qualche angolo confortevole, qualche lampada da terra, un paio di poltrone per eventuali consultazioni in santa pace. in ultima analisi, un'occasioni persa per milano. all'uscita, un amico che era con me ragionava sul fatto che per riscaldare l'atmosfera sarebbe bastato selezionare qualche bel volume e appendere qualche pannello sul quale proiettare delle quarte di copertina parlate dall'autore del libro. altro che il dibattito sul soppalco e non so quale sassofonista che imperversava disturbando piuttosto che intrattenere. meno male che poco lontano, in via tortona 1, c'è l'osteria dei binari: luci smorzate, un signore al guardaroba, il caminetto acceso e un piatto di favolosi cappellacci verdi in salsa tartufata. per non parlare del vino.

giovedì 10 dicembre 2009

n.a.m._natale a milano_interrompetemi pure

stralcio da un'intervista a david weinberger, in occasione, credo, delle venice sessions di ottobre scorso.
"vede, la situazione è disperata. negli stati uniti è ormai assodato che una sezione dello schermo, mentre guardi un programma in tv, contenga un messaggio pubblicitario enormemente distraente che reclamizza il programma successivo o un altro prodotto. tu stai guardando Lost, il cui intreccio è particolarmente intenso, e in un angolo in basso dello schermo compare la scritta "Battle Star Galactica, episodio finale". di recente ho guardato una puntata di House su Fox, e su una grossa striscia nella parte inferiore dello schermo – che di fatto mutilava una parte del programma – scorrevano continuamente messaggi pubblicitari: è una forma di pubblicità autodistruttiva che indica il livello di disperazione delle emittenti". weinberger continua a evidenziare la situazione di urgenza e confusione delle emittenti, che vedono nella possibilità del click e via assicurata da internet ai suoi utenti una temibilissima opzione (l'espressione del professore per "temibilissima opzione" è in realtà "pain in the ass").
stamattina, mentre ero al mio tavolo di lavoro, ho subìto un'interruzione che non ha comportato alcuno switching cost: era lo zampognaro, giunto in via zuretti impeccabilmente abbigliato con il tradizionale gilè di pecora.

mercoledì 9 dicembre 2009

n.a.m._natale a milano_xmas tree

quello che si vede è l'albero di natale che il mio amico calabrese ha allestito sul suo balcone affacciato su via zuretti. sotto l'albero, il presepe. a sinistra dell'albero, la bandiera italiana (quella è esposta tutto l'anno). quando scende il crepuscolo, la visione è magnifica. il mio amico calabrese è uno degli ultimi operai rimasti sulla faccia della terra. è piacevolmente sovrappeso ed è dotato di una moglie egualmente sovrappeso. porta a passeggiare con grande piacere i suoi tre barboncini. quando mi saluta il suo sorriso è franco e ampio. una volta, invece di salutarmi – ero con mia figlia –, ha esordito in medias res "perché non ti prendi un cane pure tu? a lei piacerebbe". in tre anni, sono le uniche parole che mi abbia mai detto oltre al ciao. è una di quelle persone per cui si sente una simpatia immotivata, uno dei vicini più cari. ignoro il suo nome, e lui non sa di più su di me.

n.a.m._natale a milano_xmas bunny

in una traversa di corso buenos aires, questo coniglietto di natale un po' cresciuto contempla la vetrina di borsalino (o forse era un altro negozio di cappelli). avranno anche modelli con le orecchie?

lunedì 7 dicembre 2009

quaggiù qualcuno ci ama 2

milano, corso buenos aires angolo piazzale loreto. la signora badante tiene la signora nonnina. non a braccetto, per mano.

samaritani urbani_quaggiù qualcuno ci ama

ma chi l'ha detto che a milano puoi morire per la strada e nessuno se ne cura e tutti tirano dritto e il selciato si ricopre di ignorati cadaveri? oggi sul tram numero due, sciagurati, non leggeva nessuno, ma dal finestrino ho visto una ragazza caduta da una moto e, da tutti i punti attorno a lei, chi scendeva da un'altra moto per aiutarla, chi accorreva a piedi, chi scendeva dalla macchina sfidando gli urlatori del traffico. un galante, assicuratosi che la fanciulla fosse badata dagli altri, le ha risollevato il veicolo. ebbene, questo sciame di operosi aiutanti mi ha fatto riflettere sul fatto che in qualche caso il consorzio umano si riunisce e funziona, che qualcuno bada sempre a noi. dev'essere questa, la provvidenza.

venerdì 4 dicembre 2009

senza infamia e con lode

devo dire che x-cape, in quanto marchio di vestiti, mi è sempre sembrato senza infamia e senza lode. forse nel mio armadio giace qualche loro paio di jeans. devo però anche dire che ieri, mentre sfogliavo "donna moderna", mi sono imbattuta in questa commendevole pagina pubblicitaria, in cui l'adolescente, oltre ad avere sul volto un'aria di tenero stupore e quei labbruzzi un poco in giù – invece della solita espressione di precoce schifo della vita imposta dal fotografo stolto –, non solo porta un bel cravattino a farfalla, ma in mano tiene un libro, del quale tiene pure il segno col dito: si vede dalla foto che ne ha letta la maggior parte. gran plauso a x-cape e una domanda: ma perché quel povero ragazzo lo fate leggere in quella specie di cantina umida? non si merita, quel fragile discente, un ottimo divano?

