giovedì 28 ottobre 2010

uhm

vediamo un po':

- se c'è una famosa casa editrice che richiede continuativamente i servigi di una brava redattrice che legge e (mi si passi l'orrendo termine) edita in altre lingue oltre alla sua materna – e, si sa, nel mondo dei libri d'arte molto si pubblica almeno in italiano e in inglese;
- se a questa brava redattrice si chiede una disponibilità di tempo che va oltre il compenso stabilito a cartella di duemila battute e se a lei si ricorre di frequente perché scriva pezzi e pezzetti e quarte di copertina;
- se questa brava e multilingue ed esperta redattrice viene pagata, diciamo, ogni cinque mesi:
- se la signora di cui sopra va dal superdirettore della casa editrice manifestando la necessità di una maggiore regolarità nei pagamenti, in modo da non ricevere una certa quantità di euro semel in anno, ma più piccole quantità di euro regolarmente;
- se nel corso dell'incontro il superdirettore, dice, conta sulla tua esperienza per rispondere alla seguente domanda: "secondo te sarebbe possibile ritoccare al basso le attuali tariffe dei redattori?" (e la signora di cui sopra fa ricorso a tutta la sua pazienza per fargli presente che in quella cifra a cartella si agitano in una gabbia assai stretta anni di studio e di professionalità),

è in malafede la casa editrice o è una gran fessa la signora?

martedì 26 ottobre 2010

talk show

"Il più fruttuoso e naturale esercizio del nostro spirito è, a mio parere, la conversazione. Io ne trovo  la pratica più dolce di qualsiasi altra azione della nostra vita; e questa è la ragione per cui, se ora fossi costretto a scegliere, accetterei piuttosto, credo, di perdere la vista che l'udito o la parola. Gli Ateniesi, ed anche i Romani, tenevano in grande onore quest'esercizio nelle loro accademie. Al tempo nostro gli Italiani ne conservano qualche vestigio, con loro gran profitto, come si vede dal confronto dei nostri ingegni con i loro. Lo studio dei libri è un'operazione languida e fiacca che non riscalda; mentre la conversazione insegna ed esercita al tempo stesso. Se converso con un animo forte e con un giostratore gagliardo, egli mi stringe ai fianchi, mi punge a sinistra e a destra; le sue idee danno slancio alle mie. La rivalità, la gloria, la contesa mi spingono e m'innalzano al di sopra di me stesso. E l'unisono è una qualità assolutamente noiosa nella conversazione.
Come il nostro spirito si fortifica nel rapporto con gli spiriti vigorosi e saggi, non si può dire quanto egli perda e s'imbastardisca per il continuo contatto e per la frequentazione che abbiamo con gli spiriti bassi e malsani. Non c'è contagio che si diffonda come questo. ... Mi piace discutere e discorrere, ma con pochi uomini, e per me stesso. Poiché servire di spettacolo ai grandi e far bella mostra, a gara, del proprio spirito e della propria loquacità, trovo che sia un mestiere molto sconveniente per un uomo d'onore".

Michel de Montaigne, Saggi, II volume, Adelphi, Milano 1992.

Per A.M., la signora con le  ballerine.

papale papale

La necessità di colonie italiane e la conquista della Eritrea

[...] Che cosa sono le colonie? In Africa, nell'Asia, nelle Americhe vi sono grandi estensioni di terre, ricche di prodotti naturali, ma abitate da popolazioni indigene ancora barbare e selvagge, che non le sanno sfruttare.
I popoli bianchi, invece, grazie alla loro civiltà, conoscono il valore di quei prodotti, e ne usano per dare maggior sviluppo alle industrie ed ai commerci dei propri paesi di cui accrescono così la prosperità e la potenza. È quindi ben naturale che i popoli bianchi si siano adoperati ad occupare quelle terre, per trarne i prodotti tanto necessari al benessere della loro patria, e per recare agli indigeni la luce ed i benefici di una civiltà superiore. Le terre così occupate son dette colonie. [...] Era [...] vitale necessità che anche l'Italia provvedesse ad acquistarsi possedimenti coloniali. Si iniziò allora la nostra espansione coloniale. Tra il 1882 e il 1895 furono occupate Assab e Massaua, e la conquista venne estesa verso l'interno. Ai territori divenuti per tal modo italiani fu dato il nome di Colonia Eritrea.
Alla nostra conquista si opposero con accanimento le bellicose tribù indigene.
A Dògali orde di abissini assalirono una esigua colonna di 500 italiani comandata dal colonnello Tommaso De Cristoforis. I nostri soldati attesero a piè fermo l'urto di quei demoni urlanti, e caddero tutti sul posto, combattendo senza aver indietreggiato di un passo.

