starsene sdraiati sul divano leggendo l'avventurosa biografia* di erich linder, interrompendosi di tanto in tanto per contemplare le evoluzioni del duca orsino, il tartarughino d'acqua di famiglia. con qualche pausa per sandwich con grana padano e maionese alle erbe, e un paio di giganteschi nescafé.
* e qui devo narrare l'altrettanto avventurosa storia di questo libro, a proposito del quale feci un appello anche su cosedalibri poiché non riuscivo a trovarlo, nonostante lo avessi ordinato al libraccio, che dopo mesi di attesa mi aveva dato picche (ma lo avevate cercato bene, amici miei?).
fatto si è che l'ho cercato anche presso l'autore Dario Biagi, che è stato così cortese da darmi preziose indicazioni per il suo reperimento. e insomma, l'ho ordinato per la seconda volta, questa volta con soddisfazione, e mi è arrivato lo stesso giorno in cui rhino, una lettrice di questo blog nonché amica diletta, ha rivelato di averlo e di essere disposta a regalarmelo. Il dio di carta è una lettura talmente soddisfacente, ricca di informazioni, restituisce così bene il contesto in cui linder cominciò a operare, ci regala un ritratto talmente vivido (ma mai agiografico) di quel ragazzo che a diciassette anni era già un traduttore provetto che io voglio invitare chi mi legge a leggerlo, e allo scopo fornisco il numero di telefono da comporre per ordinarlo (è quello di Milonga, magazzino cui fa capo Avagliano editore): 06 54 21 06 24
3 commenti:
concordo in tutto.
anche per "amica diletta", come dire grazie altrettanto
trovo che i librai del libraccio siano competenti ma spocchiosi, quasi li scegliessero ad hoc
eh, a volte proprio supponenti e insopportabili, a parte il mio adorato michele del libraccio di via vittorio veneto.
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