giovedì 3 dicembre 2009

vantaggi della professione editoriale

certo che uno cura un libro, conclude trionfalmente la propria opera scrivendo un'appropriata quarta di copertina e poi si reca alla presentazione del volume come niente fosse. è quello che è capitato a chi scrive, quando ieri pensava di recarsi semplicemente alla presentazione del libro su piero castellini baldissera, eccellente ancorché filobarocco decoratore di interni nonché restauratore della villa necchi campiglio in via mozart. approdata quindi in corso magenta 65 munita di invito vip, varcata la soglia faccio il mio ingresso in una sorta di maniero illuminato da una gran quantità di candele e affollato all'inverosimile di signore e signori ricoperti di loden, alcuni con mantellina sherlock-style e sciarpa tartan. a dire la verità non ho ancora capito dove sono andata, forse era una delle residenze dell'architetto, comunque c'era una bellissima minibiblioteca e c'era un bellissimo giardino, che conduceva al negozio di tessuti sempre di castellini e al banco di un fioraio, appositamente allestito, che donava superbi bouquets di rose alle signore. a me le cose di castellini piacciono, anche perché l'architetto è un eccentrico: mette corna dappertutto, ne fa lampade, gambe di divani, ornamenti assortiti, con un piacevole effetto monti in città ovunque esse siano. fatto sta che mi sono fatta strada tra i camerieri itineranti che offrivano ciotoline di pappa al pomodoro e sono finalmente arrivata al banco dei vini. il bianco era eccellente, come credo pensasse anche l'architetto, a giudicare dallo sguardo liquido che mi ha rivolto mentre mi ringraziava per la quarta di copertina.

ka mate! ka mate! ka ora!_ma chi ha inventato tutte queste parole?

leggo sulla "stampa" che, a proseguimento di un progetto triennale cominciato nel 2008, gli all blacks si sono recati ieri nel carcere minorile beccaria di milano per una lezione di rugby. estrapolo un brano:

"[…] il mondo che entra a folate nel Beccaria è una boccata di vita: c’è il giorno del rugby e del calcio (due allenamenti più il campionato Uisp); quello della boxe (a insegnare l’arte c’è Rocky Mattioli, ex campione del mondo) e dei libri. Hanno letto quello di Gianluca Pessotto, l’ex calciatore della Juve che ha tentato il suicidio, e ne hanno discusso con lui; una volta alla settimana dividono la lettura con i ragazzi del liceo Volta. «Un ragazzo della collina» e «Jimmy della Bovisa»: Ermanno Olmi e Massimo Carlotto. «Uno di loro, un romeno abbandonato dai genitori, ha scoperto il vocabolario e mi ha chiesto: ma chi ha inventato tutte queste parole?». Maura Borghi è l’insegnante di italiano del Beccaria, è qui a bordocampo a vedere i suoi ragazzi che si arrampicano su Tialata come se i muscoli del neozelandese fossero pioli di una scala. Il fisico, la forza che gli All Blacks applicano allo sport: ecco il mistero che li affascina. «Per questo il rugby. La fisicità non al servizio dell’aggressività, ma della disciplina di gruppo»: Paola Prandini è la mente di questa operazione, entrata 17 anni fa al Beccaria come educatrice, ne è diventata responsabile delle attività interne."


qui trovate il resto dell'articolo.

chi scrive è un'estimatrice del rugby, che nella sua scala di gradimento sportivo è secondo solo al wrestling. uno dei suoi idoli è neemia tialata, che si può vedere al centro dell'immagine mentre esulta dopo una vittoria. bello sarebbe che qualcosa fosse svelato dell'insondabile mistero celato dalla grande placca argentata a protezione delle neozelandesi pudenda. altro che scudo fiscale.

mercoledì 2 dicembre 2009

dove si conferma l'esistenza di santa claus

a revontuli, nel cuore di rovaniemi, oltre alla casa di santa claus si trova anche suomalainen kirjauppa (in italiano "libreria finlandese"). la libraia ha un nome da mago del freddo: si chiama heli helenius e non sono certa che appartenga completamente a questa terra. chi scrive ha intervistato la signora e desidera riportare un breve stralcio del fatato colloquio.

aa. come ci si sente a lavorare nella libreria del paese di babbo natale? glielo chiedo perché vorrei sapere se esistono implicazioni che vanno al di là degli aspetti strettamente commerciali (tendo a credere che babbo natale esista davvero).
hh. ho sempre vissuto nel circolo polare artico e posso confermare che la storia di santa claus non è una favola: è reale quanto me e lei. per i locali la questione è ovviamente molto diversa da quello che può essere per i turisti, comunque vivere così vicino a santa claus produce un certo effetto: noi siamo buoni per tutto l'anno, non solo quando si avvicina natale.

cosa si può aggiungere? comunicatelo ai vostri bambini e diamo ufficialmente inizio alla stagione delle feste.

martedì 1 dicembre 2009

n.a.m._natale a milano_soooo pop!

