giovedì 26 novembre 2009

naturalia non turpia

mi sono chiesta, mentre si esibiva ieri sera in una trita parodia di jessica rabbit, cosa avesse spinto claudia gerini, praticamente ancora puerpera, a indossare un abitino succintissimo e calze alla parigina, il tutto su un corpo con una memoria freschissima di gravidanza, per dimenarsi un paio di minuti sul palco di x factor. lo spettacolo era vagamente decadente, completamente pleonastico. a sette settimane dal parto, stanti le note questioni di incontinenza che affliggono molte, una signora avveduta dovrebbe starsene a casa a fare pratica col suo vaginal muscle exerciser, formidabile prodotto dell'ingegno di shangai, mediante il quale si guadagna l'accesso a numerosi benefici, tra i quali un ambiente pelvico e vaginale più sano, una vagina più umida (in qualche libro soft-porno altrimenti definita "rorida": una bellissima parola che evoca pareti di roccia vicine a una cascata), la remissione di eventuali infiammazioni pelviche e, last but not least, un più facile orgasmo.

"se papà goriot è crepato, tanto meglio per lui"!

ieri sera, al supermercato standa di via torino, nella corsia dei dolci, ho urtato per caso un anziano iracondo signore, il quale se n'è doluto assai e me l'ha fatto notare con malagrazia. con buona grazia mi sono scusata pur trovando singolare l'atteggiamento del torvo canuto il cui sguardo mi accusava, più che di averlo urtato, di averlo disturbato. fatto ciò che dovevo, sono andata ad aspettare il tram numero due alla fermata appena fuori. là sono stata raggiunta dallo stizzoso, che appena sedutosi ha cavato fuori dalla tasca una sontuosa stecca di cioccolato lindt e l'ha aggiunta a ciò che stava nel suo sacchetto della spesa e che aveva legittimamente pagato. il signore era ben pasciuto e ben vestito. non era senz'altro papà goriot.

martedì 24 novembre 2009

la cultura fa sempre fico_2

oscar fingal o'flaherty wills wilde + adeline virginia woolf. negozio di brunello cucinelli, via della spiga 5, milano.

vantaggi della libera professione

il vantaggio è che si può trascorrere un buon numero di ore tra castiglione olona e la sua frazione gornate superiore, e tra una conversazione e l'altra rispondere al telefono, concordare cose di lavoro e poi andare a pranzare all'osteria piccolo stelvio. questa osteria, in una corte storica, offre succulenti piatti locali e molto altro a prezzi quasi ridicoli, serviti da un cortese tipaccio ricoperto di ferraglia ornamentale. ieri, poi, con quella giornata meravigliosa, non si poteva chiedere di più. consiglio, a castiglione olona, la visione delle megastatue dei santi cristoforo e antonio abate, poste a guardia della fragrantissima chiesa del corpo di cristo. vero, era lunedì ed erano chiusi gli unici due bar nonché la collegiata, ma per il paese si poteva conversare alla maniera degli antichi greci e i rari passanti ti salutavano tutti.

venerdì 20 novembre 2009

il presepe_salumiere

il signore in alto a destra lavora apparentemente alle delicatessen nuovo principe, in corso venezia a milano. per me, è uno charcutier da presepe appena arrivato da betlemme.

mercoledì 18 novembre 2009

things i can't live without

senza, quest'inverno, non potremo vivere.

martedì 17 novembre 2009

volteggiare

mi è preso l'uzzolo di iscrivermi a un corso di volta. non c'è cosa più imperiosamente romantica di cate blanchett nei panni di elizabeth I che, dopo aver chiesto a robert dudley se volesse danzare, intima all'orchestra: "play a volta!"

