sabato mattina, mentre attendevo il mio turno all’edicola, osservavo gli acquisti di un degno signore dai capelli bianchi, serissimo mentre indagava sugli allegati dell’”espresso” che aveva ordinato, sceglieva una copia di “repubblica”, afferrava un mensile sulla ristrutturazione di appartamenti e aggiungeva piuttosto sorprendentemente una copia di “gq”, dove avrebbe trovato “il meglio della moda uomo primavera-estate 2009 e la guida allo stile maschile attraverso i trend e i brand della stagione con le tendenze rock”. consideravo tra me e me la complessità degli appartenenti al consorzio umano, la necessità di non fermarsi mai alle apparenze, l’ormai decaduta classificazione delle età della vita – avevo davanti a me un individuo che solo quindici anni fa sarebbe stato al massimo un eccellente candidato per qualche gita parrocchiale –, poi lo sguardo mi è caduto in basso, sul fondo a sbuffo di un’antica tuta da ginnastica che ricopriva la parte inferiore del corpo dell’aspirante modaiolo, per il resto abbigliato con un disinvolto piumino longuette sobriamente nero, cappelluccio e occhiali appesi a un lacciuolo. improvvisamente ho capito tutto: quell’uomo, come me, faceva parte della segretissima accolta dei disheveled*.
* per maggiori informazioni su questa categoria di persone, che si distingue da quella dei semplici sciatti per una perfetta consapevolezza delle proprie azioni e una strisciante rivolta contro le indicazioni estetiche imperanti, vedi post del 24 settembre 2008.
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