nella mia famiglia uno degli avvenimenti irrinunciabili di questo periodo dell'anno è la christmas fair della all saints' anglican church di via solferino. è a tutti gli effetti una fiera e non un mercatino, dato che questi fedeli protestanti, che paiono – davvero – presi di peso da un episodio dell'Ispettore Barnaby, riescono, nei pochissimi metri quadri della loro chiesa (sì, la cosa avviene proprio nella chiesa, vissuta come spazio multifunzionale senza troppe concessioni a sacralità fumiganti di incenso), a restituire l'aura di un Natale a nord, animato da uno spirito di servizio molto giulivo. nella chiesa condotta da father nigel – che a un certo punto, sabato scorso, ha fatto il suo ingresso sotto un cappello da santa claus ornato di lucine intermittenti – echeggiano sovente tonanti risate, e i fedeli volontari non mostrano alcun imbarazzo mentre servono ai propri banchetti, chi adorno di corna d'alce, chi con una bella ghirlanda sulla testa. è il caso, quest'ultimo, della signora in maglione rosso della foto, che oltre a vendere un'accozzaglia del più disparato ciarpame a cifre folli è l'autrice delle migliori marmellate e dei migliori chutney che si possano mangiare. per non parlare dei biscotti di tutti i gusti e dell'eccellente plum cake. mentre sostavamo davanti al banchetto dei dolci è arrivata lei in persona, gli occhi un po' lagrimosi e l'andatura lievemente malferma, a consigliarci le prugne sotto grappa e la gelatina di mele al brandy – che le avesse, giustamente e professionalmente, appena assaggiate? di tanto in tanto un centenne collocato all'ingresso chiamava con una voce tremula, che riusciva tuttavia a sovrastare le carole di sottofondo, un paio di numeri della lotteria, i cui premi in palio erano esclusivamente bottiglie di liquore.
c'era pure il banco del caffè irlandese, di cui soprattutto le signore si servivano largamente, con effetto positivo su un'atmosfera già effervescente.
e insomma c'erano la lotteria, il banchetto delle grandi cianfrusaglie, i giocattoli, i vestiti vintage e un'amplissima zona dedicata ai libri: libri in esposizione, libri nei cartoni, libri nei pressi dell'altare, libri usati, consumati, sfogliatissimi, dai volumoni rilegati di dan brown all'oxford book of quotations ultraliso, libri che si potevano immaginare nello zaino di qualche backpacker, o sul comodino di qualche expat di passaggio nella penisola. libri con le pagine fruste e macchiate di caffè, in corrispondenza perfetta con un ideale divano vecchiotto ma comodissimo, araldo intramontabile dell'auspicabile cosiness del lettore.

giovedì 26 novembre 2009

naturalia non turpia

mi sono chiesta, mentre si esibiva ieri sera in una trita parodia di jessica rabbit, cosa avesse spinto claudia gerini, praticamente ancora puerpera, a indossare un abitino succintissimo e calze alla parigina, il tutto su un corpo con una memoria freschissima di gravidanza, per dimenarsi un paio di minuti sul palco di x factor. lo spettacolo era vagamente decadente, completamente pleonastico. a sette settimane dal parto, stanti le note questioni di incontinenza che affliggono molte, una signora avveduta dovrebbe starsene a casa a fare pratica col suo vaginal muscle exerciser, formidabile prodotto dell'ingegno di shangai, mediante il quale si guadagna l'accesso a numerosi benefici, tra i quali un ambiente pelvico e vaginale più sano, una vagina più umida (in qualche libro soft-porno altrimenti definita "rorida": una bellissima parola che evoca pareti di roccia vicine a una cascata), la remissione di eventuali infiammazioni pelviche e, last but not least, un più facile orgasmo.

"se papà goriot è crepato, tanto meglio per lui"!

ieri sera, al supermercato standa di via torino, nella corsia dei dolci, ho urtato per caso un anziano iracondo signore, il quale se n'è doluto assai e me l'ha fatto notare con malagrazia. con buona grazia mi sono scusata pur trovando singolare l'atteggiamento del torvo canuto il cui sguardo mi accusava, più che di averlo urtato, di averlo disturbato. fatto ciò che dovevo, sono andata ad aspettare il tram numero due alla fermata appena fuori. là sono stata raggiunta dallo stizzoso, che appena sedutosi ha cavato fuori dalla tasca una sontuosa stecca di cioccolato lindt e l'ha aggiunta a ciò che stava nel suo sacchetto della spesa e che aveva legittimamente pagato. il signore era ben pasciuto e ben vestito. non era senz'altro papà goriot.

martedì 24 novembre 2009

la cultura fa sempre fico_2

oscar fingal o'flaherty wills wilde + adeline virginia woolf. negozio di brunello cucinelli, via della spiga 5, milano.

vantaggi della libera professione

il vantaggio è che si può trascorrere un buon numero di ore tra castiglione olona e la sua frazione gornate superiore, e tra una conversazione e l'altra rispondere al telefono, concordare cose di lavoro e poi andare a pranzare all'osteria piccolo stelvio. questa osteria, in una corte storica, offre succulenti piatti locali e molto altro a prezzi quasi ridicoli, serviti da un cortese tipaccio ricoperto di ferraglia ornamentale. ieri, poi, con quella giornata meravigliosa, non si poteva chiedere di più. consiglio, a castiglione olona, la visione delle megastatue dei santi cristoforo e antonio abate, poste a guardia della fragrantissima chiesa del corpo di cristo. vero, era lunedì ed erano chiusi gli unici due bar nonché la collegiata, ma per il paese si poteva conversare alla maniera degli antichi greci e i rari passanti ti salutavano tutti.

