martedì 4 dicembre 2012

LADIES AND GENTLEMEN, COSE DA LIBRI HA TRASLOCATO

e ha traslocato al seguente indirizzo:

http://cosedalibri.wordpress.com

probabilmente i lettori affezionati* saranno scioccati nel vedere la nuova grafica, un po' meno polverosa – ho scelto il tema esquire, che mi è piaciuto molto per il richiamo alla prestigiosa rivista. devo ancora imparare a usare wordpress, e si vede, poiché la nuova casa ha un che di provvisorio, ma pare che quella piattaforma sia più versatile e che mi consentirà meraviglie. e comunque ogni tanto bisogna cambiare e, volendo aderire all'invito che george carlin ebbe a fare nel corso di un suo spettacolo,

LET'S TAKE A FUCKING CHANCE, ONCE IN A WHILE!



* si pregano i lettori affezionati di traslocare pure loro e di ricostituire l'immensa comunità di follower che caratterizza cose da libri. ci vediamo di là.

lunedì 3 dicembre 2012

la città del buon gusto uno_rivoluzione arancione (anche a natale)

un albero di natale basso 20 metri orrendamente infiocchettato, tanto basso che quasi non si vede,


 i sempiterni brigidini all'anice,



una teoria di bancarelle da mercato rionale





e una ragazza in posa lasciva che tiene in mano un profumo versace, appiccicata sul duomo in restauro


(le fa buona compagnia Eros, il profumo per maschi sull'altro lato):


è l'irredimibile vocazione strapaesana della giunta pisapia. se questo è il natale arancione, per favore, andate subito a rintracciare letizia moratti.

il messaggero, luca ricci e gli orrendi refusi su un articolo

ma dove è, nella redazione del "messaggero", lo scaffale con la garzantina? in questo, anche caruccio, articolo di luca ricci (2 dicembre), sugli scrittori immortalati dai fotografi, troviamo:

- Rolling Stones = "Rolling Stone" (rivista)

- Susan Sontang = Susan Sontag

- Maurizio Corona = Mauro Corona

- Henry Cartier Bresson = Henri Cartier-Bresson

meno male che l'odierno oroscopo di branko, sullo stesso giornale, mi è favorevole:



domenica 2 dicembre 2012

altri oggetti votivi

siccome, oltre ad avere in casa lo spirito di edgar allan poe che vigila (si veda il post precedente), bisogna anche cucinare, è stato necessario allestire un altarino votivo anche per benedetta parodi (si veda una disamina del suo opus televisivo nelle righe di questo post), che con il suo garrulo manuale talora si rivela molto utile a certe signore che lavorano alla scrivania anziché al tavolo di cucina.

perché non sempre, per risolvere le questioni domestiche, si può usare la bacchetta magica. pur avendola.

edgar e lo spirito della casa

“Ligeia, l’amatissima, l’augusta, l’incomparabile, la sepolta. Mi rapivo, nel ricordo della sua purezza, del suo sapere, della sua eccelsa eterea natura, del suo appassionato idolatra amore. Allora veramente il mio spirito bruciò tutto e completamente libero di tutti i fuochi di lei, e oltre. Nell’eccitazione dei miei sogni oppiati (poiché ero ormai abitualmente incatenato ai ceppi della droga) io invocavo forte il suo nome nel silenzio della notte, oppure durante il giorno tra gli ombrosi recessi delle valli, quasi che, nella disperata angoscia, nell’austera passione, nel divorante ardore del mio desiderio per la donna scomparsa io potessi ricondurla sul sentiero che ella aveva abbandonato (ah, era mai possibile che fosse per sempre?) su questa terra.”


Bisogna sapere che in casa di chi scrive c’è una paretina dedicata a Edgar Allan Poe (rimando a questo post per una breve disamina del Poe teorico, in riferimento alla forma del racconto). Ci sono la sedia Ligeia, una mensola, tre libri (altri se ne aggiungeranno quando avrò finito di toglierli dai cartoni del trasloco) e un’elaborazione da un ritratto di Edgar, che in virtù della posizione vigila su di noi anche quando siamo in cucina. Così, se l’anima stanca di Ligeia desiderasse fermarsi un momento a prendere fiato, la sua sedia dedicata è sempre disponibile. 




Al di là del flavor sepolcrale, in realtà la paretina  è concepita per trasmettere energia e tensione positiva all’azione, all’uso strenuo della forza di volontà – un’ispirazione dovuta al testo che Poe mette in esergo al suo racconto, forse di Joseph Glanvill, forse a lui da Poe forzosamente attribuito:

“E lì è la volontà che non muore. Chi conosce i misteri della volontà e della sua forza? Poiché Dio altro non è se non una grande volontà che penetra tutte le cose per la natura stessa della sua forza. L’uomo non s’arrende agli angeli né alla morte interamente, se non per la sola debolezza della sua fragile volontà.”

