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martedì 5 giugno 2012

l'aborto come salvezza di giovani vite

courtesy theatlantic.com
"[…] Neanche una volta, tra i venti e i quarant'anni, desiderai avere un figlio, né provai qualcosa di più che un vago sentimento di benevolenza nei confronti dei figli altrui. Mentre le altre donne si commuovevano davanti ai neonati, io restavo in silenzio per nascondere ciò che provavo, e quanto ai bambini più grandi non li biasimavo certo per quello che erano, eppure sentivo che doveva essere una noia averli intorno, se non in piccole dosi. Ciò nonostante avevo probabilmente ragione nell'immaginare che avrei amato un figlio, qualora ne avessi avuto uno. Questo risultò evidente quando a quarantatré anni il mio corpo prese il sopravvento sulla mente e rimasi incinta. Era già successo in precedenza, ma allora avevo posto fine alla gravidanza senza alcuna esitazione né strascico di infelicità.
[…] Ma se mi chiedo 'Davvero non ti dispiace non avere figli o nipoti tuoi?', la risposta è: 'Sì, davvero'. Ed è proprio perché non posso e non voglio avere il fastidio di un intimo coinvolgimento con i piccoli che incontro oggi, che ho acquisito la libertà di comprendere la loro bellezza e le loro potenzialità.  
È una questione di egoismo: anche se non, spero, un egoismo dilagante; piuttosto un ostinato nucleo di egoismo da qualche parte dentro di me, che mi induce a essere molto cauta con ciò che richiede totale dedizione, come quella che una madre deve consacrare a un neonato o un bambino.  
[…] E ora mi viene in mente come la mia inadeguatezza verso i bambini molto piccoli […] mi portò a deludere la mia migliore amica […] quando una quarantina di anni fa mise su famiglia. Appena diede alla luce il terzo figlio si separò dal marito e dovette quindi crescere i bambini, svolgendo a tempo pieno un lavoro molto impegnativo per poterli mantenere. […] Davanti ai suoi problemi chiusi gli occhi, la frequentai sempre di meno, con la triste sensazione che fosse stata inghiottita nel fastidioso mondo dei bambini piccoli – o nel mondo dei fastidiosi bambini piccoli – e lei mi ha sempre detto che non si era mai sognata di chiedermi aiuto, perché sapeva bene quanto fossi fredda e distaccata nei confronti della sua prole".
Diana Athill, Da qualche parte verso la fine, Rizzoli, Milano 2010

Ho sottolineato le parole della quasi centenaria editor inglese Diana Athill perché le trovo particolarmente oneste e credo che diano voce al sentire intimo di molte donne. Credo nell'aborto come strumento di salvezza di molte giovani vite femminili e di molti neonati indesiderati o superficialmente considerati; ritengo che se si è stati imprudenti riguardo all'uso di mezzi contraccettivi non si debba esserlo altrettanto nel valutare il significato del dare la vita. Che non è un'operazione puramente biologica, come ci conferma la sovrappopolazione del pianeta, congestionato a causa di masse di infelici. Dare la vita e contribuire alla sua prosecuzione educando, amando, guidando è cosa terribile, così come terribile è la responsabilità che ne consegue. E terribile è anche spezzare il percorso di una giovane vita, sono terribili le madri giovani sottratte alla scoperta e allo studio, è desolante tutto quel potenziale frustrato. Perché i bambini non ammettono deroghe (certo, puoi anche trascurarli, picchiarli, abbandonarli, tenerli nella tua vita come una spina nel fianco che t'infuria: accade spesso), e se non si è rampolle di famiglie ricche (le famiglie ricche producono molte giovani madri: che tuttavia riescono anche a laurearsi in qualche università oltreoceano perché dispongono di molti aiuti pratici alla maternità) un bambino fatto da giovani intristisce e spezza l'esistenza. Ho abortito, con determinazione e consapevolezza, all'età di vent'anni: e l'unica paura che avevo era quella dell'operazione, del sangue, di eventuali complicazioni. Sapevo benissimo di non desiderare bambini e che l'opzione interruzione di gravidanza era l'unica che mi avrebbe consentito di non interrompere la mia vita. Non volevo, in così giovane età, essere inghiottita nel fastidioso mondo dei bambini piccoli.

domenica 22 aprile 2012

scusate, ma una può essere una stronza in santa pace senza prendersi le reprimende delle signore "se non ora quando?"

courtesy vanityfair.it
onestamente il ministro fornero non mi suscita simpatia, e manco emma marcegaglia. meno ancora, però, la stanca solfa dell'articolo di marina terragni (che sarebbe potuto essere di lorella zanardo, di loredana lipperini, delle loro seguaci, insomma delle signore in sciarpa bianca luttuosa. a questo proposito, suggerirei un poco di aria nuova con le novità di brunello cucinelli per la stagione estiva 2012, ché le sciarpe bianche sono un po' tristi), nel quale si invitano le donne, una volta avuto accesso alla stanza dei bottoni, a "mantenere la loro peculiarità femminile". "Le personalità impegnate nella riforma del lavoro", si dice, "sembrano disconnesse dal fatto di essere donne. Tanto da non mettere sul tavolo un tema come l'organizzazione del lavoro". "Disconnesse dal fatto di essere donne" vorrebbe dire che non sono buone, accoglienti, più inclini a pensare agli asili nido aziendali invece che a qualche progetto più creativo e più scomodo per chi si aspetta che le femmine si assumano la cura del mondo? Quando cesseranno, queste signorine quote rosa, di essere ossessionate dai bambini, dai vecchi, dalla maternità (sì, vabbè, possiamo fare figli ma non è sempre strettamente necessario, né funzionale) e si concentreranno sui loro affari strettamente personali, ché forse, a concentrarsi bene, qualche risultato lo si ottiene?