venerdì 20 novembre 2009

il presepe_salumiere

il signore in alto a destra lavora apparentemente alle delicatessen nuovo principe, in corso venezia a milano. per me, è uno charcutier da presepe appena arrivato da betlemme.

mercoledì 18 novembre 2009

things i can't live without

senza, quest'inverno, non potremo vivere.

martedì 17 novembre 2009

volteggiare

mi è preso l'uzzolo di iscrivermi a un corso di volta. non c'è cosa più imperiosamente romantica di cate blanchett nei panni di elizabeth I che, dopo aver chiesto a robert dudley se volesse danzare, intima all'orchestra: "play a volta!"

lunedì 16 novembre 2009

let's dance - esiguità dell'abbondanza

chi possiede figli adolescenti sa senz'altro che, a meno di non di diventare seguaci di simeone lo stilita, di tanto in tanto è d'uopo sottoporsi ad alcuni ineludibili riti di massa. così, sabato scorso ai riti si è sottoposta anche chi scrive, accompagnando l'adolescentina nel nuovo tempio degli adolescenti, il negozio di abercrombie & fitch (forse c'era simeone lo stilista, ma non l'ho incontrato), in corso matteotti a milano.
abercrombie & fitch è un inferno di felpa, dominato dalla presenza costante di musica disco ad altissimo volume, omnipervasiva, alla quale non esiste possibilità alcuna di sfuggire. vige nel luogo la luce artificiale dalla mattina alla sera e un'atmosfera tra un night club e un museo di storia naturale chiuso per la notte, impressione quest'ultima accentuata dalla presenza di teste di alci infisse nel muro. ragazze snelle e giulive sono pagate (quanto?) per ballare sui pianerottoli o dietro i banconi; altri ragazzi e ragazze (ma perché sono tutti in ciabatte?) incessantemente ripiegano ciò che la folla ha esaminato e abbandonato ovunque. da abercrombie & fitch si sorride molto e tutti ti dicono "hi", tanto che sulle prime a uno viene di rispondere "hi there", salvo poi rendersi conto che l'avvenente salutatore viene da cremona. alcuni altri ti dicono "ciao" anche se hai cinquant'anni. appena entri nel negozio, se lo desideri, puoi farti fotografare con un commesso/modello che per l'occasione si slaccia la camicia mettendo in mostra gli addominali tartarugati. nonostante l'apparente abbondanza, da abercrombie in realtà non c'è niente se non tre o quattro modelli di felpe e magliette declinate in una moltitudine di colori e loro sfumature. nel corso dell'accompagnamento, stremata dalla festa continua, individuo un provvidenziale salottino dove intendo rifugiarmi a leggere in santa pace il mio "tuttolibri"(munita di pila, poiché non si vedeva un tubo). davanti alla poltrona c'è un coffee table corredato di pile di coffee table books. sono tutti uguali, libri cartonati infilati in un cofanetto decorato con una specie di affresco – nello stesso stile di quelli che adornano le pareti del negozio – che raffigura un gran numero di ragazzi seminudi impegnati in diverse attività fisiche su uno sfondo, mi pare, fluviale (questo volume mi pare un ottimo candidato a ingrossare il novero delle cosiddette icone gay, insieme con raffaella carrà e ymca). il libro costa 120 euros, recita l'etichetta sul cellophane che lo avvolge. il titolo non è scritto da nessuna parte, pertanto non riesco a capire di cosa parli. intanto, mentre nella mia mente prostrata si materializzano l'immagine di una tazza rossa con la scritta nescafé e l'aristocratica silhouette del volto di edgar allan, commesse pallide mi appaiono come tante ligeia, berenice, morella, creature spettrali in un antro di stoffa oscura, meccanicamente intente alla loro danse macabre.

giovedì 12 novembre 2009

tricohorror in piazza duomo

"orse di uno zoo di lipsia colpite da una misteriosa calvizia".
la notizia scorreva ieri mattina sul maxischermo di piazza duomo. in piazza duomo, sullo sfondo l'arengario, a milano. forse sono ipersensibile, ma a me il refusone, nella piazza più famosa della capitale dell'editoria, ha fatto un effetto assai sgradevole.

domenica 8 novembre 2009

dio è nei dettagli

al biffi in galleria, a milano, hanno mangiato papa (non ratzinger, ma hemingway) e papi (non eddie guerrero, ma il presidente del consiglio). ieri ci ho mangiato pure io. il risotto fumo e champagne era delizioso, ma quale non è stata la mia delusione nel constatare che le frites del mio commensale erano state prese da un sacchetto di patate surgelate dell'esselunga se non peggio.
due cose sono certe:
1. se paghi 106 euro per un paio di risotti e una cotoletta con le frites hai tutto il diritto di pretendere che queste ultime, da crude, siano state tagliate a una a una da una signora addetta.

