lunedì 19 maggio 2008
welcome in the club
nei pressi del ponte delle gabelle, in via san marco 33, zona brera, il viandante alla ricerca di ristoro trova un approdo sicuro nel milanese “solferino take away”, dove federico castelbarco, oste cortese con un passato da manager, lo sfama en souplesse. questa bella locanda risale alla fine degli anni settanta ed è gestita da federico “freddie” e altri tre soci dall’inizio del 2000.
la passione per il cibo sano e il buon vino affonda le sue radici nel passato della famiglia castelbarco (federico ve ne racconterà volentieri le vicende); al “solferino take away” il côté naturale è molto sviluppato, così come la cura dei gestori per le materie prime. tra gli hit nella carta non bisogna mancare il risotto alla milanese, l’ossobuco e un’eccellente torta di pere e cioccolato fatta in casa. una menzione a parte merita l’insalata di farro, presente nel menù sin dai primordi, in tempi in cui ancora non andava di moda.
luogo ideale per creativi e flaneurs, questo raccolto bistrot ospita un numero moderato di tavolini, che nella bella stagione si estendono all’esterno; sebbene sia anche luogo da pausa pranzo (è vicinissimo al “corriere della sera”: un giorno sulla soglia è comparso uno sconsolato pierluigi battista, arrivato a ora tarda e rimasto perciò a bocca asciutta), invita alla sosta e – rarità nel panorama milanese – nessuno preme sul cliente per liberare il tavolo.
scriveva joseph addison sullo “spectator”: “I nostri circoli moderni famosi sono fondati sul mangiare e sul bere, punti su cui la maggior parte degli uomini va d’accordo e in cui gli istruiti e gli ignoranti, i tristi e gli allegri, i filosofi e i buffoni possono tutti sostenere una parte. Si dice che lo stesso Kit-Cat sia stato originato da un pasticcio di montone. Né il circolo della Bistecca né quello della Birra d’Ottobre sono contrari al mangiare e al bere, se possiamo formarcene un giudizio dai rispettivi nomi.” (10 marzo 1711).
nell’inghilterra dei primi del settecento i circoli (i club: ricordate il giro del mondo in ottanta giorni?) erano assai fiorenti – tra l’altro il kit-cat di cui si fa menzione nel frammento citato fu fondato da un libraio, jacob tonson – e contribuirono, in quanto luoghi di discussione, alla diffusione delle prime gazzette, quali appunto lo “spectator” di addison e steele. mi piace pensare che il bistrot di castelbarco viva di settecentesca leggerezza, di chiacchiere scambiate davanti a un pasticcio di montone e di civili discussioni: d’altra parte il locale condivide con il kit-cat una qualche vocazione alla cultura e ospita volentieri incontri proporzionati alle sue dimensioni: nel 2007 “rom cabaret”, spettacolo costruito con testi della poesia popolare, canzoni e racconti della cultura rom a cura di giuseppe di leva e dijana pavlovic; e poi ancora per molti lunedì sera “bancone di prova”, performances di giovani drammaturghi della scuola di teatro paolo grassi passati poi al crt di piazzale abbiategrasso, nonché, recentemente, un po’ di chick-lit, con la serata di presentazione del libro di maria elena molteni e giulia rossi “alice & friends”.
al "take away" non si disdegnano neanche le soirées chantantes, né i reading di poesia; la sua atmosfera raccolta ne fa un luogo ideale per piccole manifestazioni di qualità.
eccellente sarebbe, in un simile contesto, promuovere gli incontri a scadenza fissa di qualche reading group (editori, si attende la versione italiana del libro di susan osborne!): schermaglie letterarie davanti allo squisito spumante di freddie e a qualche delizia uscita dal suo forno, quale serata migliore?
1 commento:
accipicchi...devo andarci se merita un simile endorsement!!! paola
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