domenica 21 dicembre 2008
merry xmas everybody
le due calze ben sistemate sulla seduta della pensilina sotto la quale si aspetta l’autobus numero quarantatré in piazzale principessa clotilde, a milano, sono rimaste così come si vedono per un paio di giorni. il luogo è riparo temporaneo per un gruppo di senzatetto, che ogni mattina vi albergano, cartoncino di tavernello in mano, a discutere dei casi loro.
il terzo giorno le calze sono scomparse, evidentemente prelevate da chi era deputato a riempirle. bisogna che qualcuno vada a controllare se, nella notte tra il 24 e il 25 dicembre, le calze ricompariranno ben pasciute.
la seconda foto è stata presa sempre presso lo stesso luogo e sempre qualche giorno fa: mal riuscita per mia incompetenza e perché non potevo avvicinarmi troppo. le due piccole ombre sono quelle di una coppia di circa settantenni, entrambi bassissimi, elegantissimi – lui col cappello –, innamoratissimi. quando li ho fotografati avevano appena finito di scambiarsi un bacio appassionato, non quelli da pensionati ma, per intenderci, un autentico, scandaloso french kiss. dietro la pensilina, al riparo, si guardavano come se dovessero separarsi per molto tempo e come se il resto non esistesse. arriva l’autobus e mi aspetto che l’uno o l’altra salga e l’uno o l’altra rimanga sul marciapiedi a salutare, ma no. salgono insieme, si sistemano l’uno accanto all’altra e prendono a discorrere, intimi, vicini. baci di vecchie coppie (ma parevano piuttosto amanti), calze che compaiono e scompaiono in un luogo frequentato da un gruppo di ultimi della terra: la vita è meravigliosa?
milano città di libri, contrappunti - il morso della tarantola, en souplesse
una voce da londra: ornella tarantola, una libraia, italiana, entusiasta, che ha il suo negozio, l’italian bookshop, in cecil court, una piccola via tra charing cross e st martin’s lane, nei pressi della fermata di metropolitana leicester square. ecco le sue risposte alla microintervista.
1. perché lei fa la libraia?
Perché sono fortunata!
2. qual è la parte del suo lavoro che le procura maggiore soddisfazione?
Organizzare incontri con gli scrittori... ed essendo Londra non esattamente dietro l’angolo essere in grado di farlo ogni volta è una gioia. Ma questo soprattutto grazie agli autori che vengono solo per il piacere di essere con noi all’Italian Bookshop.
3. quanto conta il consiglio del libraio per chi frequenta la sua libreria?
Tantissimo. I clienti sono per la maggior parte inglesi che parlano e leggono l’italiano (sì! ce ne sono tanti!) e il districarsi nella giungla Italia a volte non è semplice.
4. quali sono le iniziative che lei mette in atto o conta di intraprendere per coltivare, aumentare, consolidare il numero di lettori che si rivolge a lei?
Presentazioni di libri innanzi tutto; poi professionalità, disponibilità e aiuto per le scelte giuste negli acquisti.
5. qual è la sua proposta (o il suo sogno) per rendere […] una “città di libri”?
Londra lo è già, la nostra libreria si trova in una via fantastica: http://www.cecilcourt.co.uk/
Un appello: non abbandoniamo i negozi indipendenti nell’illusione che un 10% in più su un libro ci cambia la vita. Grazie.
Ornella Tarantola, Londra
1. perché lei fa la libraia?
Perché sono fortunata!
2. qual è la parte del suo lavoro che le procura maggiore soddisfazione?
Organizzare incontri con gli scrittori... ed essendo Londra non esattamente dietro l’angolo essere in grado di farlo ogni volta è una gioia. Ma questo soprattutto grazie agli autori che vengono solo per il piacere di essere con noi all’Italian Bookshop.
3. quanto conta il consiglio del libraio per chi frequenta la sua libreria?
Tantissimo. I clienti sono per la maggior parte inglesi che parlano e leggono l’italiano (sì! ce ne sono tanti!) e il districarsi nella giungla Italia a volte non è semplice.
4. quali sono le iniziative che lei mette in atto o conta di intraprendere per coltivare, aumentare, consolidare il numero di lettori che si rivolge a lei?