mercoledì 28 marzo 2012

no tav, sì calci nel sedere fino al tavolo da studio

esprimerò un pensiero qualunquista: i frusti militanti di qualunque cosa, questi tizi che proclamano come se si fossero drogati che "contestare è un diritto" e occupano la sala alessi a palazzo marino per impedire a giancarlo caselli di parlare, sono stati trattati sin troppo bene da coloro i quali hanno dovuto impegnare il loro tempo a cacciarli da dove erano venuti. allo studio e al lavoro forzato, devono andare.

sabato 17 marzo 2012

ho visto le migliori menti della tua generazione

 
luca gibillini è un nostro consigliere comunale eletto a milano per sinistra, ecologia e libertà. circa trentacinque anni. ha ricevuto un’educazione precaria, e purtuttavia non ha mai pensato di andare a zappare la terra. poi giuliano lo ha candidato nel suo think tank. dal profilo facebook “luca gibillini x milano”, che chi scrive è andata a consultare dopo un’indimenticabile performance dello statista sulla rete milanow. non so se ammirare più la prosa o la ricchezza delle idee.
11 marzo 2012 
alfano ho paura
#Alfano ho paura che non abbia ragione, quando il cs sarà al governo non avremo i matrimoni gay. Ma io ci spero.
8 marzo 2012
bastava una conferenzina
Expo 2015 deve essere soprattutto l'occasione per parlare di alimentazione e diritto al cibo. Il resto viene dopo
1° marzo 2012
aiutare a andare avanti (con le trombette)
Davanti a palazzo marino duecento persone con le trombette che chiedono di aiutare a andare avanti il mercatino di bonola. #Milano
1° marzo 2012
strade morte
Uno dei problemi in assoluto a Milano è il tema degli spazi, sia chiusi ma anche aperti: con queste nuove regole vogliamo dare più aree per la cultura, dare lavoro e rivitalizzare le strade della città che ultimamente sono più morte [a proposito del suolo pubblico gratuito per gli artisti di strada, che a Milano, salvo qualche rarissima eccezione, sono patetici faraoni con la tuta di lamè e un accenno di pancetta, orribili copie di gentiluomini con tricorno e la faccia ricoperta malamente di biacca, strimpellatori stonati]
29 febbraio 2012
sincretismi compulsivi
Rossella libera subito #RossellaUrru #FreeRossellaUrru e Val di Susa libera. Battaglie di civiltà #notav
27 febbraio 2012
avrà una via
Anna Politovskaja avrà una via a #Milano, passata mozione in consiglio! #Annaviva
24 febbraio 2012
l’esperienza dell’apostrofo
Sposare la gente, soprattutto quella simpatica e bella, è un esperienza meravigliosa!
12 novembre 2011
empiti
Libero, mi sento cittadino libero!
26 ottobre 2011
artisti da strada artisti da strada artisti da strada
in commissione Cultura mi sto occupando, insieme ad altri, di costruire una modifica del regolamento comunale sugli artisti da strada. Mi piacerebbe che alla modifica partecipassero con la loro esperienza gli artisti da strada. Se lo siete o se ne conoscete e vi interessa un impegno per restituire le strade di Milano anche agli artisti da strada, contattatemi.
23 ottobre 2011
a lui piacerebbe
Mi piacerebbe proporre di cambiare il nome di Piazzale Cadorna. Luigi Cadorna era un carnefice, mandò al massacro centinaia di migliaia di italiani al grido “le uniche munizioni che non mi mancano sono gli uomini”. In più fu il generale che portò alla peggior sconfitta del nostro paese: Caporetto. Domani è l'anniversario di Caporetto. Mi piacerebbe che per una piazza così importante possano decidere i cittadini attraverso un concorso di idee. Non penso sia la cosa più urgente oggi, ma penso che discutere su guerra e guerrafondai in un tempo in cui abbiamo bisogno di pace sia importante. È una delle mille proposte e poi: Senza memoria non c'è futuro.
21 settembre 2011
eh, se l’avessi trovato prima, qualche libro
Non trovo il libro che stavo leggendo #colpadeimedia
13 settembre 2011
speranza 
il Consiglio Comunale di Milano ha votato all'unanimità la mozione che approva l’esposizione di uno striscione con l’immagine di Francesco Azzarà, il cooperante di Emergency rapito lo scorso 14 agosto in Darfur, nella speranza che venga liberato al più presto.
11 luglio 2011
cavolo
#consiglio comunale. Partito. Sono scrutatore, cavolo
5 luglio 2011
convinzione
solidarietà convinta ai manifestanti noTAV feriti in Val di Susa.
28 giugno 2011
aldilà
le prigioni in Italia stanno traboccando. Le condizioni umane dei detenuti sono ormai vicine alla tortura, se non oltre. Aldilà delle pene commesse, spesso solo piccole questioni di traffico di droghe leggere o addirittura per il reato di clandestinità bocciati dalla Corte Europea, le condizioni minime di vita decono essere garantite. 180 suicidi l'anno sono una follia. Una ridotta amnistia, mirata, è necessaria.
13 giugno 2011
quel popolo, quel mondo, quelle istanze
Sono commosso. Penso a quando sbarcavo con Stefano Villani a Praga nel 1999, Napoli, Genova 2001, Firenze 2003... tutti gli incontri le manifestazioni per i beni comuni. Oggi mi sembra che quel popolo, quel mondo, quelle istanze si siano levate a maggioranza di un paese orgoglioso, per i beni comuni. Per se stesso.
zucca vuota
 

