domenica 17 ottobre 2010
ci vorrebbe un amico (per la signora)
trovo gradevole tornare talvolta nella chiesa di santa maria presso san satiro, in via torino, per godere della vista del finto presbiterio di bramante, che mai cessa di stupirmi. nella navata a destra stanno i baracchini votivi, con cristo, la madonna, santa rita e il santo titolare della chiesa (che nell'immagine non figura causa inadeguatezza del mio cellulare): venerdì mattina ho rilevato con stupore che, nella gara delle candele da accendere col soldino, risultavano decisamente trionfatrici le femmine – rita con quattro luci accese, maria addirittura con sette: il povero cristo le candele non ce le aveva neanche, mentre il povero san satiro (che avrebbe avuto diritto di prelazione su tutti) poteva vantarne solo una. certo, a parte che forse era fratello di sant'ambrogio di satiro non si sa un granché, neanche dalla Legenda Aurea, tuttavia, se gli hanno dedicato una chiesetta qualche motivo ci sarà pure. maria, però, era la star: signore e signori – anche evangelizzati filippini o ex indios attualmente in visita presso il nostro paese al fine di svolgervi i lavori più umili –, entrati in chiesa prima di affrontare una giornata di lavoro (era molto presto di mattina) sostavano presso la sua immagine in raccoglimento per minuti e minuti, per poi riscuotersi e dirigersi verso l'uscita dopo un inchino. una signora di estrema eleganza, tacchi sottili, impermeabile senz'altro burberry, acconciatura inespugnabile, si alza dal banco e si avvicina al quadro della madonna, ove si ferma in raccoglimento come gli altri, ma più concentrata, più implorante. prima di congedarsi tocca il vetro, come a cercare comunicazione, poi torna a toccarlo. c'era qualcosa di perturbante in quel gesto superstizioso. prima dell'inizio della messa la chiesa è deserta, salvo l'affaccendarsi di una devota che sistema gli opuscoli con i testi su ogni banco e l'officiante, che si guarda attorno vagamente indispettito, come un attore il quale, in procinto di salire sulla scena, si accorga che il teatro è vuoto.
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