Il libro della terza classe elementare, impresso nelle officine Antonio Vallardi con i tipi dell'Istituto Poligrafico dello Stato, Milano 1932. Prezzo Lire 11,00. Copia del bambino/a Bedussi M.

venerdì 22 ottobre 2010

good morning

milano, via vittor pisani, bar metropolis, oggi alle ore 7:40. una signora in un elegantissimo soprabito color fucsia è entrata reggendo una borsa e tre grossi volumi (di cui non ho potuto individuare i titoli, ma senz'altro di narrativa si trattava). ha posato la borsa sopra i volumi, ha ordinato un caffè americano, l'ha bevuto, ha ripreso borsa e libri e si è incamminata nell'aria sospesa dell'ora presta, alla volta di non so che.

entusiasmi (molto appropriati)

la libreria parole & pagine di milano (di cui avevamo annunciato la nascita qui) te la trovi davanti non appena svolti da via della moscova in corso di porta nuova, in direzione piazzale principessa clotilde. ha una vetrina ampia, priva di diaframmi che la separino, all'interno, dal resto del negozio. non è una libreria grande, ma lo spazio è sfruttato molto astutamente; non manca un soppalco, dove tutto un lato è dedicato ai libri per bambini e dal quale si gode una magnifica vista del piano terreno. nonostante parole & pagine sia nuova di zecca, ordinatissima e di impianto assai razionale, in negozio si respira un grande calore. la sua ideatrice alessandra papetti si muove nella sua nuova esperienza come alice nel famoso paese, pronta a percorrere strade e a recepire idee; e sul viso di chiara, la giovane e competente libraia, è impressa la luce della passione (in realtà alla p&p lavora anche il libraio gianni, che però ho solo intravisto e che mi dà ragionevoli motivi per identificarlo con il cappellaio matto – o sarà il gatto del cheshire?). la settimana scorsa ho trascorso un po' di tempo in questa libreria, scoprendo che alessandra-alice è allegra e ha un fare accogliente, sì, però anche un animo imprenditore; che è seria, sì, però affezionata ai sogni; che è creativa e tiene la mente aperta, e che è capace di considerare e mettere insieme, in un progetto, gli elementi più disparati. p&p è, insomma, una libreria felice e speranzosa che mi pare abbia le carte in regola per fare un eccellente lavoro, tanto nel quartiere quanto molto oltre i suoi confini. alla faccia di certi librai barbogi e brontoloni il cui unico impegno pare il rivendicare. welcome to my world.

la soluzione era lì*

"...da quando la Vergine Santissima ha dato grande efficacia al Santo Rosario, non c'è problema né materiale né spirituale, nazionale o internazionale, che non si possa risolvere col Santo Rosario e con i nostri sacrifici".
Suor Lucia di Fatima

*citato in Il Santo Rosario - Un  tesoro da riscoprire, Imprimatur In Curia Arch. Mediolani die 29/01/2007, un librettino in formato 5 x 8 centimetri, disponibile nella chiesa di Santa Maria presso San Satiro contro libera offerta.

giovedì 21 ottobre 2010

distrazioni

con tutto il rispetto per il presidente della camera dei deputati, qualcuno, tra coloro i quali controllano i materiali promozionali del neonato movimento futuro e libertà, si è accorto che il capo di gianfranco pare ornato di due corna tricolori?