2. quando siamo usciti dal biffi il locale non era stato transennato da un cordone di carabinieri e polizia per ragioni di sicurezza. ciò mi ha dato la possibilità, dopo il raffinatissimo risotto, di ripassare rapidamente sulle labbra il mio chanel rosso fuoco al riparo dai giornalisti.

giovedì 5 novembre 2009

indignazioni postume_i vichinghi sono tra noi

forse (forse) posso comprendere che la ferita dell'evangelizzazione della scandinavia (circa dieci secoli fa, mi pare) non si sia ancora rimarginata. posso anche capire che alcuni genitori siano molto preoccupati della libertà religiosa dei propri figli (ma i bambini lo sapranno?). posso anche tollerare quelli che alla manifestazione del 25 aprile o del primo maggio si portano ignari bambini quattrenni avvolti in bandiere multicolori. io li tollero: quand'anche mia figlia li vedesse, sono certa di averle comunicato spirito critico a sufficienza perché possa valutare col suo minicervello se aderire o meno alle istanze proposte. però, signori, giù le mani dal crocifisso, da babbo natale, dal presepe e da tu scendi dalle stelle. e che strasburgo si occupi di cose serie, invece di dare ascolto alle profughe di rovaniemi.

sabato 31 ottobre 2009

madonna del perdono?

mah, a me questa storia della moglie di marrazzo – che lo perdona, poi si rimbocca le maniche per sostenere e salvare la famiglia e sfida intrepida assalti di colleghi affamati di torbido, congressi ai quali va comunque (senza perdersi d'animo dopo aver saputo del pasticciaccio) e dai quali esce con mazzi di rose in mano e, non so, forse affronta pure qualche smarrimento delle figlie – pare un pochino bizzarra. ma a quale scopo questa madonna salvatrix deve realizzare questa salvezza, cosa ci sarebbe da salvare? l'iconografia della madonna del perdono vede la consolatrix sola con suo figlio. e in questo caso, tra le madonne con attributi, meglio sarebbe rivolgersi a maria avvocata, mi pare.

venerdì 30 ottobre 2009

aux armes, citoyens_passione civile

cosimo grieco è un fotografo, un talento comico naturale, un tarantino, un amico mio. lo straniante bianco e nero che pubblico è suo, e suo anche il resoconto sul premio che questa foto ha vinto in un concorso. aggiungo solo che grieco definisce il signore al centro della foto "cittadino": per me, che conosco la passione civile di antica data del mio amico, questa cosa richiama tanto la révolution.

"Anni fa decisi di fotografare questo bivio, che si trova nei pressi dell'Arsenale di Taranto. Come si vede, all'inizio della biforcazione due cartelloni pubblicitari arredano la scena. Non potevo fare a meno di ritrarre la nota réclame di Benetton, che inquadrava dei condannati a morte, accostata all'invito elettorale della futura sindaca Rossana Di Bello. Sentivo dentro di me che qualche attinenza c'era: dopo alcuni anni, infatti, il comune di Taranto è fallito proprio con la gestione Di Bello (rinviata a giudizio insieme ad altri dello staff) con il debito più alto nella storia della repubblica italiana (oltre 600 milioni). Il cittadino al centro della foto pare abbastanza sconsolato, comunque decide di attraversare dirigendosi verso la famosa signora, molto più rassicurante di un condannato a morte.

Per la prima volta in vita mia ho partecipato a un concorso fotografico che si chiama “l'italia a taranto” e questa foto ha vinto il terzo premio. Quando mi hanno chiamato per ritirare il premio e dire qualcosa, in preda a un estremo imbarazzo mi sono limitato a invitare il pubblico a fare un applauso di incoraggiamento. Convinti dal mio ostinato silenzio hanno poi proceduto alla premiazione, in virtù della quale, nell'ordine, ho ricevuto: una coppa, una medaglia, un orologio ovale da polso, una cornice di silver, sei bicchieri sponsorizzati dalla Pago, tre bottiglie di vino bianco, un chilo di pasta. Lo giuro."

sincretismi religiosi

in un interessante ricorso storico-antropologico (dal vago sapore di contrappasso) assistiamo, finalmente anche a milano, a una evangelizzazione di ritorno, con ex indios e antico-evangelizzati d'africa che nell'ultrasecolarizzato occidente costituiscono bacini di fede pittorescamente declinata e ci invitano ad affidarci alla parola di cristo. certo è che gli attributi della divinità appaiono, anche nei titoli scelti per le chiese*, assai potenti: è forse per questo che, nel guizzo finale del colorito elenco del pastore yuri jizdan, alla chiesa cristiana di via arquà si conferisce facoltà di soluzione di tutti, ma proprio tutti gli eventuali problemi. certo è che da questo volantino affisso a un palo vicino un ingresso del parco sempione si levavano fumi di macumba.

* nell'elenchino che segue, alcuni titoli di chiese evangeliche in territorio italiano con relativi pastori:

- the redeemed christian church of god
pastore: ike lewis enwgbara

- chiesa "potenza di dio"
pastore: jorge villanueva

- comunità apostolica "passione per le anime"
pastore: juan osorio

- chiesa cristiana evangelica internazionale "gesù luce per le nazioni"
pastore: joselito gandia

