sabato 30 agosto 2008
ma gliel’ha ordinato il dottore?
mentre sfoglio in ritardo “donna moderna” n. 34 del 27 agosto, vedo un trafilettino dal titolo vanità che annuncia l’uscita di quattro copertine di “playboy” (numero di settembre), ciascuna ornata di un’atleta tedesca nuda. la chiusa è la seguente: “Anche loro [le atlete] per una buona causa: dimostrare che si può fare canoa, hockey e judo senza perdere la propria femminilità.”
trendsetting 4 – umberto galimberti
mi convinco sempre più che la zona di milano in cui abito è trendy sopra ogni altra. a parte l’incontro di qualche tempo fa con lapo elkann, vicino a un solarium nei pressi della stazione centrale, a parte il tempio del rock milanese all’angolo di casa, a parte rosita celentano e paolo limiti all’esselunga di via cagliero, ieri, in un anonimo bar tabacchi di via melchiorre gioia, ho incontrato umberto galimberti. il professore, in compagnia di un signore che lo chiamava con deferenza “professore”, ha comprato cinque o sei pacchetti di sigarette che il tabaccaio gli ha sistemato in una bustina di carta bianca – la cosa mi ha fatto pensare a quelle signore eternamente nervose cui la sola idea di un tabaccaio chiuso che possa inserire un’interruzione tra una seduta e l’altra di fumo comunica un’angoscia invincibile e una compulsiva spinta all’acquisto all’ingrosso – e poi ha preso il caffè accanto a me. finito di bere, galimberti e il suo accompagnatore si sono scambiati un affettuosissimo abbraccio con relativo sfumato finale di mano che percorre il braccio dall’alto verso il basso prima della separazione fisica, poi l’accademico si è diretto verso una vecchia automobile e su quella è scomparso in direzione greco. io spero che la vicenda degli stralci di testo copiati da libri di colleghi non sia così come appare.
l'immagine di umberto galimberti è courtesy www.zam.it.
l'immagine di umberto galimberti è courtesy www.zam.it.
lieta ripresa sul tram numero due
il tram che mi riporta a casa dalla stazione il 28 agosto registra il pieno di lettori. una coppia di mezz’età di fronte a me parla tenendo saldamente in pugno lei, nerovestita, Jennifer Weiner, Certe ragazze (in copertina campeggia la scritta “Finalmente il seguito di Brava a letto”), lui, un rotondo signore con testa a pera, camicia a quadretti bianchi e marroni e jeans, il tomazzo di Ken Follett (1367 pagine a prezzo popolare, 20 euro, e 17 se lo compri sul sito), Un mondo senza fine, a proposito del quale il sito ibs riporta parecchie recensioni. scorrendole mi si palesa un pubblico variegato e partecipe, tra cui un’entusiasta affranta – “descrittivo al punto giusto, non annoia, anzi lascia all'immaginazione spazio… e pensare quali possano essere i visi dei protagonisti!! l'ho amato dalla prima all'ultima pagina, e adesso già mi manca... ho dato 5, se ci fosse stato 10 sarebbe stato quello il mio voto… ma va bene così... vorrei sperare in un continuo, è possibile???”; un’entusiasta sintetica – “STREPITOSO!!!”; un’entusiasta recidiva – “L'ho amato dalla prima all'ultima pagina, è bellissimo, coinvolgente, appassionante... Di sicuro me lo rileggo!”; uno scettico tecnico – “Ho letto di peggio. Ma non basta a farmi dire che questo sia un bel libro… Follett è un discreto scrittore, tocca temi appassionanti e nei suoi libri si trovano molti spunti. Questo però è decisamente annacquato, avrebbe potuto tranquillamente condensare la narrazione riducendo a circa 700-800 pagine il tutto. I personaggi sono monolitici, poco sfaccettati, privi di sfumature. Inoltre la narrazione è molto terra-terra, priva di spunti di buon livello; leggendo Follett e, subito dopo, leggendo King, ci si rende conto del perché molti sostengano che tra gli autori di best-seller King sia l'unico che sappia anche scrivere...”; uno scrupoloso mangiapreti – “Ho letto l'originale inglese, è veramente ottimo. Ottima la descrizione dei cambiamenti epocali provocati dallo spopolamento dovuto alla peste, ottima la descrizione della corruzione e dell'indegnità della stragrande maggioranza dei nobili e del clero. Sicuramente è anche anticlericale, Ken Follett è socialista per chi non lo sa, e credo militi pure nel Labour Party, ma il suo non è un anticlericalismo cieco. Eppoi in un paese che è indipendente solo di fatto, ma nella realtà è un feudo personale del vescovo di Roma, fa piacere poter leggere qualche chicca del genere.”; un’ancora più scrupolosa entusiasta – “...stupendo... mi ha tenuto con il fiato sospeso fino alla fine!!! Non vedo l'ora di leggere anche I PILASTRI DELLA TERRA!!! Da leggere, lo consiglio a tutti l'unica cosa che vi posso suggerire, a me è servito perché sono sbadata, di scrivere tutti i nomi dei personaggi dall'inizio sarà più semplice la lettura. Di nuovo bellissimo non ci sono altre parole... buona lettura.”