Presentazioni di libri innanzi tutto; poi professionalità, disponibilità e aiuto per le scelte giuste negli acquisti.
5. qual è la sua proposta (o il suo sogno) per rendere […] una “città di libri”?
Londra lo è già, la nostra libreria si trova in una via fantastica: http://www.cecilcourt.co.uk/
Un appello: non abbandoniamo i negozi indipendenti nell’illusione che un 10% in più su un libro ci cambia la vita. Grazie.
Ornella Tarantola, Londra
editori sciatti recidivi
sul "tuttolibri" di ieri ferdinando camon recensisce a proposito di dio di norman mailer, una conversazione dell'autore con michael lennon. non mi interessa fare la recensione della recensione, ma desidero dichiarare la mia totale adesione alle ultime righe di camon, che riprendono - a quanto pare inutilmente - l'annosissima questione della cura editoriale dei libri (eppure la traduzione è di masolino d'amico, eppure l'editore è baldini castoldi dalai):
"Un'ultima cosa devo dire, e mi dispiace: troppi errori di stampa, diciassette. Francamente, danno fastidio. Il lettore che leggerà questo libro lo amerà più dell'editore che l'ha tradotto."
"Un'ultima cosa devo dire, e mi dispiace: troppi errori di stampa, diciassette. Francamente, danno fastidio. Il lettore che leggerà questo libro lo amerà più dell'editore che l'ha tradotto."
domenica 14 dicembre 2008
imperdibile città di libri
è quella del video che celebra i venticinque anni di attività della casa editrice inglese 4th estate, qui.
sabato 13 dicembre 2008
lost in translation – parrucchieri pop
detesto andare dal parrucchiere. detesto anche asciugarmi i capelli, così come detesto i lavori di casa. come mi dico sempre, sarei dovuta nascere ricca di famiglia, poiché io voglio solo leggere e scrivere (neanche far di conto, ché detesto pure quello). ciò premesso, in via ponte seveso 44 c’è xiu yi, un parrucchiere cinese che, quando ne varchi la soglia, ti apre le porte di un insospettabile mondo alternativo. xiu è sempre pienissimo, come ho potuto constatare tutte le volte che ci sono passata da passante. oggi ho fatto l’esperienza da cliente. mi ero portata una pagina di esempio da “donna moderna”, una specie di taglio scalato lungo con ciuffone, senza neanche crederci troppo, dato che ogni santa volta il parrucchiere di turno non si avvicina nemmeno lontanamente all’effetto che tu pregusti in quel limbo temporale che si estende dalla decisione di andare a sistemarti i capelli al momento in cui, dopo il lavaggio e mentre aspetti lo hair stylist, quasi vorresti andartene, perché hai capito che neanche questa volta aspettative e risultato coincideranno. nel mio caso ho pensato che tanto valeva pagare un quinto del costo del taglio, ed ecco il motivo che mi ha spinta da xiu.
i “parrucchieri xiu yi – uomo, donna, bambino” sono multisesso, multietnici, multigender. al mio arrivo ho trovato, da sinistra a destra: un’anziana signora dai capelli candidi, del peso di circa centocinquanta chili, che seguiva passo passo il taglio della sua chioma per evitare, diceva, “di sembrare grossa”; una signora, forse russa, che si faceva ritoccare la tinta, attesa dal figlio che a sua volta doveva tagliarsi e pitturarsi i capelli; un signore che si stava facendo rasare quasi a zero; una signora che un tempo era stata senz’altro un signore, dotata di una fluente chioma corvina che si andava facendo lisciare; una ragazza che doveva fare solo la piega. un ragazzo di una ventina d’anni mi conduce al lavatoio, dove, una volta appoggiata la testa, mi perdo in un’esperienza sensoriale senza precedenti (neanche lontanamente paragonabile ai bagni di fieno, ai massaggi rilassanti, alle terme). il lavaggio comincia con lo spargimento dello shampoo dalle radici al resto della testa. le mani del ragazzo (bianchissime, morbide, unghie da gatta) diffondono il detergente con un massaggio incredibilmente sexy, che avvolge progressivamente tutta la superficie della mia testa, procurandomi un rilassamento che culmina in un profondo dormiveglia. ogni tanto i lavoranti comunicano tra loro in cinese e la magnifica esperienza di non capire, di non provarci nemmeno, di assorbire tanta gattesca glottologica morbidezza mi spinge in un vero e proprio minisonno. mi riscuoto al momento