Certo, bisogna anche averla, la sedia Ligeia. Chi scrive vi si è imbattuta per un felice caso di serendipity, in un sito di annunci. Subito mi sono accertata dell’origine del titolo e ho deciso di comprare l’opera dalla sua autrice, Valentina Rondina, una giovane restauratrice e decoratrice di Arluno che dopo gli studi classici si è specializzata in conservazione programmata dei manufatti lignei e presenta i suoi lavori nel blog “caratteri mobili”.
E insomma, quando si entra in una casa nuova, appare necessario impregnarla dello spirito che si desidera vi imperi. 

La luce di Ligeia, densa di mistero

Edgar vigila su di noi dalla parete votiva

sabato 1 dicembre 2012

enjoy your reading


in apparenza il christmas flavor comincia a milano con gli allestimenti festivi delle vetrine, con la comparsa dei babbi natali ladroni che si arrampicano sui balconi più pop, con l'albero di natale in piazza duomo (che l'insipiente assessore bisconti – la quale dovrebbe essere cacciata a calci nel sedere perché osa affermare la necessità di un natale all'insegna della sobrietà dei buoni, in questo modo giustificando la miseria di un albero di una ventina di metri – quest'anno presenta così), ma in realtà il natale vero comincia con la christmas fair della all saints anglican church of milan, della quale "cose da libri" parla praticamente ogni anno, ad esempio qui. ebbene, quest'anno purtroppo sono arrivata troppo tardi sia per le marmellate sia per il chutney (che a questo punto dovrò imparare a fare da sola, perché come si fa a resistere un anno senza chutney?), ma non per il banco dei libri, che tra le meraviglie contava l'alice munro che si vede in foto. e così, per la bellezza di un euro, ho ricevuto un libro praticamente nuovo, ho potuto assistere all'arrivo di babbo natale, che è uscito dalla sagrestia elargendo la sua tipica robusta risata a destra e a mancina, e ho incassato dall'improvvisato libraio l'augurio più bello: "enjoy your reading". la stagione delle feste è cominciata.

paolo giordano, il corpo umano e qualche blogger

mercoledì 28 ottobre scorso paolo giordano ha incontrato una serie di bookblogger per una discussione informale al pavé di milano, locale/panificio che non conoscevo e che consiglio vivamente. 


l’incontro era stato organizzato dall’editore di giordano, mondadori, e l’argomento era Il corpo umano, seconda prova dello scrittore torinese. la prima non l’ho letta e la seconda l’ho letta al quaranta per cento*, ma ho aderito all’invito per cercare di capire quanto potesse essere utile un incontro riservato a pochi intimi: una decina di blogger, l’agente di giordano laura grandi, alessandro braga, sempre di grandi & associati, gli editor giulia ichino e antonio franchini, anna da re delle digital pr di mondadori. poi ho dedotto che forse mondadori comincia a guardare con attenzione a chi parla di libri nella rete e desidera creare una qualche comunità omogenea e disponibile a una relazione continuativa di attenzione ai propri prodotti. giordano è stato giovane fra i giovani, ha dato del tu a tutti, ha risposto a una serie di domande su libro e personaggi; ha dichiarato, a proposito della sua maestra elizabeth strout, di tendere come lei all’isolamento, che la sua vera natura gli imporrebbe di non fare altro che scrivere, senza comparire. la serata è stata concepita con sobria informalità ed è stata senza dubbio più gradevole di quelle presentazioni al prosecco in cui alla fine tutti si lanciano sul magro buffet. penso dunque che continuerò a partecipare, e che la prossima volta leggerò il libro da recensire per intero.

*una noterella tecnica, sia pure sul quaranta per cento: un militare dice all’altro, rispondendo a una domanda riguardante la quantità di donne disponibili durante la missione in afghanistan, “In nessun dannato campo estivo si scopa quanto in missione”. be’, quel “dannato” mi suona artificioso, come una cattiva traduzione dall’inglese della battuta di un film, peraltro in un testo molto attaccato alla realtà, della polvere, del corpo sudato e sporco, del corpo malato, del corpo desiderato.



giovedì 29 novembre 2012

se per caso passaste da buenos aires o quivi risiedeste_boltanski, a tribute to borges

Christian Boltanski, Flying Books
L'installazione Flying Books nell'ambito del progetto Boltanski Buenos Aires, dal 12 ottobre al 16 dicembre: due mesi di libri volanti, musica e ballo nella sala di lettura dell'ex Biblioteca Nacional, riconvertita in Centro della musica. La descrizione completa del progetto è qui.

