mercoledì 7 aprile 2010

sarà...




...ma quando ho visto questa pubblicità su un quotidiano, quando ho letto il pay off "nove mesi di seduzione" mi sono detta che sarebbe meglio lasciare alle signore, in borghese così come in gravidanza, la facoltà di esercitare il proprio libero arbitrio sulle questioni corporali. è pur vero che il maternity corset di un tempo doveva essere molto più scomodo del seduttivo abitino di "sarà", ma il mio pensiero è andato alla gravida: altri nove mesi di seduzione? lo sguardo lontano, algido e neutro dell'inconsapevole creatura non seduce nessuno. né lei né il suo fotografo mostrano di sapere che gli abitini maternity chic, per certi scopi, sono pleonastici: la gravidanza è un eccezionale momento di impazzimento ormonale, durante il quale disperdere il seme è massimamente piacevole. ma è cosa di umori, di fluidi e di meccaniche che mal si conciliano con quel contraddittorio invito a una seduzione senza seguito, con quel bianco che invita alla stasi e alla contemplazione, a guardare senza toccare. e comunque io vorrei spendere una parola sul piacere di uscire di casa, quando ti viene in testa, incinta o non incinta, senza lavarsi la faccia, seguendo il preciso impulso di andare a procurarsi del cibo, della carta stampata o eventualmente il sole sulla faccia: sotto un paio di persol molto scuri, naturalmente.

non solo rock'n'roll

ecco il vecchio pirata nella sua biblioteca. nella sua biografia, che sarà pubblicata in autunno da little, brown book, keith richards racconta una sua segreta aspirazione a bibliotecario. in armonia con la leggendaria scapestratezza che sempre l'ha contraddistinto (prego di procurarsi il cammeo di keith come padre di johnny depp in Pirati dei Caraibi - Ai confini del mondo, 2007: non si può resistere), il nostro amico fuma tra i volumi, sprezzante di ogni conseguenza.

lunedì 5 aprile 2010

ozii (fecondi) pasquali_2

e sempre in regime di pasquale anarchia (vedi post precedente), nella tarda mattinata di un sabato santo piovosissimo, decido finalmente di prendere il tram numero due dal capolinea fino all'altro capolinea. con l'adolescentina, ci siamo fatte trasportare fingendo di essere turiste. oltre il centro, oltre il piazzale di porta genova, il due si è inoltrato lungo ripa di porta ticinese e ai nostri occhi si è presentata una distesa di graffiti, alcuni molto belli, che ornano quel tratto un po' grigio (cosa si aspetta a piantare un po' di vegetali?). arrivate al capolinea, abbiamo atteso otto minuti prima che il tram ripartisse. nel frattempo è salita un'altra adolescente, che ha cominciato a fare un po' di toeletta – spazzola, un po' di fard, un po' di lucidalabbra –, poi si è chinata per riporre la trousse portabellezze, ha cacciato dalla borsa Fuoco! di giancarlo de cataldo e si è immersa in quella lettura finché non è scesa. Fuoco! è edito dalle edizioni ambiente nella collana verdenero: vorrei vantarmi, in questa sede, di conoscere edoardo caizzi, che le edizioni ambiente distribuisce, coordina, promuove e chissà cos'altro. eddie è un ragazzo meraviglioso, intelligente, pratico, scostante quanto basta. quando lo abbracci lo senti tutto, perché non è uno di quegli uomini emaciati. concluderei con un altro spaccato del mondo giovanile (ma non troppo: il tizio in questione avrà avuto trent'anni), fornitomi dal signore che sedeva dietro di me e che parlava al telefono con un amico: "sono sul tram, sto andando in centro ché devo cambiare una cosa. poi torno a casa che ciò un paio di sbattimenti da fare. poi ci possiamo vedere. tu che programmi hai? ti chiamo dopo!". adesso smetto di scrivere. scusate, ma ciò un paio di sbattimenti da fare anch'io.

ozii (fecondi) pasquali_1

uno dei vantaggi di avere un picciol numero di parenti, e di averli lontani, è che si può decidere di trascorrere i periodi di festa seguendo l'uzzolo del momento. così è capitato che, dal venerdì santo a oggi, in casa di chi scrive sia stata totale anarchia di attività e relativi orari. certo, c'è stato un pranzo di pasqua, con relative uova e pecorelle di marzapane – meglio sarebbe dire una merenda di pasqua, ché i ritmi sonno-veglia, in assenza di casa editrice per chi scrive e scuola per l'adolescentina, risultano intrecciati, capovolti, sovvertiti, ignorati, forzati fino all'ultima pagina del libro che ci piace, in piena notte. trionfa il multimediale totale: libri, computer, cd player, radio e televisione (quasi sempre separati, ma capita di intorcinarsi sul divano col piede sinistro sotto la coscia destra, il libro di turno e un discreto cinguettio radiofonico di sottofondo). e in questi giorni in cui tutto è consentito, in un carnevale tardivo più pagano che mai, i canali più in auge sono deejay tv e mtv: dove si scopre che nei videoclip di due giovani mascalzoni – dizzee rascal, quello in alto con i medi in su e il collanone di ordinanza, e adam lambert, finalista di "american idol" – si vedono libri. nel video del primo, Dirtee Cash, immerso in un'atmosfera tra un sabba multigender e la notte di halloween, sono inquadrati mentre vengono posti al rogo rispettivamente Il capitale in lingua originale, The Complete Works of William Shakespeare, la Bibbia, lo spartito di Jerusalem, inno ufficioso d'inghilterra con testo di william blake. devo aggiungere che "rascal" è parola risalente al XV secolo assai fascinosa. adam lambert, invece, nel suo Wataya Want from Me, si dispera in una grande casa lungo la quale la telecamera lo segue e spesso lo inquadra sullo sfondo di una grande, apparentemente ben fornita libreria.