dell’asciugatura, quando il mio lavatore mi asciuga persino, e con la massima naturalezza, l’interno degli orecchi. contrariamente a quanto accade, chessò, da jean-louis david, qui non ci sono tre persone diverse per tre diverse funzioni – accompagnamento al guardaroba, lavaggio, taglio: l’accompagnatore/lavatore/massaggiatore è anche il tagliatore. incredibilmente concentrato, brandisce con grazia un paio di forbici con appoggiaforbici, di modo che, quando non le usa, quelle stanno appoggiate al palmo della mano, con le punte in direzione degli occhi del cliente, ciò che appare in un primo momento pericolosissimo, ma poi si rivela calcolato al millimetro: mai, neppure per un momento, la punta minaccia il volto. e insomma, alla fine del lavoro, il risultato è perfetto, non una sbavatura. il mio interlocutore reagisce al mio ringraziamento con asciutta gentilezza e poi se ne va a tagliare da un’altra parte. la depilazione delle sopracciglia, operata da una signora che mi si avvicina molto, è breve e decisa; il risultato è ineccepibile e io me ne vado a prendere la borsa per pagare. per avvicinarmi alla cassa devo guadare un oceano di capelli di molti colori, di cui una ragazza, scopa in pugno, si sta sbarazzando. sulla ricevuta c’è scritto undici euro. in tutto.
l’unica pecca che potrei imputare a xiu è la totale assenza, nel negozio, di un pezzetto di carta stampata purchessia. il pop cinese diffuso nel locale, però, era meraviglioso.
i “parrucchieri xiu yi – uomo, donna, bambino” sono multisesso, multietnici, multigender. al mio arrivo ho trovato, da sinistra a destra: un’anziana signora dai capelli candidi, del peso di circa centocinquanta chili, che seguiva passo passo il taglio della sua chioma per evitare, diceva, “di sembrare grossa”; una signora, forse russa, che si faceva ritoccare la tinta, attesa dal figlio che a sua volta doveva tagliarsi e pitturarsi i capelli; un signore che si stava facendo rasare quasi a zero; una signora che un tempo era stata senz’altro un signore, dotata di una fluente chioma corvina che si andava facendo lisciare; una ragazza che doveva fare solo la piega. un ragazzo di una ventina d’anni mi conduce al lavatoio, dove, una volta appoggiata la testa, mi perdo in un’esperienza sensoriale senza precedenti (neanche lontanamente paragonabile ai bagni di fieno, ai massaggi rilassanti, alle terme). il lavaggio comincia con lo spargimento dello shampoo dalle radici al resto della testa. le mani del ragazzo (bianchissime, morbide, unghie da gatta) diffondono il detergente con un massaggio incredibilmente sexy, che avvolge progressivamente tutta la superficie della mia testa, procurandomi un rilassamento che culmina in un profondo dormiveglia. ogni tanto i lavoranti comunicano tra loro in cinese e la magnifica esperienza di non capire, di non provarci nemmeno, di assorbire tanta gattesca glottologica morbidezza mi spinge in un vero e proprio minisonno. mi riscuoto al momento dell’asciugatura, quando il mio lavatore mi asciuga persino, e con la massima naturalezza, l’interno degli orecchi. contrariamente a quanto accade, chessò, da jean-louis david, qui non ci sono tre persone diverse per tre diverse funzioni – accompagnamento al guardaroba, lavaggio, taglio: l’accompagnatore/lavatore/massaggiatore è anche il tagliatore. incredibilmente concentrato, brandisce con grazia un paio di forbici con appoggiaforbici, di modo che, quando non le usa, quelle stanno appoggiate al palmo della mano, con le punte in direzione degli occhi del cliente, ciò che appare in un primo momento pericolosissimo, ma poi si rivela calcolato al millimetro: mai, neppure per un momento, la punta minaccia il volto. e insomma, alla fine del lavoro, il risultato è perfetto, non una sbavatura. il mio interlocutore reagisce al mio ringraziamento con asciutta gentilezza e poi se ne va a tagliare da un’altra parte. la depilazione delle sopracciglia, operata da una signora che mi si avvicina molto, è breve e decisa; il risultato è ineccepibile e io me ne vado a prendere la borsa per pagare. per avvicinarmi alla cassa devo guadare un oceano di capelli di molti colori, di cui una ragazza, scopa in pugno, si sta sbarazzando. sulla ricevuta c’è scritto undici euro. in tutto.