signore e signori, i manganelli

ricevo da Amelia Lietta Manganelli, figlia di Giorgio e scrittrice lei stessa, e immensamente felice diffondo (mi auguro che con un semplice clic l'invito pubblicato si ingrandisca e diventi leggibile): a pavia, giovedì 11 novembre, si celebrerà la "Scommemorazione", a vent'anni dalla morte di Giorgio: una giornata di studi presso l'università di Pavia, a partire dalle 9.30. tra i convenuti, oltre alla stessa Lietta, Andrea "Jourdain" Cortellessa con un intervento dal titolo L'amore al telescopio, subito prima della pausa caffè.

mercoledì 20 ottobre 2010

puledro di razza

milano, ore 7.20, tram numero 33: un circa quindicenne – senza dubbio, a giudicare dalla delicatezza dei tratti, un discendente dell'abatino aramis – legge voracemente I tre moschettieri. e, come si vede dall'immagine, l'ha quasi finito.

domenica 17 ottobre 2010

della nobiltà dei prefissi telefonici

ogni volta che qualcuno mi dà il suo numero di telefono, se è quello di cellulare, non posso impedirmi*, nella considerazione del mio interlocutore, di stabilire la seguente graduatoria dei prefissi:

338: ha l'autorevolezza del padre fondatore, di colui che è affidabile e sobriamente elegante, di un uomo che indossa una giacca di tweed.

347: è il prefisso dei parvenues, di coloro i quali non sono degni di un 338, di quelli che un tempo ordinavano una pizza con la rucola e oggi adorano il sushi.

328: decisamente inqualificabile, è appannaggio dell'autentica feccia della società.

* nelle mie condizioni, com'è ovvio, sono obbligata a frequentare una psicanalista. questa signora sa di me parecchie cosucce, tuttavia questa dei prefissi ho preferito  tenerla per me.

ci vorrebbe un amico (per la signora)

trovo gradevole tornare  talvolta nella chiesa di santa maria presso san satiro, in via torino, per godere della vista del finto presbiterio di bramante, che mai cessa di stupirmi. nella navata a destra stanno i baracchini votivi, con cristo, la madonna, santa rita e il santo titolare della chiesa (che nell'immagine non figura causa inadeguatezza del mio cellulare): venerdì mattina ho rilevato con stupore che, nella gara delle candele da accendere col soldino, risultavano decisamente trionfatrici le femmine – rita con quattro luci accese, maria addirittura con sette: il povero cristo le candele non ce le aveva neanche, mentre il povero san satiro (che avrebbe avuto diritto di prelazione su tutti) poteva vantarne solo una. certo, a parte che forse era fratello di sant'ambrogio di satiro non si sa un granché, neanche dalla Legenda Aurea, tuttavia, se gli hanno dedicato una chiesetta qualche motivo ci sarà pure. maria, però, era la star: signore e signori – anche evangelizzati filippini o ex indios attualmente in visita presso il nostro paese al fine di svolgervi i lavori più umili –, entrati in chiesa prima di affrontare una giornata di lavoro (era molto presto di mattina) sostavano presso la sua immagine in raccoglimento per minuti e minuti, per poi riscuotersi e dirigersi verso l'uscita dopo un inchino. una signora di estrema eleganza, tacchi sottili, impermeabile senz'altro burberry, acconciatura inespugnabile, si alza dal banco e si avvicina al quadro della madonna, ove si ferma in raccoglimento come gli altri, ma più concentrata, più implorante. prima di congedarsi tocca il vetro, come a cercare comunicazione, poi torna a toccarlo. c'era qualcosa di perturbante in quel gesto superstizioso. prima dell'inizio della messa la chiesa è deserta, salvo l'affaccendarsi di una devota che sistema gli opuscoli con i testi su ogni banco e l'officiante, che si guarda attorno vagamente indispettito, come un attore il quale, in procinto di salire sulla scena, si accorga che il teatro è vuoto.

m.i.m_milan in the morning

milano, piazza cavour, intorno alle otto, qualche giorno fa. la signora uno (in alto) sosta davanti al negozio dirk bikkembergs, avidamente immersa nella sua lettura (purtroppo, nonostante i potenti mezzi, a chi scrive non è stato possibile individuare il titolo del libro). arriva la signora due (in basso a destra), che si rivolge affettuosamente alla signora uno: "tu leggi tanto, leggi sempre...". la signora uno annuisce, poi dice alla signora due "dai, andiamo a bere il caffè". si avviano al bar sottobraccio, conversando.