mercoledì 14 marzo 2012

scrittori con la valigia

una tra le classificazioni letterarie che mi fanno più ridere è quella degli scrittori migranti. mi immagino barconi in procinto di schiantarsi sulle coste di qualche paese occidentale, zeppi di rispettabili signore e signori, neri o di qualche altro colore, con un calepino in una mano e il passaporto nell'altra, destinati a scrivere in perpetuo pellegrinaggio. apprendo che da "saturno", l'inserto culturale del "fatto quotidiano", è migrato il direttore riccardo chiaberge per qualche questione di incompatibilità o di scarse vendite. forse le scarse vendite dipendono anche dall'inconsistenza di certi dibattiti.
su "saturno", il 12 marzo, è comparso un grottesco intervento di bijan zarmandili, scrittore iraniano di cui ignoravo l'esistenza (ma questo non fa testo). "dal mio punto di vista", scrive bijan, "il vero problema è la letteratura italiana, che non è in grado di riflettere sulla propria natura dialettica, di individuare i soggetti emergenti e le sue nuove contraddizioni, così da capire che non esistono scrittori migranti ma semplicemente nuovi scrittori italiani che – per provenienza, sensibilità e stile – potrebbero rinnovare i vecchi schemi del romanzo e della letteratura nel suo complesso", e ancora "Bisogna chiedersi come mai rimangono silenti i critici e gli storici della letteratura, o i direttori editoriali… Sono loro che vivono nel ghetto, e credo che tocchi incitare loro alla ribellione: sono loro i prigionieri nelle vere banlieue dell’attualità culturale, dove rischiano il soffocamento." non viene in mente, a bijan, che forse i soggetti emergenti non risultano sufficientemente interessanti.
così come non viene in mente a igiaba scego, vincitrice nel 2011 del premio mondello eppure capace di scrivere, per cercare di giustificare la scarsa eco suscitata da pubblicazioni migranti a suo parere meritevoli, castronerie come "Certo la stampa ha le sue colpe, ma non è la sola. Io aggiungerei tra i colpevoli anche le case editrici. Dopo un iniziale entusiasmo per le scrittrici e gli scrittori di origine migrante siamo passati ad una momento di totale recessione. Le vie sembrano sbarrate. Si pubblica poco e manca totalmente lo scouting", e ancora "Qualcuno potrebbe obbiettare che ancora tra di noi non c’è una Zadie Smith o un Hanif Kureishi. Ma siamo proprio sicuri di questo? Forse probabilmente la Zadie italiana ci è passata sotto il naso e non ce ne siamo accorti. Io credo che sia andata proprio così. Lo penso ogni volta che mi capita tra le mani il libro di Cristina Ali Farah Madre Piccola. Un signor libro davvero! Poetico, complesso, coinvolgente. Un libro molto amato dagli addetti ai lavori, molto studiato nelle università estere (da Melbourne a New York) e dai gender studies". diciamo allora che quando igiaba cesserà di scrivere "Un signor libro davvero!", "forse probabilmente" e di cercare colpevoli allora potrà concentrarsi sulle sue opere e vincere serenamente il suo secondo premio mondello. e per fare un favore agli scrittori che postcolonialisticamente protegge, anche daniela padoan dovrebbe cessare, nella stessa sede, di ideare definizioni deliranti come quella di "razzismo letterario".

per concludere ascoltiamo la voce di allan bloom, ancora attualissima per le cose italiane,  in merito al chiasso in ambito accademico sulla letteratura etnica, i diritti delle minoranze et similia: un commento che risolve le diatribe con molta pertinenza. il professor bloom discute, nella fattispecie, degli studenti nelle università americane dopo l'avvento degli studi sulle minoranze culturali.
"Una delle tecniche per aprire la mente ai giovani è chiedere un corso universitario in una cultura non occidentale. ... ho visto che questa richiesta ha un'intenzione demagogica. Il punto è costringere gli studenti a riconoscere che esistono altri modi di pensare e che quelli occidentali non sono i migliori. Ancora una volta non conta il contenuto, ma la lezione da trarne. Queste richieste fanno parte dello sforzo di creare una continuità mondiale e di preparare i suoi membri, le persone libere da pregiudizi. Ma se gli studenti dovessero davvero imparare qualcosa sull'ideologia di fondo di una di queste culture non occidentali – cosa che non accade – scoprirebbero che tutte, nessuna esclusa, sono etnocentriche. Credono tutte che il loro modo di vivere sia il migliore e che tutte le altre culture siano inferiori. ... Solo nelle culture occidentali, cioè in quelle influenzate dalla cultura greca, c'è qualche propensione a dubitare dell'identificazione del bene con il proprio stile di vita. Dallo studio delle culture non occidentali si potrebbe  concludere che non solo preferire il proprio stile di vita, ma ritenerlo migliore, superiore agli altri, è primordiale e persino naturale, esattamente il contrario di ciò che si vuole quando si chiede agli studenti di studiare queste culture. In realtà applichiamo un pregiudizio occidentale – che subdolamente assumiamo per indicare la superiorità della nostra cultura – e deformiamo l'evidenza di queste altre culture per confermare la sua validità. Lo studio scientifico delle altre culture è un fenomeno quasi esclusivamente occidentale e all'origine era palesemente collegato alla ricerca di nuovi e migliori modelli di vita, o almeno di una conferma della speranza che la nostra cultura è effettivamente la migliore, conferma della quale le altre culture non sentono il bisogno. ... La coerenza sembrerebbe chiedere ai sostenitori dell'apertura mentale di rispettare l'etnocentrismo o la chiusura che trovano in qualsiasi altro luogo. Però, attaccando l'etnocentrismo, ciò che in effetti essi fanno è affermare inconsapevolmente la superiorità  della loro intelligenza scientifica e l'inferiorità  delle altre culture che non la riconoscono, proprio nel momento in cui respingono ogni pretesa di superiorità".
Allan Bloom, La chiusura della mente americana, Lindau, Torino 2009 (ed. or. 1987)

e a conclusione del post un po' lungo, risolleviamoci con l'immortale.