l’unica pecca che potrei imputare a xiu è la totale assenza, nel negozio, di un pezzetto di carta stampata purchessia. il pop cinese diffuso nel locale, però, era meraviglioso.
venerdì 12 dicembre 2008
lo strano caso dell'imprudente vecchio
d'altra parte c'era da immaginarselo. uno non può pensare di scalare impunemente un balcone e di cavarsela con un'offerta di latte e biscotti da parte del padrone di casa. c'è sempre qualche testa calda che tiene un'arma in casa, con tutto quello che si sente. babbo natale è stato assassinato nei pressi di piazza medaglie d'oro, trascinato per parecchie rampe di scale e poi abbandonato dietro un'edicola, dove giaceva ancora ieri, sotto neve e pioggia.
domenica 7 dicembre 2008
milano città di libri 5 - peter panton, panton’s english bookshop
quinta intervista per “milano città di libri”: questa volta ci spostiamo in zona cadorna/fiera.
peter panton è stato il primo libraio inglese a milano. panton’s english bookshop, inaugurata nel 1979 e sita in via mascheroni 12, due piani e circa trentamila titoli in inglese, offre una serie di servizi – dalla ricerca di libri antichi alla spedizione di quelli ordinati, superveloce, in grado di competere anche con amazon.com in virtù di una serie di buone relazioni allacciate nel tempo con spedizionieri di fiducia – e un sistema di prezzi in base al quale i volumi spesso costano meno che nel regno unito. il posto rimanda un calore da casa britannica, cane compreso. peter parla un italiano eccellente.
1. perché lei fa il libraio?
il mestiere di libraio è l’esito naturale di un percorso come autore: ho inventato l’audiomagazine “speak up”, di cui mi sono occupato per cinque anni, e sempre mio è il primo corso di de agostini l’inglese per tutti, uscito negli anni settanta.
2. qual è la parte del suo lavoro che le procura maggiore soddisfazione?
la parte più soddisfacente è il contatto con i clienti, molto diversi tra loro, dal banchiere al giornalista all’attore. parlare con gente così diversa apre nuovi orizzonti personali e quindi professionali, di relazioni.
3. quanto conta il consiglio del libraio per chi frequenta la sua libreria?
il mio consiglio conta molto; in parecchi lamentano il fatto che nelle grandi librerie di catena non lavorano librai in grado di interagire ma commessi, privi di quel retroterra culturale tanto necessario alla discussione feconda tra libraio e cliente/lettore.
4. quali sono le iniziative che lei mette in atto o conta di intraprendere per coltivare, aumentare, consolidare il numero di lettori che si rivolge a lei?
nel 2009, per il suo trentesimo compleanno, regalerò alla libreria un bel sito internet e inaugurerò un club letterario, in seno al quale saranno invitati a parlare e a presentare i propri libri i personaggi più disparati della cultura anglosassone; gli incontri saranno pubblicizzati sul web e sui giornali.
5. qual è la sua proposta (o il suo sogno) per rendere Milano una “città di libri”?
in Italia, purtroppo, non esiste una grande cultura della lettura; per me la strada è lavorare sui ragazzi e sulle scuole, tentando di scalzare il sistema di videogiochi e televisione che mangia così tanti piccoli lettori. perciò, largo ai programmi di lettura nelle scuole materne ed elementari, e anche alla istituzione di un club del libro inglese nelle scuole di milano.
