Mi fa pensare l'idea della pubblicità. Ben venga per spingere alla lettura, visto che se ne fa uso e abuso per qualunque porcheria, però non credo otterrà risultati. La associo a quella del perassita sociale che non paga le tasse. :D
negli anni scorsi il ministero aveva diffuso un orripilante spot che invitava, più che alla lettura, al suicidio. credo anch'io che lo spot serva a ben poco. cose capillari, bisogna fare, tutti i giorni e per molto tempo. a cominciare dall'asilo. per quanto concerne le tasse, esse sono eccessive e molti parassiti sociali (a parte quelli che hanno e non dichiarano) sono piccoli professionisti o artigiani che a volte a pagare non ce la fanno, perché devono scegliere tra quello e campare la famiglia.
Un quadro allarmante: già ero molto preoccupato negli anni passati, e ora - complice la crisi - stento a trovare vie d'uscita. Che ne pensi? La lettura "letteraria" e non puramente funzionale o di passatempo andrà a sparire?
paolo: sono convinta che la lettura "da diporto" non sparirà finché avremo bisogno di altre storie e altri mondi (scusa la retorica). da noi in italia si fanno aperiodici quanto disperati tentativi di indurre la popolazione alla lettura, con grande dovizia di fiere, saloni e siparietti. io credo nell'opera capillare, continuativa e paziente delle persone e degli enti che si impegnano in questa impresa a lunga scadenza attraverso la formazione dei piccoli, l'attività delle biblioteche, alcune meritorie iniziative come i "laboratori di lettura creativa per adulti consenzienti" di cui si può leggere qui: http://affaritaliani.libero.it/culturaspettacoli/agenzie-letterarie-e-crisi-del-mercato-librario-inchiesta-e-interviste190312.html, e l'opera di docenti come giulio mozzi.
per quanto riguarda le copie vendute, avendo noi colonizzato a malapena la tripolitania e la cirenaica, e non avendo i nostri rapporti con le nostre colonie avuto esiti di letteraria rilevanza, ci possiamo sognare il bacino di utenza anglosassone, perciò i nostri numeri quelli sono.
E' triste, perché mi chiedo: a questo punto, con un trend così evidente in atto, ha senso che uno scrittore che fa letteratura (come la s'intendeva tradizionalmente) pubblichi le sue cose? Finiranno tutti in un grande dimenticatoio, temo. Fare una rivista letteraria è impossibile, perché quasi nessuno la compra: perfino L'Indice dei libri del mese è in difficoltà (a meno che le abbia risolte) e rischia di chiudere, come altri giornali più connotati come Il Manifesto. Quindi: si potrà più fare letteratura? E' questo che spaventa: una società futura (in Italia) senza letteratura. Le campagne istituzionali (spot in tv ecc.) per promuovere la lettura, poi, secondo me sono inefficaci: è come cercare di far studiare Pascoli o Carducci (o altri) agli adolescenti di oggi, cioè una battaglia persa in partenza.
LA PAGINA FACEBOOK DI ANNA ALBANO DEDICATA ALL'EDITING
Everybody needs an editor
gli illustratini di "cose da libri"
concepite al tavolino di un bar da anna albano, che fa l'editor, e raffaella valsecchi, che fa l'illustratrice. cercate "le perline" tra i post, prelevate e gustate
Matteo Grimaldi, "La vita delle cose che amiamo"
è arrivato il terzo grano di editoria illustrata gratuita di "cose da libri"
misteriose storie di editing in corso
cosa è un marchio? una marca, un brand? ce lo spiega attraverso più di cento esempi illustrati un noto designer milanese.
editor indipendente e traduttrice, anna albano lavora in ambito editoriale dal 1990. è titolare del microservice editoriale "faccio testo". lavora con gli autori che desiderano migliorare i loro manoscritti per presentarli agli editori. opera sull'equilibrio complessivo della struttura, sull'efficacia di ogni parte del testo, tagliando e riscrivendo di concerto con l'autore dove è necessario.
scrive principalmente sul tram numero due, dove elabora tra l'altro i brani dedicati ai lettori itineranti che pubblica su questo blog.
è l'autrice di "milano città di libri - guida alle librerie e ai librai indipendenti di milano", pubblicata nel 2010 per i tipi di nda press, nonché di una serie di apprezzate quarte di copertina.
5 commenti:
Mi fa pensare l'idea della pubblicità. Ben venga per spingere alla lettura, visto che se ne fa uso e abuso per qualunque porcheria, però non credo otterrà risultati. La associo a quella del perassita sociale che non paga le tasse. :D
negli anni scorsi il ministero aveva diffuso un orripilante spot che invitava, più che alla lettura, al suicidio. credo anch'io che lo spot serva a ben poco. cose capillari, bisogna fare, tutti i giorni e per molto tempo. a cominciare dall'asilo. per quanto concerne le tasse, esse sono eccessive e molti parassiti sociali (a parte quelli che hanno e non dichiarano) sono piccoli professionisti o artigiani che a volte a pagare non ce la fanno, perché devono scegliere tra quello e campare la famiglia.
Un quadro allarmante: già ero molto preoccupato negli anni passati, e ora - complice la crisi - stento a trovare vie d'uscita.
Che ne pensi? La lettura "letteraria" e non puramente funzionale o di passatempo andrà a sparire?
paolo: sono convinta che la lettura "da diporto" non sparirà finché avremo bisogno di altre storie e altri mondi (scusa la retorica). da noi in italia si fanno aperiodici quanto disperati tentativi di indurre la popolazione alla lettura, con grande dovizia di fiere, saloni e siparietti. io credo nell'opera capillare, continuativa e paziente delle persone e degli enti che si impegnano in questa impresa a lunga scadenza attraverso la formazione dei piccoli, l'attività delle biblioteche, alcune meritorie iniziative come i "laboratori di lettura creativa per adulti consenzienti" di cui si può leggere qui: http://affaritaliani.libero.it/culturaspettacoli/agenzie-letterarie-e-crisi-del-mercato-librario-inchiesta-e-interviste190312.html, e l'opera di docenti come giulio mozzi.
per quanto riguarda le copie vendute, avendo noi colonizzato a malapena la tripolitania e la cirenaica, e non avendo i nostri rapporti con le nostre colonie avuto esiti di letteraria rilevanza, ci possiamo sognare il bacino di utenza anglosassone, perciò i nostri numeri quelli sono.
E' triste, perché mi chiedo: a questo punto, con un trend così evidente in atto, ha senso che uno scrittore che fa letteratura (come la s'intendeva tradizionalmente) pubblichi le sue cose? Finiranno tutti in un grande dimenticatoio, temo.
Fare una rivista letteraria è impossibile, perché quasi nessuno la compra: perfino L'Indice dei libri del mese è in difficoltà (a meno che le abbia risolte) e rischia di chiudere, come altri giornali più connotati come Il Manifesto.
Quindi: si potrà più fare letteratura? E' questo che spaventa: una società futura (in Italia) senza letteratura.
Le campagne istituzionali (spot in tv ecc.) per promuovere la lettura, poi, secondo me sono inefficaci: è come cercare di far studiare Pascoli o Carducci (o altri) agli adolescenti di oggi, cioè una battaglia persa in partenza.
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