accanto alla coppia weiner-follett un interessante uomo sulla trentina, minuto, con borsa di tela electa koenig + sacchetto feltrinelli, entrambi pieni, legge e sottolinea, munito di matita con gommino soprastante, un libro einaudi di cui non riesco a scorgere il titolo. due o tre posti più in là un nonno in compagnia del nipote, un libro in mano, rubacchia qualche riga nelle pause dalla conversazione con il piccolo parente; accanto a me un tale che qualche decennio fa si sarebbe potuto definire uno yuppie legge "il sole 24 ore". purtroppo, mentre lo legge, parla anche al telefono. alla mia destra, una ragazza giapponese legge una brossura che non riesco a identificare. sarà un’edizione penguin, di quelle che poi a volte si ritrovano dimenticate in qualche camera d’albergo e vanno a far parte del miscellaneo patrimonio librario a disposizione dei clienti, in cui trovano posto volumi assai consumati, con molte orecchiette, macchiati di caffè o resi crocchianti da qualche granello di sabbia tra le pagine. di fronte a me una elegante signora legge il “corriere della sera”. è una di quelle signore che il “corriere” lo comprano ogni giorno da secoli, che assistono al cambiamento di milano tenendosi sempre al di là degli avvenimenti di carne e sangue, col corrierone a fare da diaframma.
a bordo del tram numero due, su tredici passeggeri, leggevano in sei. sarà un buon autunno.
accanto alla coppia weiner-follett un interessante uomo sulla trentina, minuto, con borsa di tela electa koenig + sacchetto feltrinelli, entrambi pieni, legge e sottolinea, munito di matita con gommino soprastante, un libro einaudi di cui non riesco a scorgere il titolo. due o tre posti più in là un nonno in compagnia del nipote, un libro in mano, rubacchia qualche riga nelle pause dalla conversazione con il piccolo parente; accanto a me un tale che qualche decennio fa si sarebbe potuto definire uno yuppie legge "il sole 24 ore". purtroppo, mentre lo legge, parla anche al telefono. alla mia destra, una ragazza giapponese legge una brossura che non riesco a identificare. sarà un’edizione penguin, di quelle che poi a volte si ritrovano dimenticate in qualche camera d’albergo e vanno a far parte del miscellaneo patrimonio librario a disposizione dei clienti, in cui trovano posto volumi assai consumati, con molte orecchiette, macchiati di caffè o resi crocchianti da qualche granello di sabbia tra le pagine. di fronte a me una elegante signora legge il “corriere della sera”. è una di quelle signore che il “corriere” lo comprano ogni giorno da secoli, che assistono al cambiamento di milano tenendosi sempre al di là degli avvenimenti di carne e sangue, col corrierone a fare da diaframma.
a bordo del tram numero due, su tredici passeggeri, leggevano in sei. sarà un buon autunno.
parole sull'arte - como, 1° settembre
ricevo dal mio amico roberto borghi e più che volentieri trasmetto:
Lunedì 1° settembre alle 18.30 in p.za Cavour, a Como, nell’ambito di ParoLArio, si terrà la presentazione del libro di Lea Vergine Parole sull'arte 1965-2007, edito da Il Saggiatore. L’autrice dialogherà con Roberto Borghi.