sabato 16 ottobre 2010

mostri

segnalo come assolutamente da leggere questa intervista di Milano Cultura  a Giovanni Agosti. Se ne gioveranno visitatori di mostre, titolari di agenzia che producono mostre, grandi editori e molti lettori. per quello che mi riguarda, credo che andrò a vivere a rancate. a voi.

domenica 10 ottobre 2010

passaggi_lasciatele divertire

mentre, rivedendo una traduzione, cerco di stabilire se i capelli del principe del brunei debbano rimanere, come proposto, "phonati all'indietro", oppure se è meglio scrivere "gonfiati dal phon", nell'altra stanza si ride a crepapelle. l'adolescentina gioca con una sua amica che ha dormito a casa nostra: registrano canzoni nel cellulare e poi le risentono, giocano a indovinare chi è l'assassino usando un mazzo di carte salani, inventano scene da recitare e ridono come quattrenni. certo, badano molto anche ai vestiti e all'acconciatura e ieri sono state per la prima volta in una di quelle discotechine pomeridiane (dopo che noi genitori un po' in ambasce avevamo indagato per comprovarne l'inapppuntabile moralità). quando tornano a casa, però, vogliono giocare, ed è meglio che trovino una famiglia in grado di accompagnare le contraddittorie tendenze di questi esseri in crescita. adesso però chiudo la porta, ché gli schiamazzi vanno facendosi insopportabili.

venerdì 8 ottobre 2010

if you give me ten bitches then I'll fuck all ten_anche per presidenti

leggo sulla "repubblica" di ieri che il presidente degli stati uniti è stato molto biasimato per la presenza, nel suo personale ipod, di canzoni un po' rap, aggravata dal fatto che shawn corey carter – meglio noto come jay-z e ancor meglio noto come marito di beyoncé – è stato ricevuto alla casa bianca. mi pongo due domande: presidenti o non presidenti, come si fa a resistere al fascino di certi avanzi di galera con le treccine*?
e cosa è peggio, jay-z alla casa bianca o gianni morandi a sanremo? yo.

* l'anziano mascalzone nell'immagine è snoop dogg; il verso nel titolo è tratto dalla sua canzone Doggy Dogg World, come le altre tutto un coacervo di niggaz, motherfuckers e crazy worlds.

mercoledì 6 ottobre 2010

song of the month_timbaland ft. katy perry

è una canzone cum video ambientato in un museo, che racconta la storia di un furto di opere d'arte e gioielli ed è un ottimo pretesto per un'allegra canzone d'amore fondata sul mistero dell'incontro, ben lontana dallo strazio di apologize. e katy è davvero una bella figliola, ma timba, quando danza e ammicca con quella studiata, esperta flemma – quella di chi sa quando, in certe situazioni, si deve correre e quando è invece opportuno indugiare –, trasuda sesso da tutti i pori. sì, sì, lo so, ho una certa età e mi occupo di cose serie, però, signori, a me timbaland mi piace da impazzire.

nelle librerie, per favore, no

walter locatelli, direttore generale dell’asl di milano, e roberto salvan, direttore generale del comitato italiano per l’UNICEF, hanno (forse ieri) firmato un protocollo di intesa in base al quale si allestisce in città una serie di punti allattamento, denominati "baby pit stop", per signore che aspirasssero a cibare i propri figli in pubblico. questo ha dichiarato salvan: "Il modello che sta dietro a questo accordo è quello che l'UNICEF usa nei Paesi in via di sviluppo. Un modello che tende a fare rete* e che serve ad esportare le buone pratiche, in questo caso l’allattamento materno, che a Milano in alcune zone raggiunge una percentuale del 50%". appunto, nei paesi in via di sviluppo. mi pare che noi viviamo in un paese sviluppato. già capita di dover assistere a certe scene tribali con protagoniste signore milanesi le quali, posteggiata la bicicletta e liberato il neonato da pericolosissime fasce di stoffa – l’ uso delle quali è giustificato presso popolazioni cui è sconosciuto l'uso del passeggino, presso signore obbligate a occuparsi del figlio mentre percorrono dieci chilometri per andare a prendere l'acqua (poi tornano con la brocca sulla testa e il figlio abbarbicato addosso) –, liberano dalla costrizione della maglietta di cotone biologico un seno assai gonfio, percorso da imbarazzanti venature, e lo porgono placidamente alla creatura. pare che questi pit stop siano destinati a infestare, oltre che farmacie, uffici e ospedali, anche librerie, musei e teatri. così, anche il malcapitato che si trovasse, poniamo, alla feltrinelli di corso buenos aires, presso lo scaffale delle novità, sarebbe obbligato all’ascolto dei suoni della natura. dio ci scampi dalle grandi madri. le quali bene farebbero a girare munite di un giuseppe e di una decorosa scodella, come la madonna della pappa.