giovedì 8 marzo 2012

otto marzo a milano: la parità di genere non ha date

"Per festeggiare il giorno dedicato a tutte le donne il Comune di Milano propone una serie di iniziative al femminile che partiranno giovedì 8 marzo e si protrarranno fino al mese di maggio, perché la parità di genere non ha date: dall’accesso gratuito o scontato ai musei alle parole in musica di Eva Cantarella, dal corso di Difesa personale della Scuola del Corpo di Polizia locale all’incontro sulla libertà."

quello sopra è l'incipit della nota pubblicata sulla pagina facebook del sindaco di milano. da dove ha preso il suo copywriter, il buon giuliano? da qualche stanzetta fumosa dove ancora si stampa col ciclostile?
 a.: cosa sarebbero queste iniziative "al femminile"?

b.: postulando pure l'esistenza delle iniziative al femminile, che palle! è un elenco di robe noiosissime. a questo punto, molto molto meglio i california dream men.
c.: ma tutte queste assessore che si fanno chiamare orrendamente assessore al femminile non sapevano organizzare niente di un po' più eccitante?

d.: se la parità di genere non ha date, perché le iniziative al femminile finiscono a maggio?

mercoledì 7 marzo 2012

"granta" italia: è proprio necessaria?

"granta" è una rivista letteraria inglese gloriosa, che fra ventisette anni ne compirà centocinquanta. per dire, oltre a tutto il resto – racconti inediti, fotografie, reportage –, nel suo numero monografico su londra, il 65 della primavera del 1999, pubblicava quattro bellissime mappe sulla literary london di martin rowson, in una delle quali erano segnati i luoghi del doctor johnson. il suo parterre di contributors, lungo centoventidue pagine (c'è pure roberto saviano, ma tutti possono sbagliare), è composto di una gioia di scrittori, fotografi, disegnatori, tra i quali, a caso:

margaret atwood
paul auster
john banville
john barth
saul bellow 
roberto bolaño
italo calvino
angela carter
raymond carver
bruce chatwin
jeffrey eugenides
richard ford
allen ginsberg
patricia highsmith
ismail kadaré
stephen king
mario vargas llosa
v.s. naipaul
joyce carol oates
martin parr
georrges perec
gregor von rezzori
philip roth 
susan sontag
george steiner
wislawa szymborska

dall'anno scorso esiste "granta" italia, pubblicata da rizzoli. se ci si avventura nell'elenco degli autori si piange: a parte due o tre decenti, i soliti ignotini che campano prevalentemente di web, giovani e giovanilisti pescati tra gli amici degli amici. la sensazione prevalente è di noia, anche se si prova a scandalizzare un pochino con un numero dedicato al sesso. non credo che "granta" italia sia una rivista utile alla letteratura, alla scoperta. tra gli argomenti privilegiati vi si trova molto lavoro e molta disoccupazione. insomma, quella bella letteratura in salsa sociale che non resterà. tra gli argomenti della "granta" vera: 

- best young novelists
- essays & memoir
- interviews
- photography


vale allora la pena di abbonarsi alla rivista originale. per 29.95 sterline si riceve la rivista, si guadagna il diritto di accedere all'archivio digitale e, last but not least, un "granta moleskine notebook".
c'è ancora qualcuno che ha voglia di leggere l'ultima fatica di veronica raimo?

sabato 25 febbraio 2012

saluti isterici in vista dell'aldilà

Adesso, per favore, nel caso Mandela non dovesse farcela, ci si astenga dal salutarlo con "ciao" e dal proclamarsi affranti per la sua dipartita. A meno che non lo si conosca sul serio. Ma anche in quel caso, astenersi dal "ciao". E, nel caso si partecipasse al suo funerale, dagli applausi alla comparsa del feretro.

lunedì 20 febbraio 2012

vaglielo a dire, a quello del darfur, che deve decrescere felicemente

http://lettura.corriere.it/debates/gli-egoisti-della-decrescita/

martedì 24 gennaio 2012

sulla via della seta_nostalgia di cary grant


il "corriere della sera" online ospita nel suo sito "la ventisettesima ora", un improbabile blog di femmine dove si discute della maniera di conciliare lavoro e famiglia, oppure se si può giustificare l'atteggiamento di una colf filippina che improvvisamente abbandona la bambina milanese sveva perché ha trovato un lavoro più remunerativo e non fa più la babysitter, oppure parte per le filippine e torna dopo tre mesi perché è andata a trovare i suoi, di bambini, che stanno con la nonna e studiano per merito della madre che ha cambiato i pannolini alla bambina milanese sveva, e allora le signore si accalorano e dicono che insomma la colf filippina è una mamma pure lei e avrà pur diritto, di tanto in tanto, di vedere i suoi figli, sì però, risponde qualcuna, non pensavo si potesse essere così insensibili, in fondo sveva la conosce fin dalla nascita, epperò signore, dico io, il lavoro, un certo tipo di lavoro, è un puro scambio prestazione-soldi, e la signora filippina nella maggioranza dei casi di sveva se ne frega e si interessa dei suoi, di bambini, che mi sembra una cosa ovvia, o forse il vostro modello di domestica è la mamie di "via col vento", umile, materna e fedele fino alla morte, più realista del re, più bianca dei bianchi?