Peter Panton
immagine a sinistra: Dr Samuel Johnson (1709-1784), courtesy www.explore-stpauls.net/
peter panton è stato il primo libraio inglese a milano. panton’s english bookshop, inaugurata nel 1979 e sita in via mascheroni 12, due piani e circa trentamila titoli in inglese, offre una serie di servizi – dalla ricerca di libri antichi alla spedizione di quelli ordinati, superveloce, in grado di competere anche con amazon.com in virtù di una serie di buone relazioni allacciate nel tempo con spedizionieri di fiducia – e un sistema di prezzi in base al quale i volumi spesso costano meno che nel regno unito. il posto rimanda un calore da casa britannica, cane compreso. peter parla un italiano eccellente.
1. perché lei fa il libraio?
il mestiere di libraio è l’esito naturale di un percorso come autore: ho inventato l’audiomagazine “speak up”, di cui mi sono occupato per cinque anni, e sempre mio è il primo corso di de agostini l’inglese per tutti, uscito negli anni settanta.
2. qual è la parte del suo lavoro che le procura maggiore soddisfazione?
la parte più soddisfacente è il contatto con i clienti, molto diversi tra loro, dal banchiere al giornalista all’attore. parlare con gente così diversa apre nuovi orizzonti personali e quindi professionali, di relazioni.
3. quanto conta il consiglio del libraio per chi frequenta la sua libreria?
il mio consiglio conta molto; in parecchi lamentano il fatto che nelle grandi librerie di catena non lavorano librai in grado di interagire ma commessi, privi di quel retroterra culturale tanto necessario alla discussione feconda tra libraio e cliente/lettore.
4. quali sono le iniziative che lei mette in atto o conta di intraprendere per coltivare, aumentare, consolidare il numero di lettori che si rivolge a lei?
nel 2009, per il suo trentesimo compleanno, regalerò alla libreria un bel sito internet e inaugurerò un club letterario, in seno al quale saranno invitati a parlare e a presentare i propri libri i personaggi più disparati della cultura anglosassone; gli incontri saranno pubblicizzati sul web e sui giornali.
5. qual è la sua proposta (o il suo sogno) per rendere Milano una “città di libri”?
in Italia, purtroppo, non esiste una grande cultura della lettura; per me la strada è lavorare sui ragazzi e sulle scuole, tentando di scalzare il sistema di videogiochi e televisione che mangia così tanti piccoli lettori. perciò, largo ai programmi di lettura nelle scuole materne ed elementari, e anche alla istituzione di un club del libro inglese nelle scuole di milano.
Peter Panton
immagine a sinistra: Dr Samuel Johnson (1709-1784), courtesy www.explore-stpauls.net/
futuro
da qualche tempo non prendo molto spesso il tram numero due, della qual cosa mi rammarico assai. in più, credo che il maligno si sia abbattuto sul mio mezzo di trasporto preferito, dato che le poche volte in cui lo prendo a bordo non vedo più nessuno che legga.
la fotografia che pubblico è stata scattata all’interno della metropolitana milanese, linea tre. padre e figlio, di un qualche paese diverso dal nostro, stanno molto vicini nell’attesa del treno (eppure sono maschi, eppure il ragazzo non è un bambino). l’uomo circonda le spalle del figlio, che ha in mano la canonica cartella portadocumenti allegata agli immigrati, quando questi girano per la città impegnati in faccende burocratiche riguardanti, si presume, il loro permesso di soggiorno. l’adulto indossa un giubbotto economico, di fattura cinese (li si distingue perché sono un po’ rigidi, perché i colori non sono in armonia), sulla schiena una didascalia formidabile: “brand new future”.
la fotografia che pubblico è stata scattata all’interno della metropolitana milanese, linea tre. padre e figlio, di un qualche paese diverso dal nostro, stanno molto vicini nell’attesa del treno (eppure sono maschi, eppure il ragazzo non è un bambino). l’uomo circonda le spalle del figlio, che ha in mano la canonica cartella portadocumenti allegata agli immigrati, quando questi girano per la città impegnati in faccende burocratiche riguardanti, si presume, il loro permesso di soggiorno. l’adulto indossa un giubbotto economico, di fattura cinese (li si distingue perché sono un po’ rigidi, perché i colori non sono in armonia), sulla schiena una didascalia formidabile: “brand new future”.
sabato 6 dicembre 2008
bookshop, intervista al libraio di seattle
venerdì 5 dicembre 2008
season greetings
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