- chiesa "cristo - la soluzione"
pastore: salvatore delle donne

- chiesa evangelica "semplicemente amore"
pastore: riccardo tocco (sì, il pastore si chiama proprio così)

giovedì 29 ottobre 2009

i celti sono stati tra noi (la settimana scorsa)

e insomma, quando poi dal due sono scesa e ho fatto ciò che dovevo fare, sono andata alla ricerca dei miei antenati celti al castello sforzesco. d'incanto mi trovo nel paese di asterix. sulle stradine in terra battuta mi si fanno incontro muscolosi padano-celti avvolti in tessuti scozzesi dall'incerto richiamo a non so quale clan. non so perché questi tessuti, alcuni anche belli, non siano stati trasformati in veri e propri vestiti (la sera, poi, sarebbero arrivati gli scozzesi quelli veri, abbigliati di tutto punto, gonna a pieghe, calzettoni di lana et alia – quando hanno attaccato le cornamuse proprio non potevo stare ferma, con grave disappunto dei miei vicini di pubblico nordafricani, che stavano a guardare un po' imbambolati e proprio non si sentivano sollecitati dal richiamo delle pipes: incompetenti). dev'essere il motivo per cui questi energumeni si aggirano per il villaggio con la barba unta di grasso di montone, quello colante dal cosciotto che reggono con entrambe le mani incuranti dell'invenzione delle posate. però i piatti di plastica per les frites, come senz'altro le avrebbe chiamate obelix, erano a disposizione di eventuali gentiluomini. una sosta al capanno dell'idromele dei salassi alla spina prima mi ristora e poi mi provoca sensazioni psichedeliche: se questa è la bevanda dei celti, allora molte cose mi appaiono improvvisamente chiare. in preda ai fumi dell'alcol mi trascino per le sordide viuzze: c'è chi batte metalli, donne che filano e altre che preparano pozioni: con un bicchiere di idromele in corpo e senza aver pranzato l'immaginazione galoppa. gli altoparlanti diffondono strazianti canti irlandesi. mescolati ai neocelti incontro parecchi individui nerovestiti, di quelli che usualmente stazionano con occhi vacui e un boccale di birra in mano al "rock'n'roll", sotto a casa mia. mi viene in mente che ogni anno, nella scura notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre, qualche satanista va a caccia di gatti neri da scannare.

fa.vo.lo.so


sabato scorso, sul tram numero due, l'esordio è stato assai fruttuoso. mentre si attendeva la partenza del mezzo c'era già un lettore immerso nella lettura-vintage di siddharta. la tenebrosa lettrice in piedi aveva con sé storia di un amore straordinario, di carl-johan vallgren, storia di due bambini figli di prostitute che mantengono il loro legame oltre una separazione durata dieci anni. tra i due lettori, però, lo straordinario era quello che leggeva siddharta, con il suo ipod nelle orecchie e un'inscalfibile concentrazione.

ah, e scusate il ritardo, ma tanto chi scrive non è una giornalista vera e non deve necessariamente stare sul pezzo.

lo straordinario, arrivato il due in piazza cavour, si è evoluto in favoloso quando di fronte a me si è materializzata una creatura che attrae irresistibilmente i miei sguardi: è un ragazzo bruno dai lineamenti di fauno (non ho potuto vedere, causa scarpe da ginnastica, se avesse piedi normali o zoccoli di capra), con una chioma mossa in piacevole disordine, un principe dei disheveled immerso nella lettura del "fatto quotidiano". ha con sé una valigetta rigida e un ombrello rosa; ogni tanto volge lo sguardo attorno a sé, sorride a cani e bambini e anche a me, quando gli dico "mi scusi, le è caduta una chiave inglese". lui guarda a lato, recupera l'attrezzo e mi ringrazia: sono sicura, sicurissima che saluta i vicini di casa, si scusa se urta qualcuno per la strada e sui mezzi pubblici si alza per cedere il posto alle vecchiette. su di me un gentiluomo fa sempre presa, e quando lui deve scendere ci salutiamo con ampi cenni e franchi sorrisi. qualcuno potrebbe insinuare che non si va in giro con una chiave inglese nelle tasche: io sono certa che il mio beniamino stesse andando a occuparsi del lavandino di qualche parente.

giovedì 22 ottobre 2009

i celti sono tra noi

il capodanno celtico sarà pure (scusate la cacofonia) un'operazione di invenzione della tradizione, ma ragazzi, come si fa a non partecipare, domani alle 17, allo stage di danze irlandesi al castello sforzesco? e domani alle 21 sarò anche tra le groupies che lottano per aggiudicarsi un autografo degli scozzesi shooglenifty. sarà bello ritrovarsi tra i propri simili. confido anche in una distribuzione gratuita di bottiglie baby di lagavulin o di oban: slainte!

i sumeri sono tra noi

oggi il tram numero due era decisamente una fucina di cultura, abitata anche da uno stupendo omone dai capelli rossi che leggeva il "financial times". le altre lettrici erano tutte femmine. mi ha un pochino inquietata la signora col naso nel libro dalla copertina rossa e nera: luciano garofano, il processo imperfetto, che parla del delitto di cogne. non so se la signora stesse cercando ispirazione, ma so che intorno alla vicenda franzoni è stato fatto tanto chiasso anche perché ancora non è chiaro ai più che l'istinto materno è un po' una fola, e una può anche legittimamente covare il desiderio di sopprimere il proprio esserino. certo, se decide di farlo davvero poi ci pensa il tribunale come nei normali casi di omicidio, ma il fatto in sé non dovrebbe suscitare uno scalpore particolare. la signora con l'ombrello rosa è ficcata in una copia della fiera della vanità, che chiosa attentamente prendendo appunti su un palmare che mi ricorda tanto la tavoletta e lo stilo: è lei la lettrice d'oro di oggi, a pari merito con la donna appesa alla maniglia con il sellerio in mano: è il silenzio dei chiostri di alicia gimenez bartlett, un'altra indagine di petra delicado che l'intrepida seguita a leggere incurante di sbalzi e scossoni.
la donna in beige con gli occhiali legge un libro su cui ha applicato un'irritante copertina che mi impedisce di vedere il titolo: è completamente concentrata sulle pagine, e vorrei proprio sapere qual è l'oggetto di tanto interesse. accanto a me è seduta una signora sospettosissima, che vuole assolutamente sapere cosa scrivo e cosa fotografo. ficcanaso.

