sabato 24 marzo 2012

santi, poeti, navigatori: lettori no

opera di paola pivi (non conosco il titolo ma mi pareva pertinente). courtesy la stampa.it
così i lettori italiani nell'articolo di stefano salis sulla presentazione della ricerca nielsen a riguardo dello stato della lettura in italia.

5 commenti:

MatteoG ha detto...

Mi fa pensare l'idea della pubblicità. Ben venga per spingere alla lettura, visto che se ne fa uso e abuso per qualunque porcheria, però non credo otterrà risultati. La associo a quella del perassita sociale che non paga le tasse. :D

aa ha detto...

negli anni scorsi il ministero aveva diffuso un orripilante spot che invitava, più che alla lettura, al suicidio. credo anch'io che lo spot serva a ben poco. cose capillari, bisogna fare, tutti i giorni e per molto tempo. a cominciare dall'asilo. per quanto concerne le tasse, esse sono eccessive e molti parassiti sociali (a parte quelli che hanno e non dichiarano) sono piccoli professionisti o artigiani che a volte a pagare non ce la fanno, perché devono scegliere tra quello e campare la famiglia.

paolo f ha detto...

Un quadro allarmante: già ero molto preoccupato negli anni passati, e ora - complice la crisi - stento a trovare vie d'uscita.
Che ne pensi? La lettura "letteraria" e non puramente funzionale o di passatempo andrà a sparire?

aa ha detto...

paolo: sono convinta che la lettura "da diporto" non sparirà finché avremo bisogno di altre storie e altri mondi (scusa la retorica). da noi in italia si fanno aperiodici quanto disperati tentativi di indurre la popolazione alla lettura, con grande dovizia di fiere, saloni e siparietti. io credo nell'opera capillare, continuativa e paziente delle persone e degli enti che si impegnano in questa impresa a lunga scadenza attraverso la formazione dei piccoli, l'attività delle biblioteche, alcune meritorie iniziative come i "laboratori di lettura creativa per adulti consenzienti" di cui si può leggere qui: http://affaritaliani.libero.it/culturaspettacoli/agenzie-letterarie-e-crisi-del-mercato-librario-inchiesta-e-interviste190312.html, e l'opera di docenti come giulio mozzi.

per quanto riguarda le copie vendute, avendo noi colonizzato a malapena la tripolitania e la cirenaica, e non avendo i nostri rapporti con le nostre colonie avuto esiti di letteraria rilevanza, ci possiamo sognare il bacino di utenza anglosassone, perciò i nostri numeri quelli sono.

paolo f ha detto...

E' triste, perché mi chiedo: a questo punto, con un trend così evidente in atto, ha senso che uno scrittore che fa letteratura (come la s'intendeva tradizionalmente) pubblichi le sue cose? Finiranno tutti in un grande dimenticatoio, temo.
Fare una rivista letteraria è impossibile, perché quasi nessuno la compra: perfino L'Indice dei libri del mese è in difficoltà (a meno che le abbia risolte) e rischia di chiudere, come altri giornali più connotati come Il Manifesto.
Quindi: si potrà più fare letteratura? E' questo che spaventa: una società futura (in Italia) senza letteratura.
Le campagne istituzionali (spot in tv ecc.) per promuovere la lettura, poi, secondo me sono inefficaci: è come cercare di far studiare Pascoli o Carducci (o altri) agli adolescenti di oggi, cioè una battaglia persa in partenza.