e insomma l'altro giorno ho letto su questo blog un post sulla moda maschile contrapposta a quella femminile, su abiti e potere, con annessa marchettina di miuccia prada, e tra i pareri espressi dai lettori mi ha fatto molto ridere quello di gattamatta 75, una signora che afferma: "A me l'uomo col completo piace sempre. Certo, deve essere un completo fatto bene, e soprattutto l’uomo che sta dentro al completo deve indossarlo con disinvoltura (chi non è abituato a portare la giacca e la cravatta si vede subito…).
Se il diavolo è nei dettagli, preferisco una bella grisaglia e delle scarpe con mascherina ad uno che mi arriva col pantalone molle, le scarpe slacciate e la giacca destrutturata, avvolto in un mega-foulard di Etro, tipo viaggiatore della Via della Seta…"

lunedì 23 gennaio 2012

dopo la morte di carlo fruttero,

tutti questi video e questi slideshow con la scritta "ciao carlo". guardate che è morto, non è appena entrato nella vostra stanzetta.

domenica 22 gennaio 2012

in cerca di una piacevole conversazione

c'è la crisi, e naturalmente tutte le compagnie come groupon, groupalia e i loro cugini prosperano, con le loro offerte speciali di parrucchieri a 9 euro, ablazioni del tartaro a 19, cene etniche a 7 euro.
e in effetti, a consultare questi siti, si vede che le proposte abbracciano praticamente tutte le necessità degli esseri umani, dal dopobarba al tablet superscontato.
men che meno sfuggono le necessità imprescindibili, quelle che hanno la assoluta priorità rispetto, diciamo, a un soggiorno in agriturismo con cocktail di benvenuto a cinquantanoveeuroenovanta, che pure ha la sua utilità.
così kgb, che non è quello che si può pensare bensì un sito fondato sui medesimi principi di groupon, propone finalmente un articolo per signore davvero di estrema utilità: il Ciondolo Vibratore Touché Majesty a 36.90 euro invece che 84, consegnato a casa (non si specifica se in confezione anonima).



nel sito ci spiegano cosa è: "una collana lusso con un potente vibratore integrato", e perché dovremmo comprarlo: "Extra lusso e massimo piacere oggi si incontrano in un oggetto unico…", e quali sono le sue caratteristiche: "Oggi per te una collana lusso, disponibile in color oro, argento e nero, con un potente vibratore integrato. Potrai scegliere dal piccolo al più grande per centrare i tuoi bisogni.
Il più piccolo vibra solo, mentre il più grande nasconde un segreto, un piccolo alloggiamento all’interno dove poter inserire del lubrificante. Troverai una piccola bustina di lubrificante all’interno per l’inizio",

e anche come possiamo declinarlo: "La cosa più divertente è la possibilità di decorare il vibratore con degli anelli colorati in silicone intercambiabili. Alcuni colori possono significare qualcosa nella sfera sessuale.  Da ora in poi Touché decorerà il tuo corpo, ma con la soddisfazione sempre in testa.
Rosso: Single in cerca di sesso.
Bianco: Occupato, ma disponibile al tradimento
Nero: Fedele, ma in cerca di una piacevole conversazione".

i bravi signori kgb, tuttavia, sanno che la personalità di una signora è composita e vibra, è il caso di dirlo, di mille sfaccettature. e così nell'ambito della stessa offerta di genere ci propongono, nell'ordine:

- 11 oppure 15 chilogrammi di dash in versione professionale consegnati direttamente a casa nostra (perché si sa, non è che si può vibrare tutto il giorno, a un certo punto bisogna pure un po' occuparsi del bucato);
- una piastra per crêpes;
- due sedie modello "cosmo";
- una crema viso antiage al veleno di vipera;
- un apparecchio tesmed te 780 plus, per un fisico tonificato;
- una scopa a vapore;
- un termometro per alimenti.

c'è di buono che il ciondolo vibratore è pubblicato al primo posto, prima del dash.

sabato 7 gennaio 2012

vagabondi, giuntatori, paltonieri, guidoni, pitocchi

courtesy lookandlearn.com
il centenario dalla morte di Lodovico Coiro (2011) è appena trascorso. vale la pena di leggere questi brani dal suo Milano in ombra, inquietanti nel loro rimando al presente. in caso di curiosità antropologiche, si può avere un assaggio dell’attuale milano dickensiana accedendo all’ingresso della stazione centrale dall’uscita principale della metropolitana verde.

Milano ha del pari che tutte l’altre città la sua feccia, la quale, come ripeto, ha nulla di comune coll’ottimo popolo operaio, che massime in questi ultimi tempi, è diventato massaio e previdente ed ama l’istruzione ed il lavoro. Né si creda che questa genia sia composta di soli Milanesi; questi anzi vi sono in minor numero di quel che non si creda, giacché a formarla concorrono tutte le città minori e i villaggi di Lombardia, che mandano a noi tutti i loro rifiuti. Cosa questa non nuova, ché la plebe di Roma era pur essa composta di gente venuta dal di fuori della città. E Tacito, nauseato dalla corruzione della Roma de’ suoi tempi, ne svela la cagione dicendo che in Roma “omnia turpia atque scelesta confluunt celebranturque” il che può ripetersi a buon diritto per la nostra Milano.
In Parigi eziandio, la plebe è formata non solo dei déclassés della grande metropoli, ma per la maggior parte, dei provinciali, il qual fatto era già stato accennato da Jacques Sanguin, prevosto dei mercanti nel 1592 sotto Enrico IV. “La bonne ville de Paris renferme deux populations bien dissemblables et d’esprit et de coeur. Le vrai populaire, né et élevé à Paris, est le plus laborieux du monde, voire le plus intelligent;  mais l’autre est le rebut de toute la France. Chaque ville des provinces a so égout, qui amène ses impuretés a Paris”.