lunedì 16 novembre 2009

let's dance - esiguità dell'abbondanza

chi possiede figli adolescenti sa senz'altro che, a meno di non di diventare seguaci di simeone lo stilita, di tanto in tanto è d'uopo sottoporsi ad alcuni ineludibili riti di massa. così, sabato scorso ai riti si è sottoposta anche chi scrive, accompagnando l'adolescentina nel nuovo tempio degli adolescenti, il negozio di abercrombie & fitch (forse c'era simeone lo stilista, ma non l'ho incontrato), in corso matteotti a milano.
abercrombie & fitch è un inferno di felpa, dominato dalla presenza costante di musica disco ad altissimo volume, omnipervasiva, alla quale non esiste possibilità alcuna di sfuggire. vige nel luogo la luce artificiale dalla mattina alla sera e un'atmosfera tra un night club e un museo di storia naturale chiuso per la notte, impressione quest'ultima accentuata dalla presenza di teste di alci infisse nel muro. ragazze snelle e giulive sono pagate (quanto?) per ballare sui pianerottoli o dietro i banconi; altri ragazzi e ragazze (ma perché sono tutti in ciabatte?) incessantemente ripiegano ciò che la folla ha esaminato e abbandonato ovunque. da abercrombie & fitch si sorride molto e tutti ti dicono "hi", tanto che sulle prime a uno viene di rispondere "hi there", salvo poi rendersi conto che l'avvenente salutatore viene da cremona. alcuni altri ti dicono "ciao" anche se hai cinquant'anni. appena entri nel negozio, se lo desideri, puoi farti fotografare con un commesso/modello che per l'occasione si slaccia la camicia mettendo in mostra gli addominali tartarugati. nonostante l'apparente abbondanza, da abercrombie in realtà non c'è niente se non tre o quattro modelli di felpe e magliette declinate in una moltitudine di colori e loro sfumature. nel corso dell'accompagnamento, stremata dalla festa continua, individuo un provvidenziale salottino dove intendo rifugiarmi a leggere in santa pace il mio "tuttolibri"(munita di pila, poiché non si vedeva un tubo). davanti alla poltrona c'è un coffee table corredato di pile di coffee table books. sono tutti uguali, libri cartonati infilati in un cofanetto decorato con una specie di affresco – nello stesso stile di quelli che adornano le pareti del negozio – che raffigura un gran numero di ragazzi seminudi impegnati in diverse attività fisiche su uno sfondo, mi pare, fluviale (questo volume mi pare un ottimo candidato a ingrossare il novero delle cosiddette icone gay, insieme con raffaella carrà e ymca). il libro costa 120 euros, recita l'etichetta sul cellophane che lo avvolge. il titolo non è scritto da nessuna parte, pertanto non riesco a capire di cosa parli. intanto, mentre nella mia mente prostrata si materializzano l'immagine di una tazza rossa con la scritta nescafé e l'aristocratica silhouette del volto di edgar allan, commesse pallide mi appaiono come tante ligeia, berenice, morella, creature spettrali in un antro di stoffa oscura, meccanicamente intente alla loro danse macabre.

giovedì 12 novembre 2009

tricohorror in piazza duomo

"orse di uno zoo di lipsia colpite da una misteriosa calvizia".
la notizia scorreva ieri mattina sul maxischermo di piazza duomo. in piazza duomo, sullo sfondo l'arengario, a milano. forse sono ipersensibile, ma a me il refusone, nella piazza più famosa della capitale dell'editoria, ha fatto un effetto assai sgradevole.

domenica 8 novembre 2009

dio è nei dettagli

al biffi in galleria, a milano, hanno mangiato papa (non ratzinger, ma hemingway) e papi (non eddie guerrero, ma il presidente del consiglio). ieri ci ho mangiato pure io. il risotto fumo e champagne era delizioso, ma quale non è stata la mia delusione nel constatare che le frites del mio commensale erano state prese da un sacchetto di patate surgelate dell'esselunga se non peggio.
due cose sono certe:
1. se paghi 106 euro per un paio di risotti e una cotoletta con le frites hai tutto il diritto di pretendere che queste ultime, da crude, siano state tagliate a una a una da una signora addetta.

2. quando siamo usciti dal biffi il locale non era stato transennato da un cordone di carabinieri e polizia per ragioni di sicurezza. ciò mi ha dato la possibilità, dopo il raffinatissimo risotto, di ripassare rapidamente sulle labbra il mio chanel rosso fuoco al riparo dai giornalisti.

giovedì 5 novembre 2009

indignazioni postume_i vichinghi sono tra noi

forse (forse) posso comprendere che la ferita dell'evangelizzazione della scandinavia (circa dieci secoli fa, mi pare) non si sia ancora rimarginata. posso anche capire che alcuni genitori siano molto preoccupati della libertà religiosa dei propri figli (ma i bambini lo sapranno?). posso anche tollerare quelli che alla manifestazione del 25 aprile o del primo maggio si portano ignari bambini quattrenni avvolti in bandiere multicolori. io li tollero: quand'anche mia figlia li vedesse, sono certa di averle comunicato spirito critico a sufficienza perché possa valutare col suo minicervello se aderire o meno alle istanze proposte. però, signori, giù le mani dal crocifisso, da babbo natale, dal presepe e da tu scendi dalle stelle. e che strasburgo si occupi di cose serie, invece di dare ascolto alle profughe di rovaniemi.