il saggio libraio bergamasco al quale, se non ti sono piaciuti, puoi restituire i suoi libri

courtesy 37days.com
"Come ci si può contrapporre alla politica aggressiva dei grandi gruppi e della grande distribuzione?
A parer mio, l’errore che fanno molti librai è quello di chiudersi a riccio, limitandosi a contestare le grandi catene o inveendo contro le difficoltà del mercato senza mai prendere l’iniziativa
. Noi tutte le mattine facciamo la nostra personale intifada: si consideri che sulla stessa via ci sono una Feltrinelli di tre piani, un Ibs di 500mq, c’è un multistore che contiene anch’esso uno spazio libri di 300mq. Ecco loro sono i carri armati e io sono quello che per fermarli ha a disposizione solo dei sassolini da tirare loro nei cingoli. Non si può fare altro che essere reattivi e agire.

Posso chiederle allora quale è il suo modo di reagire?

Innanzitutto, come ho detto, la cosa principale è non chiudersi a riccio. Se la libreria di catena applica degli sconti forti sui suoi titoli e a me non è possibile, non posso non fare nulla, perché il cliente in qualche modo va accontentato. È necessario far capire che se mi è possibile fare uno sconto del 10% contro un 15 della grande distribuzione, quella minima differenza del 5% non è assolutamente un motivo valido per non frequentare la mia libreria, a maggior ragione se poi questa offre dei servizi aggiuntivi di qualità, che possono agevolare il cliente. Per esempio, uno dei servizi che abbiamo messo a punto ultimamente per venire incontro alla nostra clientela è la possibilità di restituire un libro qualora non dovesse piacere: a tutti è capitato di tornare a casa con un romanzo, iniziarne la lettura e scoprire che non è assolutamente quello che ci si aspettava; ecco noi pensiamo che offrire la possibilità di restituirlo e cambiarlo con un altro testo sia qualcosa che vale molto di più di uno sconto effettuato sull’acquisto."


quello sopra è lo stralcio di un'intervista al libraio di bergamo pierpaolo arnoldi, pubblicata su libreriamo.it (qui la versione integrale), in cui lo stesso invita i colleghi a smettere di rimuginare e a passare all'azione. quaranta metri quadri di realistica saggezza.

mercoledì 28 novembre 2012

cadere in bicicletta in romania: sellerio e il lavoro editoriale

 
“Tutti, anche i più inesauribili arredatori del vuoto, sanno che la vita è senza senso e sfuma rapidamente, dopo una miscela indigeribile di piaceri e di sofferenze, negando a tutti, dai più grandi ai più insignificanti, il conforto di potere pensare di avere realizzato se stessi. In questa luce, appare evidente l’ingannevole posizione dei pionieri dell’autenticità: si tratta soltanto di un ennesimo, più sofisticato modo di arredare il vuoto. Sartre, spiega Lévi-Strauss, ‘pensava che si potesse veramente dare un senso alle cose, mentre da parte mia credo che non ci si arrivi mai e che semplicemente bisogna scegliere o di vivere la vita più soddisfacente possibile, e allora dobbiamo comportarci come se le cose avessero un senso, pur sapendo che in realtà non ne hanno nessuno, e quindi non perdere mai la testa, lasciarsi portare, andare all’avventura. Oppure bisogna ritirarsi dal mondo, suicidarsi o condurre un’esistenza da asceta tra le foreste e le montagne. Ma noi viviamo un po’ come degli eterni schizofrenici sapendo che ci comportiamo nel modo che ci può dare la maggior soddisfazione dei sensi, ma che non ha altra giustificazione al di là di questa. […] Ma per fronteggiare il nulla può bastare anche la gioia di un acquisto in cui sembra incarnarsi la bellezza, questa ultima linea di resistenza contro la brutalità del vuoto. A Londra Cocteau era andato in pellegrinaggio dal rinomato Lock: ‘Oggi ho visto mister Lock fare un cappello con nastri, paglia e spille… lo tengo in testa e mi dà delle idee inglesi’.”