[…]

Fisionomia della plebe di Milano
Milano è il gran mondezzaio della Lombardia, la sua feccia che in sostanza è eguale a quella d’ogni altra città, ha però note caratteristiche del tutto speciali, le quali ci possono rendere più agevole il modo di definirla, purché, ottimo lettore, tu non cerchi nella definizione che ti verrà posta innanzi né il genere prossimo, né l’ultima differenza. Dev’essere una bella definizione davvero!
Vagabondi, giuntatori, paltonieri, guidoni, pitocchi, si mescolano insieme a comporre la falange plebea.
Il plebeo non vive in famiglia; esso ne trova o ne improvvisa una dovunque, sulla piazza come nell’ospitale, nel postribolo come nel carcere. Non curante del domani, non ha una stabile ed onesta occupazione; dalla colpa trae miseramente i mezzi di sussistenza; il caso gli fornisce il vestito, e perciò quando la feccia sbuca in folla da’ suoi covili la si vede vestita delle foggie più svariate e bizzarre. Berretti e cappelli, abiti di panno logori e smunti, fusciacche di frustagno,  calzoni d’ogni taglio e d’ogni colore, scarpe e brodequins si vedono appaiati in istrana mostra,  offrendo anche al più superficiale osservatore tutti gli elementi per tessere una storia delle foggie d’abiti in uso da dieci anni in poi presso la cittadinanza, di cui quella moltitudine è parte ed alla quale essa in modo onesto od inonesto li ebbe.
Piccole stelle o buccolette azzurrine agli orecchi, anelli in dito, al collo foulards dai colori smaglianti, ecco gli ornamenti ricercati dagli uomini del nostro volgo. Le donne vestono pur troppo con apparente lusso; ma i lembi sfilacciati delle loro seriche gonnelle segnano la distinzione tra queste miserabili e le vere signore.
Gli uomini sono magri e snelli, piuttosto sparuti; la loro pelle ha un colorito terreo; hanno gli occhi lustri, mobilissimi ed investigatori, ossa zigomatiche assai sporgenti, bocca atteggiata al sarcasmo ed all’insulto, ritengono nel sembiante un non so che di provocante e insieme di spaurito, che rivela la condizione loro di dover sempre camminare per quell’angusto e pericoloso sentiero che separa il delitto dalla punizione. Dove abitano, come vivono e come parlano questi miserabili vedremo in seguito. Osserviamo finalmente, che se per il suo sudiciume la plebaglia è brutta a vedersi, per la sua selvaggia rozzezza è altrettanto disgustosa a trattarsi. Costituisce una società nella società, con alcune consuetudini dagli interessati riconosciute per leggi, con lingua propria, con mestieri speciali, e con una certa gerarchia, di cui quelli che occupano gradi superiori, sono almeno temuti se non rispettati od amati. Questi miserabili non hanno religione, sono schiavi di molte superstizioni ed hanno di tali loro stolte credenze, non sacerdoti ma sacerdotesse; essi hanno infine una importante caratteristica,  già notata dal Machiavelli, ed è che presi singolarmente fanno schifo e ribrezzo e veduti raccolti in massa incutono spavento.
Chi si mostra sfegatato idolatra della feccia, non l’ha neppure vista da lunge.

[…]

In Milano vi è maggior movimento letterario che in qualsiasi città d’Italia, tant’è che ben 4000 persone campan la vita coi frutti del loro ingegno, come vivano poi ve lo dicano i molti figli della bohème, che discutono ogni giorno, seriamente se debbano sopprimere la colazione o il pranzo, e che vanno torturandosi il cervello per satollarsi con esempi di abnegazione e di sobrietà,  non potendo nutrire il loro corpaccio con qualcosa di più concreto e di più sostanzioso. Vita poetica è quella della bohème! Ma come potrebbe avvenire altrimenti in una città nella quale vi sono 286 mentecatti, 314 imbecilli, 453 ciechi, migliaia e migliaia d’affaristi, che non leggono altro che il loro libro mastro e 45,613 individui che non sanno leggere né scrivere? Inoltre i 5799 individui che hanno dichiarato nella scheda di censimento di saper soltanto leggere è certo che altro non leggono tranne il lunario e la cabala del lotto e questi per vero dire aumenteranno di ben poco il commercio librario, il che può dirsi ancora di moltissimi indefessi lettori di opere prese a prestito dagli amici e dai conoscenti.
Ma la feccia?... È difficile l’affermare il numero preciso delle persone che la compongono. Dalle statistiche ufficiali questo non si può rilevare1.
1 In questi studi mi sono giovato di statistiche affatto private redatte diligentemente e con finissimo criterio dal signor Angelo Candiani, già comandante delle guardie di pubblica sicurezza al quale rendo le più vive grazie. Tributo pure cordiali ringraziamenti al già questore cav. Edoardo Cossa e al signor cav. Pietro Fassa, già direttore delle carceri di Milano che mi procurarono modo di vedere da presso alcune precipue fasi della vita plebea.

Lodovico Corio, Milano in ombra - abissi plebei, Stabilimento G. Civelli, Milano 1885

martedì 20 dicembre 2011

bravi ragazzi neri a firenze

intervista a radio popolare dopo i funerali e le manifestazioni in onore di samb modou e diop mor, gli ammazzati di firenze. l'intervistatrice toscana parla con un rappresentante della locale comunità senegalese, di cui non è dato sapere il nome: gli chiede della sua esperienza in italia e gli dà del tu. si passa poi a un altro tizio, che parlando dei senegalesi li chiama tutti ragazzi. è il paternalismo del razzismo, signori. ma solidale e democratico.

mercoledì 14 dicembre 2011

onanisti maleducati

le trasmissioni televisive ove sono invitati politici o amministratori si vanno riempiendo di rimbecilliti che invece di dar retta al conduttore o di rivolgersi al pubblico consultano nevroticamente l'ipad. allora state a casa.