spedizioni misteriose

il 31 marzo scorso, mentre alla posta di via della moscova, milano, aspettavo il mio turno per pagare una bolletta, la mia attenzione è stata catturata dalla coppia che si vede qui a destra. avevano fatto il loro ingresso, lei con una mezza dozzina di libri in mano, lui con grandi buste gialle e un'agendina. gira che ti rigira, ho scoperto che il titolo dei libri era L'amante del papa. la signora col cappotto blu, un bel volto vagamente rinascimentale, incarnava una figura assai consueta tra i parenti degli artisti, degli scrittori: la moglie-segretaria, quella che si occupa, nel caso l'artista pubblichi un libro, di tenere la contabilità della bibliografia o delle mostre; o quella che tiene le fila dell'agenda dell'illustre consorte (ne ho conosciute a decine, sono molto dolci, o molto petulanti, o semplicemente non si fanno domande, pur essendo donne adulte: ma, dico io, non si stufano?): insomma la custode del sacro fuoco dell'arte altrui. hanno cominciato a mettere i libri nella buste, poi, a un certo punto, qualcosa non ha funzionato in un indirizzo, pertanto il signore si è fatto consegnare l'agendina dalla signora e ha telefonato, ho origliato, a venezia: sì, perché a un certo punto ho sentito la parola "calle". tornata a casa, e cercato il titolo del volume, ho scoperto che l'autore è giacomo wannenes, famoso antiquario (era lui in persona, alla posta, come mi ha indicato google immagini), e che la pubblicazione del volume – "un intreccio di storia russa, fantasia e religione", si dice sul sito di unilibro – risale al 1994. ora, mi chiedo, quale potrebbe essere il motivo per il quale, sedici anni dopo, il nostro antiquario spedisce sei copie dell'Amante, tra le quali una a venezia? d'altra parte, scopro, il nostro non è nuovo ai misteri: nel 2000, con lo pseudonimo di salvatore walker, ha pubblicato in Francia Vanity Art, un giallo in cui denunciava, basandosi su informazioni di prima mano, le malefatte di suoi disonesti colleghi; nel 2007 ha pubblicato anche Diffidate degli angeli, protagonisti "una pletora di falsari, antiquari, restauratori e lacché in combutta per truffare clienti creduloni" (da giallografia.com).

domenica 4 aprile 2010

cose da librai






e così il primo aprile, nonostante nubifragi, date improponibili e incipienti vacanze pasquali, chi scrive, insieme con il suo editore roccaforte e la libraia ligresti della libreria del mondo offeso, ha presentato "milano città di libri". è stato un bell'incontro, nel corso del quale alcuni librai si sono salutati e altri si sono conosciuti; hanno parlato lettori, giornalisti e operatori culturali; si sono avanzate proposte interessanti. ma la cosa più inaspettata, oltre alla perfetta tenuta della mia acconciatura, è che ho dovuto firmare degli autografi. una cosa che ho sempre sognato di fare, sì, ma dal palco di sanremo.

giovedì 1 aprile 2010

all together now

il signore con microfono che si intravede nell'immagine è il professore di musica di una scuola media milanese, per la precisione quella frequentata dall'adolescentina. siccome a natale il concerto di flauto non si era potuto fare causa neve e conseguente chiusura anticipata delle scuole, ieri ha avuto luogo il concerto di pasqua. la palestra della scuola era zeppa di studenti e genitori, fioccavano flash e le telecamere casalinghe ronzavano (forse non è vero, ma io una telecamera me la immagino ronzante). tutto si è svolto secondo copione: impegnatissimi, gli studenti hanno suonato un vasto repertorio, dall'inno di mameli a viva la vida dei coldplay, passando per un medley di canzoni italiane da volare ad azzurro. a proposito dell'inno nazionale debbo chiosare che si è assistito a un bizzarro fenomeno: alle prime note di questa straziante composizione – ammettiamolo, il national anthem più brutto e grottesco del mondo – la maggioranza degli spettatori si è levata in piedi, e poco mancava che si poggiassero una mano sul cuore. ed erano seri. chi scrive è rimasta al proprio posto compostamente seduta, insieme con un'altra signora dall'aria perplessa. ma quel che importa è che alla fine dell'esibizione – gli animi e le ugole già scaldati dall'invito, timidamente accolto dagli ingessati genitori milanesi, di unirsi all'ohohohohoh del brano dei coldplay –, quando l'appassionato professore ha impugnato il microfono e ha cominciato a cantare fuori programma 'o surdato 'nnammurato la platea, arrivati al punto "ohi vita, ohi vita mia", è esplosa in un irrefrenabile boato: tutti cantavano a squarciagola, battevano le mani, urlavano il proprio gradimento, con grave sconcerto dei figli, che descrivere perplessi è dir poco. e comunque la canzone partenopea ha risvegliato la canterina italianità di tutti i presenti: quando, in un soprassalto finale di ecumenismo, il professore ha messo a disposizione di tutti il computer/karaoke, sul cui schermo potevamo leggere i versi delle canzoni, e facendo tremare i muri della palestra – un momento di grande spettacolo –, abbiamo concluso, genitori e figli, sulle note immortali di that's amore.

p.s.: il professore di cui si parla sopra, oltre a essere un divo della canzone, è uno che si impegna da morire in quello che fa. quella scuola media milanese è piena di gente così: dagli insegnanti di inglese a quelli di italiano a quelli di matematica, persone che non si risparmiano neanche al di fuori dell'orario di lavoro e cercano di far funzionare le cose.
gente poco formale: a chi scrive è capitato di andare a discutere di iniziative scolastiche anche in un bistrot, davanti a un eccellente bicchiere di prosecco. di più non posso dire.