Il libro inizia così:
Ho sempre privilegiato il lettore che, nei riguardi dell’arte, nutre diffidenze e perplessità, ma anche curiosità e speranze; non ho mai assistito a quanto accadeva nel contemporaneo da chierico acquiescente né da testimone imparziale e algido; non ho mai praticato la scrittura come resoconto elettorale né come sottofondo liturgico; ho suggerito, di fronte ai compromessi e ai miserabilismi, la salutarità dello sdegno e, nei casi felici, le gioie insolenti dell’intelligenza – con quali risultati non tocca a me dirlo. Probabilmente si è trattato di alcune battaglie vinte e di guerre perse. Tra i miei desideri c’è quello di riuscire a fare con le parole quel che altri fanno con le note: la scrittura è come il pianoforte, bisogna sempre perfezionare i suoni. In questo senso non mi sono mai sentita un critico, piuttosto una persona che scrive di cose che non sono e che potevano essere. Forse bisognerebbe sviluppare quello che rozzamente chiamiamo un atteggiamento zen: riuscire cioè a essere determinati nell’eliminare tutti quegli obiettivi che non contano davvero, determinati a rinunciare a ogni vanità a favore dell’unica e sola funzione, attività o disciplina cui ci siamo destinati. Reprimere i tanti piccoli talenti che abbiamo per arrivare a una totalità di tensione che ci renda incontaminabili dalle molestie esterne e dai patimenti inutili. Senza alterigia, non ho però mai finto modestia: chi affronta qualcosa di enigmatico come l’arte non può permettersi di essere modesto. Ma neanche può permettersi di non essere umile. Forse la figura del critico è insensibile a taluni valori perché altri gli siano rivelati. Non mi dispiacerebbe se si giudicasse così quello che ho scritto.
Lea Vergine, 29.1.2008
Per chi viene da Milano: treno delle Ferrovie Nord Milano per Como Lago in partenza alle 17.10 da Milano Cadorna. Piazza Cavour è sul lungolago a qualche centinaio di metri dalla stazione di Como Lago.
Lunedì 1° settembre alle 18.30 in p.za Cavour, a Como, nell’ambito di ParoLArio, si terrà la presentazione del libro di Lea Vergine Parole sull'arte 1965-2007, edito da Il Saggiatore. L’autrice dialogherà con Roberto Borghi.
Il libro inizia così:
Ho sempre privilegiato il lettore che, nei riguardi dell’arte, nutre diffidenze e perplessità, ma anche curiosità e speranze; non ho mai assistito a quanto accadeva nel contemporaneo da chierico acquiescente né da testimone imparziale e algido; non ho mai praticato la scrittura come resoconto elettorale né come sottofondo liturgico; ho suggerito, di fronte ai compromessi e ai miserabilismi, la salutarità dello sdegno e, nei casi felici, le gioie insolenti dell’intelligenza – con quali risultati non tocca a me dirlo. Probabilmente si è trattato di alcune battaglie vinte e di guerre perse. Tra i miei desideri c’è quello di riuscire a fare con le parole quel che altri fanno con le note: la scrittura è come il pianoforte, bisogna sempre perfezionare i suoni. In questo senso non mi sono mai sentita un critico, piuttosto una persona che scrive di cose che non sono e che potevano essere. Forse bisognerebbe sviluppare quello che rozzamente chiamiamo un atteggiamento zen: riuscire cioè a essere determinati nell’eliminare tutti quegli obiettivi che non contano davvero, determinati a rinunciare a ogni vanità a favore dell’unica e sola funzione, attività o disciplina cui ci siamo destinati. Reprimere i tanti piccoli talenti che abbiamo per arrivare a una totalità di tensione che ci renda incontaminabili dalle molestie esterne e dai patimenti inutili. Senza alterigia, non ho però mai finto modestia: chi affronta qualcosa di enigmatico come l’arte non può permettersi di essere modesto. Ma neanche può permettersi di non essere umile. Forse la figura del critico è insensibile a taluni valori perché altri gli siano rivelati. Non mi dispiacerebbe se si giudicasse così quello che ho scritto.