lunedì 12 dicembre 2011

tutte insieme alle terme con le amiche

"Ero ad Abano invitata dalle Donne Cristiane di Base. Ho presentato il mio progetto ad un pubblico eterogeneo ed interessato formato da un centinaio di donne che cercano tra l’altro, di restituire alla donna la centralità che le spetta all’interno della religione.
Al pomeriggio del sabato ci siamo immerse nell’acqua calda termale della piscina per il laboratorio di biodanza condotta da una amorevole ed accudente Cristina Berardo, docente brasiliana.
Due ore in cui seguivamo le indicazioni che ci venivano date, e che prevedevano di stare in relazione a gruppi di due tre cinque, di prenderci cura delle altre, di sostenerle e di permettere che le altre si prendessero cura di noi.
E’ stato bello, molto bello. All’inizio difficile: mani di altre con delicatezza sul nostro corpo, in una società così poco fisica come la nostra, mani che si posano e conoscono così la nostra carne, così solitamente esclusa dalle altre, dagli altri. Non dirò altro perchè ho imparato che le esperienze si vivono e diffcilmente si riescono a raccontare. Di certo poche volte mi sono sentita così accudita. “Veniamo dall’acqua, lasciamo fluire la nostra acqua” ci guidava Cristina. E’ durato due ore, siamo poi tornate alle nostre riunioni. Dopo, mi sono sentita profondamente mutata. Ci siamo abbracciate  al momento della  partenza e il mio corpo era aperto e grato."

non è il racconto di una spostata new age, bensì quello di una fautrice del movimento "se non ora quando" (ma anche 'ste cristiane di base, sono forse fuori di senno?). intanto il professor monti, sobria cartella nera alla mano, lavora.

sabato 10 dicembre 2011

le presidente

no, però scusate, ma chi potrebbe dare credito, nonostante il millantato "incredibile movimento in rete che sta cambiando il Paese", a una che dice "la Presidenta del Brasile", "le ragazze che combattono tutti i giorni sul web" (non lavorano? sono di famiglia benestante perciò possono combattere tutti i giorni sul web? cosa combattono?), "Domani in Piazza. Da lunedì in rete, nei posti di lavoro, in famiglia, nelle scuole, abbracciate al proprio compagno, insieme ai figli" (se sto abbracciata al mio compagno, io "se non ora quando" lo dico senz'altro, ma per significare l'urgenza di dirigermi verso la camera da letto. e con i miei figli gioco a biglie, di certo non li ammorbo con la valorizzazione di genere)?

giovedì 1 dicembre 2011

think pink

rosa
pagina facebook del movimento rosa (arrrgh) "se non ora quando".

- domanda di una malcapitata iscritta: "ma la manifestazione dell'11 a milano dove sarà?"
- risposta: "Ciao, all'assemblea di sabato abbiamo deciso insieme che la manifestazione a Milano non si fara': qui, a differenza che altrove l'11 cadra' dopo un lungo ponte e ci sarebbero grossi problemi per organizzarla e per garantire una riuscita adeguata. Se aggiungi il clima prenatalizio e il fatto che la spinta alla mobilitazione, almeno a mio parere, non e' più', per tante ragioni, la stessa che ci ha fatto riempire le piazze il 13 febbraio, il quadro e' completo. Per questo abbiamo deciso di continuare nel nostro percorso di confronto di riflessione e di costruzione dell'agenda delle donne milanesi e lombarde rilanciata con l'assemblea di sabato scorso all'Elfo Puccini, per arrivare all'inizio del prossimo anno, intorno alla stessa data dell'anno scorso, ad un forte momento di mobilitazione delle donne. Questo nella nostra autonomia di esperienza territoriale; cio' detto siamo certe che una manifestazione di carattere nazionale come quella che ci sara' a Roma avra' senz'altro il giusto rilievo e una buona riuscita."

dobbiamo quindi presumere che a milano, città notoriamente popolata di fighetti con la borsa della palestra da un lato della scrivania e il valigino del vuicchend dall'altro, la manifestazione snoq non si fa perché fallirebbe miseramente causa ponte?

- prima incalzante domanda di un'impegnatissima: "Care amiche, ci vogliamo dare una sveglia e parlare qui del fatto politico del giorno a Milano (lo scontro boeri-pisapia dei giorni scorsi, n.d.a.)? O è troppo per i nostri poveri nervi? Non siamo qui per fare politica? Ripeto: non se ne parla solo qui"
- risposta (prendo la prima, a caso, poiché non desidero infierire troppo): "giusto..parliamone..c'è qualcosa che possiamo fare? quello che sta succedendo, o che è già successo a me sembra di una gravità altissima sotto tutti i punti di vista..mi piacerebbe veramente fare qualcosa di concreto"

- accorato ribadire dell'impegnatissima: "io vi prego di riflettere sul disinteresse di questo gruppo, che è un segno grave"

- seconda incalzante domanda dell'impegnatissima: "Scusate, perché qui nessuno parla della vicenda che sta scuotendo la giunta di Milano? Dov'è il nostro protagonismo politico?"
- risposta-domanda di chi scrive: "forse il vostro protagonismo politico non esiste?"
 

martedì 29 novembre 2011

concorso a premi_indovina la signora*

un giorno ho scritto un post in cui parlavo, tra l'altro, di quanto mi seccasse questa storia delle cose "al femminile" e di quanto fossero talvolta puerili i seguaci di certi blogger. la titolare di un blog di letteratura (dal titolo improntato al personalismo, dirò per facilitare i concorrenti) mi ha lasciato un commento di protesta, in cui mi invitava a non decontestualizzare e a tenere conto dei singoli commenti rapportati al tutto. io ho cancellato il commento, poiché non ho gradito l'ingerenza. ecco lo scambio generato da quell'atto. posto che "a." è chi scrive, il concorso consiste nell'indovinare chi è l'altra signora.
 