Giuseppe Scaraffia, Arredare il vuoto, prefazione a Giuseppe Scaraffia, I piaceri dei grandi, Sellerio, Palermo 2012

I piaceri dei grandi è un dizionario di piaceri intellettuali, alcuni tra i più bislacchi, che consiglio di leggere perché ha il potere di trascinarti irresistibilmente dalla sua parte e di indurti a trascurare le attività produttive: è dunque a sua volta un piacere dei grandi. Però devo esprimere una lamentatio nei confronti di Sellerio, una casa editrice senz’altro di pensiero, nell’ambito della quale l’editore fa il suo mestiere di selezione ma non quello di cura del testo. A pagina 28, infatti, alla quinta riga si trova un “fonfo” che deve essere “fondo”, e la cosa dovrebbe essere veniale, visto che da un po’ di tempo neanche l’Einaudi è esente dalla pubblicazione di refusi. Epperò, dalla terza alla settima riga, leggiamo così:

“Nel 1931, in una lettera da una clinica, Zelda confessava a Scott Fitzgerald ‘una voglia così disperata di correre in bicicletta di correre in fonfo [sic] a una lunga strada bianca”, arrivato dalla Romania. Il cinico Cioran si divertì a girare la Francia in lungo e in largo.”

mentre dovremmo ovviamente leggere così:

“Nel 1931, in una lettera da una clinica, Zelda confessava a Scott Fitzgerald ‘una voglia così disperata di correre in bicicletta di correre in fonfo [sic] a una lunga strada bianca”. Arrivato dalla Romania, il cinico Cioran si divertì a girare la Francia in lungo e in largo.”

Sellerio, un correttore di bozze costa pochissimo e rende moltissimo: perché rovinarsi la reputazione con queste brutte cadute?

diciotto buoni motivi, più o meno letterari, per cui non mi metterò a dieta

courtesy literarytraveler.net

1. perché non potrei più andare alla feltrinelli di corso buenos aires, installarmi confortevolmente a un tavolo e mangiare un panino accompagnato da un bicchiere di prosecco svaporato mentre leggo un libro preso a caso da una pigna vicino al tavolo;

2. perché non potrei più mangiare una pizza unta di fronte a giulio mozzi che mangia una carbonara unta all’osteria del lazzaretto in via lazzaretto;

3. perché non potrei più trascorrere domeniche sul divano con enormi mug di caffè zuccherato e biscotti, mangiando velocemente i biscotti così posso tenere il mio libro in una mano e la tazza nell’altra;

4. perché non potrei più proporre a mia figlia “facciamo i pancakes?” e mentre prepariamo la pastella parlare di hermione granger e di ron weasley (un tempo) e di quanto è stato palloso una donna spezzata di simone de beauvoir (oggi);

5. perché non potrei più usare la ricetta della mamma dell’umorista tarantino cosimo grieco per fare la focaccia con i pomodorini e l’aglio vestito;

6. perché non potrei più leggere una piccola, buona cosa di raymond carver piangendo calde lacrime su una fetta di torta;

7. perché non potrei più discettare dell’agghiacciante fine riservata agli astici con lo scrittore astrale cletus alfonsetti;

8. perché non potrei più preparare i biscotti al mais secondo la ricetta della storica dell’arte attilia mazzola, che essendo un’autentica mulier ticinensis mette nei suoi elaborati gastronomici una quantità inenarrabile di burro;

9. perché non potrei più allestire una tavola fatata cosparsa di dolcetti e confettini colorati, per lo stupore dell’ospite;

10. perché non potrei più, durante le sere tristi, recarmi al supermercato più vicino per comprare il kit della felicità: aranciata zero san pellegrino, pane, salame di milano e madeleinettes con canditi;

11. perché non potrei più fermarmi al delikatessen per comprare bretzeln appena sfornati;

12. perché non potrei più accettare la pralina che mi offre il barista del caffè capitano rosso per farmi assaggiare le praline prima che io compri le praline;

13. perché non potrei più andare a comprare i barbapapà di zucchero colorato alla pasticceria lorini;

14. perché non potrei più andare a prendere il cioccolatte caldo da peck e incontrarvi luca argentero con sua moglie;

15. perché non potrei più fare colazione al bar, con caffè americano e croissants, e nelle pause tra le ondate di clienti chiudere gli occhi e sentirmi allo ye olde cheshire cheese con il dottor johnson;

16. perché non potrei più andare alla christmas fair della all saints church di via solferino per comprare biscotti e marmellate fatti in casa da garrule signore con la pappagorgia e le corna di renna in testa, né pranzare, nella stessa sede, con robusti piatti della tradizione inglese innaffiati con robusti rossi della tradizione italiana;

17. perché non potrei più telefonare, nel bel mezzo di viale piave, al ricercatore iconografico massimo zanella chiedendogli di elencarmi gli ingredienti del tiramisù, dato che sono arrivata all’esselunga ma non ho fatto la lista della spesa;

18. perché non potrei più andare a ristorarmi con le delizie di tuv taam.