beati gli ultimi - bench art

in piazza san babila, nell'ultima giornata di sole prima dell'attuale stagione dei monsoni, questo signore somigliante al cappellaio matto riposava su una panchina imbottita di coperte, intorno alla quale aveva allestito un'installazione di sacchetti contenenti le sue cose. uno zaino gli faceva da cuscino. sulla panchina, insieme con vasetti di marmellata e altre cibarie, una copia del vangelo in francese, rilegata in verde.

lunedì 19 ottobre 2009

la cultura fa sempre fico

la cultura fa fico e nobilita anche le automobiline toyota.

milano, libreria mondadori di corso vittorio emanuele, 18 ottobre 2009.

porta romana bella

mi diceva l'anno scorso mauro burlini, della libreria mauro, in risposta a una domanda sul destino dei librai piccoli e medi: " desidererei che venissero considerate molto di più le librerie indipendenti, che stanno scomparendo grazie alle librerie editoriali". è una bella ed elegante libreria, la mauro, incastonata nella piccola via rugabella che è una traversa di corso di porta romana. se guardate con attenzione la foto a destra, vedrete che al centro campeggia un acquario. la libreria mauro chiuderà a gennaio 2010: che ne sarà dei pesci?

venerdì 16 ottobre 2009

minacce

dove è il garante della privacy?

autori affettuosi

io poi, a un certo punto, dal tram numero due scendo, normalmente per recarmi in casa editrice. oggi, ad aspettarmi, c'erano le bozze di un libro in corso corrette dall'autore. e questo autore, per segnalare che secondo lui certe parole andavano evidenziate con qualche artifizio tipografico, mi ha chiesto sulla bozza: "si potrebbe usare un corsivetto?"

atm per la lettura - the power of love


l'odierna combinazione metro + tram, che ho dovuto adottare per i miei spostamenti, mi ha dato modo di incontrare un paio di lettori molto acharnés, che per nulla al mondo si sarebbero fatti distrarre da un qualsivoglia evento esterno al bordo della pagina. l'uomo calvo era immerso in e venne chiamata due cuori sin dall'attesa sulla banchina, incurante delle molestissime telenews che scorrevano iperveloci sullo schermo (coglierei l'occasione per chiedere: ma chi ve le ha chieste, queste notiziole da finta informazione in tempo reale?). accanto a lui, a comporre una temporanea minirepubblica delle lettere itinerante, la ragazza dalla sciarpa verdognola legge un libro di marcela serrano dalla copertina rossa di cui non ho potuto spiare il titolo. al ritorno, sul mio amato tram numero due, una signora legge, con evidente sofferenza e partecipazione, come un uragano di nicholas sparks. è una donna dall'apparenza sostanzialmente grigio-beige, che tuttavia, a un'analisi più puntuale, rivela un'impeccabile, chiassosissima french manicure bicolore ottenuta con smalti ripieni di lustrini, ed estremità calzate di scarpe sadofetish dai tacchi sottili e lunghissimi. la nostra lettrice è attenta, intenta, concentrata: l'unica volta che leva lo sguardo dalla pagina è per guardare in cagnesco una sua vicina che gioca rumorosamente col telefonino. incuriosita dall'evidente rapimento di questa signora per il testo di sparks, cerco il volume su ibs e trovo, tra le altre, un'antica recensione che recita così, refusi e tutto: "Come un uragano è un romanzo bellissimo, che mi ha trasmesso delle sensazioni indimenticabili.. Adesso stò leggendo anche gli altri libri di Sparks, ma quello che vorrei è poter trovare un'amore reale e travolgente come quello tra Adrienne e Paul..". è il potere della letteratura.

martedì 13 ottobre 2009

bibliolingus


"anni fa con una mia amica avevamo fatto una classifica un po' scherzosa dell'uomo ideale sulla base delle nostre esperienze personali. [...] al terzo posto gli intellettuali. ti fanno immaginare storie d'amore anche se stanno facendo solo una scopata e con loro hai l'impressione di non perdere tempo, fanno finta di interessarsi alla tua parte spirituale e ti consigliano i libri da leggere. anche se a volte non sono molto dotati sicuramente hanno studiato come leccarti".


moana pozzi in brunetto fantauzzi, moana, la spia nel letto del potere, edizioni nuove, 2006.


immagine courtesy www.musee-orsay.fr (ma se lo scoprono mi fanno a fette): gustave courbet, l'origine del mondo, 1866

verbi riflessivi


sputtanare: v. tr. volg. svergognare qualcuno, rivelando gli aspetti deteriori della sua vita o del suo carattere, allo scopo di screditarlo e umiliarlo agli occhi di tutti. es.: qualcuno dovrà sputtanarlo quel farabutto!
com. come riflessivo (sputtanarsi). comportarsi in modo da esporsi al biasimo e alla disistima di tutti.

