il signore con microfono che si intravede nell'immagine è il professore di musica di una scuola media milanese, per la precisione quella frequentata dall'adolescentina. siccome a natale il concerto di flauto non si era potuto fare causa neve e conseguente chiusura anticipata delle scuole, ieri ha avuto luogo il concerto di pasqua. la palestra della scuola era zeppa di studenti e genitori, fioccavano flash e le telecamere casalinghe ronzavano (forse non è vero, ma io una telecamera me la immagino ronzante). tutto si è svolto secondo copione: impegnatissimi, gli studenti hanno suonato un vasto repertorio, dall'inno di mameli a viva la vida dei coldplay, passando per un medley di canzoni italiane da volare ad azzurro. a proposito dell'inno nazionale debbo chiosare che si è assistito a un bizzarro fenomeno: alle prime note di questa straziante composizione – ammettiamolo, il national anthem più brutto e grottesco del mondo – la maggioranza degli spettatori si è levata in piedi, e poco mancava che si poggiassero una mano sul cuore. ed erano seri. chi scrive è rimasta al proprio posto compostamente seduta, insieme con un'altra signora dall'aria perplessa. ma quel che importa è che alla fine dell'esibizione – gli animi e le ugole già scaldati dall'invito, timidamente accolto dagli ingessati genitori milanesi, di unirsi all'ohohohohoh del brano dei coldplay –, quando l'appassionato professore ha impugnato il microfono e ha cominciato a cantare fuori programma 'o surdato 'nnammurato la platea, arrivati al punto "ohi vita, ohi vita mia", è esplosa in un irrefrenabile boato: tutti cantavano a squarciagola, battevano le mani, urlavano il proprio gradimento, con grave sconcerto dei figli, che descrivere perplessi è dir poco. e comunque la canzone partenopea ha risvegliato la canterina italianità di tutti i presenti: quando, in un soprassalto finale di ecumenismo, il professore ha messo a disposizione di tutti il computer/karaoke, sul cui schermo potevamo leggere i versi delle canzoni, e facendo tremare i muri della palestra – un momento di grande spettacolo –, abbiamo concluso, genitori e figli, sulle note immortali di that's amore.
p.s.: il professore di cui si parla sopra, oltre a essere un divo della canzone, è uno che si impegna da morire in quello che fa. quella scuola media milanese è piena di gente così: dagli insegnanti di inglese a quelli di italiano a quelli di matematica, persone che non si risparmiano neanche al di fuori dell'orario di lavoro e cercano di far funzionare le cose. gente poco formale: a chi scrive è capitato di andare a discutere di iniziative scolastiche anche in un bistrot, davanti a un eccellente bicchiere di prosecco. di più non posso dire.
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