martedì 27 novembre 2012

concorso senza premi: diventa autore di una perlina

COSE DA LIBRI CERCA AUTORI 
PER LE PROSSIME PERLINE

vuoi entrare nell'olimpo della fama imperitura, in compagnia di riccardo duranti, paolo ferrucci, matteo grimaldi? scrivi un testo (massimo 6000 battute) e sottoponilo a "cose da libri" inviandolo a mail.albano@gmail.com: i testi selezionati saranno pubblicati nella collana delle perline senza che gli autori ricevano in cambio neanche una lira. c'è di buono che la lira non dovranno nemmeno pagarla
.
le perline:  
istanti di letteratura illustrata 
a costo zero

cose da libretti: perlina numero tre

è arrivata la terza perlina, ospitata come sempre da scribd.com e prelevabile in formato pdf a questo indirizzo. matteo grimaldi ha scritto un racconto notturno che parla di distruzione violenta e di ricostruzione, nella fattispecie dopo il terremoto dell'aquila del 2009 (che grimaldi ha vissuto in prima persona): un onirico e feroce atto d'accusa nei confronti di chi, a tre anni di distanza, ancora non ha mantenuto le molte promesse. il registro delle parole di grimaldi non è tuttavia in alcun modo rivendicativo: leggete il racconto, la sua leggerezza vi incanterà.

come sempre, in ordine alfabetico, l'editor è anna albano e l'illustratrice/sensibile interprete è raffaella valsecchi.

lunedì 26 novembre 2012

cosedimilano

ma l'assessore maran non si sente un po' ridicolo a farsi fotografare vicino al secchio della monnezza, sia pure umida? per non parlare dell'indimenticabile commento sulla giornata politica di ieri, pubblicato su twitter e rimbalzato su facebook: "Che bella l'Italia vista dai seggi delle primarie".

qualora passaste da milano o quivi risiedeste_omaggio a giulio einaudi

CLICK ON THE PIC
Il 28 novembre apre a Milano, presso Palazzo Reale, "Giulio Einaudi - L'arte di pubblicare", mostra promossa dal Comune di Milano, dalla Fondazione Giulio Einaudi e da Skira editore, "probabilmente la più importante che sia mai stata dedicata a Giulio Einaudi in Italia.  […]", recita il comunicato stampa (non all'altezza dell'importanza della mostra: non sa, il malcapitato estensore, che Giulio Einaudi era molto cattivo e che quando avrà letto il suo foglio tornerà per molti anni a turbare il suo sonno). "Nella scia di Bookcity, ovvero una ricognizione sull'editoria contemporanea, si è voluto proporre anche una riflessione sul senso originario dell'editoria di cultura in Italia, e in particolare su quell'intreccio di relazioni che, nel dopoguerra, si annodarono tra Torino e Milano, portando a una vera rinascita democratica nel paese."
L'ingresso alla mostra è gratuito, perciò non hanno scuse neanche i poveri.

domenica 25 novembre 2012

sono solo parole (no, non è noemi)

le parole, nel kindle, sono disincarnate, gemme prive del castone della grafica e della legatoria. il kindle, nella sua versione più spartana, non concede possibilità di distrazione.

leave me alone

quella petulante lucetta rossa che segnala le attività del blackberry mi infastidisce, mi agita, mi distrae. quell’aprirsi della luce che segnala, pur in modalità silenziosa, che qualcuno ti sta chiamando, quella specie di bocca larga che si espande e si contrae come per respirare toglie il respiro a me, mi provoca desiderio di spaccare, lanciare a terra, uccidere. lasciatemi lavorare in pace, dico, non scassatemi l’anima.

sabato 24 novembre 2012

i tarantolati della posta elettronica

 
mittenti che, qualunque genere di comunicazione voi inviate, pubblicate sulla vostra mail un punto esclamativo che indica la massima priorità, instillando una vaga ansia in chi riceve (quel rosso, quell’invasiva sensazione di urgenza): cosa è tutta questa frenesia?

venerdì 23 novembre 2012

crisi

Si apre una nuova stagione nera per i lavoratori della Santal.

mercoledì 21 novembre 2012

avanti il gran partito

Dopo mesi di scontri con i rappresentanti della generazione TQ, dopo dibattiti al sangue in cui sosteneva fieramente che la letteratura nulla deve avere a che fare con la sociologia, che uno scrittore non può passare il proprio tempo con un cartello in mano, dopo aver chiuso la porta in faccia a Massimiliano Parente e aver trascorso lunghi pomeriggi con Andrea Cortellessa, finalmente la svolta dell’impegno: e Anna Albano si impegna a suo modo, tracciando un grande affresco della vita dei dimenticati, anzi delle invisibili. Narra in particolare la vicenda di una, che per anni ha covato in seno la serpe dell’odio, per poi esplodere nella vendetta più cruda. Più divertente di Wodehouse, più nero di Stephen King: l’indimenticabile operaia di Anna Albano non vi farà chiudere occhio.