-- Gentile a.,
trovo profondamente scorretto, professionalmente e umanamente, quello che lei sta facendo. Non c'era nulla di offensivo nel commento che le ho lasciato: salvo l'invito a non decontestualizzare i singoli commenti, cosa più che legittima, perchè un commento da solo non restituisce il senso della discussione. Lei ha cancellato quella che, da titolare di nome del sito
, era una richiesta peraltro garbata.
A questo punto, le chiedo di smetterla di occuparsi di me dal momento che non ha alcuna intenzione di aprire un dialogo via Internet, ma solo di monologare.

-- Cara nome,
lei sollecita una mia risposta, e io accolgo la sua sollecitazione.
Mi permetta, per cortesia, di osservare quello che credo e di restituirlo come desidero, prendendo la parte che mi interessa, da qualunque luogo io voglia frequentare: sono certa che i miei amici comprenderanno – nessuna preoccupazione: sono talmente pochi che delle mie cose si accorge solo chi si impegna davvero.
Non avevo, con la mia estrapolazione, alcuna intenzione di restituire il senso della discussione. Volevo invece – forse ellitticamente, come mi fa comprendere il suo messaggio – sottolineare l'effetto-adepto che si osserva in molti luoghi dell'internet, non solo nel suo sito. Questo effetto fa sì che, tra molti interventi accettabili e sin belli, trovino posto anche parecchi sproloqui, a dimostrazione che sovente i seguaci di qualcuno diventano più realisti del re. E io trovo che nel suo sito (ma anche in quello dell'ottimo nome
, o in altri che non elenco per economia) vi siano parecchi realisti, parecchia piaggeria.
Come le ho già detto, io la stimo molto; la parte che non apprezzo è quella che trascolora nel militante, quella che in questo modo banalizza tutto (questa, che è un'opinione su un atteggiamento, non ha nulla a che vedere con alcune istanze da lei propugnate e che condivido: mi riservo di ridere a crepapelle su alcuni toni e su alcuni registri): non la apprezzo in lei, non la apprezzo nei suoi commentatori, non la apprezzo in generale, e mi tengo la libertà di sbeffeggiarla se credo.
Come avrà visto, il mio blog non è un blog di discussione: è piuttosto un blog di impressione, e in quanto tale può fare una cattiva impressione. A volte è anche un luogo in cui mi piace essere poco seria. In ogni caso, non sono interessata a diatribe virtuali, che trovo snervanti e poco divertenti.
(Detto tra noi, però, non ha trovato particolarmente esilarante la prosa della fedele nome
sull'educazione dei maschi di famiglia?)

-- Cara a.,
Non so cosa la spinga, non so quali siano le sue motivazioni. Ma l'effetto adepto, detto papale papale, lo estrapoli da altri blog, e non dal mio. E' una richiesta cortese, fermo restando la sua libertà di gratificarsi ridendo degli altri.
Libera di non accettarla. Gradirei, ad ogni modo, essere ignorata da lei.

-- Ho forse scritto io a lei?

-- Intendo: mi ignori sul suo blog. Ricambierò la cortesia.

-- Temo che continuerò a osservare e a scrivere quello che credo, così come farà lei.

-- Mi perdoni, a. Sono davvero senza parole. Non comprendo il livore, non comprendo la cattiveria, non comprendo la ferocia. Nè l'atteggiamento da troll. Che tale è.

-- senta, sa cosa non comprendo io? non comprendo perché ci dilunghiamo in questi scambi un po' puerili. basta così, pacifichiamoci, ciascuna torni al suo campicello (dove, se mi permette, le suggerirei di seminare qualche grano di umorismo: facilita i rapporti e spazza via i broncetti da mi-prendo-molto-sul-serio) e occupiamoci di temi più urgenti.
exit.

-- si vergogni, a. Temi più urgenti? E quali, il futuro delle librerie? Si vergogni, ma sul serio.

-- credo di essere più o meno sua coetanea (sono nata nel 1960). l'ultima volta che qualcuno mi ha ingiunto di vergognarmi era il 1968. l'autrice della frase era mia nonna. ma proprio il senso del ridicolo non la sfiora, mentre scrive certe frasi? e pensare che basterebbe così poco per intendersi. me misera. (c'era un bellissimo libro di preghiere della suddetta nonna che conteneva molti me miserum e qualche deh).

-- Forse io sono ridicola. Ma lei è inqualificabile.

-- dice così perché non mi conosce davvero, perché non siamo mai state su un divano con un buon bicchiere. se un giorno dovesse accadere, potrà qualificarmi (ma ci tiene davvero?).

forse la signora non ci teneva davvero, perché da quel giorno non mi ha più scritto una riga. io mi sono molto divertita nel prendermi la strigliata dell'attivista. 

* chi indovina vince un pomeriggio di spionaggio-lettori con chi scrive e un calice di prosecco, alla feltrinelli di corso buenos aires, a milano.

lunedì 28 novembre 2011

la signora senza nome

khaled fouad allam, di cui nell'aletta di copertina si dice che, oltre a essere sociologo e politico di origine algerina (cioè? dove è nato?), è cittadino italiano dal 1993, ha pubblicato un libro che si chiama L'islam spiegato ai leghisti. tra le altre cose il libro cerca di dimostrare che l'islam non è incompatibile con la democrazia eccetera. al fondo c'è un elenco di ringraziamenti: khaled ringrazia questo e quello, tra cui egi volterrani, definito, prima che traduttore, architetto (una cerimoniosità orientale che spesso si ritrova anche in certi colophon di cataloghi di mostra, pieni di dottori eccellenze e cavalieri); ernesto ferrero, definito acuto direttore editoriale della fiera internazionale del libro di torino, e infine, tra silvano moffa e nicola cristaldi, "mia moglie, le cui osservazioni così importanti mi hanno sempre aiutato a partorire libri difficili". adesso, a parte la non sorprendente identificazione donna-fattrice o donna-levatrice, si può sapere come si chiama di nome e di cognome la moglie dell'autore?