Lea Vergine, 29.1.2008
Per chi viene da Milano: treno delle Ferrovie Nord Milano per Como Lago in partenza alle 17.10 da Milano Cadorna. Piazza Cavour è sul lungolago a qualche centinaio di metri dalla stazione di Como Lago.
domenica 17 agosto 2008
un altro breve congedo di cosedalibri
venerdì 8 agosto 2008
t-shirt shop – idee chiare
cose di cui si parla:
august strindberg,
merchandising culturale,
non libri,
ricerca di sponsor,
t-shirt
la vie en rose
la cosa adorabile è che questo signore – aveva una chioma candida e su una spalla portava uno zainetto che gli conferiva una piacevolissima aria da vecchio ragazzo metropolitano –, invece di vagare tra i corridoi dell'esselunga alla ricerca di frescura, memore dei molteplici inviti rivolti agli anziani – "ficcatevi in un supermercato e state là ad assorbire l'aria condizionata, così l'estate in città diventa più sopportabile" –, è entrato, ha scelto un mazzo di bellissime rose, si è recato alla cassa, le ha pagate e, in una mano i fiori, nell'altra la settimana enigmistica, si è diretto di buon passo verso l'uscita.
martedì 5 agosto 2008
i milanesi leggono al lunedì
si presume che questi milanesi non siano quelli che il sabato precedente si sono dedicati agli ammazzamenti, sebbene, tra coloro i quali stazionavano beati alla feltrinelli di corso buenos aires, milano, tra le 17:29 e le 18:27 di lunedì 4 agosto, ci fosse una ragazza – shorts verde militare, dr. martens viola e rossetto in inquietante nuance con le dr. martens – la quale in cima alla pila di libri che stava consultando aveva collocato Il libro nero dei serial killer e La lunga marcia di Stephen King. a onor del vero bisogna aggiungere che la pila comprendeva anche La confraternita dell’uva di John Fante, Atti insensati di bellezza di George McKay, La politica del ribelle di Michel Onfray, le Poesie di Pierpaolo Pasolini. questa piacevole ragazza, che si è fatta fotografare volentieri, ha sfatato in un attimo due luoghi comuni: 1. in agosto a milano non c’è nessuno; 2. i giovani non leggono. adorabile.
mentre proseguo la mia flânerie per i corridoi della libreria incrocio un’addetta che porta in braccio con destrezza un mucchio incredibilmente alto di copie della Fabbrica degli angeli, di cui non so nulla.
davanti agli scaffali dei libri in classifica noto una coppia assai glamour, lui molto di più: indossa una maglietta nera, ha le braccia decorate da una serie di accurati tatuaggi e porta un cappelluccio alla lapo elkann. i due esaminano una copia della Solitudine dei numeri primi. non è che stanno per lasciarsi?
poco più in là una solida signora con gilet lungo aperto e maglietta a righe variamente colorate si aggiudica una copia dei Racconti di Montalbano di Camilleri. è un bel libro solido come la signora, rilegato in brossura olandese (quella delle guide touring, per intenderci, una specie di cartonato moscio), che non si rovinerà neanche dopo ripetute letture sulla sdraietta da spiaggia. o forse è una brossura semplice, nel qual caso mi scuso.
mentre mi dirigo verso lo scaffale della critica letteraria vengo folgorata dalla donna ideale, quello che vorrei diventare quando sarà cessata la pressione dei sensi e dunque la contraddittoria spinta a mantenersi asciutti e scattanti: una splendida signora distrattamemente sovrappeso in total black, con un fascio di libri tra le braccia, intenta a scrutare lo scaffale dell’informatica: non riesco a spiare tutto, ma il primo titolo che appare è L’arte della gioia di Goliarda Sapienza.
un avvenente giovanotto in jeans e camicia bianca, nato senza dubbio dopo il 1970, sfoglia con interesse la graphic novel Tutta colpa del ’68; un tale in maglietta celeste e pantaloni beige, nella sezione arte, consulta libri sul novecento e incrocia il mio sguardo mentre lo osservo per carpire i suoi gusti. mi coglie nel tentativo di fotografarlo col cellulare: vedo la sua perplessità trascolorare decisamente in sospetto. vorrei spiegargli che non sono una folle maniaca, poi decido di non peggiorare le cose e mi allontano.
passo davanti alla poltrona del dormiente. questo è davvero singolare: in qualunque stagione, in qualunque giorno, in qualunque condizione atmosferica, chi si reca alla feltrinelli di corso buenos aires può immancabilmente osservare il pacifico sonno di un degno gentiluomo albocrinito che dorme, libro in grembo, in un’accogliente poltrona di similpelle nera. capita anche di vederlo assorto nella lettura, quindi non si può pensare che usi la libreria come luogo alternativo per le sue pennichelle: è evidente che alla feltrinelli questo signore si sente a suo agio quanto a casa propria. egli rappresenta l’estremo compimento del concetto di libreria/caffè/punto di sosta/punto di incontro, che completa aggiungendo un elemento di legittimo riposo dopo tutte queste attività.
