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A parer mio, l’errore che fanno molti librai è quello di chiudersi a riccio, limitandosi a contestare le grandi catene o inveendo contro le difficoltà del mercato senza mai prendere l’iniziativa. Noi tutte le mattine facciamo la nostra personale intifada: si consideri che sulla stessa via ci sono una Feltrinelli di tre piani, un Ibs di 500mq, c’è un multistore che contiene anch’esso uno spazio libri di 300mq. Ecco loro sono i carri armati e io sono quello che per fermarli ha a disposizione solo dei sassolini da tirare loro nei cingoli. Non si può fare altro che essere reattivi e agire.
Posso chiederle allora quale è il suo modo di reagire?
Innanzitutto, come ho detto, la cosa principale è non chiudersi a riccio. Se la libreria di catena applica degli sconti forti sui suoi titoli e a me non è possibile, non posso non fare nulla, perché il cliente in qualche modo va accontentato. È necessario far capire che se mi è possibile fare uno sconto del 10% contro un 15 della grande distribuzione, quella minima differenza del 5% non è assolutamente un motivo valido per non frequentare la mia libreria, a maggior ragione se poi questa offre dei servizi aggiuntivi di qualità, che possono agevolare il cliente. Per esempio, uno dei servizi che abbiamo messo a punto ultimamente per venire incontro alla nostra clientela è la possibilità di restituire un libro qualora non dovesse piacere: a tutti è capitato di tornare a casa con un romanzo, iniziarne la lettura e scoprire che non è assolutamente quello che ci si aspettava; ecco noi pensiamo che offrire la possibilità di restituirlo e cambiarlo con un altro testo sia qualcosa che vale molto di più di uno sconto effettuato sull’acquisto."
quello sopra è lo stralcio di un'intervista al libraio di bergamo pierpaolo arnoldi, pubblicata su libreriamo.it (qui la versione integrale), in cui lo stesso invita i colleghi a smettere di rimuginare e a passare all'azione. quaranta metri quadri di realistica saggezza.
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