mercoledì 7 marzo 2012

"granta" italia: è proprio necessaria?

"granta" è una rivista letteraria inglese gloriosa, che fra ventisette anni ne compirà centocinquanta. per dire, oltre a tutto il resto – racconti inediti, fotografie, reportage –, nel suo numero monografico su londra, il 65 della primavera del 1999, pubblicava quattro bellissime mappe sulla literary london di martin rowson, in una delle quali erano segnati i luoghi del doctor johnson. il suo parterre di contributors, lungo centoventidue pagine (c'è pure roberto saviano, ma tutti possono sbagliare), è composto di una gioia di scrittori, fotografi, disegnatori, tra i quali, a caso:

margaret atwood
paul auster
john banville
john barth
saul bellow 
roberto bolaño
italo calvino
angela carter
raymond carver
bruce chatwin
jeffrey eugenides
richard ford
allen ginsberg
patricia highsmith
ismail kadaré
stephen king
mario vargas llosa
v.s. naipaul
joyce carol oates
martin parr
georrges perec
gregor von rezzori
philip roth 
susan sontag
george steiner
wislawa szymborska

dall'anno scorso esiste "granta" italia, pubblicata da rizzoli. se ci si avventura nell'elenco degli autori si piange: a parte due o tre decenti, i soliti ignotini che campano prevalentemente di web, giovani e giovanilisti pescati tra gli amici degli amici. la sensazione prevalente è di noia, anche se si prova a scandalizzare un pochino con un numero dedicato al sesso. non credo che "granta" italia sia una rivista utile alla letteratura, alla scoperta. tra gli argomenti privilegiati vi si trova molto lavoro e molta disoccupazione. insomma, quella bella letteratura in salsa sociale che non resterà. tra gli argomenti della "granta" vera: 

- best young novelists
- essays & memoir
- interviews
- photography


vale allora la pena di abbonarsi alla rivista originale. per 29.95 sterline si riceve la rivista, si guadagna il diritto di accedere all'archivio digitale e, last but not least, un "granta moleskine notebook".
c'è ancora qualcuno che ha voglia di leggere l'ultima fatica di veronica raimo?

6 commenti:

Anonimo ha detto...

scusa non ho capito bene, ma che periodicità ha?
c'è dall'anno scorso o è nuova? Perché sul sito ho visto che in archivio ci sono solo due numeri... e della sua comparsa in Italia io non m'ero proprio accorta, fino ad ora.
Forse due numeri sono un po' poco per giudicare, ma se bastano le premesse... Hai ragione :-)

Su

aa ha detto...

immagino che sia un quadrimestrale, ma non ne sono così certa. in ogni caso sa un po' di polvere...

ciao, chi sei tu?

saretta ha detto...

è meglio "Il calendario del popolo"

aa ha detto...

stupendo. "il calendario del popolo" lo legge anche pisapia.

Silvia Pareschi ha detto...

Senza contare che l'impaginazione e la grafica lasciano molto a desiderare, e che nel primo numero non si citava il nome del traduttore per nessuno dei testi tradotti, cosa davvero imperdonabile per una rivista letteraria.

aa ha detto...

dunque la bocciamo in toto, vero?