uno sguardo alla sezione ragazzi rivela che in realtà anche i cinesi leggono al lunedì: una famigliola, madre e due figlie, commenta in buon italiano i libri acquistati. salgo a pagare il mio Nick Hornby, Come diventare buoni (quel diavolo di un uomo riesce a scrivere alla prima persona nei panni di una donna che vuole divorziare dal marito ma è in preda a mille dubbi, ed è bravissimo. sentite questa descrizione: “Siamo il nucleo familiare perfetto. Mangiamo insieme, facciamo giochi istruttivi invece di guardare la televisione, sorridiamo un sacco. Temo di poter ammazzare qualcuno da un momento all’altro.”).
ritorno sul tram numero 5 (il numero 2 è purtroppo fuori rotta). una signora proprio accanto a me legge una vecchia copia della Selected Prose di T.S. Eliot, con un’introduzione di Frank Kermode, che mi fa istantaneamente pensare ai lontani anni dell’università. in grembo la signora porta anche un fascio di fogli consunti raccolti sotto una copertina di carta rossa fiorata, altrettanto consunta, che suscita la mia curiosità. nonostante i miei sforzi non riesco a capire cosa siano esattamente. certo sanno di usato, usatissimo. taccuino per appunti? tentativi di poesia? la signora scende alla stazione centrale lasciandomi in preda al dubbio.
t-shirt shop - vacanze intelligenti
cose di cui si parla:
merchandising culturale,
non libri,
ricerca di sponsor,
roberto bazlen,
t-shirt
venerdì 1 agosto 2008
per favore, per favore, per favore!
devo rinnovare l’invito rivolto agli editori (in questo caso a chiunque abbia curato i testi in questione) contenuto nel post del 7 maggio, e per l’occasione userò anche un punto esclamativo.
quello che sto per scrivere non ha nulla a che vedere con i contenuti del festival della mente (vedi post immediatamente precedente), né con valutazioni di merito: però quel triennale boviNa, nel punto 48 del programma del festival che annuncia il pur pregevole laboratorio di marta dell’angelo con ludovica lumer, è come gli spot nel bel mezzo dei film, interrompe un’emozione (scusa, walter, attingo), dà fastidio, induce a schernire chi l’ha pubblicato.
insomma, rileggete, confrontatevi con un collega, usate i correttori di bozze!
quello che sto per scrivere non ha nulla a che vedere con i contenuti del festival della mente (vedi post immediatamente precedente), né con valutazioni di merito: però quel triennale boviNa, nel punto 48 del programma del festival che annuncia il pur pregevole laboratorio di marta dell’angelo con ludovica lumer, è come gli spot nel bel mezzo dei film, interrompe un’emozione (scusa, walter, attingo), dà fastidio, induce a schernire chi l’ha pubblicato.
insomma, rileggete, confrontatevi con un collega, usate i correttori di bozze!
mente effervescente, vita virtuosa - sarzana 2008
il 31 agosto è un giorno magnifico per partecipare a un incontro come quello che si terrà a sarzana, alla quinta edizione del festival della mente, relatore il professor salvatore natoli. il 31 agosto le vacanze, per chi le abbia fatte, sono finite o volgono al termine, si prefigura l’autunno e in quell’attesa di ribollir di tini ribolliamo pure noi, carichi di promesse.
il contenuto dell'intervento è riassunto molto bene al punto 28 del programma sul sito del festival.
il titolo dell’intervento di natoli, suggestivissimo, è “Inventarsi la vita. Virtù, etica, estetica dell’esistenza”.
direi che come incipit per l’autunno venturo è impeccabile: cheers.
il contenuto dell'intervento è riassunto molto bene al punto 28 del programma sul sito del festival.
il titolo dell’intervento di natoli, suggestivissimo, è “Inventarsi la vita. Virtù, etica, estetica dell’esistenza”.
direi che come incipit per l’autunno venturo è impeccabile: cheers.
t-shirt shop - l'editor e l'antieditor
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editing,
merchandising culturale,
non libri,
paolo pino,
pietro aretino,
ricerca di sponsor,
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