pubblicità insistente e spinta

DIMENTICATE E.L. JAMES, DIMENTICATE LE SFUMATURE: NELL’ULTIMO LIBRO DI ANNA ALBANO I COLORI SONO PIENI, PRIMARI, QUASI PRIMITIVI. E STATENE SICURI: QUANDO SARETE ARRIVATI NELLA TERRA DEL SISTEMA, QUEL SISTEMA NON VORRETE CAMBIARLO MAI PIÙ.

martedì 20 novembre 2012

sceneggiate

Fulvio Abbate, l'animatore di Teledurruti
Se Rushdie consiglia a Saviano di continuare a scrivere, significa che lo ha letto?
E se Che tempo che fa gode di maggior prestigio rispetto a Teledurruti, in che paese viviamo?
 

aux armes

sostiene il giornalista michael sfaradi su facebook:

La meglio gnocca non deve avere meno di 45 anni. 
Il sesso comincia a 45 anni.
Tutto quello che c'e' prima è solo per fare figli.

e io che pensavo di ritirarmi dalla vita attiva. grazie, michael

dove si scopre l'esistenza di zeugmapad.it

domandatore yahoo (mario): "Esiste una casa editrice seria non a pagamento"?
1 ora fa

risponditore yahoo (Alessandro B): "Se vuoi pubblicare online un racconto su un sito molto carino, ti consiglio ZeugmaPad. E' tutto gratis e il servizio è ottimo."
55 minuti fa

risponditore yahoo con pacato senso della realtà (Leo deF): "Certo. Purtroppo le case editrici ricevono ogni giorno decine e decine di manoscritti e ovviamente per leggerli devono perdere un sacco di tempo. Per vedere un proprio libro pubblicato bisogna quindi avere molta pazienza e anche umiltà. Non è detto che ogni opera scritta sia un capolavoro incompreso, potrebbe davvero essere una schifezza."
37 minuti fa 





accurate indagini hanno rivelato che

domandatore yahoo answers (alex tozzi): "si riescono a trovare thriller nelle biblioteche?"


risponditore yahoo answers (wonder): "Ma certo...non per niente si chiamano biblioteche...comunque vai nella sezione gialli o chiedi informazioni al bibliotecario... ;)"

17 giorni fa

lunedì 19 novembre 2012

credits

bookcity, città del libro e della lettura. adesso che la kermesse è finita rifletto sul fatto che "milano città di libri", un progetto fatto di interviste ai librai milanesi, con incursioni sui mezzi pubblici per spiare anonimi lettori, culminato poi nella guida alle librerie indipendenti di milano, è cominciato per cose da libri nel 2008, con questo post.

poi è arrivato il libro, l'iniziativa estiva dei librai indipendenti, poi le cose si sono diluite in mille rivoli, poi mi giunge voce che si è costituita un'associazione di librai indipendenti milanesi. il tutto a partire dall'aprile 2010, quando alla presentazione del libro chi scrive sottolineò la necessità di una sinergia tra negozi.

mi tenga in considerazione, o sindaco, per il prossimo ambrogino d'oro.

bookcity due

In attesa davanti alla Sinagoga. La manifestazione è cominciata con trenta minuti di ritardo a causa dei necessari controlli di sicurezza
Nell’ambito di Bookcity, sempre domenica 18 novembre, si è svolta una giornata di incontri alla Sinagoga centrale di Milano, a partire dalle 15, sotto il titolo Jewish and the City – L’ebraismo a portata di libro. Qui sotto il programma:

Ore 15.00 – Saluti di Alfonso Arbib (rabbino capo), Daniele Cohen (vicepresidente della comunità ebraica di Milano), Shulim Vogelmann (casa editrice Giuntina).
Ore 15.15 – David Bidussa: Libri, lettori, identità. Il mondo ebraico in un catalogo.
Ore 16.00 – André Ruth Shammah: “Scrivere dopo per scrivere prima”. Riflessioni sulla scrittura ebraica.
Ore 16.30 – Visita guidata a cura di Daniela Di Veroli.
Ore 17.15 – Walter Mariotti: Angeli e uomini. Tra fascinazione, psicologia e spiritualità
Ore 17.45 – Giulio Giorello: Arte. L’ebreo e l’ebraismo nell’opera di Rembrandt.
Ore 18.15 – Stefano Levi Della Torre: LTI. Klemperer e la manipolazione del linguaggio.
Ore 18.45 – Daniel Vogelmann. Umorismo. Le mie migliori barzellette ebraiche.