*cosa vorrebbe dire “fare rete”? salvan ha forse in progetto l’incoraggiamento all’allattamento collettivo?
 

eugenetica pop

questa mattina, sul tram numero 33 chi scrive era l'unica lettrice. con me, sul tram, una signora dall'aria malinconica e una coppia padre incravattato-figlio biondo com'era senz'altro il padre da piccolo, entrambi muti e guardanti dritto davanti a sé. scarsamente incoraggiata all'osservazione da codesto deprimentissimo scenario, mi sono dedicata alla mia mazzetta di free press, dove ho avuto invece la possibilità di assistere al farsi del miracolo dell'amore. in uno di questi prodigiosi giornali per gente che ha fretta, infatti, in una pagina pubblicitaria pagata da meeting, agenzia per single, nella colonna "messaggi per lei", con il codice 364191, si leggeva: "Buongiorno, il mio nome è Gianluca ed ho 44 anni. Sto cercando una donna con la testa sulle spalle, che sia intelligente, romantica e che sappia prendersi cura di un uomo con dolcezza. Contattami presto..." e nella colonna "messaggi per lui", con il codice 364227: "Sono fedele e sensibile, non superficiale, con la testa sulle spalle, discreta, ottimista, sensibile (dev'essere molto sensibile, n.d.a.), amante della lettura*. Mi chiamo Patrizia, ho 40 anni e sono operatrice socio-sanitaria".

*Avrà Patrizia consultato, prima di redigere l'annuncio, la Physiologie du mariage di Onorato Balzac?

domenica 3 ottobre 2010

quel poliedrico parallelepipedo

bisogna sapere che chi scrive non è nata a milano, ma a milano ha desiderato fortissimamente trasferirsi. spinta dal desiderio di lavorare in editoria, nel lontano 1989 decise di trasportare i propri scarsi averi in quel padano klondike, bussò alla porta di una grande casa editrice d'arte, fu ricevuta da una bizzarra signora in ballerine (poi si scoprì che la signora quelle ballerine le portava pure quando camminava per i monti del sudtirolo) che la mise alla prova, superò la prova e il resto è storia. ma la storia che la scrivente voleva raccontare è un'altra, ed è una storia di integrazione. a milano ha trovato amici eccellenti, ha intrecciato relazioni eccellenti, mai si è sentita straniera. l'unica volta che si è resa conto di non essere milanese è stata quella in cui, invitata a cena da un'amica recente, si è resa conto che l'amica il sugo lo faceva col dado star. inarrivabile.

venerdì 1 ottobre 2010

lavori in corso

- il catalogo di una mostra sulle copie settecentesche di opere dall'antico, scaturite dalla passione archeologica dei grand tourists europei, prodotte in massima parte nelle botteghe di roma;

- un volume di saggi sulla cultura preispanica di  teotihuacán;

- il catalogo di una mostra di fotografia per la triennale di milano, "Disquieting Images": una delle fotografe, Elena Dorfman, documenta l'inclinazione di alcuni uomini nei confronti delle bambole di gomma in quanto succedaneo delle ragazze vere;

- la storia vera di una ragazza cresciuta in una normale famiglia di ebrei newyorkesi che poi se ne va a fare la favorita del sultano del brunei: un po' di pornosoft non può fare che bene, tra un saggio e l'altro.