Uno dei regali più belli ricevuti per natale è Per sempre lontano (qui se ne trova qualche cenno) di Amy Bloom, un libro che mi ha presa come non accadeva da tempo, del quale leggo sul sito Einaudi che è stato un bestseller dell'anno 2007. Mi sono immersa negli avventurosi viaggi di Lillian Leyb – di cui ho ammirato la determinazione nel perseguire il suo obiettivo d'amore e il suo abbandonarsi agli accadimenti in itinere e ai compromessi, perlopiù sessuali, cui deve sottostare – senza badare ad altro che non fosse il libro. Una delle cose eccellenti che riguardano questo testo è la traduzione di Giovanna Granato, che scorre magnificamente in sé, nella lingua di destinazione, e neanche per un momento mi ha sollecitato un confronto con l'edizione originale. L'altra cosa che attrae è un alone di onestà che pervade tutta la narrazione: pur nell'artificio massimo del romanzo, l'autrice presenta le persone in tutta la loro candida schifezza morale, e alcuni memorabili buoni.
C'è una storia nella storia molto romantica: una ex compagna di detenzione di Lillian, una piccola truffatrice cinese di nome Cina Chang, che uscita dall'istituto di pena e diretta a Vancouver, sulla nave si innamora di Cleveland, un candido ragazzo mormone col quale condurrà un lungo matrimonio felice, così: "Quando Cleveland muore di vecchiaia, Cina si taglia le lunghe trecce grigie e le porta nella camera mortuaria affinché lui le abbia sul corpo quando lo seppelliscono.
Cina prende tutte le digitali purpuree dal giardino fiorito che ha allestito dietro la ferramenta, tagliuzza i fiori rosa, viola e azzurri ... tagliuzza anche gli steli e gli stami e li mangia a quattro palmenti, bagnandoli con il whisky. Il ragazzo inuit che le porta la spesa trova il cadavere seduto su un cuscino di seta cinese ricamato a mano, i petali azzurri, rosa e viola disseminati sulla camicia da notte".
E la formidabile descrizione del confronto con una zanzara: "Un istante prima che la zanzara le trafigga la pelle a Lillian pare di sentirsi esaminare da quell'intelligenza limitata, e intanto l'animale le piazza le zampe tra i peli sottili del collo o del polso predisponendosi a un affondo rapido e violento e a una lenta ritirata ...".
E due bellissime parole:
1. bozzima, secondo il Sabatini Coletti online "liquido colloso nel quale vengono immersi i filati prima della tessitura per renderli più resistenti, lisci e flessibili";
2. motriglia, secondo il Gabrielli online "fanghiglia".
cose meno belle
nel corso della lettura sono stata disturbata da una serie di refusi:1. p. 54: dì con l'accento in luogo di di' con l'apostrofo per segnalare l'elisione;
2. p. 98: libricino in luogo di libriccino (pare si possa scrivere in entrambi i modi, ma io sono affezionata al secondo);
3. p. 103 le camice in luogo di le camicie;
4. p. 206, Dà in luogo di Da' con l'apostrofo per segnalare l'elisione;
5. p. 218, viene del nulla in luogo di viene dal nulla
6. quarta di copertina: la protagonista, di nome Lillian, viene indicata come Lilian, con una sola elle.
La collana è "Stile (troppo) libero". I refusi suscitano in chi scrive la nostalgia di tempi che non ha conosciuto, ma di cui ha letto una cronaca affettuosa: "[Oreste Molina, al tempo il direttore dell'ufficio tecnico Einaudi, n.d.r.] Governa i suoi uomini con pugno di ferro. ... Lui dei redattori non si fida. Per questo si fa consegnare le bozze dei lavori più delicati e nottetempo verifica, corregge, sistema. ... La qualità per cui la casa va famosa (almeno tre giri di bozze per ogni titolo, fino a trentacinque correttori regolarmente assunti, negli anni settanta) comporta anche sacrifici umani. ... I libri di Molina sono l'immagine della perfezione grafica. Dice di lui l'Editore: 'E' un orologiaio'. In fondo è Molina il vero capo della redazione".
Ernesto Ferrero, I migliori anni della nostra vita, Feltrinelli, Milano 2005.
Nessun commento:
Posta un commento