nel grande dizionario illustrato della lingua italiana di aldo gabrielli il verbo sputtanare, con i suoi derivati sputtanamento e sputtanato, sta tra i lemmi sputo e squacquera (termine nato nel secolo sedicesimo per indicare feci liquide, diarrea).

domenica 11 ottobre 2009

e poi sul tram numero due

ho viaggiato anche la sera e ho incontrato un'autentica vecchina, una rappresentazione in (carne e) ossa della più classica iconografia befanesca (se solo avesse avuto la scopa al posto del bastone!), con naso e mento pronunciati al punto giusto. stava seduta accanto a due vecchie da lei molto diverse, vecchie assai contemporanee curate in ogni minimo dettaglio, illuminate da perle e strass, una delle quali elegantemente sboccatissima. la vera vecchina era afflitta da una specie di tic nervoso che la induceva ad annuire a intervalli regolari, come se stesse seguendo i discorsi intorno a lei e allo stesso tempo un suo filo lontano. sdentata, rugosa, curva, raggrinzita: tutti gli aggettivi riservati alle perfide megere delle favole le si addicono ma non la qualificano. le due vecchie accanto comunicano con la strega buona: ammiccano, sorridono, forniscono indicazioni per la discesa alla stazione centrale. il tutto mentre inveiscono robustamente contro i rispettivi mariti e figli. scesa che è la vecchina, le altre due annuiscono compiaciute, osservando che la loro collega era vestita decorosamente e non puzzava.

essere sherlock holmes

ieri ho accompagnato l'adolescentina in un certo posto che si raggiunge col tram numero due (io credo che qualunque posto si raggiunga col tram numero due), mezzo sul quale salgo sempre dotata di cellulare/macchina fotografica, taccuino e matita. mentre armeggiavo col mezzo per scattare le biblioimmagini, è arrivata la doccia fredda : "mamma, hai uno sguardo da maniaca quando fotografi la gente". e io che pensavo di passare inosservata come sherlock mentre si china furtivo a raccogliere la cenere di quello che riconosce all'istante come un sigaro trichinopoly.
e a proposito di aromi, il mio vicino di posto odorava di pino silvestre vidal: allora esiste ancora, come il quotidiano "la nazione" e il profumo rockford ("la prima volta che ho incontrato rockford, c'era aria di tempesta". secondo me la virgola dopo rockford ci dev'essere, perché la signora che lo diceva a quel punto faceva una pausa significativa).
e comunque: la signora di cui si intravede una manica rossa, molto à la page anche se purtroppo non si vede, dotata di un gradevole anellazzo con pavé di pietre preziose finte, legge, di peter james, dead man's footsteps. una ricerchina mi dice che fa parte di una serie di thriller che vede come protagonista roy grace, un detective con qualche terribile segreto nella vita privata. l'avvenente giovanotto in grigio chiaro è immerso nella lettura di un libro di steve berry preso in biblioteca, dal titolo l'ultima cospirazione. l'eroe dei libri di berry è un ex agente del dipartimento di giustizia statunitense con un nome bellissimo, cotton malone, che dopo una carriera travagliata se ne va a fare il libraio a copenaghen. la svettante signora in impermeabile grigio scuro, infine, quasi cadeva dalle scale del tram, mentre scendeva distrattamente, essendo tutta la sua concentrazione riservata alla lettura dell'ultimo e definitivo harry potter.

lunedì 5 ottobre 2009

fate libri

quest'opera di sarah bodman commemora e ricorda l'esplosione, nel marzo 2007, di un'autobomba in al-mutanabbi street, la via dei libri a bagdad, a causa della quale persero la vita una trentina di persone e un numero incalcolabile di libri.

guerrilla condom art




gran fermento culturale stamani, sul mio tram preferito. la ragazza in nero non ha mai sollevato gli occhi dal suo cartonato superlusso con sovraccoperta in pendant con la lettrice, e così non ho potuto spiare il titolo. la signora alla sua sinistra leggeva la ragazza che giocava col fuoco di stieg larsson, autore che non ho mai letto ma nella produzione del quale, mi pare di evincere dai titoli, le donne sono sempre in pericolo o quantomeno si cacciano in orribili pasticci e nell'ombra c'è qualche uomo che le detesta.
scesa dal tram e inoltratami in via solferino mi sono imbattuta, proprio sotto il corsera, nell'artista max diamante in persona, il quale stava praticando un po' di guerrilla mediante la sospensione, a tutte le moto e le biciclette degli ignari corrieristi parcheggiate sulla via, di alcuni bigliettini inseriti in un profilattico. l'insolito biglietto d'invito (a consultare un sito) recita ellitticamente "arteviolenta.it". l'artista è un pochino impacciato; mi ringrazia molto per aver preso una copia dei suoi profilattici. certo che, a seguire il consiglio e ad andare sul sito si riscontra un curioso contrasto tra questo ragazzo pacioso (una specie di michael moore però più magro) e alcuni contenuti sanguinolenti presenti, ad esempio, nella sua grandguignolesca telenovela. a parte ciò, mi pare che, con l'autunno, stia tornando a milano quell'effervescenza che tanto ce la fa amare.