Daniele Cohen, vicepresidente della Comunità ebraica milanese
Giornata sommamente soddisfacente, piena di stimoli al pensiero. 
Rav Arbib ha posto la questione della divulgazione: è un problema o un’opportunità di comunicare? Se la traduzione è un tradimento, meglio non tradurre o cercare di comunicare adattandosi al contesto? E questo vale sia per i testi sia per le comunità come quella ebraica: se l'ebraismo spiega sé stesso nel contesto in cui via via si viene a trovare, finisce per tradire la propria natura?
Rav Alfonso Arbib
David Bidussa, nel parlare del criterio di scelta che informa il catalogo di Giuntina, cita Gobetti e il suo editore ideale:

“Penso un editore come un creatore. Creatore dal nulla se egli è riuscito a dominare il problema fondamentale di qualunque industria: il giro degli affari che garantisce la moltiplicazione infinita di una sia pur piccola quantità di circolante. Il mio editore ideale che con una tipografia e un’associazione in una cartiera controlla i prezzi; con quattro librerie modello conosce le oscillazioni quotidiane del mercato, con due riviste si mantiene a contatto coi più importanti movimenti d’idee, li suscita, li rinvigorisce, non ha bisogno di essere un Rockefeller. La sua forza finanziaria deve esser tutta nella sua capacità di moltiplicare gli affari.
Il mio editore stampa collezioni, trova i competenti dove sembra che non ci siano, può creare una storia universale, un’enciclopedia...”

E parla dello sforzo di pensiero di Giuntina, del suo rifuggire il pantano del concetto di memoria come immobilità: bisogna considerare la memoria, dice Bidussa, come ipotesi di investimento sul futuro, memoria per crescere e non solo per celebrare.
David Bidussa
Di un libro di Giuntina, Scrivere dopo per scrivere prima di Giacoma Limentani, ha parlato Andrée Ruth Shammah, così riflettendo sulla responsabilità della scrittura e della lettura: io porto la mia essenza nella scrittura; quando scrivo rischio l’interpretazione di chi legge, che in questo modo si assume la responsabilità di quanto ho scritto. E quando si parla, se non ha nessuno che la ascolti la parola muore, e la responsabilità di chi parla si somma alla responsabilità di chi ha o non ha ascoltato. Nelle parole di Limentani: “Grande, immensa è la responsabilità di chi è chiamato all’ascolto”, e aggiunge Shammah: “Grande è la responsabilità di chi legge un libro”, poiché chi legge si assume la responsabilità di comprendere e ritrasmettere e modificare il pensiero di chi ha scritto attraverso le varie interpretazioni. Tu, leggendomi, cambierai, modificherai, distruggerai quello che ho detto. E la trasmissione, il ragionamento continuano e si arricchiscono sempre.
Andrée Ruth Shammah
Infine Daniela Di Veroli, specializzata in viaggi brevi e densissimi nei fondamenti della cultura ebraica, splendida divulgatrice, così ha spiegato la costante presenza della luce nelle sinagoghe, persino nel medioevo: la luce serve ai fedeli per leggere, quindi per partecipare.
Daniela Di Veroli


domenica 18 novembre 2012

bookcity uno

Premessina su Bookcity: non ho visto tutto e non mi è piaciuto particolarmente. Non so se sia stato comunicato efficacemente: molti non avevano neanche idea di cosa fosse. Come manifestazione diffusa non c’è male. L’ingresso al Castello sforzesco, come sempre, pareva un mercatino di qualche paese del terzo mondo, altro che città del libro e della lettura: non si sarebbe potuto cercare un po’ di decoro, almeno per l’occasione? E comunque.

Alle 11:45 di questa mattina Marco Rossari, nell'ambito delle iniziative della manifestazione milanese, ha tenuto una lettura gaddiana alla libreria Centofiori: pagine dall’Adalgisa e dalla Cognizione del dolore, e l’esilarante Teatro:

“Rimasi al buio.
Non vidi più Giuseppina, né i Biassonni, né i Pizzigoni, né il grand’ufficiale Pesciatelli.
In preda a un leggero batticuore, mi chiedevo che stesse accadendo, allorché apparvero delle rocce, percorse da un fremito: si gonfiavano come la vela toccata dal marezzo: come per bonaccia poi si abbiosciavano. Qualche metro più in là il cielo dell’alba, con lo zaffiro richiesto dal caso: da un lato aveva assunto un aspetto lievemente verdastro in seguito a una riparazione.
Da dietro le rocce sbucarono, suscitando la curiosità generale, un uomo corpulento e una donna assai pingue, stretta per altro nella ritenutezza d’un robusto fasciame cosparso di vetruzzi.
C’era per aria un vecchio dispiacere.
Presero difatti a rinfacciarsi l’un l’altra i loro diportamenti: ella con lodoleschi trilli e occhi di ex-vipera. Egli bofonchiò truce le più spropositate assurdità. Parevano dapprima un po’ timidi, oh! ma si rinfrancarono tosto.
Inorgogliti dalle luci color indaco, violetto e giallo canarino che gli aiuti-elettricisti proiettavano sopra di loro, eccitati dall’invidia e dall’ammirazione che venivan suscitando in tutti gli altri, rimasti così miseramente al buio, essi tranghiottivano a tratti, nelle pause, la tenue saliva del loro magnifico “io”.
Egli, poi, andava giustamente superbo d’un elmo dorato e d’una scimitarra argentata dal tintinnio metallico come di posateria presso l’acquaio.
Vestiva lo smagliante costume dell’ammiraglio persiano, con calzari di cuoio al cromo riccamente adorni di gemme di vetro; aveva vinto Sardanapalo e i suoi temibili congiunti Agamennone e Pigmalione: si esprimeva concitatamente, mediante settenari sdruccioli e tronchi.
I più significativi provocavano dei violenti starnuti in ottanta uomini ordegni che un signore in frack teneva a disposizione dell’ammiraglio.
La donna, una faraònide, vestiva a sua volta in modo superiore a ogni previsione.
Dodici lunghi pennacchi, rigidi ed aperti a ventaglio, corroboravano di un’aureola tacchinesca il santuario della pettinatura.
Per diademi e collane fascinanti barbagli, come ai bastioni Genova, con altri timpani, quella che il serpente carezza.
Diademi, collane; occhiaie bleu. L’abito rosa trapunto di stupende pagliuzze metalliche; lo strascico una scopatrice stradale.
Raccontò del suo crin e ci fornì elementi circostanziati sulle principali peripezie del suo sen; non trascurò l’alma; illustrò le forme più tipiche del verbo gire, coniugandolo al participio, all’imperfetto, al passato remoto e al trapassato imperfetto; propose alcuni esempi di quella parte del discorso detta dai grammatici interiezione, scegliendoli con gusto e opportunitа fra i più rari della nostra letteratura, quali “orsù ” e “ahi! lassa”.
Tutto questo con gutturazioni impeccabili; le ultime, le più acute erano addirittura l’ì, ì, ì d’una porta malvagiamente irrugginita, che si chiuda a scatti, nella beffa d’un ragazzo malvagio.
Quando l’ultima vibrazione dell’ultimo ghirigoro si spense nel sepolcro notturno, un raggio di speranza arrideva ai nostri cuori fascinati: ma l’ammiraglio, che non aspettava altro (avendo nel frattempo ripreso fiato) scoppiò nelle più truculente vociferazioni.
Rimasi esterrefatto. Mi spiegai per altro la gravità del caso, di fronte al quale le mie modeste preoccupazioni di ingegnere elettrotecnico dovevano necessariamente passare in seconda linea: la pericolante successione al trono d’Egitto, cui portavano inciampo gli amorazzi della ben nota regina Semiramide, veniva a complicarsi ulteriormente per effetto delle mire ambiziose di Giocasta e di Maria Teresa. […]”

Rossari ha letto e interpretato benissimo, si vede che ama Gadda con tutto il cuore: entra fino in fondo, quasi mimetizzandosi, nella flamboyante sterminata capacità lessicale dell’ingegnere, ne condivide il prosare sarcastico, si diverte sinceramente alle sue iperboli. La sua voce completa la sensazione di sinestesia indotta dalla pagina di Carlo Emilio: quando ha letto Teatro si sentivano le voci dei cantanti, si vedevano i colori e le luci, si potevano toccare le vesti di scena.
Marco Rossari non si stira la camicia ma è una persona seria. Autore, tra gli altri, di L’unico scrittore buono è quello morto, traduttore e giornalista, rappresenta il meglio degli studiosi semigiovani, quelli che studiano davvero e non pubblicano una rivista online con altre persone che non si stirano la camicia.

bar di milano in cui si scrive bene_oh capitano! mio capitano!

desidero segnalare il caffè gelateria capitano rosso, in via castel morrone 35 a milano (anche su facebook), per una serie di caratteristiche che contribuiscono al benessere del cliente.

1. al capitano rosso fanno croissants dolci e salati, praline, gelati strepitosi, per non parlare della qualità del caffè.
2. al capitano rosso è bandita la scortesia: al bancone si danno il cambio una serie di ragazzi e ragazze adorabili, che sorridono, parlano e lavorano con efficienza. niente a che vedere con certi commessi fighetti che faresti uscire dal negozio a calci nel sedere.
2. sulle pareti del capitano rosso è appesa una serie di gradevoli fotografie in bianco e nero che fanno un bel contrasto con le mattonelle rosse.
3. quando al capitano rosso ti metti a scrivere nessuno viene a disturbarti, e la musica di sottofondo è sempre piacevole.

l'angolo del capitano rosso preferito da aa: la quale non compare nelle foto perché stava fotografando