venerdì 28 gennaio 2011

per favore non taggarmi

chi scrive usa facebook (poco profittevolmente, ché ancora non ha approfondito i modi per essere sempre presente, sul pezzo, aggiornante, ficcante e sollecitante, per far sì che il resto del mondo nulla si perda della sua ineludibile genialità) fondamentalmente per fare un poco di pubblicità alla sua aziendina editoriale a conduzione familiare. perciò  lo apre, invia qualche post, legge le cose altrui. ignora ancora molte cose sul mezzo, operazioni sofisticate che probabilmente un giorno le insegnerà sua figlia adolescente. spesso legge divieti e restrizioni, l'ultimo poco fa, da parte di una giornalista: "cari amici, per favore non mi taggate". altri dichiarano di odiare la chat, e che quindi non vogliono chattare e quindi per favore non rompete. per contro, qualche settimana fa mi sono imbattuta nell'agghiacciante dichiarazione al mondo di una professionista in congedo per maternità, da poco produttrice del fatidico "terzo figlio", del tenore "cosa sto facendo in questo momento? allatto, allatto, allatto". così come ci si imbatte in fotografie di neonati, relazioni su gite fuori porta, fotografie dell'ultima vacanza, réclames di agriturismi bio. riporto l'attenzione sulla questione dei divieti e mi chiedo: questa gente che vuole essere presente (perché ha scritto un libro, perché vuole che si leggano i suoi articoli, perché perché perché) non potrebbe essere un pochino più tollerante? se proprio si vuole selezionare a tutti costi il feedback relativo alle proprie attività, credo che facebook sia il posto meno idoneo.

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